"Le Notti Bianche" di Dostoevskij: una visione taro-archetipica

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    Ciao a tutti! ^_^

    Scusate se riemergo soltanto ora, non è sempre facile mettere insieme tutto... specie se si nuota tra spazi vettoriali, sottovarietà lineari e cose del genere.
    Però come sempre rimango tra voi (non vi libererete facilmente di me!) e tra le varie cose "bizzarre" -si possono definire così?- che sono capitate alcune mi hanno condotto alla lettura di un meraviglioso romanzo di Dostoevskij, "Le notti bianche" (1848).
    Questo romanzo è arrivato nella mia vita non per scelta, ma per una strana coincidenza del destino... Un vero e proprio caso di sincronicità, possiamo dire così, anche se non starò qui a specificare in che modo, perché non penso sia molto interessante. Tra l'altro penso che tale evento sia legato al ritorno di Saturno su gradi delicati del mio tema natale; forse mi sta mettendo alla prova per vedere che ho imparato nel frattempo, e sapete che lui non ha modi molto gentili :D Allora ho pensato di riflettere sul tema proposto da questa lettura, conclusa due giorni fa.

    Riporto per semplicità la trama, tratta da Wikipedia, per chi non l'avesse letto:

    Un sognatore, isolato dalla realtà e da qualsiasi rapporto di amicizia, durante una sua passeggiata notturna incontra, sul lungofiume, una ragazza che risveglia in lui il sentimento dell'amore. Lei si chiama Nasten'ka, è una diciassettenne e viene subito colpita dal carattere timido e impacciato di lui, tanto che si incontrano di nuovo la notte dopo. Il romanzo si svolge in quattro notti, durante le quali i due si aprono l'uno all'altra, il protagonista rivela tutto il suo distacco dalla realtà, e il suo mondo di fantasie, tetro e illusorio, mentre lei si sfoga sulla sua vita privata, ovvero racconta che vive sotto il controllo di una vecchia nonna cieca che arriva persino ad appuntare il proprio vestito a quello della ragazza con uno spillo, e che sta aspettando, da un anno ormai, il suo amore perduto, un inquilino della nonna che, dopo la sua rivelazione d'amore, le aveva chiesto un anno di attesa, data la povertà di lui, senza però prometterle nulla. Passato l'anno, Nasten'ka invia una lettera al coinquilino e fissa un incontro per la notte, che non avverrà. Quindi, decide di dimenticarlo, seppur con scarsi risultati, e anche in lei pare esser nato lo stesso sentimento che prova il sognatore. Tutto finisce quando l'uomo, che non l'aveva dimenticata, giunge all'appuntamento la quarta notte ricomparendo nella vita della ragazza. Allora il protagonista capisce che è tutto inutile e riscivola nella sua tana, nella solitudine dei sogni.

