La medicina dei Daci

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  1. NeoNata
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    Erodoto, detto il padre della storia, scrisse dei Daci, che erano "buoni conoscitori delle piante, infatti essi curavano i pazienti utilizzando le piante". Negli scritti di Erodoto si può ritrovare la testimonianza che le popolazioni della Tracia-Dacia sapevano utilizzare le fumigazioni con canapa indiana (hashish), e che ne conoscevano gli effetti euforici e tranqulizzanti contro il dolore del parto. Ciò dimostra che i Daci hanno avuto dei legami con i popoli dell'Oriente.

    Omero, il grande poeta dell'antichità, riguardo ai Geto-Daci scrisse che "in aggiunta al coraggio ed umanità manifestata in battaglia, essi possiedevano una educazione morale, che si manifesta nella cura per i forestieri, i malati ed i feriti caduti sulla loro terra".

    Nella creazione poetica di Ovidio (43 aC-17 dC), che fu completata durante il suo esilio a Tomis - Constanta (8-17 dC), venivano menzionate molte erbe che crescono nella zona carpatica-danubiana e in particolare nel Ponto Euxinus (Mar Nero). Di queste specie vengono, in particolare, menzionate Aconitum, Adonis, Malva.

    Un altro rappresentante della cultura antica, il poeta latino Virgilio dice nelle sue lettere che "Pontus Euxinus offre molte erbe e dà cura per tutte le malattie".

    Dioscoride, medico greco, nato in Asia Minore nel corso dell'anno 1 dC, contemporaneo dell'imperatore romano Nerone, fece numerosi viaggi, tra cui anche in Dacia, dove raccolse un ricco materiale per scrivere un libro di grande valore per la medicina naturale del tempo, dal titolo "Il mezzo di guarigione". Pubblicato nel 77. Il libro descrive 600 specie di piante officinali, di cui 40 specie sono specifiche della Dacia. Di queste specie, 27 piante hanno nomi Daco-Traci, 8 - Latini e 5 - Greci.

    Giordane, nei suoi commenti sui lavori del sacerdote - il medico Deceneo che aveva introdotto i Geto-Daci ai misteri della scienza, - indicava l'importanza delle piante officinali nella medicina dei Daci. Osservava Giordane: "Si poteva vedere tra loro che uno ricercava la posizione dei pianeti del cielo, mentre un altro le altre proprietà delle erbe e arbusti ..." . Da tale osservazione si può dedurre e concludere che i Geto-Daci abbandonarono la pratica empirica per l'osservazione razionale dello studio scientifico.

    Deceneo (Deceneus, o nelle varianti Dicineo), può riferirsi a due distinti personaggi della storia della Dacia, entrambi citati in Giordane, De origine actibusque Getarum:

    Deceneo, predecessore di Zalmoxis (Getica V 39).
    Deceneo, filosofo, astronomo e consigliere del re dacico Burebista (70 a.C. - 44 a.C.), indicato come il legislatore dei Goti (Getica X 67-73).

    Burebista (che gli autori greci hanno tramandato col nome di Byrebistas) (Dacia, 82 a.C. circa – Dacia, 44 a.C.) fu il più grande sovrano della Dacia, sulla quale regnò dal 70 al 44 a.C.

    Burebista unificò i popoli della Tracia (dall'odierna Moravia al fiume Bug, dai Carpazi a Dionisopoli, scegliendo come sua capitale (chiamata Argedava o Sargedava) un qualche luogo nei pressi di Costeşti, nei monti Orăştie in Romania sud-occidentale.

    Il centro spirituale e religioso del suo regno era Kogaion (o Kagaion, cioè la montagna sacra), secondo Strabone, che andrebbe localizzata nei monti Bucegi. Secondo i Getica di Jordanes, il sacerdote più importante sacerdote e consigliere del re, era Dicineo (Deceneo), che aveva "quasi poteri regali" e che insegnò ai daci le leggi, l'etica e la scienza fisica e astronomica.

