L'oscurità dell'anima

Settembre 2017

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    L'oscurità dell'anima


    a cura di: Nightsky



    Per moltissimo tempo la civilizzazione è stata intesa come una progressiva sottomissione della componente istintuale dell'essere umano.
    Si è cercato in ogni modo di reprimere l'oscurità che pervade il cuore, ma la realtà è che ogni oggetto proietta la propria ombra e se non accettiamo che anche l'essere umano ne sia provvisto, non saremo più tridimensionale, ma appiattiti e inconsistenti: incompleti.
    Può apparire terribile che l'uomo sia soggetto a debolezze, pensieri negativi o distruttivi, ma tutto ciò non è da considerare in maniera dispregiativa. L'Ombra permette di vivere e rielaborare gli eventi, indi per cui poi la natura migliore dell'uomo ne viene esaltata. Quando l'Ombra e la Luce collaborano e si concedono il medesimo rispetto, la mente e l'anima sono in equilibro, ma quando l'una cerca di sopraffare l'altra, ecco che le nevrosi e i disturbi psicosomatici irrompono nel quotidiano.

    L'Ombra

    Jung lo chiama “Ombra”, Freud lo definisce “inconscio”.
    Quando pensiamo, agiamo e parliamo, c'è una componente di cui non ci rendiamo conto.
    Razionalmente possiamo quindi capire e spiegare le nostre scelte, ma allo stesso tempo esiste in noi una parte di cui non siamo affatto coscienti, ma ci guida ugualmente. Questo antro è costellato di emozioni, sentimenti, ricordi rimossi, modelli di pensiero e istinti fondamentali per la nostra sopravvivenza, ma di cui non conosciamo neppure l'esistenza.
    Si tratta appunto di inconscio o Ombra.

    Secondo le teorie freudiane, l'inconscio è occupato dall'Es – sede degli istinti e delle pulsioni – e da una parte del Super-Io, ovvero dalle norme e dalle regole sociali. Tra le due istanze vi è l'Io: esso si occupa infatti di mediare tra le pressioni delle altre due parti della psiche.
    Utilizzando una semplice metafora, Freud paragona la mente ad un iceberg la cui parte preponderante, sebbene nascosta, è proprio l'inconscio.

    La via maestra
    Come giungere alla parte più recondita della nostra mente?
    Freud ne ha un'idea ben precisa e definisce il sogno come “la via maestra per l'inconscio”.
    Durante la fase REM, ovvero quella in cui il soggetto non ha il controllo volontario dei muscoli, ma l'attività celebrale è particolarmente intensa, si sviluppano quelli che chiamiamo comunemente “sogni”. Essi possono essere di varia natura: durante il sonno possiamo assistere a vere e proprie storie, oppure a successioni di immagini, scorci di luoghi o sensazioni. L'apparente semplicità del materiale onirico, però non deve trarre in inganno. Il sogno è infatti composto da due elementi principali: il contenuto manifesto e il contenuto latente. Il contenuto manifesto è ciò che percepiamo (e dunque ricordiamo); mentre il contenuto latente è ciò che ha dato origine al sogno. Analizzando il sogno, sviscerando la sua simbologia e prestando attenzione ai meccanismi che trasformano il latente in manifesto, è possibile comprendere emozioni e pensieri di cui un soggetto non è cosciente e, per questa ragione, Freud sostiene che l'interpretazione del mondo onirico è una componente essenziale della psicoanalisi.

    Simboli e Archetipi

    Le immagini oniriche sono ricche di simboli che, però, sono strettamente collegati al vissuto personale e individuale della persona. Semplificando, possiamo dire che, per esempio, un uomo che ha avuto un brutto incidente con i cavalli, avrà una reazione diversa da una persona che li alleva per lavoro, dunque il motivo per cui l'inconscio ha deciso di produrre quest'immagine è diversa per l'uno o per l'altro.
    Jung, tuttavia, pone l'accento su ciò che definisce “archetipi”.
    Essi sono simbologie che ricorrono in tutto il mondo e popolano i miti fin dagli albori della storia, pur non essendo direttamente collegati al vissuto dell'individuo. Il diluvio universale, l'eroe, il fanciullo, il vecchio saggio, sono solo una minuscola parte dell'eredità psicologica inconscia
    trasmessa alla nascita.
    Si tratta di un inconscio collettivo che pone un preciso distacco con le teorie del suo maestro.
    Freud, infatti, sostiene che alla nascita la mente sia un guscio vuoto che va via via riempiendosi grazie all'esperienza.



