Ricostruzione 3D di Pompei

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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    Incredibile !



    Pazzesco! Tanta bellezza spazzata via !
     
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  2. Sibilla
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    Bellissima ricostruzione! Emozionante... Si tanta bellezza spazzata via.. Ma allo stesso tempo c'è la consapevolezza che se così non fosse stato... Non avremmo quello che abbiamo.. Resti unici al mondo. Triste.
     
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    Cioè dici che se non fosse stata seppellita dal Vesuvio non sarebbe arrivata a noi come è oggi? Io l'ho visitata e ricordo di essere rimasta abbastanza scioccata perché sembrava di camminare in una città senza tetti ma perfettamente conservata come era all'epoca! Speriamo rimanga così perché il Vesuvio è pericolosissimo e non erutta dal 1944 !
     
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  4. Sibilla
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    Si cara Lag!
    La nube ardente che ha travolto Pompei e che l'ha sepolta sotto metri di materiale piroclastico (csner e lapilli) ha permesso che tutto rimanesse preservato e che rimanesse il "vuoto dei corpi" da cui si possono fare i calchi.
    A Ercolano addirittura è conservato il legno... Rarità nell'archeologia, poiché degradabile nei secoli. Questo grazie a un diverso destino di Ercolano, investita da un'ondata di "fango" bollente misto di vapore acqueo e cenere/lapilli!!
     
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    Sai dove ho visto il legno dell'antica Roma? Alla Chiesa di S.Clemente a Roma, dove si scende sotto, nella parte della Roma antica, è vi è il legno bruciato dall'incendio di epoca neroniana. Incredibile!!

    Grazie mille, le tue competenze nel campo sono preziosissime!
     
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  6. Sibilla
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    CITAZIONE (Lagertha• @ 18/2/2019, 10:37) 
    Sai dove ho visto il legno dell'antica Roma? Alla Chiesa di S.Clemente a Roma, dove si scende sotto, nella parte della Roma antica, è vi è il legno bruciato dall'incendio di epoca neroniana. Incredibile!!

    Grazie mille, le tue competenze nel campo sono preziosissime!

    Wow!!! Lo devi vedere allora! Non lo sapevo!

    È un piacere condividere quello che amo!

    Lagertha• Posso aggiungere qui sotto la lettera di Plinio il Giovane che da testimone oculare, descrive l'eruzione?
    In quell'occasione morì lo Zio Plinio il vecchio che, sia per salvare delle persone, sia per il suo interesse da naturalista, si era avvicinato troppo.
     
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    Certo ! Ho letto la lettera ma per i nostri lettori sarà un piacere!

    Grazie mille ! :)

    P.S. Mi pare che Plinio il Vecchio morì per i gas?
     
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  8. Sibilla
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    Lettera di Plinio il giovane a Tacito
    sull'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

    "Mi chiedi che io ti esponga la morte di mio zio, per poterla tramandare con una maggiore obiettività ai posteri.

    Te ne ringrazio, in quanto sono sicuro che, se sarà celebrata da te, la sua morte sarà destinata ad una gloria immortale.

    Era a Miseno e teneva direttamente il comando della flotta. Il 24 agosto, verso l'una del pomeriggio, mia madre lo informa che spuntava una nube fuori dell'ordinario sia per grandezza che per aspetto. Egli dopo aver preso un bagno di sole e poi un altro nell'acqua fredda, aveva fatto uno spuntino stando nella sua brandina da lavoro ed attendeva allo studio; si fa portare i sandali e sale in una località che offriva le migliori condizioni per contemplare quel prodigio.

    Si elevava una nube, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna (si seppe poi in seguito che era il Vesuvio): nessun'altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la figura e la forma. Infatti slanciatasi in su come se si sorreggesse su di un altissimo tronco, si allargava poi in quelli che si potrebbero chiamare dei rami; credo che il motivo risiedesse nel fatto che, innalzata dal turbine subito dopo l'esplosione e poi privata del suo appoggio quando quello andò esaurendosi, o anche vinta dal suo stesso peso, si dissolveva allargandosi: talora era bianchissima, talora sporca e macchiata, a seconda che aveva trascinato con sé terra o cenere.