    Il romanzo può essere visto come una critica al mondo del sogno e della sconnessione con la realtà concreta, in questo senso traspare un Dostoevskij nettamente anti-romantico e nichilista. I protagonisti della vicenda sono due, un giovane (di cui non si sa il nome) e la giovinetta Nasten'ka, ma chi davvero tiene le redini della vicenda dall'inizio alla fine è il Tempo, Crono, Saturno-Hermite, quella forza che, come un vento improvviso, può ribaltare le sorti di qualsiasi situazione.
    "Notti bianche": bianche della neve di Pietroburgo, bianche perché il sole tramonta molto tardi. Questo clima irreale, questa città spopolata (tutti se ne vanno in villeggiatura, si scopre dalle prime pagine) alimentano un clima di spaesamento e di disagio, come potremmo qualificare come l'inquietante potere di La Lune, che osserva dall'alto ogni aspetto della vicenda. In effetti tutto ciò che è raccontato accade di notte, eccettuata la parte finale, "Il Mattino", dove si alza Le Soleil a rovinare l'incantesimo che si protrae sin dall'inizio, gettando il protagonista a fare i conti con il mondo reale, nella luce del giorno.
    Il protagonista sembra proprio Le Pendu, l'Appeso: sconnesso completamente dalla quotidianità, vive in un mondo parallelo fatto di sogni e aspettative, e incontra per caso Nasten'ka, fanciulla che a prima vista sembra una sognatrice simile in tutto e per tutto al giovane ventiseienne, ma in realtà è più semplicemente una donna che cerca un punto di riferimento (tende al grado 5, "l'ideale") oscillando tra un'essenza di Imperatrice e una di Papessa. Inizialmente si dimostra attraente, scherzosa, ride spesso (III) per poi chiudersi nell'attesa di chi sembra non arrivare mai, scrivendo lettere, forse destinate a non raggiungere quella persona (II). Dico che non è una sognatrice perché altrimenti non sarebbe attratta dal protagonista maschile, che è un vero sognatore. Platone afferma nel Simposio che Amore, Eros, è la tendenza ad arrivare a ciò che noi non possediamo. Altrimenti non vi sarebbe slancio alcuno.
    In realtà Nasten'ka è orientata su due fronti (VI): la sicurezza di un affetto, sia pur nelle modalità tipiche di un sognatore, data dal protagonista, e la volontà di indipendenza, data dal suo misterioso amante. Gradualmente Nasten'ka comprende quanto amore le sia stato donato, e quasi tende alla prima opzione. La coppia Imperatrice-Appeso è molto interessante. Lei offre la giovinezza, sia fisica che mentale, il piacere, la risata, il gioco; lui la spiritualità, il sacrificio, l'amore puro, la poesia. Lei è attiva, lui ricettivo...
    Ma se il rapporto tra i due sembra finalmente decollare, se lui ha trovato il coraggio di alzarsi e di dichiarare ciò che prova e lei sembra finalmente accettare questo sentimento, se tutto il sogno architettato dall'intelligenza del XVIII finalmente sembra prendere forma, l'illusione prevale. Non c'è notte che duri in eterno, il sole deve tornare a risplendere e a mostrare come siano complessi i meccanismi che regolano i sentimenti umani.
    Il "cavaliere"-coinquilino ritorna dopo un anno, con qualche giorno di ritardo -mentre il protagonista è sempre presente-, e Nasten'ka non esita ad abbandonare il giovane. Chiede scusa, certo. Ma nel frattempo ha giocato con un cuore che le era stato offerto. Ha alimentato, senza accorgersene, un mondo di illusioni nel cuore dell'altra persona che lei non riusciva minimamente a comprendere, pur dichiarandosi essa stessa "sognatrice"...
    La vera poesia, il vero sogno sono quelli che nascono senza secondi fini, appartengono ad una dimensione umana diversa da quella calcolatrice e razionale. Non si può chiedere di razionalizzare un sogno.
    O forse sì? Io rimango molto scettico.
    Il romanzo si chiude con la desolazione del protagonista, che vede distrutta una prospettiva di affetto sincero e di reciproca comprensione, e che si allontana dalla ragazza, anche se lei non lo vorrebbe. Difficile giudicare il comportamento di Nasten'ka. Ha agito bene, seguendo i suoi sentimenti? Ma allora perché illudere? Ho ha agito male, abbandonandolo per un uomo dai contorni poco chiari?
    Noi non diamo giudizi morali. La lezione di Dostoevskij è sempre duplice: da un lato, insegna che l'inconscio non è qualcosa che può essere programmato; dall'altro, che la vita può rovesciare tutto da un momento all'altro, quindi non conviene stare troppo sulle nuvole, ma come voleva Machiavelli, cercare di "arginare" il corso della sorte, la "fortuna", rappresentata come un fiume in piena.
     