    Gli archeologi hanno scoperto che i Geto-Daci hanno utilizzato anche i rimedi minerali. La polvere di calcare è stata utilizzata come emostatico, le spugne di mare, essiccate e spruzzate, sono stati grandi fonti di iodio, e molti vasi di creta contenevano cenere vulcanica, proposta dai mercanti greci da Etna, Stromboli e Vesuvio. Spruzzata sulle ferite, la cenere le asciugava, accelerando la guarigione.

    I Daci hanno trascurato la cura del corpo collettivo? No. Gli antichi abitanti della Gradistea Muncelului hanno goduto di un impianto di cattura di sorgente d'acqua del filtro al punto chiamato Tau. Entrando nel grande serbatoio di pietra e legno, l'acqua passa attraverso un setaccio, poi è stata filtrata attraverso strati di ghiaia e sabbia. Catturata dopo questa purificazione è stata immagazzinata in cisterne scavate nella roccia, come il Blidaru. Un sistema di tubi, di tegole di argilla cotta, porta l'acqua alla città. Tali sistemi sono stati scoperti dopo il 1950 in diversi insediamenti daci in montagna Orastie. I Daci lavavano la sabbia con il suolo alcalino (una specie di sapone primitivo) e il vino, i loro abiti eravano disinfettati con assenzio e lavanda, si tagliavano i capelli e la barba con coltelli curvi. Avendo i Daci il ''peccato" di ubriacarsi, il sagio sacerdote Deceneo consiglio` Burebista di ordinare di sradicare le radici della vite (apud Strabone).

    In Transilvania i Daci conoscevano, dal III secolo aC, le proprietà curative delle acque minerali. Primavera calda in Geoagiu nome usura Germisara da germi parola indo-europea (ora therm o warm, caldo).

    Le guerre perpetue hanno stimolato il miglioramento dell'intervento chirurgico. Se alcune operazioni, come la rimozione manuale delle punte delle frecce o il bendaggio delle ferite con foglie vegetali astringenti, emostatico e la guarigione era una pratica millenaria, lo stesso si può dire di sofisticati strumenti chirurgici trovati nei siti Daci dagli archeologi come Ion Horatiu Crisan Costantino Daicoviciu, Roger Fox.

    Coloro che credono che la medicina sia stata per i Daci solo empirica, di facile applicazione, sbagliano. L'arte di prevenire le malattie e di guarire gli indemoniati implicava un mitico-magico. I Greci ed i Romani avevano un pantheon di dèi rinomati medici : Kiron centauro, maestro di Asclepio (Esculap), figlio di Apollo, poi i figli e le figlie Esculap, proprietari di branche della medicina: Macaone (chirurgia), Podalir (alimentari), Telesphor (patrono sua convalescenza), Hygeia (igiene), Panakeia (rimedi posesoarea), Epione (dolore alinatoarea). A loro turno, i sacerdoti-medici in Dacia hanno chiesto l'aiuto degli dèi e guaritori Darzas e Bendis, dea corrispondente di Artemide (romana Diana), protettrice della casa e della salute delle donne. Alcuni storici sostengono che i medici - Zamolxis, egli stesso, da giovane, avrebbe viaggiato in Attica e avrebbe conosciuto Pitagora e dai discepoli di Ippocrate ed insegnato la meravigliosa arte che ridà a quelli che soffrono il loro bene più prezioso: la salute del corpo e dell'anima.

    Erodoto venne a conoscenza dei racconti riferiti dai greci del Ponto, secondo cui Zalmoxis era veramente un uomo, schiavo (o discepolo) di Pitagora, che gli insegnò le "scienze dei cieli" nell' isola di Samo. Zalmoxis fu liberato e gli furono affidati molti beni: così ritornò al suo paese e istruì il suo popolo, i Geti, sulle dottrine riguardanti l'immortalità dell'anima. Anche Zenone scrive che Zalmoxis fu uno schiavo di Pitagora.

