Storia segreta dell'Ordine Pitagorico

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    a cura di Vittorio Vanni

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    Tratto da un articolo di Jean Marie Ragon dal titolo Notice Historique sur le Pednosphes (Enfants de la Sagesse) et sur la Tabaccologie, dernier voile de la doctrine pytagoricienne apparso sul n°12/1859 della Rivista Monde Maçonnique.



    Notizia Storica sui Pednosofi (Figli della Sapienza) e sulla Tabaccologia, ultimo velo della dottrina pitagorica.

    Nei bei secoli della Grecia e di Roma la filosofia, accompagnata alle scienze e alle arti, delle quali essa incoraggiava i lavori, era tenuta in grande onore, basata sulla verità, estranea alle fantasticherie scolastiche che in seguito l'hanno sfigurata, essa attirava gli spiriti con la forza della ragione, diffondendo ovunque la luce e perfezionava la società.

    Ma giunse un'epoca, tanto disastrosa per l'impero romano che per le scienze, nella quale dei fanatici, impadronitisi del potere, perseguitarono la filosofia ed i filosofi. Nascondendo sotto un'apparente un'umiltà la più smisurata ambizione, da perseguitati che erano stati, diventarono persecutori, e per meglio stabilire il loro potere, questi innovatori si servirono delle scienze, delle quali erano debitori alla filosofia, per il successo del loro piano.

    In effetti, con la protezione dei potenti del giorno, che avevano adottato i loro principi, s'impadronirono delle scuole filosofiche per non insegnarvi che ciò che pareva alle loro mire. In quei tempi disgraziati, in cui gli amici della verità erano costretti a rifugiarsi all'ombra dei misteri, una donna, Teodora, che, da cortigiana e danzatrice era divenuta la sposa di Giustiniano, il primo agosto dell'anno 527, giorno in cui, rivestito del potere supremo, egli fu proclamato imperatore, volle, fin dallo stesso anno, penetrare nei segreti dei filosofi e farsi ammettere alle loro riunioni. Non potendo riuscirci, essa risolse di vendicarsi.

    Giustiniano, che condivideva le passioni di questa donna indegna del rango che occupava e con il pretesto di una religione di pace che si era venuta a formare nel seno stesso dei misteri filosofici, giurò la rovina di queste scuole di sapienza.

    Il ferro, l'esilio, le torture divennero il retaggio degli amici della verità. Coloro che poterono sfuggire alla morte si rifugiarono in Persia, ove regnava, nell'anno 531, Cosroe I, detto il Grande.

    Mediante la sua intercessione, essi ottennero di rientrare nella loro patria: fu loro assegnata Atene come luogo di ritiro, o meglio, d'esilio.

    Tali furono i discendenti della celebre scuola di Pitagora, di cui le società filosofiche segrete sono giunte fino a noi, e la stessa Massoneria, recheranno sempre l'incancellabile impronta di sapienza. Riuniti ad Atene, essi si costituirono in società sotto il nome di Pednosofi (dal greco pais, paidos, fanciullo: sophia, sapienza), Fanciulli della sapienza.

    Si distinguevano tra i fondatori di questa nuova scuola: Emperios, Elamita, Prisciano, Alcinous, Agathias, Hermias, Amonia figlio di Hermias, aventi alla loro testa il celebre Simplicius. Questo notevole filosofo organizzò la nuova società, alla quale si unirono tutti gli amici della sapienza e della verità.

    Ma, sorvegliati dal governo e invidiati dai pontefici di un culto da poco tempo in auge, questi filosofi furono costretti ad avvolgersi da un velo più fitto che mai, al fine di sottrarsi a nuove persecuzioni. Tuttavia, se essi rifiutarono di aprirsi ai seguaci della nuova religione, non serrarono le porte dei loro misteri a coloro che la paura o motivi di forza maggiore avevano obbligato ad abbandonare il culto antico per abbracciare il nuovo, dopo essersi assicurati, tuttavia, dei loro principi, della loro effettiva sapienza e della forza del loro carattere.

