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Sibilla.
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XI
L’assiuolo
Dov’era la luna? chè il cielo
notava in un’alba di perla,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi:
chiù...
Le stelle lucevano rare
tra mezzo alla nebbia di latte:
sentivo il cullare del mare,
sentivo un fru fru tra le fratte;
sentivo nel cuore un sussulto,
com’eco d’un grido che fu.
Sonava lontano il singulto:
chiù...
Su tutte le lucide vette
tremava un sospiro di vento:
squassavano le cavallette
finissimi sistri d’argento
(tintinni a invisibili porte
che forse non s’aprono più?...);
e c’era quel pianto di morte...
chiù...
G. Pascoli, da Mirycae
Adoro questa poesia....evoca mistero...presagi funesti, rischiarati tuttavia dalla luna.
La luna non si vede, si percepisce dal suo chiarore sulla vegetazione che è tutt'uno con lei.
E' evocata dal riferimento alla dea Iside ed ai suoi sistri, che parlano di rinascita.
E' notte, la luna si percepisce solo ne suo chiarore, una voce, un singulto, un pianto di morte sono evocati dal Chiù, il verso funesto dell'assiuolo. Come nelle più antiche tradizioni esso presagisce lutti e sventure. Nel silenzio della notte, tale suono fa da padrone..riecheggia misterioso.
Poi si aggiunge un suono, quello delle cavallette, anche esse presagio di morte (piaga dell'umanità): il loro suono però nasconde qualcosa di consolatorio....i sistri di Iside, colei che fa rinascere dalla morte. Essa, identificata con la Luna, aveva riportato in vita il fratello/marito Osiride, cercandone i pezzi in cui era stato smembrato per tutti gli angoli della Terra e, dopo averlo ricomposto, si era unita sessualmente a lui e lo aveva riportato in vita.
Eccola, lei, la Luna, elemento comunicatore di due mondi, quello dei defunti e quello dei vivi, di cui (forse) rimangono aperte le porte.
Speranza o timore?
Una musicalità senza uguali,; immagini potenti ....
Un abbraccio. -
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Grazie Sibilla!!!!bellissima! .