    Nella sua profonda passione per la scienza, stimò che si trattasse di un fenomeno molto importante e meritevole di essere studiato più da vicino. Ordina che gli si prepari una liburna e mi offre la possibilità di andare con lui se lo desiderassi. Gli risposi che preferivo attendere ai miei studi e, per caso, proprio lui mi aveva assegnato un lavoro da svolgere per iscritto.

    Mentre usciva di casa, gli viene consegnata una lettera da parte dì Rettina, moglie di Casco, la quale, terrorizzata dal pericolo incombente (infatti la sua villa era posta lungo la spiaggia della zona minacciata e l'unica via di scampo era rappresentata dalle navi), lo pregava che la strappasse da quel frangente così spaventoso.

    Egli allora cambia progetto e ciò che aveva incominciato per un interesse scientifico lo affronta per l'impulso della sua eroica coscienza.

    Fa uscire in mare delle quadriremi e vi sale egli stesso, per venire in soccorso non solo a Rettina ma a molta gente, poiché quel litorale, in grazia della sua bellezza era fittamente abitato. Si affretta colà donde gli altri fuggono e punta la rotta ed il timone proprio nel cuore del pericolo, così immune dalla paura da dettare e da annotare tutte le evoluzioni e tutte le configurazioni di quel cataclisma, come riusciva a coglierle successivamente con lo sguardo.

    Ormai, quanto più si avvicinavano, la cenere cadeva sulle navi sempre più calda e più densa, vi cadevano ormai anche pomici e pietre nere, corrose e spezzate dal fuoco, ormai si era creato un bassofondo improvviso ed una frana della montagna impediva di accostarsi al litorale. Dopo una breve esitazione se dovesse ripiegare all'indietro, al pilota che gli suggeriva quest'alternativa tosto replicò: «La fortuna aiuta i prodi; dirigiti sulla dimora di Pomponiano".

    Questi si trovava a Stabia, dalla parte opposta del golfo (giacché il mare si inoltra nella dolce insenatura formata dalle coste arcuate a semicerchio); colà quantunque il pericolo non fosse ancora vicino, siccome però lo si poteva scorgere bene e ci si rendeva conto che, nel suo espandersi, era ormai imminente, Pomponiano aveva trasportato su delle navi le sue masserizie, determinato a fuggire non appena si fosse calmato il vento contrario. Per mio zio invece questo era allora pienamente favorevole, così che vi giunge, lo abbraccia tutto spaventato com'era, lo conforta, gli fa animo e, per smorzare la sua paura con la propria serenità, si fa calare nel bagno: terminata la pulizia, prende posto a tavola e consuma la sua cena con un fare gioviale o, cosa che presuppone una grandezza non inferiore, recitando la parte dell'uomo gioviale.

    Nel frattempo dal Vesuvio risplendevano in parecchi luoghi delle larghissime strisce di fuoco e degli incendi che emettevano alte vampate, i cui bagliori e la cui luce erano messi in risalto dal buio della notte. Egli, per sedare lo sgomento, insisteva nel dire che si trattava di fuochi lasciati accesi dai contadini nell'affanno di mettersi in salvo e di ville abbandonate che bruciavano nella campagna. Poi si prese un po' di riposo e riposò di un sonno certamente genuino. Infatti il suo respiro, che, a causa della sua corpulenza, era piuttosto profondo e rumoroso, veniva percepito da coloro che andavano avanti e indietro dinanzi alla sua soglia.

    Senonché il cortile da cui si accedeva alla sua stanza, riempiendosi di cenere mista a pomici, aveva ormai innalzato tanto il suo livello che, se mio zio avesse ulteriormente indugiato nella sua camera, non avrebbe più avuto la possibilità di uscirne.

