La caccia alle streghe

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    La caccia alle streghe è un fenomeno molto discusso e di grande interesse, ma quando iniziò, esattamente?
    Proverò a tracciarne un profilo basandomi su quanto affermato da Giordano Berti (direttore dell'istituto Graf di Bologna, studioso di religioni, simbolismo e tradizioni esoteriche) nel suo testo: Storia della stregoneria, origini, credenze, persecuzioni e rinascita nel mondo contemporaneo.

    Premessa storico-sociale
    Per la cultura giudaico-cristiana, la donna è fonte di ogni male, avendo per prima assaggiato il frutto proibito offertole da Satana nell'Eden e avendo convinto Adamo a cibarsene.
    Nel XIV sec avvenne una recrudescenza dell'antifemminismo che si rifaceva proprio a questo tipo di credenze, ma che ebbe tragiche conseguenze. Nel 1330, su commissione di papa Giovanni XXII, il francescano Pelayo scrisse il volume De planctu ecclesiae, un'opera che riassumeva gli argomenti teologici contro le donne. Tra le accuse più dure rivolte alle donne figura il fatto di trascinare gli uomini "negli abissi della sensualità" e di "accoppiarsi con le bestie". Inoltre certe donne sono empie indovine, gettano il malocchio, adoperano incantesimi e malefici, provocano la sterilità con erbe e pozioni magiche, praticano "l'arte di Zabulon", cioè impediscono la procreazione. Negli anni immediatamente successivi la pubblicazione della bolla Super illius si scatenò la caccia alle streghe in Francia meridionale. Alcuni storici ritengono che nell'arco di un secolo bruciarono al rogo oltre 600 persone fra maghi e streghe; tuttavia non è facile stabilire l'accusa specifica mossa contro di loro dato che ormai era avvenuta, nella mentalità degli inquisitori, una saldatura tra eresia, adorazione del diavolo e pratiche magiche. Lasciando da parte i documenti in cui tali reati non sono chiaramente distinti tra loro, ricordiamo che in Francia, tra il 1320 e il 1350, l'inquisizione di Carcassonne pronunciò più di 400 sentenze per il reato di magia e oltre 200 di queste comportarono la condanna amore. L'inquisizione di Tolosa fu ancora più severa: le comparvero davanti 600 persone, due terzi delle quali furono giustiziate dal braccio secolare. Tali esecuzioni continuarono durante la seconda metà del secolo.
    L'inizio della repressione
    Le leggi romane, soprattutto quelle della Roma imperiale, furono durissime nel reprimere gli operatori di malefici, uomini o donne che fossero. Furono più teneri i sovrani dell'epoca barbarica, mentre da Carlo Magno in poi riprese vigore il diritto romano e, di conseguenza, la condanna di maghi, streghe, e incantatori di ogni genere. La Chiesa cattolica, da parte sua, pur aborrendo ogni forma di magia e divinazione restò per molti secoli scettica sulla realtà dei poteri soprannaturali attribuiti a certi individui dalla superstizione popolare e dall'antica tradizione letteraria. Bisognò attendere le crociate contro gli eretici (crociata contro i catari albigesi, 1209-1229)e la nascita dell'Inquisizione per vedere un sostanziale cambiamento nella mentalità ecclesiastica. L'assimilazione della stregoneria all'eresia, passaggio obbligatorio di questo cambiamento, può dunque essere considerata il prologo vero della caccia alle streghe: non la sua causa scatenante, ma la premessa teorica in base alla quale fu possibile giustificare una repressione che, partita in sordina, col tempo fu sistemata dai teologi-inquisitori e portata a livelli di una vera e propria persecuzione su vasta scala, infierendo per almeno quattro secoli su uomini e donne di ogni ceto sociale.
