Calendario ebraico e Calendario celtico

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    Il calendario ebraico

    L'ebraismo è una religione del tempo che mira alla santificazione del tempo. A differenza dell'uomo, la cui mente è dominata dalla spazio, per cui il tempo è invariato, per cui tutte le ore sono uguali, gusci vuoti, la Bibbia sente il carattere diversificato del tempo : non vi sono due ore uguali; ciascuna ora è unica, la sola concessa in quel momento, esclusiva e infinitamente preziosa.
    Gli ebrei si sentono legati alla santità del tempo, ad eventi sacri. La maggior parte delle osservanze del rituale ebraico - il sabato, la luna nuova, le feste, l'anno sabbatico e l'anno del giubileo - sono connesse a una certa ora del giorno o a una stagione dell'anno. Per esempio, l'invito alla preghiera è legato alla sera, alla mattina o al pomeriggio.
    I principali temi della fede sono nell'ambito del tempo; gli ebrei infatti ricordano il giorno dell'esodo dall'Egitto, il giorno in cui Israele si fermò al Sinai; la loro più grande speranza è l'attesa di un giorno, della fine dei giorni.
    L' attuale calendario e' basato sulla Torah, la Legge di Mosè, ma e' stato modificato nel corso dei tempi. Le regole essenziali sono state fissate dai rabbini.
    ebreo

    [zodiaco della sinagoga di Bet Alfa.IV secolo. Al centro c'è il sole
    e intorno, in senso orario, partendo dall'alto sinistra
    la primavera ,l'inverno ,l'autunno e l'estate]