    Perché sogniamo?
    Non esiste un'unica soluzione a questa domanda.
    Nei secoli gli studiosi hanno cercato una risposta, ma solo associando le varie teorie possiamo avere un'idea della complessità del mondo onirico.
    Gli studenti, almeno una volta nella vita, saranno inciampati nel comune consiglio di dormire bene prima di un esame, invece di continuare a rileggere e ripetere la materia da studiare. È un consiglio privo di fondamento?
    No, perché durante il sonno e, i sogni, la mente rielabora le informazioni raccolte durante il giorno, scegliendo i ricordi più significativi e scartandone altri.
    Per quanto riguarda i traumi è stato appurato che il sogno agisce come una sorta di medicamento. Non liminano il vissuto, ma lo mascherano affinché il sognatore possa riposare e assicurarsi le ore di sonno necessarie al suo organismo.
    Le teorie psicoanalitiche individuano nel sognare una possibilità: durante il sogno, infatti, vengono proiettati i desideri e le pulsioni dell'individuo.
    J. A. Hobson e R. McCarley hanno sviluppato invece una teoria diametralmente opposta. I due studiosi trattano il sogno come una neuroscienza, sottolineando il fatto che durante la fase REM determinate aree del cervello si attivano (ippocampo, amigdala ecc). I segnali emessi vengono quindi captati dal cervello, sintetizzati e interpretati sotto forma di immagini: i sogni appunto. Hobson non crede che i sogni siano privi di significato, ma il momento in cui ciò che conosciamo e ciò che non conosciamo si mescolano per produrre nuove realtà.
    Un'altra teoria suggerisce che i sogni siano il prodotto degli stimoli esterni che il corpo riceve e cerca di interpretare attraverso il sonno.

    Cosa succede se non sogniamo?

    Nel 1963 un ragazzo decide di partecipare ad un concorso scolastico scientifico con una domanda: cosa succede se non dormiamo?
    Per undici giorni Randy Gardner non chiude occhio, supportato inizialmente dai suoi amici e, in seguito, anche dal ricercatore W. Dement.
    Dopo undici giorni di esperimento e 264 ore di veglia, Gardner è confuso, disorientato, dimentica cosa sta facendo e Dement scrive nei suoi appunti: “Stato confusionale e disorientamento, sbalzi improvvisi d’umore, irascibilità, parla con un segnale stradale credendolo un uomo, allucinazioni, perdita temporanea dell’identità, difficoltà nel pronunciare scioglilingua, biascica molte parole, riflessi diminuiti. Vuoti di memoria, difficoltà nel mettere a fuoco gli oggetti, problemi visivi con colori troppo accesi…”
    Già nel medioevo la privazione del sonno è conosciuta come forma di tortura: il suo nome è la “veglia spagnola” e viene usata anche in epoca moderna fino a quando la Corte europea dei diritti dell'uomo l'ha dichiarata “una pratica di trattamento inumano e degradante“ in violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
    Non dormire distrugge l'individuo, ma anche svegliarsi ripetutamente prima della fase REM è degradante.
    Chi si sveglia nel bel mezzo di un sogno ha più difficoltà a mettere a fuoco la realtà, è intorpidito e confuso.
    Lo studio “Causal Evidence for the Role of REM Sleep Theta Rhythm in Contextual Memory Consolidation” ha dimostrato che interrompere gli impulsi necessari alla fase REM nei topi provoca disfunzioni mnemoniche: è evidente quindi che questa fase del sonno permette l'immagazzinamento e la rielaborazione di informazioni e questa ricerca potrà forse contribuire ad una cura per l'Azheimer, poiché pare che anche in questa sindrome la fase REM sia particolarmente soggetta a disturbi.
     
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  2. Donna di Coppe
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    Articolo interessantissimo in ogni sua parte!

    Qualche giorno fa mi è stato dimostrato come su una cosa che mi riguarda e mi sta molto a cuore io abbia risposto istintivamente in un modo per poi correggermi e dare una risposta razionale. Ho trovato anche abbastanza frustrante che una parte di me (che mi era sconosciuta) dicesse delle cose tanto orribili (almeno io le ho percepite come orribili).
    Come si fa a correggere quella parte istintiva e a convincerla che ha ragione la mente? È sufficiente la meditazione? Io purtroppo non mi ricordo quasi mai cosa sogno e poi non so se tutti i sogni che faccio siano relativi a quell’argomento...
     
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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    Siamo Luce ed Ombra.
     
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  4. Donna di Coppe
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    CITAZIONE (Nausicaa* @ 19/10/2017, 19:39) 
    Siamo Luce ed Ombra.

    Sei sinteticamente sibillina 😉

    Quando l'Ombra e la Luce collaborano e si concedono il medesimo rispetto, la mente e l'anima sono in equilibro, ma quando l'una cerca di sopraffare l'altra, ecco che le nevrosi e i disturbi psicosomatici irrompono nel quotidiano.

