Il Carnevale di Venezia

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    Carnevale
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    Proverbio
    « Semel in anno licet insanire. (Una volta all'anno è lecito impazzire.) »
    « A carnevale ogni scherzo vale. »


    Il carnevale è una festa che si celebra nei paesi di tradizione cristiana (soprattutto in quelli di tradizione cattolica). I festeggiamenti si svolgono spesso in pubbliche parate in cui dominano elementi giocosi e fantasiosi; in particolare, l'elemento distintivo e caratterizzante del carnevale è l'uso del mascheramento.

    Origini e storia

    Benché facente parte della tradizione cristiana, i caratteri della celebrazione carnevalesca hanno origini in festività ben più antiche, come ad esempio le dionisiache greche (le antesterie) o i saturnali romani, che erano espressione del bisogno di un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell'ordine, allo scherzo ed anche alla dissolutezza. Da un punto storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento, seppur per lo più simbolico, durante il quale il caos sostituiva l'ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all'inizio del carnevale seguente.[1] Il ciclo preso in considerazione, è in pratica, quello dell'anno solare.

    Nel mondo antico anche le feste in onore della dea egizia Iside comportavano la presenza di gruppi mascherati, come attesta lo scrittore Lucio Apuleio nelle “Metamorfosi” (libro XI). Presso i Romani la fine del vecchio anno era rappresentata da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio[2]. Durante le antesterie passava il carro di colui doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale.[3] In Babilonia poco dopo l'equinozio primaverile veniva riattualizzto il processo originario di fondazione del cosmo , descritto miticamente dalla lotta del dio salvatore Marduk con il drago Tiamat. Durante queste cerimonie si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la ri-creazione dell'universo. Si trattava di un periodo di passaggio di cui il transito degli astri era considerato la manifestazione[4]. Nella processione vi era anche un carro a ruote sul quale stavano le allegorie del dio Luna o del dio Sole.[5]

    Il noto storico delle religioni Mircea Eliade scrive nel saggio Il Mito dell'Eterno Ritorno: "Ogni Nuovo Anno è una ripresa del tempo al suo inizio, cioè una ripetizione della cosmogonia. I combattimenti rituali fra due gruppi di figuranti, la presenza dei morti, i saturnali e le orge, sono elementi che denotano che alla fine dell’anno e nell’attesa del Nuovo Anno si ripetono i momenti mitici del passaggio dal Caos alla Cosmogonia"[6]. Più oltre Eliade (op.cit, p. 78) afferma che “allora i morti potranno ritornare, poiché tutte le barriere tra morti e vivi sono rotte (il caos primordiale è riattualizzato) e ritorneranno giacché in questo momento paradossale il tempo sarà annullato ed essi potranno di nuovo essere contemporanei dei vivi"[7]. Le cerimonie carnevalesche, diffuse presso i popoli Indoeuropei, mesopotamici, nonché di altre civiltà hanno perciò anche una valenza purificatoria e dimostrano il "bisogno profondo di rigenerarsi periodicamente abolendo il tempo trascorso e riattualizzando la cosmogonia"[8].

    Eliade sottolinea pure che "la restaurazione del caos primordiale, in quanto tale, precede ogni creazione, ogni manifestazione di forme organizzate" e che "sul livello cosmologico l'orgia corrisponde al Caos o alla pienezza finale; nella prospettiva temporale, l'orgia corrisponde al Grande Tempo, all'"istante eterno", alla non - durata. La presenza dell'orgia nei cerimoniali che segnano divisioni periodiche del tempo, tradisce una volontà di abolizione integrale del passato mediante l'abolizione della Creazione. La "confusione delle forme" è illustrata dallo sconvolgimento delle condizioni sociali (nei Saturnali lo schiavo è promosso padrone, il padrone serve gli schiavi; in Mesopotamia si deponeva e si umiliava il re, ecc.), dalla sospensione di tutte le norme, ecc. Lo scatenarsi della licenza, la violazione di tutti i divieti, la coincidenza di tutti i contrari, ad altro non mirano che alla dissoluzione del mondo - la comunità è l'immagine del mondo - e alla restaurazione dell'illud tempus primordiale ("quel tempo", il Grande Tempo mitico e a - storico delle origini; N.d.R.), che è evidentemente il momento mitico del principio (caos) e della fine (diluvio universale o ekpyrosis, apocalisse). Il significato cosmologico dell'orgia carnevalesca di fine anno è confermato dal fatto che al caos segue sempre una nuova creazione del Cosmo"[9].

