Alcuni simboli e leggende del Natale

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    IL BASTONCINO BIANCO E ROSSO DI ZUCCHERO


    Il bastoncino di zucchero è stato a lungo un simbolo del Natale, con il suo gusto di menta.

    Perché i bastoncini di zucchero sono bianchi a strisce rosse?
    La tradizione vuole che fossero inventati da un dolciaio che aveva intenzione di creare un dolce che ricordasse Gesù alle persone.

    Ecco cosa rappresenta il bastoncino di zucchero:

    E' fatto di caramello solido perché Gesù è la solida roccia su cui sono costruite le nostre vite (Matt 16:18) (1Thess 5:24).

    Al caramello diede la forma di una "J" per Jesus (Gesù in inglese) (Atti 4:12), mentre per altri è la forma di un bastone da pastore, perché Gesù è il nostro pastore (Giovanni 10:11).

    I colori sono stati scelti anche per rappresentare l'importanza di Gesù: il bianco per la purezza e l'assenza di peccato in Gesù (Heb 4:15) , e la larga striscia rossa rappresenta il sangue di Cristo versato per i peccati del mondo (Giovanni 19:34-35).

    Le tre strisce rosse sottili rappresentano le strisce lasciate dalle frustate del soldato romano (Isaia 53:5).

    Il sapore del bastoncino è di menta piperita che è simile all'issopo, pianta aromatica della famiglia della menta usato nel Vecchio Testamento per purificare e sacrificare. Gesù è il puro agnello di Dio venuto a sacrificarsi per i peccati del mondo.

    Molte leggende narrano che l'abete è uno degli alberi dal giardino dell'Eden.

    Una narra che l'abete è l'albero della Vita le cui foglie si avvizzirono ad aghi quando Eva colse il frutto proibito e non fiorì più fino alla notte in cui nacque Gesù Bambino.

    Un'altra leggenda narra che Adamo portò un ramoscello dell'albero del bene e del male con lui dall'Eden.

    Questo ramoscello più tardi divenne l'abete che fu usato per l'albero di Natale e per la Santa Crroce
    http://unicocuore.forumfree.it/?t=52364992

    ALBERO DI NATALE: LE TRACCE DELLE ORIGINI




    Le origini dell’albero di Natale sono molto antiche e risalgono in particolare all’area germanica. Erano soprattutto i Teutoni a celebrare il solstizio d’inverno tagliando un albero.

    Le origini dell’albero di Natale sono molto antiche e risalgono in particolare all’area germanica. Erano soprattutto i Teutoni a celebrare il solstizio d’inverno tagliando un albero della foresta come un vero e proprio rito propiziatorio. L’albero tagliato era in genere un abete. In quanto sempreverde era il simbolo di un perpetuo rinnovarsi della vita.

    Tracce di un’origine remota dell’attuale albero di Natale sono reperibili anche in un gioco medievale che era diffuso in Germania e che si era soliti mettere in atto il 24 Dicembre. Si tratta del gioco di Adamo ed Eva. Tutte le piazze e le chiese erano riempite di alberi da frutta e di diversi simboli che richiamavano l’abbondanza. L’obiettivo era ricreare la condizione caratteristica del Paradiso.

    Con il passare del tempo si cominciò a sostituire gli alberi da frutta con gli abeti, perchè essi erano considerati degli elementi ai quali veniva attribuito un valore quasi magico. Si credeva che il loro essere sempreverdi era stato il risultato di un dono che lo stesso Gesù avesse elargito in segno di ricompensa per il fatto che questi alberi lo avevano protetto quando i nemici lo inseguivano.


    SPOILER (clicca per visualizzare)
    fonte: http://guide.supereva.it/antropologia/inte...e-delle-origini


    LA STELLA DI NATALE



    In Messico, nella lontana America, il Natale è una grande occasione di festa.
    Tutti ne approfittano per sfoggiare vestiti nuovi, imbandire le tavole con cibi e bevande abbondanti e diversi dal solito, scambiarsi regali costosi e raffinati. Che è poi quello che succede in gran parte del mondo.
    Ma anche a Città del Messico ci sono persone che non possono permettersi di far festa neppure la vigilia di Natale.


    Una di queste, forse la più povera di tutte, si chiamava Ines.
    Era una piccola e graziosa bambina, grandi occhi neri nel visetto scuro, che vagava per il mercato a piedi nudi, guardando ogni cosa che c’era sulle bancarelle.
    Tutte cose per lei proibite, ricca solo del suo sorriso con cui cercava di intenerire i venditori, che le regalavano sempre qualcosa.

