MADRE TERESA

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    Da Avvenire del 6 settembre 1997

    Agnès, la bambina che voleva aiutare i poveri dell'India.


    Agnès Gonxha Bojaxhiu - questo il vero nome di Madre Teresa nasce a Skopie, oggi in Macedonia, da una benestante famiglia di origine albanese, il 27 agosto del 1910. La minuta bambina dai piccoli occhi pensosi e la bocca facile al sorriso trascorre l'adolescenza tra la scuola, la drogheria del babbo e i giochi in compagnia del fratello Lazar e della sorella Aga. Cresce nella parrocchia di Cristo Re dove frequenta il Sodalizio, un gruppo di preghiera e aiuto per le missioni. Lì incontra dei padri gesuiti che lavorano nella lontana Calcutta, una città del Bengala. L'esperienza dei missionari la colpisce profondamente, tanto che a 18 anni decide di entrare nella Congregazione delle Suore missionarie di Nostra Signora di Loreto, presente anche in India.
    9 la fine del dicembre 1928 quando parte per Rathfannan, in Irlanda, per iniziare il suo postulantato.
    L'anno seguente viene mandata in una cittadina ai piedi dell'Himalaya per il noviziato. Inizia così il suo soggiorno a Darjeeling, a pochi chilometri da Calcutta, dove, alternando alla preghiera i libri, perfeziona l'inglese, approfondisce la geografia soprattutto indiana e si dedica allo studio delle lingue locali, l'hindi e il bengali. Il 24 maggio 1931 pronuncia i primi voti assumendo il nuovo nome di suor Teresa. Rinnova anno dopo anno i voti temporanei e il 14 maggio 1937 fa la professione perpetua. Inizia la sua attività di religiosa, per volere dei superiori, come insegnante di storia e geografia alla Saint Mary of Loreto High School di Calcutta, un collegio per ragazze cattoliche. Più tardi viene anche nominata direttrice.

    La rinuncia più difficile


    Al di là dell'alto muro del convento c'è il misero quartiere Moti Jheel, con i suoi tuguri e vicoli fangosi. Suor Teresa dalla finestra della camera vede tanto squallore: bimbi nudi e sporchi, vecchi sofferenti e moribondi, gente affamata e senza casa. Si rende sempre più conto che Calcutta non è solo la metropoli dei mercanti, degli uomini degli affari e della politica, ma che accanto ai grandi palazzi ci sono i tuguri dove tanti ogni giorno muoiono di fame. Inoltre dal 1939 tutto diventa più difficile: scoppia un'orrenda guerra che dall'Europa si estende in tutto il mondo. Anche l'India è coinvolta: e i poveri diventano sempre più poveri. Finita la guerra gli indiani festeggiano con danze e sacrifici agli dei. Suor Teresa sale su un treno che la riporta a Darjeeling per gli esercizi spirituali. Stretta in un cantuccio, faticosamente conquistato, pensa alla folla di affamati, storpi, ciechi e lebbrosi che popolano i marciapiedi di Calcutta. Tante scene che l'avevano sconvolta non può dimenticarle, vede mani che le si tendono per chiedere aiuto, ode i rantoli dei moribondi in mezzo alle strade. Per la notte, tanto dura il viaggio, non riesce a dormire e continuamente ripete «Devo fare qualcosa ... ». Su quel treno ha una seconda chiamata o, come Madre Teresa in seguito l'ha definita «una vocazione nella vocazione. Il messaggio fu molto chiaro, dovevo uscire dal convento e aiutare i poveri vivendo in mezzo a loro». Ritornata a Calcutta chiede all'arcivescovo monsignor Périer l'autorizzazione a lasciare la congregazione per lavorare con i poveri. La prima risposta è un secco «no».


