Alla ricerca del tesoro dello Zar nel deserto del Gobi...

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  1. Aliena
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    Come sempre, affascinata dalla storia russa vi posto un'ultima chicca, che spero vi piaccia :)

    I gioielli della corona imperiale di Russia sono sepolti dentro una fossa nel deserto del Gobi, in Mongolia, e la veterana dei salotti dei Beverly Hills assicura di poter riconoscere il posto. La donna in questione è Patte Barham, figlia dell'editore Frank che all'inizio del secolo scorso pubblicava il «Los Angeles Herald-Express» nonché reporter di guerra durante il conflitto in Corea, e proprietaria di una villa-castello di oltre mille quadrati a Fremont Place, il quartiere dei «soldi vecchi» di Los Angeles dove vi sono esclusivamente 72 proprietà. Barham, superata la soglia degli 80 anni, ha deciso di rivelare il suo segreto al «Los Angeles Times» con l'obiettivo di raccogliere, in Russia come in Mongolia, sostegni politici e fondi economici per realizzare una «spedizione nel deserto del Gobi» che assomiglia alla presentazione di un film di Indiana Jones, con tanto di segreto sulla mappa del tesoro degli zar sparita misteriosamente nel nulla. Patte Barham quella mappa la vide con i propri occhi quando a mostrargliela fu il principe russo George Meskhi-Gleboff, che nel 1940 sposò in seconde nozze la madre, Jessica Gorman Barham. Meskhi-Gleboff aveva la mappa perché era stato lui a disegnarla. Fedelissimo dell'ultimo imperatore di Russia, Nicola II, e assistente del tesoriere della «borsa dello zar», il 28 febbraio del 1917 venne convocato nel Palazzo reale a sud di San Pietroburgo, dove la zarina Alexandra gli assegnò il compito di mettere in salvo i gioielli della corona, che rischiavano di cadere nelle mani dei rivoluzionari bolscevichi, portandoli il più lontano possibile ovvero nella sede della «Bank of China» a Pechino. Per riuscire nella missione i servizi segreti dello zar studiarono uno stratagemma. Il principe Meskhi-Gleboff si sarebbe messo in marcia con sette bare: due con corpi di bambini destinati ad essere sepolti in Cina, per giustificare alle autorità locali il motivo del viaggio, e nelle altre cinque un tesoro oltre le soglie dell'immaginazione che raccoglieva quanto di più prezioso possedeva la famiglia imperiale dei Romanov, diamanti, uova di Faberge, corone, gioielli e icone incastonate nell'oro, perle, rubini, zaffiri e diamanti. Il convoglio agli ordini del principe partì in treno da San Pietroburgo ma dopo aver attraversato la Siberia ed essere arrivato in Mongolia la strada ferrata era inagibile e proseguì via terra. Fu allora, nel deserto del Gobi, che vennero attaccati da bande di predoni. Meskhi-Gleboff e i suoi uomini li misero in fuga ma, temendo nuovi agguati, decisero di seppellire i gioielli. Scavarono così una fossa lunga circa 3 metri e larga 4, mettendovi dentro le sette bare. Il principe disegnò la mappa e la portò con sé in America, dove si rifugiò in esilio per evitare la sorte dei Romanov. Patte Barham afferma che conservava gelosamente la mappa e, quando morì nel 1960, le face promettere di mantenere il segreto sulla sepoltura del tesoro fino a quando la Russia non fosse cambiata, ammettendo la colpa del regicidio, riesumando la famiglia imperiale e dedicandogli un funerale di Stato. Questo è quanto in effetti avvenne nel 1998, sette anni dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, e da allora Barham tenta di organizzare una missione in Mongolia, senza successo. Il primo fallimento in realtà risale al 1951, quando la madre di Patte stanziò 300 mila dollari ma la spedizione si fermò in Turchia. Nel 1999 la figlia fece assai di meglio e lo sbarco in Mongolia sembrava ormai imminente quando una richiesta da Ulan Bator di una «donazione» di mezzo milione di dollari bloccò tutto. Adesso, a dieci anni di distanza, Patte Barham vuole ritentare l'avventura anche perché a sostegno dei ricordi del principe ha trovato la testimonianza di Maria Grigorievna Rasputin, figlia del leggendario monaco russo, che afferma di essere stata presente nel Palazzo imperiale quando la zarina Alexandra consegnò il tesoro di gioielli a Meskhi-Gleboff. Il problema però è che la mappa è scomparsa. Barham ha setacciato i mille metri quadrati di stanze, armadi e librerie contenuti nella villa, senza riuscire a trovarla e non esclude che il principe possa aver deciso di esservi sepolto assieme. Combattiva più che mai, l'ultraottantenne ricchissima donna afferma di essere in grado di «riconoscere il posto dall'alto» perché ha ben memorizzato la mappa che il patrigno le aveva mostrato. Da qui la certezza di poter «aiutare il popolo russo a riavere ciò che gli appartiene» dopo oltre novant'anni: «Basta avere un Gps e portarmi con un aereo sopra il deserto della Mongolia, sarò io a dirvi dove sono i gioielli dello zar», assicura.

    Fonte: www.lastampa.it
     
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0 replies since 6/4/2014, 09:09   72 views
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