    Tutto quello che riceveva lo metteva nella tasca del suo grembiule.
    Il contenuto di quella tasca era preziosissimo: quello era il cibo per i suoi fratellini e la mamma ammalata che aspettavano a casa.

    La sera della Vigilia di Natale, la tasca era colma più del solito.
    Ines però non era del tutto felice, aveva un piccolo ma insistente, segreto cruccio.

    Ines desiderava portare un fiore a Gesù Bambino come era tradizione a Città del Messico.
    C’era un specie di gara a chi portava il fiore più bello e lei immaginava che fosse il suo.

    Ma come faceva a procurarsi un fiore?
    Avrebbe voluto cogliere qualche fiore dai balconi più ricchi, ma come faceva a portare un fiore rubato a Gesù Bambino?

    La piccola vagava inquieta, alla ricerca di un fiore.
    Cautamente si inoltrò in una stradina tortuosa piena di ruderi in cerca di un fiore, ma anche lì non trovò niente.
    Era tardi e la mamma stava certamente aspettando il suo ritorno.
    Gettò un ultimo sguardo e vide in un angolo un ciuffo di piantine che avevano foglie verdi, lucide, disposte come i petali di un fiore.

    Raccolse alcuni rametti e formò un piccolo mazzo.
    Mancava ancora qualcosa.
    La bambina si tolse la cosa più preziosa che aveva: il nastro rosso che serviva a legare i capelli.
    Con il nastro fece una coccarda intorno alle foglie verdi.
    Ormai doveva tornare a casa; Ines passò davanti alla chiesa ed entrò.
    Vide la statua di Gesù Bambino e gli disse:” Te li lascio adesso, mi vergogno troppo a venire dopo con gli altri bambini”.
    Un “oh” di meraviglia la fece trasalire, intorno a lei c’era un gruppo di gente che fissava meravigliata il suo mazzo di fiori.
    “ Che bei fiori……dove li hai trovati? Non ho mai visto dei fiori così belli…..”
    Ines guardò il suo mazzo di foglie e rimase senza parole.
    Le foglie erano diventate rosse, al centro le bacche avevano formato come un cuore d’oro.
    La bambina depose il suo prezioso mazzo di stelle rosso oro ai piedi della statua di Gesù Bambino.

    Ora sapeva che Gesù aveva gradito il suo dono e aveva trasformato delle semplici foglie nel fiore più bello del Messico: La Stella di Natale.

    Da quel giorno le stelle di Natale in Messico sono chiamate " Flores de la Noce Buena ", fiori della Santa Notte.
    Nel 1825, Joël Poinsett, ambasciatore Americano in Messico, portò negli Stati Uniti i semi delle stelle di Natale e le fece conoscere in tutto il mondo.

    www.latisanadelcuore.it/la_leggenda..._di_natale.html

    LA LEGGENDA DI SANTA LUCIA



    Il 13 Dicembre era ed è ancora oggi una ricorrenza molto attesa dai bambini, che aspettano ansiosi i doni della santa.
    Anni fa la festa era preparata in modo molto suggestivo: per tre sere consecutive i bambini andavano a pregare la santa nella chiesetta di San Sebastiano, in via Romani, aperta proprio in quell’occasione, dove c’era una statua della santa con in mano un piattino sul quale erano posti i suoi occhi.
    Infatti Santa Lucia, originaria di Siracusa e vissuta tra 283-304 è ricordata per il martirio sotto Diocleziano.
    Secondo la tradizione fu accecata e proprio per questo è considerata e festeggiata come la santa della luce.

    Avviciniamoci (si fa per dire) ai nostri giorni: fin dove arriva Santa Lucia a portare i doni?

    A nessuno sfugge che l'area, per cosi dire, di sua competenza corrisponde, per quanto riguarda l'Italia, suppergiù, all'antico territorio della Repubblica di Venezia; proprio in questa città riposano ora le spoglie di Lucia, portatevi durante la quarta crociata (quella che non giunse mai a destinazione) dal doge Enrico Dandolo, che le aveva trafugate da Costantinopoli.

    A Venezia, ben presto il culto della santa si diffuse a tal punto che essa divenne, di fatto, patrona, assieme a San Marco, della città e, quando, a causa del declino dei commerci, la Serenissima rivolse i suoi appetiti alla terraferma, il culto si estese a tutto l'entroterra veneto, arrivando fino all'Adda, confine dello "Stato da terra".

    In una società permeata, anche nelle manifestazioni della vita civile, di un forte senso di sacralità, Santa Lucia pareva giunta apposta per raccogliere su di sé istanze ed esigenze secolari; in particolare, di quelle che si manifestavano attraverso riti, devozioni e tradizioni popolari; non ultima, naturalmente, quella dello scambio augurale dei doni, rivolta soprattutto ai più piccoli.

