Il Saggio Merlino

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    Il mago e chiaroveggente Merlino è uno dei personaggi centrali del ciclo bretone e della letteratura su Re Artù. Fu lui l'artefice della Tavola Rotonda; grazie a un suo incantesimo Artù venne concepito; fu ancora lui ad allevare Artù e condurlo fino all'ascesa al trono.

    "Nella letteratura europea non esiste un mago più famoso o di maggior prestigio del saggio Merlino, un personaggio mitico di chiare origini medioevali. Appartiene al repertorio delle figure più leggendarie del mondo cavalleresco e cortese, creato intorno al non meno mitico re Artù. Con il suo ruolo di consigliere e protettore del sovrano di Camelot, Merlino ebbe a che fare sia con la nascita del monarca britannico, e con la sua istruzione, sia con la creazione della Tavola Rotonda, da lui stesso suggerita al sovrano. Successivamente, egli si ritirò in un bosco e scomparve misteriosamente poco prima che lo stesso Artù andasse incontro a una fine altrettanto enigmatica.

    Merlino è una creazione letteraria piuttosto complessa, le cui origini risalgono alla letteratura medioevale. Il colto scrittore Geoffrey di Monmouth, fu il primo a introdurre la figura di Merlino nella letteratura europea, dapprima con le sue Prophetiae Merlini (Profezie di Merlino, 1234) e successivamente con l’opera in versi Vita Merlini (Vita di Merlino, 1248). Ben presto incluse le Prophetiae Merlini nella sua opera più importante, sempre in lingua latina, la Historia Regum Britanniae (Storia dei Re di Britannia, 1236); fu questo grande testo, nel quale compare il magnanimo re Artù in tutto il suo splendore, a far conoscere il nome e la fama del mago e profeta.

    Nell'opera sono narrate le gesta favolose di Merlino. Nato da una fanciulla in seguito a un amplesso con un diavolo (un incubo, nel suo significato etimologico dal latino incubare, cioè "giacere sopra"), fu portato quando era ancora bambino davanti al re britannico Vortigern per essere offerto in sacrificio, ma venne salvato grazie alle sue capacità divinatorie. In seguito, trasferì con i suoi poteri magici dall'Irlanda all'Inghilterra i megaliti di Stonehenge e, divenuto consigliere del re Uther Pendragon, diede a questi le sembianze del duca di Cornovaglia, riuscendo così a farlo penetrare nella fortezza di Tintagel e a consentirgli di giacere con la moglie dello stesso duca, Igerna; da quell'incontro amoroso e notturno nacque re Artù. Nella Vita Merlinì Geoffrey racconta anche come il mago fosse poi impazzito assistendo agli orrori di una cruenta battaglia e si fosse ritirato a vita solitaria in una foresta. Dal suo rifugio nascosto, preparato dalla sorella Ganieda, il "selvaggio" Merlino dettò ad alcuni scrivani i suoi presagi e le sue oscure profezie sul destino della Britannia, minacciata dagli invasori sassoni.

    Geoffrey di Monmouth, un gallese che visse a Oxford e che ormai prossimo alla fine fu nominato vescovo di Sant'Asaph, in Galles, riuscì con abilità a combinare armoniosamente le fonti antiche con la propria originale fantasia, alimentata da antiche leggende bretoni di tradizione orale; da motivi celtici profondamente radicati nella cultura popolare costruì il proprio racconto.
    Con il nome di Merlino, Geoffrey recuperò un antico personaggio che i racconti gallesi chia mavano Myrddin e che veniva dalla città di Carmarthen, in gallese Caer Myrddin, cioè "fortezza di Myrddin". Ne cambiò il nome, giacché "Merdinus" poteva costituire una sgradevole assonanza in una corte normanna dove si parlava francese. Myrddin era già conosciuto in alcuni racconti; la Hìstoria Brittonum di Nennio (IX secolo) gli dava il soprannome di Ambrosius (Emrys in gallese) e narrava della famosa profezia da lui emessa al cospetto del re Vortigern.