    Il carnevale si inquadra quindi in un ciclico dinamismo di significato mitico: è la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi. Il Carnevale riconduce ad una dimensione metafisica che riguarda l’uomo e il suo destino. In primavera, quando la terra comincia a manifestare la propria energia, il Carnevale segna un passaggio aperto tra gli inferi e la terra abitata dai vivi (anche Arlecchino ha una chiara origine infera). Le anime, per non diventare pericolose, devono essere onorate e per questo si prestano loro dei corpi provvisori: essi sono le maschere che hanno quindi spesso un significato apotropaico, in quanto chi le indossa assume le caratteristiche dell' essere " soprannaturale " rappresentato. Queste forze soprannaturali creano un nuovo regno della fecondità della Terra e giungono a fraternizzare allegramente tra i viventi . Alla fine il tempo e l'ordine del cosmo , sconvolti nella tradizione carnevalesca, vengono ricostituiti (nuova Creazione) con un rituale comprendente la lettura di un "testamento” e il "funerale" del carnevale il quale spesso comporta il bruciamento del "Re carnevale" rappresentato da un fantoccio (altre volte l 'immagine - simbolo del carnevale è annegata o decapitata). Tale cerimonia avviene in molte località italiane, europee ed extraeuropee (sulla morte rituale del carnevale si veda anche Il Ramo d'Oro di James George Frazer).

    È interessante altresì notare che vari significati cosmologici del Carnevale erano presenti anche nel Samhain celtico.

    Nel XV e XVI secolo, a Firenze i Medici organizzavano grandi mascherate su carri chiamate “trionfi” e accompagnate da canti carnascialeschi, cioè canzoni a ballo di cui anche Lorenzo il Magnifico fu autore. Celebre è il Trionfo di Bacco e Arianna scritto proprio da Lorenzo il Magnifico. Nella Roma del governo papalino si svolgevano invece la corsa dei barberi (cavalli da corsa) e la "gara dei moccoletti" accesi che i partecipanti cercavano di spegnersi reciprocamente.

    La parola carnevale deriva dal latino "carnem levare" ("eliminare la carne")poiché anticamente indicava il banchetto che si teneva l'ultimo giorno di carnevale (martedì grasso), subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.[10]

    Quanto all'etimologia, " il termine deriva da carne-(le)vare, con dissimilazione della seconda -r- in -l- , riferito alla vigilia della Quaresima giorno in cui era interdetto l'uso della carne "[11]. Le prime testimonianze dell'uso del vocabolo "carnevale" (detto anche "carnevalo") vengono dai testi del giullare Matazone da Calignano alla fine del XIII secolo e del novelliere Giovanni Sercambi verso il 1400.[12]


    Il Carnevale non termina ovunque il Martedì grasso: fanno eccezione il Carnevale di Viareggio, il Carnevale di Ovodda[13], il carnevale di Poggio Mirteto ed il carnevale di Borgosesia. In diversi Carnevali il martedì grasso si rappresenta, spesso con un falò, la "morte di Carnevale".


    Una tipica maschera carnevalesca di foggia veneziana I Carnevali "maggiori"