    Da quanto sopra si potrebbe pensare che i pednosofi erano legati al paganesimo che una religione interamente spiritualizzata aveva rovesciata: ciò sarebbe uno sbaglio; essi erano troppo saggi e troppi istruiti per sacrificare la loro tranquillità a quegli errori, che essi avevano tutti contribuito a distruggere.

    Per loro, entrambe le religioni si discostavano ugualmente dalla verità, che sola aveva diritto al loro ossequio.

    Le loro riunioni accadevano solamente nelle notti più oscure. Le rovine di un tempio di Cerere sulle sponde dell'Ilisso e quelle di un antico tempio di Minerva servivano loro di ritiro e li mettevano al riparo dai profani.

    In seguito Simplicio rese più stabile il luogo delle riunioni, facendo innalzare, ai piedi del monte Imetto, un edificio di forma ottagonale, ad imitazione di quello che l'Imperatore Giuliano aveva fatto costruire a Costantinopoli ed aveva consacrato alle Muse ed alle Grazie.

    Quest'ottagono era stato costruito ad imitazione del tempio della Pace a Roma. Fu in memoria di questo monumento, il cui ingresso fu interdetto ai filosofi dopo la morte di Giuliano, che Simplicio dette la forma ottagonale al suo museo, che consacrò con il nome di Lysis. Questo museo comunicava, attraverso sotterranei, con i templi di Cerere e Minerva nei quali si era costituita dapprima la società: Simplicio lo dedicò alla Sapienza e vi prese dimora.

    Questa nuova società adottò quale simbolo l'anemone. Si afferma che questo fiore nacque dal sangue che versò Adone ferito da un cinghiale: parimenti, la pednosofia nacque dalla filosofia perseguitata e quasi annientata dagli attacchi della superstizione.

    Fin dall'inizio dell'istituzione, i fondatori ammisero le loro mogli e le loro figlie a partecipare ai misteri, al fine di prevenire la loro curiosità inquieta, che avrebbe potuto compromettere l'Ordine; ma non era confidata loro che una parte del segreto.

    Essi fondarono il sistema del loro mistero sulla favola di Pirra che aiuta Deucalione a ripopolare la terra, come nella Massoneria d'adozione si danno da studiare alle novizie le leggende bibliche.

    Si esigeva dalle novizie che esse possedessero vari talenti, che fossero di costumi irreprensibili e che coltivassero il canto, la musica e la poesia.

    La loro parola sacra era Naoma, che significa adorna di virtù. Quale segno esse incrociavano le braccia sul petto ponendo sulla bocca l'indice della mano destra.

    In seguito si dette loro come decorazione una collana formata d'anemoni intrecciati, alla quale era appeso un medaglione recante al centro la lettera iniziale della parola sacra.

    Prima di ricevere la collana, le donne portavano questo medaglione fissato in guisa di fermaglio su di una cintura verde.

    I pednosofi non ebbero a pentirsi di questo segno di fiducia nelle loro donne: non soltanto esse seppero custodire il segreto delle loro riunioni, ma inoltre, in tempi difficili, esse seppero proteggere i sapienti e sottrarli ad ogni ricerca.

    Si è mantenuto il ricordo del coraggio di Simycha, moglie di Missias di Crotone, che preferì tagliarsi la lingua piuttosto che soddisfare la curiosità di Dionigi di Siracusa, autore della persecuzione, con lo svelargli un simbolo dell'Ordine.

    Tuttavia, più tardi, quando i misteri dovettero essere trasferiti in Italia, si giudicò conveniente non ammettervi le donne, nel giusto timore che l'ignoranza e la superstizione delle italiane non avessero a compromettere l'istituzione.

    L'anemone, come simbolo, presentava due emblemi che non erano indifferentemente comunicati. Nel primo, la cui spiegazione era data alle donne ed agli iniziati delle prime classi, l'anemone raffigurava l'uomo ricondotto alla virtù e divenuto amico della sapienza: i suoi bei colori significavano la bellezza della virtù e le tre foglie che circondano il suo stelo esprimevano la carità, l'indulgenza e la morale.