    La notte dell’attesa sembra ai bambini, interminabile ed è famoso il proverbio: “la notte di S.Lucia è la più lunga che ci sia”. Ancora oggi sono molti coloro che ricordano una graziosa filastrocca in dialetto cremonese:

    Santa Lusìa,
    la scarpa l’è mia,
    la bursa l’è dal pupà:
    Santa Lusìa la gnaràa.
    La gnaràa com trì bumbòn,
    caramèli e turòn.

    Nella fantasia dei bambini, favorita dai racconti degli adulti, Santa Lucia arriva dal cielo, su un carretto pieno di doni, trainato da un asinello.
    Perciò mettono sulle porte di case fieno e latte per l’asinello e biscotti per la santa.

    Spesso nei giorni che precedono la ricorrenza qualcuno, per rendere più suggestiva l’attesa, passa nelle strade suonando un campanello.
    I bambini, preoccupati, si nascondono perché, secondo la leggenda, non possono vedere la Santa, che potrebbe gettare nei loro occhi la cenere.

    tratto dalla storia di Casalmaggiore, Cremona
    www.pinu.it/leggenda_lucia.htm

    IL VISCHIO



    Tante leggende e tradizioni natalizie sono legate a questo arbusto..

    Il suo nome latino è Viscum album, ed è una pianta cespugliosa che cresce soprattutto in inverno alle pendici di pioppi, querce e tigli.
    Al vischio sono riconducibili leggende e tradizioni molto antiche: i celti, ad esempio, lo chiamavano oloaiacet e lo consideravano, insieme alla quercia, una pianta sacra e dono degli dei; secondo una leggenda nordica, invece, teneva lontane disgrazie e malattie.


    Ma la tradizione più importante legata a questa pianta è quella natalizia.
    L'usanza di appendere all'uscio di casa un rametto di vischio, si perde nelle lontane terre del nord Europa, popolate dai celti e dai mitici sacerdoti druidi.
    Questi, vi associavano prima di tutto una forza magica, in grado di far deporre le armi ai nemici che si fossero incontrati in sua prossimità e, proprio per tale ragione, il vischio è oggi augurio di serenità e pace, ed appenderlo alla porta di casa regalerà armonia a tutti i suoi abitanti. Inoltre, le antiche popolazioni nordeuropee vi attribuivano importanti doti curative e, tutt'oggi, i contadini che lo trovano tra i rami dei propri meli, dei peri, dei susini, dei mandorli, dei pioppi, degli aceri e ovviamente degli abeti, lo considerano un dono da proteggere contro mani avide ed inopportune.

    Leggende appartenenti alle popolazioni più disparate (non solo inglesi e scandinave ma anche australiane, africane e giapponesi), attribuiscono al vischio speciali virtù fecondative.
    In particolare, questo valore sacro è rimasto nel folklore delle popolazioni del nord dell'Europa ed è legato al periodo del solstizio d'estate (San Giovanni), e d'inverno (Natale).





    La leggenda del vischio trae le sue origini proprio da queste terre e dalla dea anglosassone Freya (o Frigga), sposa del dio Odino e protettrice dell’amore e degli innamorati.

    La leggenda narra che Freya aveva due figli, Balder e Loki, il primo buono e dolce, il secondo ovviamente cattivo, invidioso e soprattutto dispettoso nei confronti del fratello.
    Venuta a conoscenza di ciò Freya cercò di proteggere Balder e chiese a Fuoco, Acqua, Terra, Aria e a tutti gli animali e le piante di giurare la loro protezione per l’incolumità del figlio e ottenne la loro protezione.
    Ma l’astuto Loki però scoprì che la madre non si era rivolta ad una pianta, che non viveva né sopra né sotto terra: il vischio. Intrecciando i rami di questa pianta fece così un dardo appuntito, lo diede al dio cieco dell’inverno, che lo tirò dal suo arco e colpì Balder, il quale morì sul colpo.
    Freya, rassegnata e disperata, pianse tutto il suo dolore sul corpo del figlio e le sue lacrime a contatto con il dardo di vischio, diventarono le bacche perlate della pianta e Balder magicamente riprese vita. Così Freya, colma di felicità, ringraziò chiunque passasse sotto l’albero su cui cresceva il vischio con un bacio.
    Per questo motivo la tradizione vuole che chi sta sotto il vischio si baci!