    La vicenda della schiavitù pitagorica è guardata con sospetto da Erodoto, che non ha fiducia nemmeno nell'esistenza reale di Zalmoxis, argomentando che, in ogni caso, Zalmoxis dovrebbe essere vissuto molto prima di Pitagora.

    A un certo punto, Zalmoxis viaggiò in Egitto, dove portò mistiche conoscenze riguardo all'immortalità dell'anima, insegnando alla gente che dopo la morte sarebbero passati in un luogo dove avrebbero goduto di tutte le possibili benedizioni per l'eternità.

    Per Zalmoxis venne quindi costruita una camera sotterranea (secondo altri era una cava naturale) sulla montagna sacra di Kogainon, dove si ritirò per tre anni (in altri resoconti avrebbe vissuto nell'Ade per questi tre anni). La cava si trova nelle montagne Bucegi in Romania, e viene chiamata la Cava Ialomicioara. Dopo la sua scomparsa, la sua gente lo considerò morto, e lo compianse, ma dopo tre anni, si mostrò ancora una volta ai Geti, che così vennero convinti dei suoi insegnamenti; un episodio che alcuni considerano una resurrezione (pertanto si può vedere come una divinità vita-morte-rinascita, come Tammuz o Gesù).

    Platone, nel dialogo Carmide, riferisce che Zalmoxis era anche un grande medico che guariva i corpi e le menti con un approccio olistico, non solo il corpo come era credenza dei Greci. In Platone è menzionato come abile nell'arte degli incantesimi.

    Secondo Eric Robertson Dodds, la sua figura è quella di uno sciamano o di un daímōn, mentre è da rigettare come assurda, in sintonia con i dubbi di Erodoto, la vicenda della schiavitù sotto Pitagora. L'origine di quelle tradizioni, secondo Dodds, fu il frutto di un'originale elaborazione dei coloni greci del Ponto, motivata dallo stupore per le analogie con le dottrine sull'immortalità dell'anima della scuola pitagorica.

    Dopo la morte di Zalmoxis, il suo culto diede vita ad una religione enoteistica. Durante il regno di Burebista, il 713 a.C., l'anno in cui la tradizione collocava la sua nascita, venne considerato il primo del calendario dacico.

    Aristotele equipara Zalmoxis ad Okhon dei fenici e ad Atlas dei libici.

    È possibile che Zalmoxis sia Sabatio, il trace Dioniso, o Zeus. Mnasea di Patara lo identifica con Crono.

    Il suo regno come dio non è molto chiaro, in quanto alcuni lo considerano un dio del cielo, un dio della morte o dei Misteri".

    Dopo che i Romani conquistarono la Dacia (106 dC), l'arsenale terapeutico della flora medicinale in Dacia fu arricchita di nuove specie per l'esercito e l'amministrazione romana.

    Pseudo-Apuleio, uno scrittore e botanico del II secolo dC, nel suo "Il farmaco minibus Herbarum," elencó altre 37 erbe terapeutiche utilizzate in Dacia: aniarsexe-erba salata, budathla- lingua del bue, chlodela-sedano campo, ciborastra-bardana, diesema-coda di vacca, dyn-ortica, dzena-cicuta d'acqua, kardama-juncus, koikodila- papale, kroustane-comune chelidonia, mantello-more, mizela-timo, skit-cardo, ecc. Una studio comparato mostra, che per 11 specie i nomi dei Daci sono identici a quelli registrati da Dioscoride, e 26 specie si verificano solo negli scritti dello Pseudo-Apuleio, essendo probabilmente raccolti direttamente dal territorio della Dacia romana.

    In seguito all'evacuazione dalla Dacia da parte delle autorità romane amministrative e militari, durante il regno dell'imperatore Aureliano (anno 275 dC), la fitoterapia, è stato l'unico metodo per alleviare le sofferenze e la cura dei malati, sulla base delle conoscenze acquisite nei secoli precedenti.