    Carro allegorico del Carnevale di ViareggioIl Carnevale di Venezia, il Carnevale di Viareggio, il Carnevale di Verona e lo Storico Carnevale di Ivrea sono considerati tra i più importanti al mondo. La loro fama, difatti, travalica i confini nazionali e sono in grado di attrarre turisti sia dall'Italia che dall'estero. Il Carnevale più lungo d'Italia è però quello di Putignano. Il Carnevale di Venezia è conosciuto per la bellezza dei costumi, lo sfarzo dei festeggiamenti nella magica atmosfera della Laguna e consta di diversi giorni fitti di manifestazioni di svariato tipo: mostre d'arte, sfilate di moda, spettacoli teatrali ecc. Il Carnevale di Viareggio è uno dei più importanti e maggiormente apprezzati carnevali a livello internazionale. A caratterizzarlo sono i carri allegorici più o meno grandi che sfilano nelle domeniche fra gennaio e febbraio e sui quali troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini famosi nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui tratti caratteristici, specialmente quelli somatici, vengono sottolineati con satira ed ironia. I carri, che sono i più grandi e movimentati del mondo, sfilano lungo la passeggiata a mare viareggina, un viale di oltre tre chilometri che si snoda tra la spiaggia e gli edifici di stile liberty che si affacciano sul mar Tirreno. Il Carnevale di Verona risula essere uno dei più antichi tant'è che la maschera principale della città, il Papà del Gnocco, nata nel 1531 è la più antica al mondo e viene festeggiata apunto il Venere Gnocolar con la sfilata dei carri nel centro cittadino. Lo Storico Carnevale di Ivrea, famoso per il suo momento culminante della Battaglia delle Arance,è invece considerato uno tra i più antichi e particolari al mondo[14], seguendo un cerimoniale più volte modificatosi nel corso dei secoli. L'intero carnevale ha il pregio di rappresentare, sotto forma di allegoria, la rivolta dei cittadini per la libertà dal tiranno della città, probabilmente raineri di Biandrate, ucciso dalla Mugnaia su cui si apprestava ad esercitare lo jus primae noctis. Fu quell'evento a innescare la guerra civile rappresentata dalla battaglia tra il popolo e le truppe reali che viene rievocata durante il carnevale, dove le squadre di Aranceri a piedi (ossia il popolo) difendono le loro piazze dagli aranceri su carri (ossia l'esercito) a colpi di arance a rappresentare le frecce, mentre tra le vie della città sfila il corteo della Mugnaia che lancia dolci e regali alla popolazione. La Puglia è la regione italiana con il maggior numero di manifestazioni abbinate alla lotteria nazionale del carnevale: il già citato Carnevale di Putignano, Carnevale di Massafra, Carnevale di Gallipoli, Carnevale Dauno a Manfredonia.

    Carnevale ambrosiano

    Spilla di latta, con i ritratti di Meneghino e Cecca, la coppia tipica del Carnevale Ambrosiano, del Carnevalone 1885Dove si osserva il rito ambrosiano, ovvero nella maggior parte delle chiese dell'arcidiocesi di Milano e in alcune delle diocesi vicine, la Quaresima inizia con la prima domenica di Quaresima; l'ultimo giorno di carnevale è il sabato, 4 giorni dopo rispetto al martedì in cui termina dove si osserva il rito romano.

    La tradizione vuole che il vescovo sant'Ambrogio fosse impegnato in un pellegrinaggio e avesse annunciato il proprio ritorno per carnevale, per celebrare i primi riti della Quaresima in città. La popolazione di Milano lo aspettò prolungando il carnevale sino al suo arrivo, posticipando il rito delle Ceneri che nell'arcidiocesi milanese si svolge la prima domenica di Quaresima.

    In realtà la differenza è dovuta al fatto che anticamente la Quaresima iniziava dappertutto di domenica, i giorni dal mercoledì delle Ceneri alla domenica successiva furono introdotti nel rito romano per portare a quaranta i giorni di digiuno effettivo, tenendo conto che le domeniche non erano mai stati giorni di digiuno.

    Questo carnevale, presente con diverse tradizioni anche in altre parti dell'Italia, prende il nome di carnevalone.

    Per la Chiesa cattolica

    Tradizionalmente nei paesi cattolici, il Carnevale ha inizio con la Domenica di Settuagesima (la prima delle sette che precedono la Settimana Santa secondo il calendario Gregoriano); finisce il martedì precedente il Mercoledì delle Ceneri che segna l'inizio della Quaresima. La durata è perciò di due settimane e due giorni. Il momento culminante si ha dal Giovedì grasso fino al martedì, ultimo giorno di Carnevale (Martedì grasso). Questo periodo, essendo collegato con la Pasqua (festa mobile), non ha ricorrenza annuale fissa ma variabile. Per questo motivo i principali eventi si concentrano in genere tra i mesi di febbraio e marzo.

