I Mongoli

Il mondo ai piedi di Gengis Khan

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    I Mongoli


    Il Mondo ai piedi di Gengis Khan

    mongoli


    All’inizio del XIII sec. il mondo cinese era diviso in tre grandi imperi. A sud, dal Guangdong al fiume Huai regnava la dinastia dei Song (Sung), che si considerava a ragione l’erede della tradizione imperiale cinese, ma che con l’andare dei secoli aveva perso i territori a nord del fiume Huai a favore di invasori nomadi di linguaggio altaico-tunguso, gli Jurchen, provenienti dalla regione montagnosa e coperta di boschi della Manciuria Orientale. Essi dal 1114 avevano rovesciato l’impero dei Kitani che li aveva fino ad allora tenuti tributari.

    La loro dinastia regnante prese il nome di “Jin” (Kin), che significa oro, e governava su un territorio in cui la parte più ricca, popolosa e culturalmente influente era abitata da Cinesi. Inevitabile quindi l’assimilazione nel cerimoniale di corte, nell’amministrazione e nel governo di molti elementi cinesi che avevano portato la dinastia ad una sinizzazione quasi completa
    A ovest dell’impero Jin si era formato, a partire dal 1038, un’altra solida entità politica, il regno Xi Xia nel quale una dinastia e una classe dirigente di lingua tibetana governavano una popolazione eterogenea che comprendeva Tanguti, Uiguri (patria dei Turchi), Tibetani e Cinesi.
    A nord della frontiera dell’impero Jin, controllati dalla Grande Muraglia e da una fitta rete di alleanze e rapporti tributari con i singoli capi, si estendevano i domini delle popolazioni nomadi uralo-altaiche, dai confini incerti.
    Nel loro insieme queste popolazioni nomade sono chiamati tutti Mongoli.

    Queste varie tribù dei Mongoli, Merkiti, Tartari, Oirati, Naimani avevano in comune il solo fatto di combattersi incessantemente tra loro, in mancanza una guida politica in grado di unificarli. Pur bramando le ricchezze degli imperi sedentari i nomadi erano facilmente tenuti a bada a causa della loro divisione tribale.

    Il concetto di « razza mongolica » è tuttora assai incerto riguardo all'estensione e suddivisione dei popoli mongoli. Limitandolo ad un gruppo strettamento affine sia dal lato antropologico che linguistico, questo si può a sua volta dividere in due grandi gruppi, l'ugro-finnico e il turco-mongolo.
    Appartengono al primo i Magiari, Finni, Lapponi, Estoni e Livoni in Europa e gli Ostiachi e Samoiedi in Asia. Il secondo si suddivide in tre rami Turchi, Mongoli e Tungusi.
    Ad onta della forza elementare con cui i Mongoli irrompono ad un tratto nella storia, la loro potenza fu preparata da formazioni statali di altri popoli mongolici. Grande influenza, di cultura e di politica, vi esercitò la prossimità del confine cinese. Varie piccole tribù vennero così a costituire Stati che talvolta ebbero parte cospicua nella storia della stessa Cina.

    Fra questi popoli divenuti storicamente importanti, appare primo quello dei Khitan, appartenenti forse ai Tungusi. Piccolo popolo barbaro, stabilito nel V secolo nella Manciuria lungo il corso del Liang; essendo così vicino ebbe dalla Cina la civiltà.
    Il periodo tra la caduta della dinastia Tang (907) e l'assunzione al trono dei Sung (970) segnò per la Cina una decadenza politica. Un principe khitano, Apaokhi (nato nell'871, morto nel 926), salito al trono nel 901, seppe approfittare abilmente della situazione, assoggettando in pochi anni (- 907) il territorio tra la costa orientale e il Lop nor. Con manifesta imitazione degli ordinamenti cinesi, egli introdusse l'uso della scrittura e compilò un codice.
    I Khitan erano in possesso della Cina settentrionale della quale si consideravano imperatori; e si dissero della dinastia Liang, dal nome del fiume. Il regno dei Liang, che ebbe durata non comune nella storia dell'Asia centrale (dal 907 al 1125), formava una grande potenza, comprendente tutta la regione delle steppe. Costituiva inoltre l'anello di congiunzione tra la Cina e l'Occidente, sicché il nome di questo popolo (Khitai, Khatay, Cathaya) servì ad indicare la Cina, come facciamo oggi indicando il territorio russo.

    Ai Khitan si sostituirono (1123) gli Yue-c'i, prima loro sudditi; un capo di questa tribù abbatté la dinastia dei Liang e fondò quella dei Kiri. Appunto la caduta dei Khitan portò alla costituzione di un nuovo grande Stato, che da modesti principi aumento rapidamente a notevole potenza. Un discendente dei Liang, Yelüi-Tashi, mosse con una piccola schiera di cavalieri verso le steppe di occidente (1124); numerose tribù lo seguirono, sì che giunse, con una marcia vittoriosa lungo il Tarim, fino all'Yaxartes. Le sue conquiste si estesero fino al Chwaresm e ai confini della Persia.
    Il regno dei Kara-Khitai, sorto in tal modo, comprendeva già sin dal 1125 la regione tra il margine orientale del Thien-shan e l'Oxus. I suoi sovrani ebbero il titolo di Gur khan. La signoria dei Kara khitai ha un curioso riflesso europeo nella leggenda, finora non spiegata con certezza, del re-sacerdote nestoriano Giovanni, che avrebbe regnato nella parte più interna dell'Asia.