    Nel secondo emblema, riservato ai grandi iniziati, l'anemone rappresentava la filosofia pednosfica nata dalla persecuzione. I suoi colori erano l'immagine delle ampie conoscenze del vero pednosofo; il suo stelo, forte e poco alto, quello del carattere modesto e forte della pednosofia; le sue tre foglie simbolizzavano l'amore delle arti, delle scienze e della morale; la sua forma rotonda indicava l'unione e l'uguaglianza dei Fratelli; infine la stagione della sua fioritura richiamava la condizione di questa filosofia che non comincia a splendere con qualche intensità per gli uomini che giungono alla primavera simbolica e non riserva il suo più grande splendore che per coloro che sono pervenuti alla fine dell'inverno.

    I Fratelli non portavano quale decorazione che una spada sospesa ad una cintura verde. Fino all'epoca della morte di Giustiniano, sopravvenuta il 14 dicembre 565, non sussisteva alcuna differenza fra i Fratelli, i quali portavano tutti la stessa decorazione. Ma, da quel tempo, i Fratelli delle diverse classi adottarono per la cintura i seguenti colori: verde per la prima classe, rosso per la seconda e azzurro per la terza. Dopo la morte di Giustino II essi portarono, secondo la loro classe, un medaglione di forma pentagonale, esagonale, ottagonale appeso sul petto. Sotto la direzione di Leone Sophos, si dette ai neofiti della seconda classe un medaglione sul quale era raffigurata la pianta moly e inoltre, per tutte le classi, una piccola decorazione portata sul cuore.

    Le leggi che governavano questa società, baste su quelle che avevano governato i filosofi di Alessandria, di Atene e di Roma, esigevano che vi fosse un capo unico che non fosse conosciuto con il suo vero nome che da un ristretto numero di persone: per questo egli prendeva, in occasione della sua elezione, il nome di qualche saggio dell'antichità; e questa misura venne in seguito adottata per tutti i Fratelli. Gli atti della società non erano sottoscritti né dai Fratelli né dal capo, ma semplicemente sigillate da un anello di tipo convenuto. Furono prima stabilite diverse classi di iniziati per assicurarsi delle loro capacità prima di ammetterli agli ultimi misteri. Fu stabilita una norma di ricezione in ogni classe, che fu mantenuta sino al 1670. La parola sacra era theus-theos, che significa speranza in Dio .

    Poste ed adottate queste basi, si trattò di fraternizzare con i filosofi che erano sparsi in Asia ed in Egitto e di porsi in rapporto con loro. A questo scopo Simplicio, eletto capo dell'Ordine, inviò Elamita ad Antiochia e Prisciano ad Alessandria. Essi furono accolti nel modo dovuto; tutti gli amici della sapienza si riunirono sotto l'ottagono di Lysis e società corrispondenti si stabilirono a Sardi, ad Antiochia e ad Alessandria. Roma, in quel tempo, decaduta dal suo antico splendore e consegnata ai barbari, fu abbandonata alla sua disgrazia e fu solo molto più tardi che il nord dell'Europa conobbe i misteri pednosofici.

    Per meglio nascondere questi misteri ai nemici della verità, fu assegnata a ciascuna delle città ove si stabilirono associazioni pednosofiche un nome tratto da qualche amico della sapienza appartenente ad epoche anteriori.

    Tutto riuscì in conformità ai desideri di Simplicio: le sue cure e i suoi sforzi furono coronati da un pieno successo. Egli aveva iniziato Germano, nipote di Giustiniano, che contribuì non poco all'emancipazione dell'Ordine. Simplicio, oppresso dagli anni, richiese un successore e fu autorizzato a designarlo: Germano fu proposto ed accettato con il nome di Antonino . Questo giovane principe, filosofo illuminato, amico fedele e guerriero intrepido, fu mietuto nel fiore degli anni, nel 550. Simplicio ebbe il dolore di sopravvivergli.