    Svegliato, viene fuori e si ricongiunge al gruppo di Pomponiano e di tutti gli altri, i quali erano rimasti desti fino a quel momento. Insieme esaminano se sia preferibile starsene al coperto o andare alla ventura allo scoperto. Infatti, sotto l'azione di frequenti ed enormi scosse, i caseggiati traballavano e, come se fossero stati sbarbicati dalle loro fondamenta, lasciavano l'impressione di sbandare ora da una parte ora dell'altra e poi di ritornare in sesto. D'altronde all'aperto cielo c'era da temere la caduta di pomici, anche se erano leggere e corrose; tuttavia il confronto tra i due pericoli indusse a scegliere quest'ultimo. In mio zio una ragione predominò sull'altra, nei suoi compagni una paura s'impose sull'altra. Si pongono in testa dei cuscini e li fissano con dei capi di biancheria; questa era la loro difesa contro tutto ciò che cadeva dall'alto.

    Altrove era già giorno, là invece era una notte più nera e più fitta di qualsiasi notte, quantunque fosse mitigata da numerose fiaccole e da luci di varia provenienza. Si trovò conveniente di recarsi sulla spiaggia ed osservare da vicino se fosse già possibile tentare il viaggio per mare; ma esso perdurava ancora sconvolto ed intransitabile. Colà, sdraiato su di un panno steso per terra, chiese a due riprese dell'acqua fresca e ne bevve. Poi delle fiamme ed un odore di zolfo che preannunciava le fiamme spingono gli altri in fuga e lo ridestano.

    Sorreggendosi su due semplici schiavi riuscì a rimettersi in piedi, ma subito stramazzò: da quanto io posso arguire, l'atmosfera troppo pregna di ceneri gli soffocò la respirazione e gli otturò la gola, che era per costituzione malaticcia, gonfia e spesso infiammata.

    Quando riapparve la luce del sole (era il terzo giorno da quello che aveva visto per ultimo) il suo cadavere fu trovato intatto, illeso e rivestito degli stessi abiti che aveva indossati: la maniera con cui il suo corpo si presentava faceva più pensare ad uno che dormisse che non ad un morto.

    Frattanto a Miseno io e mia madre... ma questo non interessa la storia e tu non hai espresso il desiderio dl essere informato di altro che della sua morte. Dunque terminerò.

    Aggiungerò solo una parola: che ti ho esposto tutte cose alle quali ho partecipato o che mi sono state riferite immediatamente dopo, quando i ricordi conservano ancora la massima precisione."

    CITAZIONE (Lagertha• @ 18/2/2019, 11:49) 
    Certo ! Ho letto la lettera ma per i nostri lettori sarà un piacere!

    Grazie mille ! :)

    P.S. Mi pare che Plinio il Vecchio morì per i gas?

    Allora, Plinio il Vecchio, come attesta la lettera del nipote allo storico Tacito, morì probabilmente per le esalazioni di gas. Tuttavia le cause della morte degli abitanti di Pompai furono di varia natura (oggi si hanno più notizie grazie alla TAC fatta agli scheletri rimasti interi nei calchi in gesso o resina).
    Ecco i principali motivi di morte a Pompei
    1- asfissia per le esalazioni di gas fuoriuscite dal Vesuvio con una eruzione esplosiva
    2- crollo di tetti e strutture dovuti al terribile terremoto che investì Pompei contestualmente all'eruzione. Infatti l'eruzione avvenne in due grandi fasi; la prima porto alla fuga, ma poi gli abitanti, pensando che il disastro fosse finito, si fiondarono in città per cercare i propri cari o per prendere le loro cose e furono investiti dall'eruzione e dal terremoto peggiori
    3- morte per disidratazione a causa della cenere e dei lapilli a temperature elevatissima
    4- morte per calpestamento (tipica del panico)


    Diversa e peggiore fu la morte degli abitanti di Ercolano: essi fuggirono sulla spiaggia in attesa di soccorsi portando con se i loro beni, ma le navi non potevano raggiungerli. Erano le triremi della flotta militare di Miseno (di cui Plinio il Vecchio era un ufficiale) e a causa del ritirarsi delle acque per il terremoto, non riuscivano ad attraccare. Furono investiti da questa colata di fango che si era formata dal mescolarsi dei lapilli e della cenere con il vapore acqueo. Furono quindi "disidrati" in maniera diversa da quanto successe a Pompei, tanto che noi abbiamo dei corpi veri e propri e non dei calchi.