    All'inizio il calendario era di tipo lunare(7)e la sua regolazione era affidata al sinedrio (Supremo Consiglio Ebraico) di Gerusalemme, che decideva sul nuovo mese sulla base delle parole dei testimoni.
    Alcune feste dovevano essere celebrate in stagioni precise, un eventuale spostamento -causato dallo sfasamento dell'anno lunare con quello solare- rischiava quindi di piazzarle fuori dal loro contesto. Pesakh, la Pasqua ebraica, serviva allora da riferimento : in base a quanto scritto nella Torà, infatti, deve cadere al plenilunio di primavera : "Osserverai il mese della primavera e farai il sacrificio pasquale al Signore Dio tuo, perché nel mese della primavera il Signore Dio tuo ti fece uscire nottetempo dall'Egitto". Cosi' quando la primavera tardava , il sinedrio decretava l'introduzione di un tredicesimo mese, garantendo cosi' la celebrazione delle feste stagionali nel loro periodo.
    Ma, dato che il nuovo mese era deciso in base a testimonianze davato al sinedrio, diventava a volte difficile per gli ebrei che vivevano fuori dalla giudea sapere in quali giorni le feste dovevano essere celebrate. Tanto piu' che la notizia del nuovo mese era comunicata attraverso dei fuochi e che i samaritani, per aumentare la confusione, accendevano fuochi simili in altri momenti. Si decise allora che la notizia sarebbe stata portata da messaggeri. Ma talora questi non arrivavano e le distanze impedivano di arrivare in tempo per la celebrazione di alcune feste. Per questo, per le comunita' situato fuori dalla giudea di allora, i rabbini istituirono il raddoppio dei giorni di festa, a eccezione di Yom Kippur (data del ricevimento delle tavole dei 10 comandamenti).
    Questa precauzione non era necessaria per la Giudea dove l'informazione del nuovo mese arrivava sempre in tempo, e le feste continuavano così a essere celebrate in un solo giorno, fatta eccezione di Rosh Ha-Shanà (Capodanno) che, celebrata il primo giorno del mese, dipendeva sempre da testimonianze aleatorie. Nonostante la possibilita' di calcolare con precisione l'inizio di ogni mese, le autorita' rabbiniche non abolirono il raddoppio di Rosh Ha-Shanà per le comunita' ebraiche di Palestina (nome dato alla Giudea dai romani nel 135), ne' il raddoppio dei giorni di festa per le comunita' della diaspora. E' per questo che esistono delle discrepanze tra il calendario delle feste dentro e fuori Israele.
    Essendo la durata del mese lunare dura un numero non intero, i rabbini decisero che un mese era di 29 giorni o di 30, e due mesi, Heshvan e Kislev, potevano contare sia 29 che 30 giorni. Ma si capi' subito che le testimonianze potevano essere sostituite da calcoli matematici piu' rigorosi. Cosi' più tardi, per assicurare il recupero tra l'anno lunare e quello solare, si decise di aggiungere sette volte ogni 19 anni un mese intero al mese di Adar che precede la festa di Pesakh.
    All'epoca biblica il calendario annuale poteva avere come riferimento sia l'uscita dall'Egitto sia l'accesso al trono del re. Ma dall'epoca Talmudica gli anni sono calcolati a partire dalla creazione del mondo, prendendo in considerazione il senso letterale delle genealogie bibliche, cioè l'anno 3.761 a.C.
    Anche i nomi dei mesi sono cambiati rispetto all'epoca biblica : infatti nella Torah questi si riferiscono alle stagioni e alla vegetazione, mentre quelli del calendario ebraico attuale sono soprattutto di origine babilonese, adottati dagli ebrei al loro ritorno a Sion dopo la cattività babilonese.
    Il calendario attuale è lunisolare (7), dove l'anno può essere comune (se composto di 12 mesi lunari per un totale di 353, 354 o 355 giorni, a seconda che sia difettivo, regolare o abbondante) oppure embolismico (se composto di 13 mesi lunari per un totale di 383, 384 o 385 giorni). Dodici anni comuni (il 1°, 2°, 4°, 5°, 7°, 9°, 10°, 12°, 13°, 15°, 16°, 18°) intercalati con sette anni embolismici (il 3°, 6°, 8°, 11°, 14°, 17°, 19°) formano un ciclo diciannovennale che si ripete continuamente (ciclo di Metone).
    Quando l'anno è composto di dodici mesi viene detto shanà peshutà, cioè "anno semplice". Gli anni embolismici hanno 13 mesi, raddoppiando il mese di Adar, e sono chiamati Meuberet (intercalari); il mese aggiunto è chiamato Veadar oppure Adar Shenì. I mesi hanno una durata di 29 o 30 giorni, generalmente (ma non sempre) in modo alternativo (29-30-29 ecc.). L'anno dura di regola 354 giorni; se però la luna nuova cade dopo mezzogiorno del giorno che dovrebbe essere il nuovo capodanno, questo slitta di un giorno, così come slitta di un altro giorno nel caso in cui il capodanno dovesse cadere di mercoledì, venerdì o sabato. In questo modo può succedere che risultino 2 anni consecutivi di 356 giorni: in questo caso si ritarda di 2 giorni l'inizio del primo di questi 2 anni - il I anno avrà così 355 giorni, e il II 354-. Analogamente, se dovessero risultare 2 anni consecutivi di 382 giorni, si correggerebbe ritardando di 1 giorno l'inizio del secondo di questi 2 anni -il I anno avrà 384 giorni e il II 383-.
    Pur essendo di diversa durata e iniziando in periodi diversi (in particolare, l'anno del calendario ebraico ha una durata e quindi un capodanno variabile), il calendario ebraico e il calendario gregoriano si raggiungono ogni 19 anni, per cui nel corso dei secoli marciano di pari passo.


    L'inizio del giorno ebraico si ha al tramonto del sole, convenzionalmente (ai fini dei calcoli del calendario) alle ore 18, ora di Gerusalemme. Ogni ora è suddivisa in 1080 parti.
    Il capodanno è il 1° del mese di Tishrì, il capodanno degli anni, perché secondo la tradizione celebra il completamento dell'opera della Creazione e la creazione di Adamo, il primo uomo.
    Il sabato è per l'ebreo il Giorno del Riposo, voluto da Dio stesso (Genesi 2,3). Ci si astiene da ogni lavoro dal crepuscolo del venerdì fino a quello del sabato. La casa è pulita e abbellita per accogliere il Sabato come si accoglie l'ospite di riguardo. La madre di famiglia al crepuscolo del venerdì accende due candele. Nella sinagoga ci si ritrova per studiare la Torah.
    Anche il primo giorno del mese e il trentesimo giorno del mese precedente (quando c'è) sono festivi : si chiamano Rosh Chodesh, cioè "Capomese" e sono considerati come giorni semi-festivi.