    Egli si vide costretto a riprendere le redini dell'Ordine, che mantenne per sei mesi, dopo di che si fece sostituire da Alcineo, che prese il nome di Giuliano . Simplicio, concludendo presto una vicenda che era stata tanto utile alla filosofia, fu pianto da tutti i Fratelli ed inumato, con tutta la solennità dei misteri, nel sotterraneo che conduceva dal tempio di Cerere all'ottagono di Lysis. Questo luogo divenne sacro per gli iniziati ed è in memoria del nome di questo lascito prezioso e del nome di Lassa che i musei dei capoluoghi di ogni nazione furono designati con il nome di una città, o di un luogo iniziante con la lettera L, come:

    Lassa (La Hassa) capitale del Tibet, ove fioriva un tempo un grande collegio di sacerdoti iniziatori, sostituito oggi dalle alte scuole cinesi.

    La Rissa (Larissa) celebre città della Tessaglia, centro di una grande scuola pitagorica da cui proveniva Anexillas, accusato di magia ed esiliato da Roma sotto Augusto.

    La Lydia , la cui capitale, la fiorente Sardes, aveva un tempio dedicato a Diana e dei giochi quinquennali; è inoltre la patria di molti personaggi mitologici.

    Il Lazio (l'Italia): Lutezia, capitale della Gallia Celtica; London (Londinium) Londra e la stessa parola Loggia (dal sanscrito Loga, il mondo) luogo dove gli iniziati moderni, successori degli antichi, danno la parola (Logos) ecc.

    Per la scelta del capo supremo, una regola esclude dall'Ordine i pontefici del nuovo culto dell'Impero dato che erano i più grandi antagonisti della filosofia e, in seguito, non furono più ammessi ai misteri.

    Antinous ebbe per successore Evagro che prese il nome di Leonzio. I nomi dei capi che governarono l'Ordine durante circa tre secoli non ci sono stati trasmessi, però sappiamo che quasi tutti esercitavano la medicina. L'Ordine, durante questo periodo, fece pochi progressi. I Fratelli d'Oriente e d'Egitto subirono grandi rivoluzioni a causa delle guerre. La principale Accademia d'Oriente fu trasferita a Damasco nel 1262; quella egiziana fu quasi annientata all'epoca della conquista d'Egitto da parte dei Saraceni. Gli iniziati si distinsero in queste guerre per il loro valore ed il loro coraggio; per riconoscersi durante il combattimento misero un cerchio all'estremità del fodero della loro spada. Combattevano a favore dello stesso potere che li aveva perseguitati, ma anche difendevano la luce contro il fanatismo, la libertà pubblica contro la tirannia dei settari di una nuova religione intollerante ed essenzialmente autoritaria.

    Gli spiriti, degradati dall'ignoranza, avviliti dal dispotismo, resi ebeti dalle dispute teologiche avevano lasciato cadere tutti i puntelli che sono la forza delle nazioni; tutti i legami sociali erano allentati; i popoli dell'Egitto, dell'Oriente e della stessa Grecia subirono il giogo dei soldati di Maometto e dei suoi successori.

    Allora divenne pericoloso essere istruiti: la scienza era un crimine, la ragione era vista come una mancanza di fede: non si può meravigliarsi di come la sapienza sia potuta sopravvivere a tante calamità. Però un principe mussulmano, Al Mamoun, salito sul trono di califfo, sembrò voler risollevare le scuole del sapere: attirò intorno a sé i saggi, gli amici della verità; ma non riuscì a collegarli con le scuole greche, le quali, per una strana prevenzione, pensavano che tutte le altre nazioni fossero popolate da barbari e comunicavano loro con ripugnanza, e dopo grandi difficoltà, qualcuno dei loro misteri.