    La leggenda cristiana del vischio è invece un’altra:

    Si narra che un tempo, in un paese tra i monti, viveva un vecchio mercante.
    L’uomo era solo, non si era mai sposato e non aveva più nessun amico..
    Per tutta la vita era stato avido e avaro, aveva sempre anteposto il guadagno all'amicizia e ai rapporti umani.
    L'andamento dei suoi affari era l'unica cosa che gli importava.
    Di notte dormiva pochissimo, spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva in casa, nascosto in una cassapanca.
    Per avere sempre più soldi, a volte si comportava in modo disonesto e approfittava della ingenuità di alcune persone.
    Ma tanto a lui non importava, perché non andava mai oltre le apparenze.
    Non voleva conoscere quelli con i quali faceva affari. Non gli interessavano le loro storie e i loro problemi.
    E per questo motivo nessuno gli voleva bene.
    Una notte di dicembre, ormai vicino a Natale, il vecchio mercante non riusciva a dormire e dopo aver fatto i conti dei guadagni, decise di uscire a fare una passeggiata.
    Cominciò a sentire delle voci e delle risate, urla gioiose di bambini e canti.
    Pensò che di notte era strano sentire tanto chiasso in paese.
    Si incuriosì perché non aveva ancora incontrato nessuno, nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini.
    A un certo punto cominciò a sentire qualcuno che pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello.
    L'uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupì.
    Per tutta la notte, ascoltò le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d'amore.
    Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri e che sfamavano a fatica i figli; che altre persone soffrivano la solitudine oppure che non avevano mai dimenticato un amore di gioventù.
    Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondeva dietro alle persone che vedeva tutti i giorni, l’uomo cominciò a piangere.
    Pianse così tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale era appoggiato…
    Le sue lacrime non sparirono al mattino, ma continuarono a splendere come perle.
    Era nato il vischio.

    Un’altra versione della leggenda la vuole ambientata alla nascita di Gesù Cristo, e con il vecchio piangente davanti alla grotta di Betlemme.
    Oggi addobba le nostre case nel periodo natalizio, e si usa per confezionare le ghirlandine da appendere alle pareti di casa, per garantire un anno di fortuna, un'usanza questa che è stata tramandata fino a noi dalle popolazioni celtiche.
    Le ghirlande sono inoltre il simbolo di vittoria e di eternità.
    Il vischio è impiegato anche per fare il centrotavola, come decorazione per i portacandele e per decorare la casa.
    SI dice, inoltre, che a Natale se una ragazza si trova sotto il vischio, vivacemente abbellito con nastri e rami di abete non può rifiutarsi di essere baciata.
    Se la ragazza non viene baciata vuol dire che non si sposerà durante l’anno nuovo.

    http://meravigliosonatale.blogspot.it/2010...il-vischio.html


    RUDOLPH, LA RENNA CON IL NASO ROSSO



    E’ nata negli Stati Uniti nel 1939 quando un grande magazzino il Montgomery Ward, decise di inventare una favola legata al Natale per i suoi acquirenti.



    Così iniziò quasi per magia la storia di “ Rudolph, la renna con il naso rosso“.
    Rudolph non era uguale alle altre renne di Babbo Natale che trainavano la sua slitta, Prancer, Vixen, Donner, Dixen, Dasher, Cupid, Dazzle, Comet, non aveva il naso nero, ma purtroppo aveva un grosso naso rosso che si accendeva e per questo difetto veniva presa in giro, era solita nascondersi per non farsi vedere e non subire così continue offese.

    Ma una Vigilia di Natale la nebbia era fittissima e non si riusciva a vedere, Babbo Natale era preoccupato perché non sarebbe sicuramente riuscito a portare i doni, ma vide Rudolph con il suo naso luminoso e subito la prese con sé perché facesse da guida alla sua slitta.

    Fu proprio grazie al grosso naso rosso di Rudolph che le notti, in cui le strade erano colme di neve e di nebbia, furono illuminate per sempre al passaggio della slitta.

    http://guide.supereva.it/usa/interventi/20...gende-di-natale
     
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  2. lunacheride
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    Mar grazie! :wub:

    Che spiegazioni meravigliose! Alcune non le conoscevo!

    Grazie :wub:
     
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  3. dorada
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    Bellissimo tutto, Mar!😻🔝Grazie!
     
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    Bellissime le leggende sul vischio...che io adoro :wub:

    Grazie Mar-Landy!
     
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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    Una cosa importante circa la Stella di Natale è che non va tenuta al freddo, dato che è una pianta che vive al caldo. Dunque non vanno tenute fuori della porta, sui balconi ma in casa.

    :)
     
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5 replies since 8/12/2015, 11:17   572 views
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