    Eresia e stregoneria
    Nel 1257 papa Alessandro IV emanò la bolla Quod super nonnullis con la quale dava agli inquisitori il diritto di indagare anche sulle streghe; in sostanza il papa, certamente ispirato da qualche inquisitore, riteneva che in alcuni casi le pratiche di stregoneria sconfinassero nell'eresia. Sul piano giuridico, stregoneria ed eresia erano ancora rigorosamente separate, secondo i dettami del diritto canonico vigente a quel tempo. Nulla impediva, però, di attribuire allo stesso accusato diversi reati, come accadde per esempio ai cavalieri Templari, arrestati nel 1307 per bestemmia, stregoneria, sodomia ed adorazione del diavolo sotto forma di un idolo chiamato Baphomet. E' noto che tali accuse furono costruite ad arte dagli emissari del re di Francia e che alcuni imputati, sottoposti ad atroci torture, confessarono ogni addebito per avere salva la vita. Altri confessarono ma poi ritrattarono, accettando così la condanna a morte: il 18 marzo 1314 arsero al rogo 38 cavalieri fra i quali Jaques de Molay, ultimo Grande Maestro dell'Ordine del Tempio. Dodici anni dopo, papa Giovanni XXII, ex vescovo della Linguaiola e inquisitore, formalizzò il rapporto fra eresia, stregoneria e adorazione del diavolo nella bolla Super illius specula del 1326. In questa bolla si evince chiaramente la convinzione che da un patto diabolico scaturiscano due crimini: l'apostasia della fede cristiana e l'eresia. Così, questo papa avviò una persecuzione contro ogni forma di divinazione, nonché contro i sortilegi, le evocazioni spiritiche e le arti magiche in generale e persino contro l'astrologia giudiziaria, sebbene questa "scienza" fosse comunemente praticata ad ogni livello sociale. Nel manuale di Bernard Gui del 1320, egli discusse della stregoneria in un solo capitolo dove, specificando che solo le pratiche magiche con evidente intento sacrilego o idolatrico dovevano considerarsi eretiche imponeva l'applicazione delle stesse procedure legate alle altre eresie (es. tortura).
    Nel 1376 un altro inquisitore, il catalano Nicolau Eymrich, redasse il suo Directorium inquisitorum (manuale degli inquisitori) che influenzò tutta l'Europa nei secoli a venire. Nella sua opera, l'inquisitore indicava tre tipi di stregoneria: la demonolatria, praticata da chi tributa un culto ai demoni, onorandoli con sacrifici; la dulia, di chi mischia i nomi dei demoni con quelli dei santi; i sortilegi, di chi invoca i demoni tracciando figure magiche, collocando un bambino in mezzo a cerchi, servendosi di una spada e di altri strumenti magici. Eymerich avvertiva inoltre che coloro che si rivolgevano ai demoni in modo imperativo, dicendo per esempio "Ti ordino" oppure "Esigo", non fossero imputabili come eretici. Al contrario considerava manifestazioni eretiche le parole tipiche della preghiera, in quanto implicavano un'adorazione, per esempio "Ti prego" o "Ti chiedo".
    Va specificato che questi primi manuali rispondevano alle necessità degli inquisitori, diverse da un luogo all'altro, e pertanto mostravano alcune differenze. Ma in quel tempo la Chiesa, lacerata dallo scisma (d'occidente), non si interessava a tali distinzioni e lasciava che nei diversi stati fossero gli inquisitori generali a prendere le decisioni più opportune, in accordo con i governi locali.
    Un cambiamento epocale
    In conclusione, sul finire del Medioevo, ,metre imperversava la battaglia contro le eresie, le indagini dell'Inquisizione portarono progressivamente fuori dall'ombra, in tutta Europa, una quantità di credenze e usanze popolari (in precedenza sconosciute e generalmente tollerate dalla Chiesa, se non recavano alcun danno) che andarono a definire in modo sempre più preciso il concetto di stregoneria, alzandolo spesso con l'eresia, ma non sempre, a causa di presunti elementi diabolici. Le bolle papali iniziarono ad imporre la soppressione di tutti i culti non conformi all'ortodossia cattolica: il volo notturno delle streghe era ormai un concetto consolidato, al pari della "tregenda" (non ancora definita "sabba"), durante la quale i seguaci dei culti stregonici compivano osceni banchetti, orge, omicidi e infanticidi rituali, profanazione dei simboli della fede cristiana, adorazione di idoli, riti di iniziazione dei nuovi adepti. Alle streghe si attribuivano altri reati, minori dei precedenti ma comunque gravi: effettuare sortilegi per far innamorare o disinnamorare le persone, procurare aborti, fabbricare veleni con erbe e immagini, divinare il futuro.