    Fonti bibliografiche :
    www.farmacia-verde.ro/2009/08/tradi...iste-la-romani/
    www.enciclopedia-dacica.ro/terapeutica/plante.htm
    www.descopera.ro/cultura/2753237-da...ari-va-inselati
    http://it.wikipedia.org/wiki/Zalmoxis
    http://it.wikipedia.org/wiki/Deceneo
    http://it.wikipedia.org/wiki/Burebista

    Edited by NeoNata - 20/1/2010, 16:54
     
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    Grazie Neonata per questo interessante articolo sulla medicina officinale usata dai Daci.

    Aggiungo qui qualche informazione su questo popolo:


    **************

    Daci

    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    I Daci erano una popolazione indoeuropea storicamente stanziata nell'area a nord del basso corso del Danubio che da loro ha preso il nome (Dacia, corrispondente grossomodo alle ordierne Romania e Moldavia).

    Le diverse tribù che formavano il popolo furono riunite in un regno centralizzato e organizzato soltanto con re Burebista, nel I secolo a.C. Lo Stato dei Daci, con capitale Sarmizegetusa Regia, si scontrò più volte con i Romani, che riuscirono a sottometterli completamente con la vittoria dell'imperatore Traiano su re Decebalo (106). Entrati a far parte dell'Impero romano, i Daci si dissolsero progressivamente come popolo autonomo, mescolandosi prima con i coloni romani, poi con nuovi invasori provenienti da nord e da est (Sarmati, Germani, Magiari, Slavi).

    Storia

    Le origini e il rapporto con Traci e Geti


    image
    La Dacia di Burebista (60-44 a.C.)


    Non è possibile datare con sicurezza il momento dell'insediamento dei Daci nella loro patria storica, né quello della formazione stessa del popolo, staccatosi dalla matrice indoeuropea. Indizi linguistici fanno comunque ritenere che gli elementi indoeuropei che poi si sarebbero evoluti nel popolo dei Daci avrebbero raggiunto l'area della Dacia nel IV millennio a.C.

    I Daci sono stati a lungo ritenuti parte del ceppo tracico: Geti e Daci avrebbero formato il ramo settentrionale della grande famiglia dei Traci, anche se particolarmente esposti alle influenze dei loro vicini orientali, gli Sciti. Stando a studi più recenti, tuttavia, è invece possibile che i Daci siano da ascrivere - insieme ai Misi dell'Anatolia - a un ramo a sé stante, distinto da quello tracico: il gruppo delle lingue daco-misie.

    Nelle fonti classiche erano indicati come Getes (al plurale, Getai) dai Greci, e come Dacus (al plurale, Daci) dai Romani, oltre che Dagae e Gaetae, secondo la Tabula Peutingeriana. Gli scrittori antichi sono unanimi nel considerare i Geti e i Daci appartenenti ad uno stesso popolo, opinione oggi giorno avvalorata dall'archeologia e dalla linguistica moderna; è possibile che i Geti fossero tanto parte del popolo dei Daci, quanto che da questi siano stati a un certo punto assorbiti, oppure come sostenevano gli autori antichi: i Geti vivevano nelle pianure della Valacchia, mentre i Daci nei territori montuosi e collinari della Transilvania.

    Le prime menzioni delle fonti classiche sui Daci lasciano intendere che, a partire dal principio del II secolo a.C., erano stanziati all'interno dell'arco montuoso dei Carpazi: Pompeo Trogo narra, infatti, del conflitto che portò l'allora re dace, Oroles, a battere e respingere un'incursione di una popolazione germanica, i Bastarni, che avevano tentato di penetrare da oriente, nelle fertili pianure del medio corso del fiume Mureş. Un nuovo conflitto con i Bastarni si verificò nel 112-109 a.C., ma anche questa volta furono respinti, non riuscendo ad indebolire la potenza dei Daci, che al contrario aumentò, tanto da scorgere proprio in questo periodo lo spostamento del centro di potere dei daco-geti dalla pianura della Valacchia al cuore della Transilvania.

    regno dei Daci

    Dopo essersi scontrati prima con i Macedoni (IV secolo a.C.) e poi con i Traci (III secolo a.C.), nel I secolo a.C. i Daci riuscirono a dar vita, sotto re Burebista, a un stabile regno autonomo. Alla morte del grande sovrano, tuttavia, il suo regno si dissolse; ne seguì una situazione di fluidità, con numerosi scontri con l'Impero romano che nel frattempo era giunto ai confini meridionali della Dacia.