    Il dominio dei Kara Khitai durò sino al 1210 e passò prima ai Naiman, dinastia cristiana. A oriente regnavano i Kin, padroni, oltre all'ex-regno dei Khitan, delle province della Cina settentrionale Shan-si, C'i-li, Shan-tung, Ho-nan (1127-1235). Accanto ai Naiman ed ai Kin, la dinastia cinese dei Sung, ristretta alle regioni meridionali, costituiva la terza delle potenze d'oriente.

    Al pari di tutti i popoli nomadi, i Mongoli non erano allora per nulla formati in unità, ma si dividevano in numerose tribù. Badando solo al loro grado di civiltà, le notizie cinesi li distinguono in tre gruppi: «Tatari» bianchi, neri e selvaggi. I «Tatari bianchi» si erano stabiliti lungo il confine settentrionale della Cina, venendo così a contatto con la cultura di essa. I «Tatari neri», padroni della massima parte della Mongolia orientale, subivano l'influenza degli Uiguri, il popolo di civiltà turca nell'Asia centrale.

    Quali forze spirituali dominavano allora nell'Asia centrale su tutte le altre, il cristianesimo nestoriano ed il buddismo: anche l'Islam si andava diffondendo. I missionari nestoriani avevano, già nel XII secolo, guadagnato al cristianesimo le tribù mongoliche dei Keraiti e dei Naiman. Il terzo gruppo, dei «Tatari selvaggi» o «popoli dei boschi», conduceva vita nomade e incivile nelle immense foreste al nord-est della Mongolia. Dominava tra essi lo sciamanismo, nella forma più pura.
    La forma popolare della religione di tutti i popoli turco-mongoli, lo sciamanismo, è ora ristretta in brevi confini: solo le tribù turche dell'Altai e dei monti Sajani professano lo sciamanismo, modificato però da influssi buddistici e cristiani. Anche i Samoiedi e gli Ostiachi, e in Europa i Lapponi, sono sciamanisti. Le credenze e i costumi popolari sono oggi conservate soprattutto fra gli Jakuti. Insieme ad esse importano, ad intendere quella religione, le funzioni dello «scia mano», evocatore degli spiriti o stregone.
    Nei tentativi di una mitologia schematicamente ordinata sembra invece di scorgere l'influenza di concezioni cinesi e indiane. L'influenza indiana é già attestata dalla parola «shaman» indicante il sacerdote-stregone e presa dal nome del monaco buddista, in pali samana [ sanscr. çramanah ].

    Lo sciamano é essenzialmente l' antichissimo sacerdote mago ; qui la sua arte consiste specialmente nell'evocare gli spiriti dei trapassati mediante il tamburo magico. In tal modo egli si mette in rapporto con gli dei, che descrive ne' suoi stati di estasi. Lo sciamano compie nello stesso tempo l'ufficio di oracolo e di sacrificatore. Accanto a questo culto primitivo della natura e degli spiriti sta l'adorazione di potenti divinità: all'inizio il cielo e la terra, venerate anche in Cina come deità supreme. Ii mondo celeste é suddiviso in numerose sfere, sulle quali si innalza il «cielo supremo», la sede. del reggitore del mondo, Tengry Chan.
    Gli spiriti degli antenati soggiornano nel terzo cielo. Nel mondo sotterraneo, diviso in nove cerchi, regnano forze maligne, a capo delle quali sta Erlik-Chan, il nemico degli uomini.


    Tratto da: www.parodos.it/sintesigengiskhan.htm
     
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  2. Ely53
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    Veramente molto interessante...

    Da notare un particolare:

    Gli spiriti degli antenati soggiornano nel terzo cielo. Nel mondo sotterraneo, diviso in nove cerchi, regnano forze maligne, a capo delle quali sta Erlik-Chan, il nemico degli uomini.




    Questa affermazione è simile alla visione che ebbe S.Paolo e che descrive nel Nuovo Testamento in cui parlò di Terzo Cielo.
    Similitudini anche con le 7 Biotesi dell'Ultrafanìa più diffusa che viene tramandata attraverso l'opera Scintille d'infinito.
    Si potrebbero anche "quasi" rintracciare similitudini con la ben nota Commedia di Dante...
    Ciò sta a significare che nonostante anticamente non esistesse la globalizzazione alcuni "enti" o "fattori X" agivano al di là della normale coscienza umana e prova ne sono tali similitudini.
    E' sempre lo stesso "tocco" di Dio...

    toccodidio

     
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    Hai ragione Ely, ci sono delle similitudini che dovrebbero far pensare!!
     
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2 replies since 12/10/2011, 08:44   155 views
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