    Vortigern, re di Britannia, intendeva erigere una torre difensiva su una collina, ma questa crollava di continuo. Il re convocò i suoi maghi, che gli consigliarono di sacrificare in quel luogo un bimbo di padre ignoto. I sicari del re trovarono a questo punto un bambino, Merlino, che rispondeva a queste caratteristiche, infatti i suoi compaesani lo accusavano di essere stato generato dal diavolo, e lo portarono al cospetto del re.
    Il piccolo prese tuttavia la parola rendendo noto quanto gli stessi maghi di corte ignoravano, cioè che sotto la collina della torre vi era uno stagno, nel quale combattevano due enormi lombrichi. Il bimbo, Emrys o Merlino, spiegò il sortilegio e profetizzò il destino del regno con la fine disastrosa di Vortigern. Secondo Geoffrey, i lombrichi erano due draghi, uno rosso e uno bianco; quest'ultimo, simbolo dei Sassoni, usciva vincitore all'inizio, per venire poi sconfitto da quello rosso, simbolo dei Britanni.
    L'episodio del trasferimento dall'Irlanda all'Inghilterra dei megaliti del cerchio sacro di Stonehenge, nel quale Merlino da prova della sua straordinaria magia, si basò probabilmente su qualche antichissima leggenda locale. In seguito Merlino, ormai anziano indovino, si ritirò nel bosco Caledonio, episodio nel quale Geoffrey recuperò alcuni elementi della leggenda di un certo Lailoken, vissuto alla fine del VI secolo nel sud della Scozia. Questa doppia identità di Merlino si ritrova anche in un colto cronista gallese, Geraldo di Galles (o Giraldo Cambrense), che nel suo Itinerarium Cambriae, (Viaggio nel Galles, della metà del XII secolo) segnalava l'esistenza di due Merlini: quello chiamato Ambrosius e quello Caledonio o Silvestre del secolo successivo. Il misterioso Myrddin è evocato anche in alcuni poemi gallesi, alcuni dei quali forse anteriori al testo latino di Geoffrey, come il Dialogo tra Merlino e Taliesin, i Meli e Saluti (rispettivamente i poemi I, XVII e XVIII del Libro Nero di Carmarthen, un manoscritto della metà del XIII secolo), e altri.

    Geoffrey di Monmouth, nella Eistoria Regum Britanniae, inserì inoltre Merlino come consigliere di Uther Pendragon e quasi padrino di nascita del figlio di lui, Artù. Dopo il suo racconto, altri autori cortesi, che componevano in francese, ripresero il suo personaggio per farne l'educatore e consigliere di re Artù, l'ideatore della Tavola Rotonda e il fondamentale mediatore nella tradizione del Santo Graal.
    I poeta francese Robert de Boron, forse originario delle terre di Borgogna, nella sua trilogia romanzesca sulla storia del Graal, scritta alla fine del XII secolo e formata da tre romanzi: Giuseppe d'Arimatea o La Storia del Graal, Merlino e Perceval, assegnò al nostro saggio profeta un ruolo fondamentale nella storia e nel mondo di Artù. In queste opere narrava la storia del sacro calice dell'Ultima cena di Gesù, che sarebbe stato portato in Occidente e recuperato da un cavaliere della Tavola Rotonda di Artù, valoroso e senza macchia.

    Il ruolo di Merlino in questa straordinaria vicenda è fondamentale. Egli è il protettore e l'educatore del giovane Artù e, dopo la morte di suo padre Uther Pendragon, ne diviene il saggio consigliere che gli suggerisce di creare la Tavola Rotonda e un regno virtuoso che sia l'ambiente ideale per dei nobili cavalieri.

    Vi compare anche il motivo mitologico della "Spada nella roccia", l'arma che soltanto l'erede autentico del re potrà estrarre dall'incudine scavata nella pietra. Una volta che Artù avrà estratto la spada, Merlino lo proclamerà re. In seguito, quando la spada si spezzerà, Artù ne otterrà una nuova, la famosa Excalibur, dalla Dama del Lago.