    I Pednosofi d'Oriente furono più comunicativi e, piegandosi alle circostanze, unirono le idee filosofiche dell'Ordine a simboli tratti dalla teologia dei Persiani, degli Ebrei e dei Cristiani. Concessione questa che, alterando i misteri pednosofici, diede luce alla pretesa scienza cabalistica, che generò a sua volta diverse società segrete che, man mano che si allontanavano dalla loro origine, persero l'impronta originale. Ma se è grazie alla riservatezza dei pednosofi greci che si è conservato l'Ordine nella purezza originale, questa stessa delicatezza poteva perderlo del tutto, restringendo ad un numero troppo piccolo la comunicazione dei suoi misteri.

    Al Mamoun era un vero filosofo; fu iniziato ai misteri pednosofici dell'Asia; era diventato da poco amico e favorito del Califfo Abu-Joseph quando lo iniziò. Posto ben presto sul trono, divenne lo zelante protettore dell'Ordine e la scuola d'oriente risvegliò per un po' di tempo l'energia di quella greca.

    Al Mamoun, dopo la morte di Abu-Joseph, che era stato eletto capo dell'Ordine in Oriente, fu scelto per sostituirlo, ma rifiutò: “Il nostro Ordine, disse, è un focolare di luci, ognuno dei suoi membri deve illuminare il mondo; raggio di sole, io non ho tutta la sua virtù e non posso quindi guidarvi”; su sua proposta fu eletto Abu-Zacharie-Mesné.

    Da allora la capitale dell'Ordine in Oriente seguì lo spostamento dei Califfi e passò quindi da Damasco a Bagdad.

    Quanto ai centri dell'Egitto, essi si erano dispersi dopo la conquista dei saraceni e i pochi iniziati rimasti si ricollegarono all'Ordine di Oriente.

    Mentre quest'ultimo cresceva e prosperava quello dell'Impero greco languiva e Al Mamoun ne risollevò le sorti. Questo principe fece conoscere a Teofilo, imperatore dei greci e dei romani, un saggio che era stato iniziato e il cui merito uguagliava il suo sapere.

    Leone, soprannominato Sophos, era quest'uomo prezioso. Discendente da una delle più antiche famiglie dell'impero, aveva sacrificato tutto per dedicarsi allo studio. E fu proprio nel corso dei suoi viaggi intrapresi per acquisire scienza e saggezza che Leone, che si trovava nell'isola di Andros per prendere lezioni da un celebre matematico, fu ammesso nell'Ordine.

    Tornato a Costantinopoli, volle riunirsi ai Fratelli che abitavano in quella città; ma il capo dell'Ordine, Valerio, non lo ammise, temendo che i suoi meriti offuscassero i propri. Durante queste difficoltà uno dei discepoli di Leone, caduto nelle mani dei Saraceni, avvicinatosi al Califfo Al Mamoun, ebbe l'occasione di parlare al principe del sapere e delle grandi qualità di Leone. Il Califfo, desideroso di avvicinarsi a un uomo di tanti meriti, l'invitò ad andare con lui. L'Imperatore Teofilo, venuto a conoscenza delle intenzioni del Califfo, pensò allora di far uscire Leone dall'ombra in cui era stato lasciato così a lungo e lo trattenne colmandolo di onori. Dopo questa splendente testimonianza della stima del capo dell'Impero, Valerio non osò più opporsi all'ammissione di Leone all'Accademia e fu un'ottima cosa per l'Ordine, in quanto fu messo sotto l'occhio benevolo dell'Imperatore.

    Fatto Vescovo di Tessalonica, Leone non abbandonò gli Amici della Sapienza e fondò nell'840 un museo in questa città. Alla morte dell'Imperatore, avvenuta nell'842 fu spogliato della dignità episcopale e tornò quindi a Costantinopoli per riunirsi ai suoi fratelli, i quali, alla morte di Valerio, avvenuta l'anno successivo, lo elessero capo dell'Ordine.

    Fu allora che Leone poté realizzare i suoi progetti: studiò gli annali dell'Ordine e i suoi misteri, rivedette gli statuti, abolì parecchi abusi e cercò in tutti i modi di restituirgli il suo antico splendore.