    Una seconda chiamata


    "Era giusto che rispondesse così - dirà più tardi la Madre -, perché un arcivescovo non può permettere alla prima arrivata di fondare una nuova opera, sotto il pretesto che è stato Dio a chiederlo». Suor Teresa si rende conto che non è facile lasciare il convento, ma non si scoraggia. Un anno dopo, è il 1947, ripete la sua istanza. Per l'India è un periodo non facile poiché in seguito all'indipendenza l'antico impero inglese si divide in due Stati: l'Unione Indiana, di religione indù, e il Pakistan di religione musulmana seguaci delle due religioni cominciano a combattersi dando luogo ad atroci massacri e a nuove povertà. Suor Teresa segue i tragici eventi e sente che la vita del convento le sta sempre più stretta. Finalmente il 16 agosto 1948 le giunge l'autorizzazione da Roma, con la firma di papa Pio XII, a lasciare il convento. Così, da sola, senza un tetto, con l'unica veste che indossa, 5 rupìe in tasca e una fede incrollabile, inizia la grande avventura. «Lasciare Loreto - confiderà molti anni più tardi -è stato il mio sacrificio più grande, la cosa più difficile che abbia mai fatto». Adolescente aveva abbandonato la famiglia, la casa patema, il proprio Paese, la propria cultura per andare in una terra straniera e lontana; ora Dio la chiama a una totale donazione di sé. E' serena e si sente libera di raggiungere il mondo dei derelitti. Per 4 rupìe compra un sari di cotone, la veste più comune e povera delle donne indiane; è bianco bordato di azzurro e sulla spalla si appunta una piccola croce. Prende un treno per Patna, dove trascorre tre mesi presso le Medical Sisters per apprendere rudimentali nozioni di medicina, poi rientra a Calcutta alla ricerca dei più miseri slums di Tilia e Motijhil. Passa da una baracca all'altra e inizia l'opera con acqua e sapone: lava i bambini, i vecchi piagati, le donne sofferenti. Va in giro chiedendo cibo e medicine, mendicando per curare e sfamare i suoi poveri. Dopo tre giorni apre una scuola, all'aria aperta, sotto un albero. «Come lavagna - preciserà - avevamo la terra polverosa dove con un bastoncino disegnavo le lettere». Dopo la «scuola» comincia a camminare senza sosta per le strade della città. In pieno centro nelle viuzze di Georgetown è letteralmente assalita da uno stuolo di mendicanti e di bambini affamati che urlano: «Niente madre... niente padre... niente fratello straniera dare dei soldi!». Ai lati, sui marciapiedi, quelli di cui non si sa se sono ancora vivi o sono già morti. «La prima persona che tolsi dal marciapiede - racconterà Madre Teresa - era una donna mangiata per metà dai topi e dalle formiche. La portai con un carretto all'ospedale, non volevano accettarla, se la tennero solo perché mi rifiutai di andarmene finché non l'avessero ricoverata. Poi fu la volta di un'anziana che si lamentava tra i rifiuti. Nell'indifferenza dei passanti mi sforzai di tirarla fuori, mentre tra le lacrime continuava a ripetermi: "E dire che è mio figlio che mi ha gettata qui"». Ogni giorno la fragile suora dal sari bianco continua la sua opera per le vie di Calcutta e il suo corpo per gli stenti è tutto dolorante. Quando è sopraffatta dalla fatica ripensa al convento di Loreto, alla vita regolare, alla sicurezza. Ma il suo sì ai poveri è deciso, è convinta che la sua vita sia assieme a coloro che cascano per la strada consapevoli di morire e accanto ai quali i «vivi» passano volgendo il capo. La sua abitazione è una baracca sterrata e lì porta quelli che non sono accolti negli ospedali. Nel febbraio 1949 Michele Gomez, funzionario dell'amministrazione statale, mette a disposizione di suor Teresa un locale all'ultimo piano di una casa di Creek Lane e lì giunge la prima consorella. E' Shubashini, una ragazza di famiglia agiata ex alunna di Loreto, che spogliandosi del suo elegante sari indossa la veste a buon mercato e prende il nome di Agnese, quello secolare della fondatrice. Presto le suore diventano 12 e la comunità si va formando.