    I mesi del calendario sono i seguenti :

    Tishrì - (Settembre, Ottobre)
    Tishrì è il primo mese dell'anno. Il nome deriva dall'accadico Tashritu o dall'aramaico Sharè (o Sherei) entrambi con il significato di "principio"; è il settimo mese dell'anno religioso o delle ricorrenze festive e il primo nel ciclo cronologico o civile. Nel mese di Tishrì cadono le seguenti ricorrenze: Rosh Ha-Shanà (Capodanno); i dieci giorni penitenziali; Yom Kippur (il giorno dell'Espiazione); Sukkoth(Festa dei Tabernacoli), Oshanà rabbà; Sheminì Azzeret;Simchàth Torà.
    Marcheshvàn o Cheshvàn - (Ottobre, Novembre)
    Il nome probabilmente deriva dall'assiro "araa shammu", che significa ottavo mese (secondo la datazione biblica, non più in uso, Cheshvàn corrisponde all'ottavo mese). Il mese viene chiamato anche Marcheshvàn, il "signor" Cheshvàn o, secondo un'altra interpretazione, "Cheshvan l'amaro", poiché non c'è nessuna festa in questo mese. Più probabilmente però Mar si riferisce all'aramaico "goccia", con riferimento alle abbondanti piogge che caratterizzano questo mese: la pioggia è simbolo di benedizione e l'acqua è il simbolo stesso della Torà.
    Kislèv - (Novembre, Dicembre)
    Il nome di questo mese è di origine incerta, forse si riferisce a K'sil, il nome biblico per Orione, l'Arciere. In questo mese cade la festa di Chanukkà, la festa delle luci (dal 25 del mese al 2 o 3 Tevèt).
    Tevèt - (Dicembre, Gennaio)
    La radice del nome Tevet si ricollega all'assiro babilonese tebitum e all'ebraico tava; probabilmente significa "annegare" o "essere sommersi", forse perché è il mese delle piogge più intense. Il 10 di questo mese si ricorda con un digiuno la prima conquista di Gerusalemme da parte dei Babilonesi e le vittime della Shoà.
    Shevàt - (Gennaio, Febbraio)
    Il nome di questo mese forse si riferisce alla parola Shabatu, a sua volta derivante dagli strumenti che venivano usati per percuotere, colpire, con possibile allusione alle piogge battenti di questo mese. Il 15 si festeggia il capodanno degli alberi, Tu bi-Shevat.
    Adar - (Febbraio, Marzo)
    Il significato del termine di origine babilonese da cui deriva il nome di questo mese è incerto, forse un nome proprio: "Addramelech". Negli anni embolismici vi sono due Adàr, Adàr Rishòn (Adar I) e Adàr Shenì (Adar II). Le ricorrenze di questo mese sono: il 13 del mese il Digiuno di Ester, il 14 Purim (la festa delle sorti) e il 15 Purim Shushan, (il Purim di Susa).
    Nissàn - (Marzo, Aprile)
    Nissàn nella Torà è chiamato chodesh Aviv, mese della primavera; il nome attualmente in uso è in relazione all'ebraico Nitzan, "bocciolo, fioritura" o con il primo mese babilonese Nisanu, che significa principio. In Nissan cade la festa di Pesach, la Pasqua ebraica.
    Iyàr - (Aprile, Maggio)
    Il nome di questo mese è associato alla parola ebraica "Or", luce. Anche prima che venisse cambiato (cioè prima dell'esilio babilonese) il nome era associato all'idea di luce, infatti ziv - questo il nome antecedente - significa brillantezza, raggio (di luce). Il cinque di Iyàr cade Yom Haatzmaùth, la festa dell'Indipendenza dello stato d'Israele, e il 18 Lag Ba'òmer, festa che spezzava il periodo del lutto dell'Omer, festeggiata in particolare dagli studenti con falò e picnic.
    Sivàn - (Maggio, Giugno)
    Il nome di questo mese deriva probabilmente da etimologia assira e il significato è associato all'indicare, mettere un segno. Il 6 ed il 7 del mese si festeggia Shavuòth, la festa del dono della Torà.
    Tammùz - (Giugno, Luglio)
    Tammùz deriva da una parola non riferita al mese che si trova nella Bibbia Dumuzi, l'Adone dei greci. Il 17 del mese cade è giorno di digiuno, associato ad alcune gravi sciagure che colpirono il popolo ebraico.
    Av - (Luglio, Agosto)
    Il nome di questo mese è di origine assira e significa "legno, bastone". Secondo la tradizione il Messia dovrebbe nascere proprio in questo periodo dell'anno, per questo nonostante sia un mese di afflizione per le numerose tragedie avvenute in questo periodo dell'anno, il mese prende anche il nome di "menachem Av": il misericordioso Av. Il Santuario di Gerusalemme fu distrutto entrambe le volte il 9 di questo mese: per questo motivo in tale data si celebra il digiuno di Tish'à be-Av. In questo mese viene celebrata anche una festa molto gioiosa: Tu be Av, il quindici di Av, festa agricola e giorno dedicato ai fidanzamenti.
    Elùl - (Agosto, Settembre)
    Il nome è babilonese e fu adottato poi in ebraico aramaico e arabo. Ricorre per la prima volta nella Bibbia nel libro di Nehemia 6:15, secondo un midrash, un racconto della tradizione ebraica, il nome sarebbe l'acronimo di un passo del Cantico dei Cantici "Io sono per il mio sposo e il mio sposo è per me", riferito all'amore di Dio verso il popolo ebraico. . Il mese cade subito prima dei dieci giorni di penitenza e è dedicato alla loro preparazione.