    Il fatto è che è un problema se non convinco la mia parte istintiva a non ‘ragionare’ bene perché io non sono felice in questo modo. Ci deve essere una soluzione, perché è quello che voglio per me.

    Edited by Donna di Coppe - 19/10/2017, 20:29
     
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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    La ragione è quanto di peggio vi possa essere per la nostra parte istintuale e x questo abbiamo perso il nostro vero potere. Per questo non vediamo più al di là del nostro naso e crediamo che quello che ci circonda sia reale.

    È x questo che chi riesce ad usare l’istnto è anche in grado di comunicare con l’altra dimensione, come fanno alcune persone ed animali.
     
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  6. Donna di Coppe
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    No no, non mi sono spiegata. Quando l’ombra diventa autolesionista allora la ragione deve fare in modo di ‘aiutare’ l’ombra ammalata. Altrimenti qua non ci siamo. Si parla di equilibrio tra mente e ombra vuol dire che dev’esserci un’armonia tra i due e non che l’ombra prenda il sopravvento uccidendo la persona intesa come cuore, corpo e mente.
     
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    Ciao Donna! Credo che ci sia un piccolo fraintendimento.
    "Ombra" non è un termine dispregiativo. È la parte legata all'istinto e alle sensazioni. Ti è mai capitato di guardare una persona per la prima volta e dire "ok, non mi piace" anche se magari ti ha sorriso tutto il tempo? Ecco, quello è il tuo istinto, il tuo sesto senso che ti mette in allarme. Se c'è equilibrio tra Luce ed Ombra, la ragione prende il suggerimento dell'istinto e resta in guardia, valutando attentamente la persona prima di fidarsi di lei.
    Se non c'è equilibrio la ragione ignora il suggerimento e magari finisce per farsi del male perché effettivamente quella data persona fingeva.
    L'ombra è anche quella parte in cui conserviamo le nostre paure e i pensieri più egoisti (che sono assolutamente umani). L'io, la ragione, li media e li reindirizza e l'equilibrio si mantiene.
    Se le due parti non sono in equilibrio può succedere che le paure o i pensieri negativi prendano il sopravvento oppure che ci imponiamo un controllo troppo rigido e severo.
    Nessuna delle due opzioni è sana.
     
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  8. Donna di Coppe
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    Grazie Night, capita però che l’istinto ti fa del male. Questo è dovuto a esperienze pregresse che sono fossilizzate nella tua anima e che sono diventate delle cose ‘normali’. Il modo migliore è quello di ‘buttare fuori’ ricordando e permettendo al cervello di mettere i tasselli in ordine. Però c’è l’anima che resta segnata e quella è difficile da mettere a posto perché alcune cose sono così radicate che nemmeno te ne rendi conto e continui a sbagliare soffrendone perché dove vai (dove va la tua parte interiore) non è dove vuoi andare in realtà e così soffri. Se tu pensi di non avere il diritto di avere qualcosa, anche se sei ben cosciente di averne le possibilità alla fine soffri perché verresti ottenere quel qualcosa che ti sembra negato non si capisce bene da quale forza esterna.
    Quindi bisogna portare equilibrio e curare l’anima. Io non credo che questo sia il caso in cui l’istinto abbia ragione sulla ragione (scusa il gioco di parole 😉) altrimenti cadremmo in una spirale autodistruttiva.
    Per il resto sono d’accordo con te e Nausicaa.

    Quindi mi chiedevo come fare a curare questa parte più profonda, come fare a farla diventare buona e non il più severo, intransigente ed esigente giudice di noi stessi.
     
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    Con tanta pazienza 💜
    I percorsi di psicoanalisi aiutano proprio a far questo, così comunque un buon psicologo può aiutare a capire l'origine di questo meccanismo deleterio.
    Allo stesso modo, meditare o pregare può essere d'aiuto e c'è chi è riuscito a compiere dei percorsi molto significativi in questo senso.
    Pensò comunque che la visione più oggettiva di una persona esterna sia davvero utile.
    L'accettazione è il primo passo da compiere, ma il come dipende dalle nostre possibilità, dal nostro tempo, dalla cultura e dalle credenze.
     
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  10. Donna di Coppe
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    Grazie Night! 😘
    Allora il consiglio sulla meditazione è stato giusto...così vediamo se a poco a poco i tasselli che sono andati a posto nel mio cervello possano far sì che anche l’anima trovi la sua pace e così quella possibilità di scelta che adesso sono consapevole di avere diventi praticamente reale. 😘
     
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9 replies since 15/10/2017, 09:25   105 views
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