    Robert de Boron inserisce poi il celebre tema della Tavola Rotonda, motivo già presente nel testo francese di Robert Wace, il Roman de Brut, libera interpretazione della Historia di Monmouth composta alla corte inglese intorno al 1255. In questo racconto la Tavola Rotonda era un tavolo al quale potevano sedersi tutti i cavalieri in modo egualitario, senza dispute o contese dovute a privilegi. Nella versione di Boron, la Tavola Rotonda era disegnata secondo il modello della tavola dell'Ultima cena, e intorno a essa dovevano sedersi i cavalieri più nobili e valorosi. Vi era un unico posto a sedere vuoto, il cosiddetto Seggio Pericoloso riservato all'Eletto, il paladino del Graal: in alcuni romanzi si tratta di Perceval, in altri di Galahad, figlio del celebre Lancillotto.

    Merlino, che in precedenza era solo il profeta delle vittorie future dell'esercito bretone, qui diviene il protettore dei cavalieri erranti. Risulta evidente che il romanziere riprese, reinterpretandoli alla luce della simbologia cristiana, motivi di una tradizione precedente. Nel romanzo di Robert de Boron, come nelle sue imitazioni e prosecuzioni, Merlino svolge un ruolo fondamentale nelle imprese dei cavalieri, che protegge e guida con i suoi poteri magici. Al fianco di re Artù, favorisce con i suoi sortilegi le vittorie militari e salva Logres, il regno del fasto e della giustizia governato da Artù. Boron offre anche una reinterpretazione trascendente della nascita di Merlino che, anche se figlio di un occulto e scaltro demonio, combatte schierandosi a difesa della virtù cristiana. Il piano diabolico di chi lo ha generato, l'incubo demoniaco che approfitta di una fanciulla indifesa nel sonno, fallisce perciò miseramente. Grazie alla religiosità di sua madre e all'aiuto divino, il saggio Merlino non diviene uno strumento del Male, ma anzi un servitore dei piani dell'Altissimo, compiendo l'opera di redenzione e di trionfo del bene, guidando il virtuoso e nobile destino della cavalleria nella trasmissione del Santo Graal.

    Merlino innamorato - Alla storia di Merlino venne aggiunto un epilogo originale e anche un po' romantico. La morte del saggio mago, secondo quanto avviene nel ciclo di Lancillotto in prosa e in altri romanzi posteriori del XIII secolo, ha anche un aspetto ironico. In questa versione, il mago, già anziano, s'innamora perdutamente di una bella fanciulla, di nome Nimue, Niviana oppure Viviana a seconda dei testi, e, cedendo alle sue insistenze, le insegna l'arte della magia. Ella apprende pertanto molti dei suoi incantesimi e, mettendone in pratica uno, imprigiona il mago stesso dentro una grotta, o una torre d'aria o una campana di cristallo. In questo carcere incantato resta rinchiuso l'anziano mago Merlino e da lì, nel profondo della foresta, lancia di quando in quando le sue grida lamentose. Un testo castigliano, già alla fine del XV secolo, ricordando questo finale, chiamerà questo racconto "II grido del saggio Merlino". Le fonti divergono sul motivo per cui la bella fanciulla lo abbia catturato, cioè se fosse stanca del suo corteggiamento, se per odio oppure per amore. Va ricordato, in ogni caso, che questo finale è un tema ricorrente dei chierici dell'epoca: l'uomo saggio, una volta irretito e divenuto schiavo d'amore, non può sfuggire all'astuzia sottile della donna; secondo i testi medievali, anche Aristotele e Virgilio caddero vittime d'inganni femminili, il primo servendo da cavalcatura a una bella dama e il secondo rimanendo appeso, nascosto in una cesta, mentre saliva alla torre dell'amata.