    Nasce la congregazione


    Il 7 ottobre 1950 nasce ufficialmente, con decreto della Santa Sede, la Congregazione delle Missionarie della carità e suor Teresa diventa Madre Teresa. In aggiunta ai tre usuali voti di povertà, castità e obbedienza la nuova comunità ne fa un quarto di «dedito e gratuito servizio ai più poveri tra i poveri». Il 1 febbraio 1965 la società religiosa fondata da Madre Teresa diventa Congregazione pontificia. Inizia la vita secondo la Regola:- alzata alle 4.45, preghiera fino alle 7.30, colazione e poi il lavoro nelle bidonvilles. Data la massiccia affluenza dei malati il piccolo locale di Gomez si rivela insufficiente. E in più l'esperienza sconvolgente di molti moribondi rifiutati dagli ospedali rende insofferente la Madre. «E' inammissibile - dice - che tanta gente muoia senza alcun conforto. Dei moribondi mi occuperò io». Comincia così l'affannosa ricerca di un locale dove sistemare delle reti. Dopo varie e continue richieste il Comune le affida il Dormashalah (casa del pellegrino»): due ampi saloni accanto al tempio di Kalighat dedicato alla dea nera Kali. Quando Madre Teresa va a prenderne possesso ai suoi occhi si presenta una scena apocalittica: tra il denso fumo dell'incenso e il fetore del sangue degli animali sacrificati alla dea, i pellegrini - assistiti dai sacerdoti - compivano riti per gli antenati. Altri sacerdoti meditavano, tra il frastuono e i gemiti, e pregavano in una immobilità assoluta; i mendicanti frugavano nella polvere per trovare gli avanzi di cibo e i resti degli animali. In quella indicibile babele Madre Teresa si insedia con le sue suorine. Armata di pennello e calce imbianca le sudicie pareti. Pone una statua della Madonna all'ingresso, sistema delle brandine... e tutto è pronto per accogliere gli infermi. La Casa per il moribondo abbandonato, Nirmal Hriday, viene inaugurata: è il 1954. Madre Teresa parte con il suo carrettino, ormai famoso nella città, per la «raccolta» dei moribondi di ogni età. «Per molti che qui arrivano non c'è più nulla da fare, ma se riprendono conoscenza dopo le nostre cure almeno muoiono amati. Spesso mi sono sentita dire - sono parole della Madre "Per tutta la vita ho vissuto come un animale, ora muoio come un essere umano..."». Oltre alla vita che si spegne la fondatrice guarda anche alla vita nascente con l'apertura della Casa dei bambini, Shishu bhavan, dove accoglie i bambini abbandonati, trovati spesso nei bidoni della spazzatura. La Madre racconta spesso delle notti insonni passate a cullare i neonati per farli addormentare. «Li rendiamo molto felici qui - afferma -, ma niente vale l'amore della famiglia. Un giorno ho visto un bambinetto che non mangiava: sua madre era morta. Ho cercato allora una suora che somigliava alla madre e le ho detto di giocare col bambino... il suo appetito è tornato da quando ha cominciato a chiamare la suora "mamma"». E' con in mente il loro avvenire che Madre Teresa cerca di far adottare questi bambini.


    Costruire la Città della Pace


    Molti progetti della Madre si vanno realizzando ma manca forse quello più ambizioso: togliere i lebbrosi, i suoi figli prediletti come li definisce, dagli slum. Va ogni giorno a trovarli e curarli nelle loro misere baracche ma spera di costruire per loro una città. Sa già che la costruirà sul terreno di Asansol donatole dal governo, che dovranno abitarci 400 famiglie di lebbrosi e che la chiamerà «Città della Pace», Chantinabal ma le manca il danaro. Puntualmente però la Provvidenza arriva. E' il 1964, a Bombay si celebra il Congresso eucaristico alla presenza del Papa.PaoloVI incontra la Madre e constata personalmente il suo enorme e fruttuoso lavoro. Al momento di partire le lascia un ricordo: una stupenda, lunga auto americana, decappotabile, tutta bianca con sedili rosso sgargiante con una dedica: "A Madre Teresa per la sua universale missione d'amore". Appena la Madre vede la lussuosa vettura s'immagina seduta in quello splendore e scuote il capo dicendo: «Chissà quanta benzina consuma! No, meglio il mio carrettino tirato a mano. La metterò all'asta. Questa è la macchina dei lebbrosi». E infatti con il ricavato costruisce il primo lotto, dei 14 previsti, della «città della pace»; la strada più grande la chiama viale Paolo VI. Due anni dopo, grazie ad altri aiuti e premi, il villaggio della pace viene terminato: l'antica speranza è diventata realtà. All'interno della città ci sono i negozi, i giardini, l'ufficio postale e le scuole. Ormai il nome di Madre Teresa varca i confini dell'India e cosi la congregazione: viene aperta a Cocorote, in Venezuela, la prima casa delle Missionarie della Carità. E' il luglio del 1965. Così da un angolo dei bassifondi di Calcutta comincia ad irradiarsi per il mondo l'amore per Cristo attraverso i sofferenti. La minuta figura di Madre Teresa, il suo fragile fisico piegato dalla stanchezza e dall'abitudine a curvarsi su ogni sofferente, il suo scarno viso solcato da innumerevoli rughe sono ormai conosciuti in tutto il mondo. Nel 1979, poi, da Stoccolma arriva il premio Nobel per la pace. Chi ha avuto la fortuna di incontrare Madre Teresa e ha potuto ascoltarla sa che da lei emanava qualcosa di eccezionale; sia quando pronunciava parole «sconcertanti» per la loro semplicità, sia quando, assorta in preghiera, taceva con il Rosario tra le mani e il sorriso che le illuminava il volto. Solo allora si capiva che le sue parole, i gesti, tutta la sua opera provenivano da qualcosa di più profondo che le bruciava dentro: il grande amore per Cristo attraverso i fratelli.