    GLi scontri toccarono il culmine negli anni 85-88, quando l'imperatore Domiziano condusse una serie di operazioni contro il regno del nuovo sovrano, Decebalo. Questi che era stato in grado non solo di ristabilire un potere centrale sui Daci, ma anche di rinverdire la potenza militare ed economica dei tempi di Burebista, tanto da premere da nord sulla provincia romana di Mesia. Pur sconfitto, nell'89 Decebalo riscuì a ottenere condizioni di pace solo apparentemente favorevole ai Romani: gli fu infatti consentito di riarmarsi liberamente e di accrescere la potenza del suo popolo nel quindicennio successivo.

    La conquista romana

    Nel 101 Traiano avviò la campagna di conquista dell'area, conclusa nel 106 con la morte di re Decebalo e l'isituzione di una nuova provincia romana. Il dominio romano ebbe però già termine nel III secolo, quando il Limes romano fu riportato al Danubio. Nonostante la relativa brevità del dominio diretto di Roma, la romanizzazione della Dacia fu profonda, anche grazie all'intensa opera di colonizzazione; i caratteri etnici e linguistici peculiari dei Daci si stemperarono in un nuovo complesso antropologico, nei secoli successivi ulteriormente modificato dalle nuove invasioni di Goti, Slavi, Magiari e altre popolazioni nomadi.

    Società

    Testa di un esponente del ceto dei tarabostes, con il caratteristico pileum Comati daci. I Daci si dividevano in due classi: l'aristocrazia a cui era affidata l'amministrazione e l'economia (i tarabostes) oltre a costituire l'elite dei guerrieri (i pileati), a questa classe si aggiungeva la gente comune e libera (i comati). Entrambe le classi sociali, dei pileati e dei comati, partecipavano al grande consiglio reale, almeno ai tempi di Decebalo,

    Soltanto gli aristocratici avevano il diritto di coprire le proprie teste, e indossavano un cappello di feltro, detto pileum (da cui viene pileati, il nome con cui erano designati in latino). La seconda classe comprendeva i soldati di bassa livello, i contadini e gli artigiani; in latino erano denominati capillati, per via dei capelli portati lunghi. Il loro aspetto e abbigliamento si può vedere sulla Colonna di Traiano.

    Si racconta, inoltre, che questa società di tipo partiarcale era orientata soprattutto alla guerra più che alla pace, in particolare i Daci, erano considerati tra i popoli di stirpe tracia i più aggressivi ed "i più grandi tra il popolo dei Traci", come ci tramanda Erodoto.

    Aspetto fisico

    I Daci, come pure gli stessi Geti, erano generalmente descritti dal mondo classico come individui alti, dalla pelle chiara, dai capelli di colore probabilmente rossiccio e dagli occhi blu.

    Religione

    Come ci tramanda Erodoto, i Geti (alla fine del VI secolo a.C.) credevano nell'immortalità dell'anima e consideravano la morte un mero cambio di paese: "I Geti si ritengono immortali... sono convinti che lo scomparso non muoia veramente, ma raggiunga il dio Zalmoxis" (o Zalmolxis). "Altri Geti [si trattava dei Daci] questo stesso dio lo chiamano Gebeleizis. Ogni quattro anni mandavano uno di loro, tratto a sorte, a portare un messaggio a Zalmoxis, secondo le necessità del momento... tre Geti hanno l'incarico di tenere tre giavellotti, altri afferrano per le mani ed i piedi il "messaggero designato", lo fanno roteare e lo scagliano sulle lance. Se muore trafitto, ritengono che il dio sia propizio, se non muore, accusano il messaggero, sostenendo che è un uomo malvagio, e quindi ne inviano un altro...".