    Insomma, gli abitanti di Pompei ebbero una morte almeno più rapida.


    calchi9_opt2016-05-21-11

    Prima immagine: calco da Pompei
    Seconda immagine: scheletri da Ercolano (rimasti integri)

    Fonte per le immagini: web
     
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    Si, avevo letto che ciò che rimane di loro presenta un colore rossastro sulle ossa dovuto al ferro in giro per il corpo liquefatto per il calore.

    Poveretti! Non avevano mai visto una cosa del genere e il Vesuvio era una specie di montagnola che oggi ha quella forma proprio per l’esplosione del 79 D.C.
     
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  10. Sibilla
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    Già.. La cosa grave è e non oggi si sa... E si costruisce alle sue pendici... E prima o poi (e tra non molto).... Non oso neppure dirlo.
    Come hai ben detto prima... È da un po' che non erutta...
     
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    Si! Questo merita un discorso a parte. Purtroppo è molto a rischio !
     
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    Anche io ho avuto più volte l'occasione di dirigermi li e tutte le volte che ho visto tutto lo scenario molto triste, ho provato le stesse emozioni. Povera gente! Un tristezza infinita! Quante vite spezzate in
    maniera drammatica 😢 Bellissima la ricostruzione quanto era bella Pompei prima del disastro!! 😍
     
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    Comunque il linguaggio forbito di Plinio il Giovane è meraviglioso! 🥰
     
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  14. Sibilla
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    Concordo.. Elegantissimo!!!
     
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  15. Sibilla
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    Tabernae, cauponae e thermopolia, la testimonianza di Pompei


    Pompei ci ha restituito un grande gioiello: la possibilità di sapere come vivevano le persone semplici in età imperiale romana.

    Via dell'abbondanza, una delle principali direttrici della città, era la via degli affari e della "movida" antica. Botteghe e punti di ristoro facevano brulicare la via di centinaia di persone.
    Ma come ci si poteva rifocillare a Pompei nel I d.C.?

    Possiamo distinguere tre tipi di locali, tutti affacciati sulla strada:

    1) la taberna vinaria: l'equivalente dei nostri bar. Si beveva al bancone che spesso era proprio sulla strada al limite con qualche snack salato (che aumentava la sete, un po' come le nostre patatine). Sulla strada vicino al bancone ci sono spesso delle panche di marmo dove ci si poteva sedere per qualche minuto mentre si beveva. Il problema? uno stuolo di ubriachi continuava a fare chiasso per ore e siccome sopra queste attività vi erano spesso delle abitazioni, succedeva né più e né meno quello che spesso accade nel centro storico delle città dove la notte c'é vita: chi voleva dormire si lamentava!!

    taberna



    2) la caupona: è una sorta di ristorante con sala e giardino interno, dove di mangia seduti. Spesso la caupona aveva delle stanze al piano superiore e quindi fungeva anche da albergo. Di solito vi si fermavano i viaggiatori.



    3) il thermopolium (letteralmente dal greco "tavola calda") forniva una sorta di "street food". Si poteva mangiare al volo qualcosa di caldo senza sedersi, come accade con i nostri "chioschi". Sono riconoscibili per il bancone che presenta un "lavandino" e dei fori in cui si mettevano contenitori con i vari cibi.
    A Pompei ne abbiamo veramente moltissimi, come anche ad Ostia antica.

    thermo




    come vedete, le cose non cambiano!!

    Per le immagini, la fonte è in spoiler😊
     
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15 replies since 18/2/2019, 09:50   214 views
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