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    Letto anch'io pochi mesi fa...
    Bellissima lettura archetipica :)
    Il comportamento di Nasten'ka credo che sia criticabile solo nell'ottica di chi ha visto scorrere le emozioni di lui.., e trova inaccettabile il voltafaccia di lei. Chi non ama è sempre crudele nei confronti dell'amante...perché non può immedesimarsi nell'altro.
    Io però ho pianto...... Buahhhhhhhhhhhhhhhhh😭😭😭😭😭😭
    😉
     
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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    Chi non ama è sempre crudele nei confronti dell'amante...perché non può immedesimarsi nell'altro.

    Non sono d'accordo. Chi non ha MAI amato può essere crudele, ma chi ha amato senza essere ricambiato sa bene cosa significa. :)
     
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  4. Sherazade
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    CITAZIONE (Hero of Arcana @ 29/12/2015, 15:02) 
    tra le varie cose "bizzarre" -si possono definire così?- che sono capitate alcune mi hanno condotto alla lettura di un meraviglioso romanzo di Dostoevskij, "Le notti bianche" (1848).
    Questo romanzo è arrivato nella mia vita non per scelta, ma per una strana coincidenza del destino... Un vero e proprio caso di sincronicità, possiamo dire così, anche se non starò qui a specificare in che modo, perché non penso sia molto interessante. Allora ho pensato di riflettere sul tema proposto da questa lettura, conclusa due giorni fa.

    io dico sempre che non siamo noi a scegliere i libri che leggiamo ma sono i libri a scegliere noi, come se in qualche modo sapessero di cosa abbiamo bisogno in quel preciso momento :) lo trovo meraviglioso!

    Ho letto questo racconto breve diversi anni fa e mi ha emozionata tantissimo...penso, Hero, che tu ci abbia regalato una recensione molto puntuale e ti ringrazio per questo!

    L'esperienza del nostro caro sognatore e di Nastenka sembra volare via rapida, fugace e impalpabile come un sogno. ..e come un sogno lascia al risveglio forti sensazioni.
    Entrambi i personaggi incarnano sentimenti universali, situazioni che ognuno di noi si è trovato a vivere almeno una volta nella vita, ed è per questo che li percepiamo così vicini a noi, così umani, rendendo impossibile lo schierarsi dalla parte di uno o dell'altra.
    Per quanto ci si immedesimi facilmente nel protagonisa, io trovo però impossibile criticare la scelta di Nastenka. Stando con il nostro sognatore si sarebbe assicurata l'affetto sincero e duraturo di una persona cara e fraterna...ma sarebbe stata una scelta di convenienza, dettata dal desiderio di avere accanto un compagno per alleviare la solitudine della vita.
    Lei sceglie invece di rischiare la sicurezza e la stabilità che le vengono offerte per seguire il proprio cuore perché solo quando seguiamo il nostro cuore siamo davvero felici.La ragione il più delle volte diventa perdente quando si scontra con il sentimento.
    Nastenka non è stata crudele. È stata solo coraggiosa, secondo me. Ha rischiato. Ha rischiato per raggiungere la propria felicità. Il nostro caro sognatore invece rimane passivo...rifugiarsi nei sogni quando la realtà non piace è una fuga codarda. Secondo me bisogna sempre impegnarsi per vivere nella realtà il sogno che vogliamo. Certo, questo costa ovviamente un investimento di enegie ed emozioni. Ma sono queste a renderci vivi.

    Considerando il punto di vista di lui, invece, è vero, tutti sogniamo il grande amore , quello vero, quello puro che allevi la nostra solitudine e fa male sentirsi presi in giro e illudersi. Ma tutto serve nella vita. Ogni incontro, ogni scambio è prezioso a modo suo, anche se non ha l'esito sperato. Ci insegna qualcosa della vita e soprattutto tanto di noi stessi. L'importante è fare in modo che gli insegnamenti non restino solo teoria. Insomma dai, perché accontentarci di un solo attimo di felicità se possiamo collezionarne tanti altri?
    Sognatori ok, ma fino a che punto?!
     
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3 replies since 29/12/2015, 15:02   109 views
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