    Sappiamo inoltre che in Palestina si faceva uso di un altro calendario liturgico solare, il cui primo giorno non era una domenica ma un mercoledì, giorno di creazione degli astri; esso era costituito da 8 mesi di 30 giorni (i mesi 1, 2, 4, 5, 7, 8, 10, 11) e da 4 di 31 (i mesi 3, 6, 9 e 12), il che dava un anno di 364 giorni, cioè 52 settimane esatte, facendo così cadere le feste sempre lo stesso giorno della settimana: la Pasqua di mercoledì (celebrata il martedì sera), la Pentecoste di domenica, l'Espiazione il venerdì, i Tabernacoli il mercoledì, e il primo del mese di Nisan e Tishri di mercoledì.
    Tale sistema, così attraente per la sua regolarità, generava però alcune difficoltà: il sincronismo tra l'anno solare (364 gg.) e lunare (354 gg.) poteva essere raggiunto ogni tre anni aggiungendo un mese di 30 giorni ; ma resta comunque un errore di 1,2422 giorni all'anno rispetto all'anno solare reale.
    L'esistenza di questo secondo calendario, è da tempo nota dal Libro dei Giubilei, un apocrifo datato circa 125 a.C., che sosteneva un calendario differente da quello ufficiale. La sua esistenza e la sua diffusione già ai tempi di Gesù, è stata confermata dal rinvenimento nella grotta IV di Qumràn negli anni '50 di alcune tavole di concordanza tra i due calendari. Tali frammenti rappresentano il pensiero di una setta che si opponeva al culto del Tempio, secondo loro celebrato da sacerdoti indegni e secondo un calendario sbagliato, quello lunisolare.