    Dal Medioevo ai giorni nostri - In conclusione la figura di Merlino resta una delle più enigmatiche nel mondo medievale. Il Merlino di Geoffrey di Monmouth richiama il profilo di un druida della tradizione bretone. Alcuni studiosi, come Geoffrey Ashe, avanzano l'ipotesi che Myrddin potesse essere, nelle sue remote origini celtiche, un antico dio. Successivamente, Robert de Boron presenterà la sua figura con i tratti del mago favoloso della corte di Artù, delineandone anche un ruolo nel mito del Santo Graal (il figlio del diavolo, diventa strumento divino per dare impulso alla ricerca del sacro calice). A completare la figura affascinante del mago Merlino giungono poi la Vulgata (o Lancillotto in prosa, in cui compare sempre accanto a re Artù) e la Morte di Artù di Malory, così come racconti d'epoca moderna, tra i quali Gli Idilli del Re di Tennyson o Un americano alla corte di re Artù di Mark Twain. Merlino si può infine riconoscere anche nel mago Gandalf di Tolkien (Il Signore degli Anelli), il saggio consigliere della grande avventura, l'anziano e saggio stregone che guida il giovane eroe nella fiera lotta contro il Male tenebroso.

    La storia del mago Merlino incrocia quella di seducenti regine, abili streghe ed eroi cavallereschi nei vari episodi del ciclo di re Artù.

    Re Artù, il dormiente di Avalon - Anche la nascita di Artù è collegata al mago Merlino, che usò le sue magie affinché Uther Pendragon, padre di Artù, giacesse con Igerna, moglie del duca di Cornovaglia. Artù, menzionato per la prima volta da Geoffrey di Monmouth e forse ispirato storicamente a un antico re britannico vissuto tra il V e il VI secolo, viene affidato da Merlino a sir Hector affinché lo allevi come suo figlio, fino all'episodio della spada Excalibur che segnerà l'inizio di tutte le sue imprese. Dopo la morte, Artù riposerà nell'isola di Avalon, in attesa di un mitico ritorno.

    La moglie di Artù, la regina Ginevra, gli era stata promessa dal proprio padre, re Leodegrance di Cameliard. Il cavaliere prescelto per scortare la principessa in quella che sarebbe divenuta la sua nuova dimora fu il celebre Lancillotto, il più legato ad Artù, che fece la sua comparsa per la prima volta nel Cavaliere della carretta, di Chrétien de Troyes (XII secolo). Inevitabilmente, Ginevra e Lancillotto si innamorarono durante il tragitto, divenendo protagonisti di uno dei più famosi adulteri della storia della letteratura e uno dei più celebri esempi del grande stereotipo medioevale, quello dell'amor cortese.
    La fata Morgana, nemica di Merlino - Morgana, sorellastra di Artù in quanto figlia avuta da Igerna con il primo marito, duca di Cornovaglia, fu mandata dopo la nascita sull'isola di Avalon, alla corte della Dama del Lago, dove divenne una sacerdotessa e una potente maga. Viene descritta prima come allieva di Merlino, secondo alcuni, anche come amante, e in seguito come la sua rivale più feroce. Si narra anche che stregasse Artù per giacere con lui, generando Mordred, una sorta di malvagio "alterego" del re britannico, che lo sfiderà nella sua ultima battaglia, a Camlann.

    Viviana, allieva e amante - La fine di Merlino, secondo le versioni cristianizzate del ciclo arturiano, viene attribuita al suo innamoramento per la fata Viviana, che egli aveva istruito nelle arti della magia. Si tratta di un antico tema d'intento moraleggiante, quello dell'uomo saggio che cade soggiogato dalla seduzione di una donna. Secondo la leggenda, Merlino le insegnò il suo più potente incantesimo: come catturare un uomo per sempre, usando il rituale dei nove cerchi. Mentre Merlino dormiva, Viviana, volendo provare il sortilegio, tracciò i cerchi magici ed eseguì il rituale, cosicché Merlino rimase per sempre intrappolato nel suo stesso maleficio."

    http://blog.libero.it/rigel2/9461149.html

    Edited by Nausicaa* - 9/10/2016, 14:22
     
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    Bello,Mar.Grazie!
     
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    Bellissimo Mar!!! :thankyou:
     
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    Grazie a voi e alla bella immagine postata da Nau. :)
     
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    Adoro questo tipo di leggende. Anni fa lessi il libro Le nebbie di Avalon
    Mi piacque tantissimo e lo rileggerei volentieri.

    Grazie Mar 😊
     
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4 replies since 9/10/2016, 12:12   433 views
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