    Pina Cataldo


    Tratto da:http://www.dicalcutta.it/biografia.htm


    Alcune delle sue frasi:

    Sono una piccola matita
    nelle mani di Dio..



    Ogni opera d'amore fatta con il cuore
    avvicina a Dio.



    Non sapremo mai
    quanto bene può fare
    un semplice sorriso.



    Amiamo.. non nelle grandi
    ma nelle piccole cose fatte con grande amore.
    C'è tanto amore in tutti noi.
    Non dobbiamo temere di manifestarlo.



    Ieri è trascorso. Domani deve ancora venire.
    Noi abbiamo solo l'oggi.
    Se aiutiamo i nostri figli
    ad essere ciò che dovrebbero essere oggi,
    avranno il coraggio necessario
    per affrontare la vita con maggior amore.



    Le persone che si amano
    in modo totale e sincero
    sono le più felici del mondo.
    Magari hanno poco,
    magari non hanno nulla,
    ma sono persone felici.
    Tutto dipende dal modo
    in cui ci amiamo.


    Non cercate Gesu' in terre lontane:
    Lui non è là.
    E' vicino a voi.
    E' con voi.
    Basta che teniate il lume acceso
    e Lo vedrete sempre.
    Continuate a riempire il lume
    con piccole gocce d'amore
    e vedrete quanto è dolce
    il Dio che amate.



    L'amore non vive di parole
    né puo' essere spiegato a parole.



    Spesso si vedono fili metallici
    piccoli o grandi, vecchi o nuovi,
    cavi elettrici economici o costosi
    che restano inutilizzati,
    perchè se non vi passa la corrente
    non servono a far luce.
    I fili siamo voi ed io, la corrente è Dio.
    Noi possiamo decidere
    di lasciar passare la corrente
    attraverso di noi, di essere usati,
    o possiamo rifiutare di essere usati
    e permettere all'oscurità
    di diffondersi.



    Abbiamo bisogno di trovare Dio,
    ma non possiamo di certo trovarLo
    nel rumore e nell'inquietudine.
    Dio è amico del silenzio.
    Osservate come la natura
    - gli alberi, i fiori, e l'erba -
    cresce in silenzio.
    Osservate le stelle, la luna e il sole,
    come si muovono in silenzio.
    Più riceviamo in silenziosa preghiera,
    più riusciamo a dare
    con le nostre azioni.


    Tratte da: www.aurorablu.it/libri/madre_teresa_calcutta.htm
     
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  2. Raggiodiluna
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    :wub: :wub: :wub: Io sono dell'avviso che Madre Teresa di Calcutta è una Santa straordinaria, Una luminosa e speciale messaggera dell’amore di Dio

    Posto anche io alcuni dei meravigliosi pensieri di Madre Teresa, Anima piena della Luce :

    "Se vuoi salire fino al cielo, devi scendere fino a chi soffre e dare la mano."