    In estrema sintesi, gli ecclesiastici dell'ix sec ritenevano che la stregoneria fosse una pura illusione, seppure diabolica. Trecento anni più tardi la Chiesa, assecondando le testimonianze popolari e senza dubbio amplificandole, si convinse che la stregoneria fosse reale e pericolosa al pari dell'eresia, e come tale doveva essere estirpata dalla società con ogni mezzo. Da quel momento incominciò quel fenomeno tristemente famoso come "caccia alle streghe".
    La stregoneria nel Quattrocento
    Il Quattrocento viene comunemente considerato come un'epoca splendida durante la quale, passati i secoli bui del Medioevo, cominciarono a rifiorire le arti e le scienze, dando vita al Rinascimento. Questa immagine estremamente positiva però, è frutto di una certa storiografia ottocentesca, fortemente nutrita da ideali romantici e radicati pregiudizi. Questa immagine, falsa, emerge in maniera chiara se si pensa che proprio agli inizi del Quattrocento si sviluppò una demonofobia (esplosa dopo l'epidemia di peste del 1348 e alimentata principalmente da teologi domenicani e predicatori francescani) che crebbe progressivamente e giunse ai massimi livelli nel Cinquecento. In realtà il Rinascimento fu un'epoca di guerre non meno violente e tragiche delle precedenti, fu un'epoca di pestilenze, di aspri scontri religiosi e di soprusi nei confronti di eretici, dissidenti intellettuali, alienati mentali e "diversi" di vario genere, incluse le streghe. Fu l'epoca in cui la caccia alle streghe si allargò a macchia d'olio in tutta l'Europa occidentale, raggiungendo dimensioni ancor oggi imprecisate durante le guerre di religione che videro scontrarsi i cattolici con i seguaci delle Chiese protestanti.
    In tutti i processi per stregoneria gli inquisitori tendevano a ricercare un qualche rapporto degli imputati con l'eresia, accusandoli di adorazione del demonio e di atti contro la fede cristiana. Nel corso del Quattrocento però, non c'era ancora uniformità di giudizio fra gli inquisitori. Nel 1398 la facoltà di teologia dell'università di Parigi aveva prodotto un documento in cui si affermava, in 28 articoli, la reale efficacia della magia, distinguendola in naturale ed eretica, ed accusando quest'ultima di connivenza con Satana. Quel documento tuttavia non spiegava chiaramente come distinguere fra le due forme di magia. Si aprì dunque un dibattito, e furono scritti diversi trattati demonologici come il Fornicarius del 1435, il Flagellum Haereticorum fascinariorum del 1458, Il Lamiarum live striarum del 1460, il Flagellum maleficorum, composto fra il 1461 ed il 1470, ed il più famoso Malleus maleficarum,pubblicato nel 1487 dai frati domenicani Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer.