    Il primo sacerdote godeva di una posizione prominente in quanto rappresentante della divinità suprema, Zalmoxis, ed era anche il consigliere del re. Giordane nella sua Getica, attribuiva a un certo Deceneo il titolo di sacerdote capo di Burebista.

    Economia

    Le principali occupazioni dei Daci erano agricoltura, apicoltura, viticoltura, allevamento del bestiame, produzione di ceramica e metallurgia. La provincia romana di Dacia è rappresentata su un sesterzio come una donna seduta su una roccia con un bambino piccolo su un ginocchio, che tiene delle spighe di grano, e un altro bambino seduto davanti a lei che tiene dei grappoli d'uva.

    I Daci lavoravano anche l'oro e l'argento proveniente dalle miniere in Transilvania. Portavano avanti un considerevole commercio con altri popoli, come dimostrano le molte monete straniere trovate nel Paese.

    Lingua

    I Daci parlavano una lingua indoeuropea, della quale ci sono giunte testimonianze esigue: alcune iscrizioni, toponimi, antroponimi e poche parole isolate riportate da autori Greci e latini. Ritenuto a lungo parte di un gruppo tracico, in tempi recenti nuovi studi propendono piuttosto a inscriverla a un gruppo a se stante (Lingue daco-misie), anche se la questione è ancora aperta.

    Architettura civile

    I Daci avevano sviluppato il murus dacicus, caratteristico dei loro complessi di città fortificate, come la loro capitale Sarmizegetusa Regia. Il grado del loro sviluppo urbano è testimoniato dai bassorilievi della Colonna di Traiano: l'approvvigionamento idrico delle città era garantito da acquedotti, e infatti i Romani riuscirono a prendere la città attraverso l'individuazione e la distruzione dei condotti.

    Architettura militare

    Caratteristiche degli insediamenti daci sono le piazzaforti collocate su alture, tratto tipicamente indoeuropeo. Così la stessa capitale, Sarmizegetusa Regia, che oltre alle fortificazioni includeva edifici religiosi e quella che sembra una piattaforma per l'osservazione astronomica


    Edited by Nausicaa* - 20/1/2010, 16:57
     
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    Una bellissima mostra a Roma sull'arte dei Daci: http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/12/...ano-10269769/1/

    Il pezzo più antico è una spada rituale d'oro del XVII secolo a.C., ma poi si spartiscono la scena gioielli di rara raffinatezza, tutti originari di tesori, corredi tombali e arredi liturgici. Pezzi prodotti dai Daci, conquistati dall'imperatore Traiano all'inizio del II secolo. Sono 140 oggetti di altissimo valore artistico che per la prima volta escono dal Museo Nazionale di Storia della Romania di Bucarest per la grande mostra "Ori Antichi della Romania", inaugurata ai Mercati di Traiano e che resterà aperta fino al 3 aprile.
     
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    Eh, io ti devo ringraziare, Nausicaa! Sono molto impressionata leggendo la storia dei miei antenati. Si, l'avevo sentito al Tv che c'e` una mostra dacica a Roma... Sinceramente, se accettate un consiglio, merita andar vedere almeno i braccialetti... Sono stupendi! A me sono riusciti piacere molto, anche se il mio modello preferito sarrebbe uno etrusco, in forma di serpenti, visto a Vila Giulia di Roma. ;) Eh, anche uno dacico mi piacerebbe portarlo sulla mano :P
    PS : Appena avro tempo ed energia, vorrei presentarvi i ''Solomonari'', un tipo di maghi rumeni molto misteriosi, che si dice che hanno ereditata la sapienza dei sacerdoti daci.

    Ed anche altra cosa misteriosa sarebbe quella che sostiene che nel mio paese esistono dei importanti centri energetici della Terra e che i Daci hanno saputo questa cosa... e l'hanno utilizzata.
     
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3 replies since 19/1/2010, 18:19   1921 views
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