    La civiltà celtica

    Innanzitutto, prima di parlare di questa civiltà, si deve tenere conto del fatto che se ne conosce pochissimo, e, anche per quello che riguarda il tempo, si sta ancora cercando di decifrare : infatti su ciò che è stato ritrovato ci sono poche certezze e molte teorie.
    A Coligny, nella regione dell'Ain (sud della Francia), antica terra dei Galli Ambarri, furono ritrovati in un pozzo, nel novembre del 1897, i frammenti di una tavola di bronzo, le cui incisioni riproducevano la sequenza dei giorni di un calendario. Il calendario viene fatto risalire al II secolo d.C., in piena epoca gallo-romana, ma gli studiosi sono concordi nel ritenere che esso sia stato inciso prevalentemente per scopi liturgici pagani e quindi possa riprodurre fedelmente il calendario tradizionale celtico correntemente in uso alcuni secoli prima.
    La ricostruzione del calendario è ancora insoddisfacente dal punto di vista strettamente epigrafico in quanto la maggior parte delle iscrizioni in lingua gallica e caratteri latini non sono ancora state tradotte e comprese in maniera soddisfacente. Lo stesso accade per quanto riguarda la comprensione dei meccanismi e delle regole adottate sia per quanto riguarda la sua progettazione sia per quanto riguarda il suo funzionamento e l'uso che ne veniva fatto dai druidi gallici.
    Il calendario di Coligny contiene la rappresentazione di una sequenza di cinque anni lunari completi, ciascuno composto da 12 mesi alternativamente lunghi 29 o 30 giorni, più 2 mesi supplementari, ritenuti essere mesi intercalari introdotti per rendere lunisolare il calendario. La sequenza dei mesi rappresentati è la seguente:
    Samonios (30).... Dumannios (29).... Rivros (30).... Anagantios (29).... Ogronios (30).... Cutios (30).... Giamonios (29).... Simivisonios (30).... Equos (30).... Elenbiuos (29).... Edrinios (30).... Cantlos (29).
    Il numero tra parentesi si riferisce al numero di giorni che compongono il mese. Ciascuno dei 12 mesi elencati iniziava la notte in corrispondenza della quale la Luna assumeva la fase di primo quarto. Essi erano divisi in due parti di 15 più 15, oppure 15 più 14 giorni ciascuno in modo tale che se la prima quindicina era vincolata dalla fase di primo quarto, l'inizio della seconda doveva coincidere con la Luna alla fase di ultimo quarto.
    I mesi le cui quindicine erano complete (30 giorni) sono classificati come MAT cioè fortunati, mentre quelli con 29 giorni sono etichettati con il termine gallico ANMAT che significa infausto. Fa eccezione il mese di Equos che è un mese "Anmatv" ma dura 30 giorni. La prima quindicina, durante la quale la Luna raggiungeva il plenilunio, era ritenuta un periodo di luce, mentre la seconda quindicina centrata sul novilunio era ritenuta un periodo di buio. Le due quindicine sono separate dalla parola gallica ATENOVX (ritorno alla Luna nuova, ritorno al buio, rinnovamento).
    Il Calendario di Coligny è suddiviso quindi in cinque anni lunari composti da 5 sequenze dei 12 mesi sinodici più due mesi supplementari di 30 giorni ciascuno per un totale di 62 mesi.
    Se si studiano le varie combinazioni di 29 e 30 giorni si trova che una buona approssimazione del mese lunare, per difetto, si ottiene combinando 6 mesi da 30 giorni con 6 mesi da 29, realizzando un mese lunare sinodico medio pari a 29.5 giorni e quindi un anno lunare lungo 354 giorni, che è molto vicino al valore vero di 354.37 giorni. La scelta che i Celti adottarono e codificarono sul Calendario portava invece ad un anno lunare più lungo di un giorno essendo costituita da 5 mesi da 29 giorni più 7 da 30 giorni ciascuno. Perchè tale errore se, come ci dicono le testimonianze, i Druidi conoscevano addirittura i calcoli e l'aritmetica dei pitagorici?
    Dalle loro misurazioni i Druidi si erano accorti che la lunghezza del mese sinodico lunare sembrava fluttuare nel tempo intorno ad un valore medio. Infatti la lunghezza effettiva della lunazione variava durante gli anni che vanno dal 500 a.C. al 400 a.C. tra 29.268 e 29.838 giorni solari per effetto della variazione periodica dell'eccentricità dell'orbita della Luna.
    Studiando l'andamento della lunghezza della lunazione misurata dal primo quarto al primo quarto successivo (cioè da un mese al successivo nel calendario celtico) su un intervallo di 800-1000 anni si osserva una distribuzione bimodale con due picchi, il primo a 29 giorni e 8 ore e il secondo a 29 giorni e 17 ore che corrispondono a 29.333 e 29.729 giorni rispettivamente, mentre il valore medio pari a 23.53 giorni appare essere di norma il meno frequente.
    La conclusione è che il mese sinodico lunare determinato sperimentalmente tendeva ad assumere questi due valori con probabilità quasi doppia rispetto al valore di 23.53 giorni.
    Le combinazioni di mesi da 29 e 30 giorni utili a realizzare valori vicini a quelli osservati sono 7x29+5x30 ottenendo 29.42 e 7x30+5x29 ottenendo 29.58. Quest'ultimo valore conduce in capo a 12 lunazioni ad assegnare 355 giorni alla lunghezza dell'anno lunare invece che 354. Il valore 355 è proprio la durata dei tre anni ordinari indicati nel calendario di Coligny (e anche la durata dei 2 anni rimanenti, se si esclude il "mese intercalare").
    Con molta probabilità i Druidi furono costretti ad introdurre sulla tavola bronzea questi due mesi con lo scopo di intercalarli, seguendo qualche criterio, nel corso dei 5 anni lunari per raggiungere dal punto di vista pratico un accordo ragionevole tra la marcia del Sole e quella della Luna. Probabilmente il calendario celtico rappresentò non solo uno strumento liturgico, ma anche un dispositivo utile in qualche modo alla pianificazione agricola, che come è noto va soggetta ai cicli stagionali in accordo con il Sole, più che con la Luna.
    Il legame anche solare del Calendario di Coligny potrebbe derivare dal fatto che le date delle quattro feste principali che i Celti celebravano durante il corso dell'anno erano legate ai cicli stagionali avendo rilevanza anche dal punto di vista agricolo. Le quattro feste fondamentali celebrate dai Celti erano : Trinuxtion Samoni, Imbolc, Beltane, Lughnasad ed erano poste a distanza di circa quattro mesi l'una dall'altra pressapoco a metà strada tra i solstizi e gli equinozi.
    il Sole rivestì il ruolo importante nel calcolo delle date delle feste le quali erano calcolate dai Druidi sulla base delle levate eliache - per Levata Eliaca di una stella si intende la prima apparizione nel mattino della stella, sull'orizzonte ad Est, poco prima del sorgere del Sole - di Antares, Aldebaran, Sirio e Capella.