    Per la Chiesa cattolica il Tempo di Carnevale è detto anche Tempo di Settuagesima. Essa considera il Carnevale (Settuagesima) come un momento per riflettere e riconciliarsi con Dio. Si celebrano le Sante Quarantore (o carnevale sacro), che si concludono, con qualche ora di anticipo, la sera dell'ultima domenica di carnevale. La chiesa cattolica ha però durante il corso della storia, condannato il Carnevale in quanto contrario ai dettami di rigore imposto dall'istituzione stessa. Secondo antiche tradizioni il Carnevale durava l'intero periodo invernale, dal giorno di commemorazione dei defunti sino al primo giorno di Quaresima ed il travestimento serviva non a nascondere la propria identità sebbene a rimandarne ad un'altra. L'antica tradizione riporta anche alla celebrazione del ricordo della Strage degli Innocenti allorquando un bambino nominato episcopellus esercitava il suo effimero potere semel in anno sino al giorno del 28 dicembre, dì indicato per il ricordo della strage di infanti ordinata da Erode.

    Carnevale Italiano: la Cerimonia

    Il carnevale italiano è stato il tema portante della Cerimonia di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali tenutasi il 26 febbraio 2006 presso lo Stadio Olimpico di Torino (già Stadio Comunale). Uno show seguito da circa 800 milioni di telespettatori che ha visto protagoniste le maschere del Carnevale di Viareggio e le icone della tradizione italiana.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Carnevale


    Per quanto riguarda l'Etimologia della paraola ecco un articolo di

    Ezio Savino

    Carnevale, ogni tradizione vale

    Il Giornale - 3 febbraio 2008

    Che significato ha il termine Carnevale? E quali sono le origini di questa “sfrenata” festività. Ezio Savino, sottolineando che fra gli studiosi non vi è accordo, riprende le interpretazioni più accreditate fra antropologi, linguisti e studiosi del folklore europeo.
    Alcuni collegano l’etimologia della parola carnevale alle espressioni Carnem levare (sparecchiare la carne) o carne, vale! (addio carne!), e sarebbe quindi un chiaro riferimento all’astinenza dal mangiar carne tipica del periodo immediatamente successivo: la quaresima. Altri studiosi vedono un collegamento con l’espressione carni levamen (sollievo alla carne) intesa come la fine delle sofferenze terrene, cioè la morte, e quindi il carnevale sarebbe un rito di passaggio in cui si muore e si rinasce a nuova vita. Florens Christian Rang, autore della Psicologia storica del carnevale, ricollega il carnevale a currus navalis, nave mistica della tradizione caldaica e babilonese, antesignana della “nave dei folli” di epoca rinascimentale.