    L'Ordine aveva sempre un unico capo, alla nomina del quale concorrevano gli istituti dell'Asia, dell'Egitto e della Grecia; ma le difficoltà derivate dallo smembramento dell'Impero rendevano questo fatto difficile e quasi impossibile. Leone allora, con il consenso di tutti, impose delle regole a tutti i musei: questi ultimi dovevano avere ognuno un rappresentante presso il museo centrale e quest'ultimo, per reciprocità, doveva avere il suo deputato.

    La parola sacra fu Theosophos che significa divina saggezza.

    Gli altri gradi d'iniziazione rimasero esattamente come erano stati regolati nello statuto di Leone Sophos.

    È a questa epoca che si cominciò a proibire agli iniziati il duello e di entrare in ogni altra associazione senza il consenso del capo dell'Ordine.

    Questa restaurazione dei pednosofi fu effettuata da Gemisto, Bessarione, Calcondila, Argiropulo, Teodoro Faza, Costantino Lascaris e Ducas. Il capo supremo dell'Ordine era Gemisto che, dopo aver lasciato il suo istituto nascente sotto la protezione di Cosimo de' Medici e di Borso d'Este, duca di Ferrara, andò a finire i suoi giorni, all'età di cento anni, nel Peloponneso. Fu in quest'epoca che le donne furono escluse dai misteri.

    Costantino Lascaris, sotto il nome di Varrone, successe a Gemisto.

    Sotto la sua direzione i pednosofi, denunciati da un servo, furono perseguitati da Paolo II, che aveva ordinato l'arresto di Esperientes, a casa del quale si teneva l'accademia e tutti coloro che ne facevano parte.

    Avvertiti a tempo da Bessarione, loro fratello, presero la fuga. Esperientes si rifugiò in Polonia e gli altri fratelli si recarono alla corte di Mattia Corvino, re d'Ungheria, amico delle lettere e dei saggi. Nel 1471, con la morte di Paolo II terminò la persecuzione e i pednosofi poterono tornare in Italia; ma Lascaris che era rimasto in Ungheria, vi morì dopo aver governato l'Ordine per 13 anni.

    A Lascaris successero Donato Acciaioli, nominato Pollione che morì nel 1478; Bartolomeo Scala, soprannominato Ulisse, che morì nel 1497 e Gian Andrea Lascaris sotto il nome di Scipione. Quest'ultimo capo, viaggiando molto, creò istituti in Francia e Germania; ma l'Ordine vi fece pochi progressi a causa della superstizione dei popoli e delle guerre di religione.

    Stimato e considerato dai principi italiani e apprezzato da due re francesi, Lascaris lasciò la carica nel 1535 in età avanzata.

    A Lascaris successero Girolamo Benivieni, Ciriaco Strozzi, Pier Vettori, Francesco Piccolomini, Adriano Cibo, Guiribaldo Bonarilli, Andrea Mirosini, Federico di Cesio duca d'Acquasparta e Sabbio Colonna.

    Durante queste nove reggenze, l'Ordine raggiunse in Italia un alto grado di splendore. Accademie furono fondate a Firenze, Roma, Perugia, Lucca, Napoli, Forlì, Faenza e in parecchie altre città.

    Ma la pace di cui godettero i pednosofi durante tanti anni fu loro fatale. Troppo fiduciosi nel loro numero e nella qualità dei loro membri, trascurarono le precauzioni che li avevano protetti fino allora; la gelosia dei fratelli delle classi inferiori fece si che il papa Urbano VIII facesse chiudere le Accademie. Nessun rifugio fu lasciato ai pednosofi, il Granduca di Toscana li abbandonò e allo stesso tempo Filippo IV re di Spagna e Napoli li respinse. Tutte queste misure coercitive erano prese sotto istigazione dell'Inquisizione che perseguitava gli Amici della sapienza e della verità.

    Un po' di tempo prima di questo triste avvenimento, il principe Federico di Cesio era stato eletto capo dell'Ordine prima dell'età prevista a causa del suo zelo e dell'ampiezza delle sue conoscenze. Egli aveva trasformato il suo palazzo in una accademia che chiamò i Lyncei.