    stonehe2
    Stonehenge


    [Stonehenge è una costruzione celtica che risale al II millennio a.C., e si trova a Sud dell'Inghilterra ( sembra infatti che la civiltà celtica occuppasse un territorio molto vasto in Europa ). La disposizione delle pietre è tale che, dall'interno della costruzione, si può osservare il Sole nel momento in cui sorge, soltanto in un giorno particolare : il solstizio d'Estate]

    Il vincolo lunare era obbligatorio solamente nel caso della festa più importante, quella di Trinux(tion) Samoni che si celebrava in autunno e che segnava anche l'inizio dell'anno celtico.
    Quindi nel caso di Imbolc, Beltane e Lughnasad dovevano essere verificati vincoli astronomici solari e stellari e nel caso di Trinox Samoni anche la Luna doveva giocare la sua parte. Sul calendario di Coligny la festa di Trinux(tion) Samoni è l'unica espressamente indicata nelle annotazioni per tutti e cinque gli anni rappresentati. L'annotazione corrispondente è TRINOX(tion) SAMONI SINDIV(os) che è traducibile dalla lingua gallica antica come "le tre notti di Samonios cominciano adesso", e cominciava 2 giorni dopo l'ultimo quarto della Luna.
    Il valore della lunghezza dell'anno solare tropico codificato nel calendario di Coligny è sorprendentemente di 367 giorni. L'anno di 367 giorni mostra un errore troppo elevato rispetto al valore vero della lunghezza dell'anno tropico, pari a 365.2422 giorni, per essere considerato come il valore correntemente noto ai Celti, anche perché un valore prossimo a 365.25 giorni era già noto da tempo presso quasi tutte le culture del Mediterraneo con cui i Celti ebbero contatti fin dall'antichità. Alla luce di questo, perchè i druidi avrebbero dovuto mantenere un numero di giorni così instabile?
    A questa domenda sono state date 2 possibili risposte, o meglio, interpretazioni, a cui però fanno capo due elementi :
    il primo è che i Celti, come ci tramanda Plinio il Vecchio, utilizzavano anche un ciclo più lungo, trentennale, che veniva chiamato "Saeculum". Questa notizia sembra in perfetto accordo con la struttura del calendario di Coligny;
    il secondo è che, davanti allo sviluppo del calendario, i druidi si trovarono di fronte al problema pratico di soddisfare i vincoli relativi alla Luna, dato che era stata scelta per scandire gli avvenimenti importanti tra cui la festa di Trinux(tion) Samoni, ma nello stesso tempo, per essere in accordo con le stagioni e col Sole, dovevano contemplare anche i periodi di semina, di raccolto e le altre feste legate alle levate eliache delle stelle.
    La prima interpretazione considera il fatto che, per come era suddiviso il calendario celtico, ogni 2 anni lunari e mezzo si perdeva circa un mese e solo dopo 30 anni si ritornava alle condizioni iniziali, cioè all'accordo tra il calendario e la stagione climatica. Ebbene, sarebbe così spiegata l'origine del ciclo trentennale (Saeculum) e del posizionamento del mese addizionale ogni 2.5 anni lunari come troviamo sulla tavola di Coligny. In questo modo l'accordo tra il computo solare e quello lunare poteva essere mantenuto annualmente entro un errore massimo di 30 giorni, durata del "mese intercalare".
    Il problema di questa interpretazione è che una ripartizione rigida come questa non poteva essere considerata come ottimale e neanche definitiva in quanto il metodo era troppo impreciso : in capo ad un Saeculum di 30 anni si ottiene un disaccordo tra il tempo misurato dal calendario e il tempo realmente trascorso equivalente a circa due mesi che risulta inaccettabile.
    La seconda interpretazione è stata messa a punto secondo una logica molto più complessa di quella che usualmente rileviamo nella struttura dei calendari antichi. Questa teoria si basa sul fatto che la struttura dei due mesi intercalari è molto più complessa e ricca di annotazioni rispetto a quella di ciascuno degli altri 60 mesi. Sorge quindi il sospetto che essi non siano solamente semplici mesi addizionali da intercalare quando era necessario, ma qualcosa di più. Infatti il calendario celtico potrebbe essere in grado, mediante un determinato, algoritmo di generare il computo solare partendo dal ciclo lunare.