    "Abbiamo il potere di essere in Paradiso già da ora, di essere felici con Lui in questo momento, se amiamo come lui ci ama, se aiutiamo come Lui ci aiuta, se doniamo come Egli dona, se serviamo come Egli serve..."

    "Importante non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo; bisogna fare piccole cose con grande amore."

    "Se giudichi le persone, non hai il tempo di amarle."

    "Il giorno più bello? Oggi
    L'ostacolo più grande? La paura
    La cosa più facile? Sbagliarsi
    L'errore più grande Rinunciare
    La radice di tutti i mali? L'egoismo
    La distrazione migliore? Il lavoro
    La sconfitta peggiore? Lo scoraggiamento
    I migliori professionisti? I bambini
    Il primo bisogno? Comunicare
    La felicità più grande? Essere utili agli altri
    Il mistero più grande? La morte
    Il difetto peggiore? Il malumore
    La persona più pericolosa? Quella che mente
    Il sentimento più brutto? Il rancore
    Il regalo più bello? Il perdono
    Quello indispensabile? La famiglia
    La rotta migliore? La via giusta
    La sensazione più piacevole? La pace interiore
    L'accoglienza migliore? Il sorriso
    La miglior medicina? L'ottimismo
    La soddisfazione più grande? Il dovere compiuto
    La forza più grande? La fede
    La cosa più bella del mondo? L'amore."


    "Ama la vita così com'è
    amala pienamente, senza pretese.
    Amala quando ti amano o quando ti odiano.
    Amala quando nessuno ti capisce,
    o quando tutti ti comprendono.

    Amala quando tutti ti abbandonano,
    o quando ti esaltano come un re.
    Amala quando ti rubano tutto,
    o quando te lo regalano.
    Amala quando ha senso
    o quando sembra non averlo nemmeno un po'.

    Amala nella piena felicità,
    o nella solitudine assoluta.
    Amala quando sei forte,
    o quando ti senti debole.
    Amala quando hai paura,
    o quando hai una montagna di coraggio.
    Amala non soltanto per i grandi piaceri
    e le enormi soddisfazioni;
    amala anche per le piccolissime gioie.

    Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
    amala anche se non è come la vorresti.
    Amala ogni volta che nasci
    ed ogni volta che stai per morire.

    Ma non amare mai senza amore.
    Non vivere mai senza vita!"
     
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    Anche questa famosa risposta è esplicativa:

    Un giorno un giornalista venuto dall’America per intervistarla, vedendola china sui moribondi, le chiese a bruciapelo: «Ma lei e le sue consorelle non sentite il fetore di questi corpi in disfacimento, mentre li medicate? Io non lo farei nemmeno per un milione di dollari!». «Nemmeno noi», rispose la Madre con un sorriso, «ma lo facciamo per amore di Gesù». Consolare il Cristo sofferente sulla croce, spezzato nel corpo e nello spirito e che si fa presente nella dolorosa sembianza dei più poveri, è stato lo scopo principale della vita di Madre Teresa. Teresa non amava i poveri genericamente intesi, ma ogni singolo povero, nel quale vedeva riflesso il volto di Cristo.

    da:http://www.liturgiagiovane.it/new_lg/articoli.asp?nf=documenti/ARTICOLI/32.htm&l0=4&l1=90&l2=0&nr=32
     
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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    QUOTE (mar-landy @ 26/1/2011, 12:32) 
    Anche questa famosa risposta è esplicativa:

    Un giorno un giornalista venuto dall’America per intervistarla, vedendola china sui moribondi, le chiese a bruciapelo: «Ma lei e le sue consorelle non sentite il fetore di questi corpi in disfacimento, mentre li medicate? Io non lo farei nemmeno per un milione di dollari!». «Nemmeno noi», rispose la Madre con un sorriso, «ma lo facciamo per amore di Gesù». Consolare il Cristo sofferente sulla croce, spezzato nel corpo e nello spirito e che si fa presente nella dolorosa sembianza dei più poveri, è stato lo scopo principale della vita di Madre Teresa. Teresa non amava i poveri genericamente intesi, ma ogni singolo povero, nel quale vedeva riflesso il volto di Cristo.

    da:http://www.liturgiagiovane.it/new_lg/articoli.asp?nf=documenti/ARTICOLI/32.htm&l0=4&l1=90&l2=0&nr=32

    Che risposta meravigliosa!! Si sarà sentito piccolo piccolo quel giornalista!! -_-
     
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    Ecco un link in Poesie: https://vascello-stelleperdute.forumfree.it/?t=45246512
     
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    Tutte le sue frasi, poesie, aforismi sono fantastici, ma "Dà il meglio di te" è quello che la rappresenta di più e la mia preferita!!
     