    Tuttavia fu proprio sotto la sua direzione che cominciò la decadenza dell'Ordine. Fabio Colonna, suo successore, fece dei vani sforzi per risollevare l'istituzione, ma il genio del male prevalse e tutto si spezzò nelle mani del capo. Fortunatamente si presentò per l'ordine un ultimo rifugio in Inghilterra. Sotto la direzione di Ciriaco Strozzi era stato iniziato Th.Bodley: un nuovo museo fu fondato a Londra e istallato da Francesco Pizzellati verso il 1550.

    Più circospetti dei loro fratelli italiani e resi edotti delle loro sfortune, presero tutte le precauzioni necessarie per velare i loro misteri e impedire ai “volgari” di rispettarli.

    Per parecchio tempo non furono conosciuti che sotto il nome di Società Baconiana dal nome del celebre Bacon e di suo padre, che erano iniziati e presso i quali si tenevano le riunioni, sotto la direzione di John Marsham. Fu proprio in Inghilterra che nel XVIII secolo i pednosofi cominciarono ad escludere ogni religione tra i criteri di ammissione ai loro misteri e la filosofia ne guadagnò in libertà e verità. Durante i disordini che agitarono l'Inghilterra sotto Carlo I i pednosofi resero le loro riunioni più rare e più segrete, dato che si astennero dal pronunciarsi sui partiti che agitavano il paese.

    Nel 1672, dopo un bando di Carlo II sulle società segrete, si ritennero in dovere di coprirsi di un nuovo velo. Crearono una società di neofiti che divisero in quattro sezioni dopo le quali non ci si trovava ammessi che al primo grado dell'antica iniziazione. Qui soltanto erano svelati i significati delle allegorie adottate, dopo aver fatto subire all'aspirante le prove fisiche rimandate fino a quel momento, dopo averlo fatto passare per le quattro porte misteriose e avergli fatto conoscere le disposizioni degli statuti concernenti il duello e le altre società segrete.

    È da segnalare che dalla fondazione di questa accademia a Londra tutto ciò che è istituzione od organismo di istruzione in Inghilterra prende il nome di Accademia.

    Dato che la filosofia insegnata nelle scuole non era vera, il Rustica a fiori gialli verdastri ne divenne l'emblema, mentre la filosofia sana fu rappresentata dal Tabacum a fiori rossi. La storia del tabacco divenne il simbolo dell'antica filosofia perseguitata da Domiziano, Valente, Zenone e Giustiniano. Giacomo I e Fagon rappresentavano gli antagonisti della sapienza. Fagon designa soprattutto Francesco Patrizi, che nel sedicesimo secolo perseguitò con il sarcasmo i pednosofi della sua epoca.

    La geografia segreta ricevette ancora dei nuovi nomi: la Virginia designò il museo centrale; il Messico, la Grecia, la Spagna, il Portogallo, la Francia e l'Italia, che furono i primi paesi dove fu introdotto il tabacco, indicarono le contrade italiane dove furono fondati i primi musei d'Europa come: la Toscana, gli Stati Romani, il Regno di Napoli e la Sicilia.

    Hernandez, Nicot, Tournabon e il gran priore o Drake, che per primo introdusse il tabacco in Inghilterra, rappresentano allegoricamente: Emanuele, Crisolora, Gemisto, Bessarione e Gian Andrea Lascaris, i padri della pednosofia in Occidente. Caterina de' Medici è la figura di Teodora, sposa dell'Imperatore Giustiniano.

    La Tabaccologia compose quindi le quattro sezioni della nuova accademia fondata in Inghilterra dai pednosofi. Furono designati allora sotto il nome di Snuf-takers (coloro che fiutano il tabacco).

    Adottarono il grembiule triangolare che diventò la decorazione di tutte le classi dell'Ordine.

    È a Thomas Stanley, eletto capo, che l'Ordine deve la sua nuova forma, ma egli non godette a lungo i frutti dei suoi lavori: morì nel 1678 lasciando i Fratelli desolati e riconoscenti per tutto quello che aveva fatto per loro e per l'Ordine.