    Se da un lato la struttura lunisolare rigida garantiva che i mesi rimanessero grosso modo coerenti con le stagioni, dall'altro lato era possibile usare la stessa struttura in maniera più sofisticata per calcolare esattamente la posizione del Sole e della Luna nel cielo durante qualsiasi giorno dell'anno e dei "saecula".
    La sequenza di 30 giorni elencati entro ciascun intercalare rappresenta l'insieme dei giorni da introdurre nel computo lunare per ottenere quello solare secondo un certo algoritmo. I due mesi intercalari rappresenterebbero quindi anche due tabelle di calcolo, infatti al contrario degli altri 12 mesi, non hanno nome. Essi possono essere considerati come una sorta di memoria in cui è immagazzinata la differenza progressiva tra il computo solare e quello lunare.
    Se fosse così, i druidi potevano prevedere le fasi lunari utilizzando la base del calendario senza intercalari, ma nello stesso tempo avevano realizzato uno strumento lunisolare ordinario destinato alle attività quotidiane e usandolo come "calcolatore" potevano anche rendere conto in maniera accurata dei cicli stagionali in accordo con il Sole e provvedere esattamente alla predizione delle levate eliache e al calcolo delle date delle feste.
    Sembra che i druidi conocessero bene anche le eclissi : d'altra parte la Luna per i Celti rappresentava l'astro fondamentale atto al computo del tempo quindi la sua osservazione era molto sviluppata. l'eclissi di Sole era invece meno conosciuta in quanto non era molto visibile nella località in cui il druida si trovava.
    Osservando attentamente le annotazioni in lingua gallica e i caratteri latini incise sui frammenti di bronzo, si rileva che talune di esse si ripetono con precisa regolarità in corrispondenza di determinate terne, cioè serie di tre, di giorni consecutivi; talvolta sono quaterne; inoltre la loro distribuzione è intervallata attraverso i mesi e gli anni con notevole regolarità. Usualmente i giorni interessati dalle terne sono i VII, VIII e VIIII di ciascuna quindicina di ogni mese più qualche mese in cui si osservano le terne nei giorni I, II e III della seconda quindicina, subito dopo ATENOVX, quindi sostanzialmente le terne identificano le fasi lunari quali il plenilunio e il novilunio.
    Ricordiamo che quando la Luna si trova in queste 2 fasi, se anche il Sole è sufficentemente prossimo ad uno dei nodi dell'orbita lunare, si possono verificare le eclissi. I giorni possibili per il verificarsi delle eclissi sono proprio quelli marcati sul calendario di Coligny con le terne.
    I druidi sapevano certamente che quando la Luna raggiungeva la sua estrema latitudine eclittica durante il suo ciclo mensile e la sua fase era contemporaneamente il primo oppure l'ultimo quarto, allora sette giorni dopo era possibile il verificarsi di un'eclisse.
    Polibio narra che i druidi dei Galati nel 218 fecero interrompere una guerra a causa del verificarsi un'eclisse totale di Luna.
    Occasionalmente, ogni 30 mesi, l'introduzione del mese intercalare faceva retrogradare di un mese la data prevista. Infatti le annotazioni riportate accanto ai giorni delle "terne", mostrano la triplice ripetizione del nome gallico del mese successivo declinato generalmente al genitivo. Questi motti starebbero significare che qualora sia avvenuta l'inserzione del mese intercalare, l'annotazione ricordi che in realtà quell'eclisse era prevista nominalmente per il mese successivo.
    La previsione delle eclissi poteva essere eseguita con successo mediante la ricorsività di 6 mesi di calendario, ma anche altre ricorsività potevano risultare utili. Le ricorsività di 6, 35, 41, 47, 53, 82, 88, 94, 129, 135, 223,...,358,... mesi del erano tutte utili previsori compresi in un "Saeculum" e forse erano parimenti note ai Druidi che se servivano per il calcolo per lo meno delle eclissi di Luna.