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  7. Neoyogin
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    Osho su Madre Teresa e il controllo delle nascite.
     
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    QUOTE (mar-landy @ 26/1/2011, 13:32) 
    Anche questa famosa risposta è esplicativa:

    Un giorno un giornalista venuto dall’America per intervistarla, vedendola china sui moribondi, le chiese a bruciapelo: «Ma lei e le sue consorelle non sentite il fetore di questi corpi in disfacimento, mentre li medicate? Io non lo farei nemmeno per un milione di dollari!». «Nemmeno noi», rispose la Madre con un sorriso, «ma lo facciamo per amore di Gesù». Consolare il Cristo sofferente sulla croce, spezzato nel corpo e nello spirito e che si fa presente nella dolorosa sembianza dei più poveri, è stato lo scopo principale della vita di Madre Teresa. Teresa non amava i poveri genericamente intesi, ma ogni singolo povero, nel quale vedeva riflesso il volto di Cristo.

    da:http://www.liturgiagiovane.it/new_lg/articoli.asp?nf=documenti/ARTICOLI/32.htm&l0=4&l1=90&l2=0&nr=32

    Proseguendo con gli incredibili aforismi di MadreTeresa, questi sono quelli che prefersico:

    Dà il meglio di te

    L'uomo è irragionevole, illogico, egocentrico
    NON IMPORTA, AMALO
    Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici
    NON IMPORTA, FA' IL BENE
    Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici
    NON IMPORTA, REALIZZALI
    Il bene che fai verrà domani dimenticato
    NON IMPORTA, FA' IL BENE
    L'onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile
    NON IMPORTA, SII FRANCO E ONESTO
    Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo
    NON IMPORTA, COSTRUISCI
    Se aiuti la gente, se ne risentirà
    NON IMPORTA, AIUTALA
    Dà al mondo il meglio di te, e ti prenderanno a calci
    NON IMPORTA, DA' IL MEGLIO DI TE

    Tratto da: www.poesieracconti.it/poesie/a/madre-teresa-di-calcutta
     
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  9. Neoyogin
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    Il meglio che puoi fare è creare ricchezza per te stesso e per gli altri, contribuire a porre fine ad ogni forma di povertà sia spirituale che materiale. Madre Teresa e altri come lei non hanno affatto aiutato, ma solo contribuito a rendere il mondo più povero, più misero e più affamato.
     
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    QUOTE (Nausicaa* @ 30/1/2011, 20:32) 

    Scusami Nau!!

    Non mi ero accorta che c'era già!!

    Fa sempre bene rileggere queste splendide parole!!

    Kisses!!
     
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  11. ottavolante
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    Certo che la frase ' sono una piccola matita nelle mani di Dio ' mi ha colpito molto grande Donna...... Otta
     
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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    CITAZIONE (Neoyogin @ 18/6/2013, 10:59) 
    Il meglio che puoi fare è creare ricchezza per te stesso e per gli altri, contribuire a porre fine ad ogni forma di povertà sia spirituale che materiale. Madre Teresa e altri come lei non hanno affatto aiutato, ma solo contribuito a rendere il mondo più povero, più misero e più affamato.



    Ma come si fa a scrivere una cosa del genere? Lo ha detto Osho? Oppure sei un Troll.

    Nostradamus è stupido e lo dice Osho, poi le offese al Dalai Lama. Ora Madre Teresa di Calcutta. Stai qui a spulciare questa sezione scegliendo il prossimo da diffamare.

    Posti i video e neanche spieghi cosa stai postando e se qualcuno commenta neanche rispondi. Ma chi sei?

    Direi che il tuo viaggio col Vascello finisce qui.
     
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  13. •Nàga
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