    Si sferra a Rio de Janeiro, felicidade trasgressiva, a orologeria, nello spazio idoneo del sambodromo, chiusa fra transenne, nel tempo comandato. Luccica nelle calli di Venezia. Si sganascia sui carri «allegorici» [...] di Viareggio. Ritmi folli in musica. Maschere. Il corteo, pellegrinaggio in miniatura verso un mondo che non c’è, precario e liberatorio.
    Sono tre attributi fra i tanti di sua maestà, il re Carnevale, un bengodi di scavo e di diatriba per etnografi, storici del folklore e psicologi. Perfino i linguisti si accapigliano sull’origine del nome. Ma siccome nomen omen, nel nome è già incastonato il reale, da lì è bello e curioso partire.
    Preso atto che il caramantran francese (carême entrant, «quaresima prossima») è un localismo dall’assonanza un po’ sfuocata, tre etimologie accreditate tirano in ballo la carne, pietanza, o fragile involucro del nostro ossame. Carnem levare, «sparecchiare la carne» e carne, vale! «addio carne» sono ovvie allusioni al tirare la cinghia nella quarantena di dieta leggera, a purificazione, in attesa della rinascita pasquale.
    Nel Medioevo, vera culla storica del carnevale, il popolo minuto di proteine ne addentava già poche. Per questo fantasticò di un paese dove «chi più dorme, più guadagna», «meno si lavora, e più si magna», vale a dire Cuccagna, retto da Poltroneria regina, che di politica sa poco, ma in compenso procura che le salsicce fioriscano sui rami, i fiumi siano bicolori (vino bianco e nero), e il caro-vita crolli al minimo, perché le strade sono pavimentate di monete d’oro, per altro inutili, visto che le oche stanno rosolandosi da sole sugli spiedi a ogni angolo di piazza.
    I pensatori sbandieravano le loro Utopie, filosofiche e noiose? Il contadiname (alla Baldus, l’eroe maccheronico del genio cinquecentesco Folengo) vi contrapponeva il suo sogno, grondante sugo, nel quale s’impastavano le due fantasie più grasse, come leggiamo nell’anonimo Trionfo di Carnevale nel paese di Cuccagna, stampato da Fernando Bertelli nel 1562. Un’onda lunga, se già in una fanfaronata goliardica datata 1162 troneggia un Abbas Cucaniensis, chierico gaudente che s’incastellava dalle parti di Treviso. Al pais di Coquaigne, come narrano i fablieau del ‘200, bisognava scarpinare [...], parodiando le ascetiche passeggiate che maceravano piedi e spirito fino a Santiago o alla Veronica di Roma. E a Cuccagna era logico andare in allegre brigate. Ecco, secondo alcuni eruditi, l’origine del corteo carnascialesco. C’è un terzo spiraglio, latineggiante anch’esso, sui primordi del carnevale: carni levamen, «sollievo alla carne». Non travisiamo. In questi ambiti, spesso il contrario è più autentico di ciò che sembra d’acchito. L’espressione potrebbe non essere salutistica, spia di un regime alimentare «magro» e igienico, privo di pollame e bistecche. Indicherebbe invece il placarsi delle sofferenze terrene, la morte, il transi, come si diceva in quei secoli che tra pestilenze, guerre endemiche, carestie ripetute, epidemie e incendi avevano educato tutti all’idea che siamo di svelto passaggio. La morte trionfava. Letteralmente. Ognia omo more, era il funebre ritornello e da questo macabro immaginario gli artisti avevano tratto raffigurazioni pittoriche, miniature, affreschi, cicli iconografici.
    Il tunnel dell’orrore comincia con l’incontro agghiacciante: tre raffinati cavalieri s’imbattono in scheletri ghignanti. È un affresco del Duomo di Atri, ma il motivo serpeggia in tutta Europa, per culminare nella spettacolare vittoria della Grande Falciatrice che nell’allegoria dipinta a Siena da Ambrogio Lorenzetti, verso il 1330, orchestra un Armageddon, uno scontro finale da incubo. Da qui alla Danza Macabra il passo è breve. La troviamo sulla facciata dell’Oratorio dei Disciplini a Clusone, in Val Seriana, tragicomico balletto, con una schiera di fatui viventi che incedono ciascuno sottobraccio al suo scheletro personale. E al Museo del Prado, a Madrid, il visitatore fa gli scongiuri davanti al Trionfo della Morte di Pieter Bruegel il Vecchio (1562), dove in un incendio rosso da fine del mondo, una masnada di guerrieri senza volto, mascherati da scheletri, travolge i vivi, gigantesco Halloween. Morire per rinascere. Nel carnevale si muore per gioco, in maschera. Secondo gli studiosi, la scura visiera di Arlecchino è un segno funebre, il vestito bianco di Pulcinella uno svolazzante sudario. È il filone infero, esorcizzante, che s’insinua nell’allegria forzata della settimana grassa. E che fluisce da molto lontano, da cerimonie antiche, come le Antesterie greche o i Saturanalia romani. Queste feste si aprivano il 17 di dicembre, vigilia del solstizio, quando l’astro solare pare smorire nel suo cerchio più basso, per poi rinascere nel nuovo ciclo perenne. Proprio come la terra, che dalla gelida aridità invernale si prepara al passaggio verso la fecondità primaverile.
    Tutto si rovescia. Anche il mondo umano si concede una temporanea, spensierata trasformazione. I padroni si rimboccano le maniche e servono a tavola. Gli schiavi comandano. Perfino l’imperatore indossa il pilleum a cono (l’antenato del nostro berretto di cartone che spunta nei veglioni, tra brindisi e coriandoli) che nella vita ordinaria è il copricapo del sottoposto. Florens Christian Rang, nel suo Psicologia storica del carnevale [...] riconduce carnevale a currus navalis, imbarcazione mistica che dalle antichità caldaiche e babilonesi, attraverso Iside, divinità lunare egizia incorporata nel pantheon romano, conduce alla «nave dei folli», di rinascimentale memoria, incunabolo di quel magico tempo in pausa che noi, contemporanei, riviviamo inconsciamente quando ci gettiamo nel marasma del sabato grasso. [...]

    Florens Christian Rang, Psicologia storica del carnevale, Bollati Boringhieri 2008, pp. 126, € 9.

    tratto da: www.pbmstoria.it/giornali3289
     
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