    Ebbe per successori: Wenwell Dillon, conte di Koscamon, William Sommer, John Summer, Antony Asley, Cooper, conte di Shrewbury. John Scheffeld, duca di Bukingam, Charley Bayle, il conte Dorney, Edmund Halley e il cavalier Hans Sloane che morì nel 1754. Questo avvenimento e i disordini che agitavano l'Inghilterra misero fine al museo di Londra e gli archivi, gli statuti, i rituali etc., furono consegnati a H.F. Desherbiers, marchese dell'Etanduère, che si distinse sotto Luigi XV; questo illustre marinaio morì nel 1759 come capo di squadra a Rochefort. Aveva iniziato il suo figlio maggiore che era tenente-colonnello di fanteria e che diventò proprietario della cassetta che conteneva tutti i documenti dell'Ordine pednosofico.

    Questo ufficiale aveva per amico intimo Mr.Doussin che aveva conosciuto nel 1786 a Rochefort dove era stato guardiamarina. Più tardi si ritrovarono a Parigi. Il colonnello fu chiamato in servizio per difendere la patria contro l'Europa coalizzata, ma partendo volle dare al suo amico una prova di tutta la sua fiducia lasciando nelle sue mani una cassetta sigillata: “Se torno” , gli disse “conto sulla vostra fedeltà nel restituirmi intatto questo deposito che vi affido ed al quale attribuisco il più grande valore. Se muoio, rompetene i sigilli, aprirete la cassetta della quale vi affido al chiave e la vostra intelligenza vi ispirerà quello che potrete fare con il suo contenuto”. Partì; due anni dopo Mr. Doussin lesse il suo nome sulla fatale lista delle vittime che il tribunale rivoluzionario aveva fatto appena condurre al patibolo; era arrivato al grado di generale.

    Dopo aver sparso parecchie lacrime, Mr. Doussin aprì la cassetta della quale era rimasto proprietario dopo la morte del Marchese. Essa conteneva i quaderni e tutte le istruzioni dell'istituto tabaccologico, la cui divisa è modestia e oscurità . Fu con il più grande stupore che il Fratello Doussin sfogliò questi documenti, ne districò l'insieme, ma non poté penetrare che nei primi due gradi, gli altri due superavano i suoi mezzi intellettuali; d'altronde le circostanze politiche non erano favorevoli all'istituzione che egli stava già progettando. Rimandò quindi a tempi migliori lo studio dei misteri che dei caratteri sconosciuti ancora gli celavano.

    Nel 1806, essendosi stabilito a Poitiers, dove le scuole riunivano un grande numero di giovani la cui svogliatezza lo affliggeva, fece una scelta fra di loro e successivamente comunicò ai prescelti il primo e secondo grado.

    È così che stabilì il suo museo, chiamato Manifattura. Ma, dato che i suoi affari commerciali non gli permettevano di darsi ad uno studio più approfondito sul resto dei quaderni, scelse fra gli operai della seconda classe il Fratello Degennes, di cui aveva apprezzato la conoscenza, l'intelligenza e lo zelo. Lo obbligò a studiare i differenti caratteri misteriosi e a tradurli con l'aiuto delle chiavi unite ai numerosi manoscritti; ci vollero dieci anni per completare questo lavoro interpretativo di quaranta quaderni. Verso il 1814 il Fratello Doussin, direttore della Manifattura di Poitiers, iniziò il Fratello J. M. Richard, capo d'istituzione a Parigi, uno degli Oratori del Grande Oriente: lo istituì direttore supremo della grande manifattura metropolitana di Francia e lo munì del gran sigillo magistrale. Iniziati nel 1817 abbiamo avuto durante sette anni la soddisfazione di aiutare il buon Fratello Richard nei suoi lavori scientifici, ma nonostante l'alta qualità dei suoi membri e l'eccellente composizione di questo museo metropolitano, la sua durata non sorpassò i quindici anni; alla morte del capo i Priseurs (coloro che fiutano tabacco) si dispersero.

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