    Infatti considerando le principali ricorsività tipiche della ciclicità delle eclissi rileviamo che esistono quattro cicli fondamentali. Il ciclo più lungo è il cosiddetto "Inex" che corrisponde a 358 lunazioni. Questo ciclo è la somma di altri due cicli fondamentali: il "Tritos" che comprende 135 lunazioni e il ben noto "Saros" che vale 223 lunazioni. L'Exeligmos vale invece 3 cicli di Saros cioè 669 mesi sinodici lunari. Il ciclo di 6 lunazioni, che nel gergo degli studiosi di eclissi va sotto il nome di "Semester" è anche lui una combinazione degli altri cicli. Infatti 1 Semester è esattamente la differenza tra 5 Tritos e 3 Saros oppure 5 Inex e 8 Saros oppure ancora 5 Tritos meno un Exeligmos.
    Osservando la struttura del calendario di Coligny ci accorgiamo che il "Saeculum" di Plinio vale praticamente un intero Inex, quindi la struttura del calendario celtico sembrerebbe calibrata su uno dei cicli fondamentali delle eclissi.
    Dobbiamo comunque ammettere che il calendario così strutturato doveva essere per forza di cose gestito esclusivamente dalla classe druidica e dai suoi membri che ne fecero anche uno strumento di potere.(9) L'algoritmo base per usarlo è mnemonico quindi non esisteva la necessità di scriverlo, in accordo con le usanze dei Druidi che ritenevano fondamentale tramandare le conoscenze solo oralmente. Il fatto che nel secondo secolo dopo Cristo il calendario fu redatto in forma scritta potrebbe essere il segno che dopo l'invasione romana la classe druidica si dovette accontentare di pochi allievi, in quanto la maggioranza della gioventù appartenente all'aristocrazia Gallica preferiva studiare il Latino e il Greco presso i Romani e non più la scienza dei padri presso i druidi.
    Essi furono quindi costretti a scrivere ciò che aveva sempre tramandato oralmente oralmente in quanto la complessità del meccanismo di gestione calendariale era ormai tale da essere oltre le usuali abilità del clero rurale del tempo : sicuramente il calendario giuliano, trascurando del tutto la Luna, non risultava gradito ad una cultura per la quale il nostro satellite aveva sempre rivestito un significato rituale particolarmente sentito.
    In più il calendario giuliano si diffuse in Gallia generalmente solamente dopo il 400 - 500 dopo Cristo di conseguenza il calendario tradizionale celtico venne utilizzato almeno per altri 200-300 anni dopo la sua redazione in forma scritta.
    Altri documenti potrebbero comunque celare ulteriori informazioni sull'abilità di questi primi scienziati, l'importante sarà che studiandoli dovremo utilizzare questa nuova chiave di lettura che non sottovaluta le loro capacità astronomiche e matematiche.
    Del Calendario di Coligny sono disponibili solamente circa 150 frammenti che coprono grosso modo il 48% della tavola di bronzo.

    Tratto da: http://web.arte.unipi.it/salvatori/didatti...scolo.htm#intro
     
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  2. Ely53
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    Interessantissima disquisizione sul calcolo del tempo secondo le tradizioni.
    Una domanda (forse un po' OT?) riguardo a Stonehenge, non pensi che davvero potesse trattarsi di un osservatorio astronomico?
    E' probabile che per il solstizio d'estate vi fossero anche effettuati dei rituali?
     
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    Penso che potrebbe esserlo, Ely, è un mistero, qui sotto ho messo il link alla discussione relativa proprio a Stonehenge con alcune teorie sulla sua funzione!! :)

    https://vascello-stelleperdute.forumfree.it/?t=56247326
     
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  4. Neifile71
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    Interessantissimo argomento ragazze, complimenti!
     
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3 replies since 20/1/2012, 15:15   251 views
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