    Il Malleus maleficarum
    L'importanza di questo trattato sta nel fatto che esso raccoglie e codifica un vasto insieme di credenze, fornendo l'immagine definitiva della stregoneria che si tramanderà per secoli. Il Malleus è quindi il punto di arrivo e la sintesi della letteratura precedente. Il principale modello di riferimento è, in modo dichiarato, il Directorium inquisitori di Nicolau Eymerich, che dal 1376 divenne il manuale più importante per i processi contro gli eretici; senonchè il Malleus punta il dito principalmente contro una nuova setta eretica: quella delle streghe. Gli aneddoti riportati nell'opera (prove senti sia da trattati antistregonici sia dall'esperienza diretta dei due inquisitori o di giudici loro confidenti)sono numerosissimi e spesso si trovano ripetuti più volte, per dimostrare questa o quella tesi. il Malleus si apre con un'affermazione perentoria: affermare l'esistenza degli stregoni è cattolico, mentre asserire ostinatamente l'opposto è un'eresia. Anche se il Malleus si sofferma indifferentemente su uomini e donne che hanno stretto un patto col diavolo, è contro queste ultime che si concentra in modo particolare l'attenzione dei due inquisitori. Un intero capitolo, la Quaestio VI, è dedicato alle streghe che si sottomettono ai diavoli, specificando anzitutto i motivi per cui le femmine sono più superstiziose. Le ragiono addotte non sono di ordine logico, ma più che alto sentenze tratte dall'Antico Testamento, dagli scritti dei Padri della Chiesa e da autori latini. Un altro elemento portato contro la donna è l'origine stessa del termine "femmina", che deriverebbe da fe (contrazione di fides) e minus, "fede minore", come dimostra l'episodio della Genesi, allorché il diabolico serpente indusse la prima donna in errore. Partendo da questi presupposti, i due inquisitori arrivano a sostenere che la diffusione della stregoneria è causata principalmente dalle donne, in quanto è proprio grazie a loro che gli uomini sono catturati da lusinghe, incantamenti e fascinazioni che fanno leva sul desiderio carnale. Le donne più esposte al rischio di venire sedotte dal demonio sono le fanciulle vergini e le vedove, ma le perfidie maggiori sono esercitate dalle ostetriche "perché a loro è affidato il compito di uccidere i bambini ed offrirli al diavolo".
    La prima parte del Malleus prosegue descrivendo in che odo i diavoli attraggano gli innocenti per mezzo delle streghe; come le streghe agiscano sul membro virile in modo che sembri completamente staccato dal corpo; come possano trasformare gli uomini in forme bestiali; in che modo le streghe ostetriche uccidano nell'utero i concepiti, provochino l'aborto e offrano ai diavoli i bambini appena nati; per quale motivo Dio permette la stregoneria e perché le streghe sono tanto numerose; com'è possibile che anche gli innocenti siano colpiti dalla stregoneria. La seconda parte del libro approfondisce questi temi e spiega dettagliatamente la sessualità delle streghe: come possano coppellare con i diavoli, se provino piacere, i luoghi in cui avviene il rapporto sessuale, cosa possa nascere da tali rapporti carnali e così via. Dopo una lunga serie di nefandezze e crimini contro le persone, le cose e i campi, la seconda parte si conclude con i rimedi suggeriti dalla Chiesa per loro che sono stregati nella potenza generativa, per gli stregati in amore e in odio, per quegli uomini a cui è stato portato via il membro virile e per quelli che sono trasformati in come bestiali, per gli ossessione seguito a stregoneria e per qualsiasi genere di malattia determinata da un'azione magica, per le grandinate e per gli armenti stregati e, infine, per certe occulte vessazioni dei diavoli. La terza parte riguarda l'azione giudiziaria, sia nel foro ecclesiastico sia nel foro civile, contro streghe, stregoni e tutti gli eretici.
    Riguardo alla tortura, il Malleus non offre sostanziali novità rispetto al manuale di Eymerich. Naturalmente gli inquisitori si preoccupavano che in nessun modo fosse versato il sangue degli accusati e avvertivano i giudici di non utilizzare prove illecite e fallaci, come l'acqua bollente o il ferro rovente: illecite in quanto causavano lesioni fisiche all'accusato e fallaci in quanto il demonio sapeva come aiutare i suoi adepti a superare tali prove. Tra i mezzi diabolici più comuni, gli inquisitori citavano l'uso di amuleti nascosti tra i peli del corpo o, talvolta, "nei luoghi più segreti e innominabili", per cui si rendeva necessaria una rasatura completa del corpo per cercare tali amuleti, che potevano trovarsi nascosti persino tra la pelle e la carne. Ma gli autori del Malleus ritenevano molto disonorevole la rasatura dei "luoghi segreti" e preferivano usare mezzi più consoni alla loro condizione di religiosi, per esempio facendo bere agli imputati acqua benedetta e al contempo recitando preghiere. Tuttavia riportavano casi di inquisitori che non si ponevano questi scrupoli; per esempio l'inquisitore di Como nel 1485 fece bruciare 41 streghe, tutte con il corpo interamente rasato.

    Edited by ~MorganaLeFay~ - 21/10/2018, 09:44
     
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