l'Arca dell'Alleanza

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .

    Esploratore Universale Quantico
    ★☆★☆★☆★☆★☆★☆

    Group
    Pirati
    Posts
    15,845
    Attendibilità/Fiducia
    +2,553
    Location
    Liguria e non solo

    Status
    Offline
    L'ARCA DELL'ALLEANZA

    IL MITO, IL SIMBOLO, E LA PROFEZIA







    L'Arca dell'Alleanza era il recipiente nel quale Israele aveva riposto le Tavole della Torà, dopo averle ricevute sul monte del Sinai. Su di loro erano incisi i Dieci Comandamenti. L'Arca fu trasportata per tutti i 40 anni di viaggio nel deserto, e accompagnò Israele durante i lunghi anni di conquista della Terra Promessa, fino a venire posta nel Tempio costruito dal Re Salomone. Si trattava di una cassa lunga due cubiti e mezzo (ogni cubito è circa mezzo metro), larga un cubito e mezzo, e alta un cubito e mezzo, come mostrato in figura. Per trasportarla s'inserivano due lunghi pali negli appositi anelli.
    image



    Quando Israele si accampava, al centro dell'accampamento veniva eretto il Tabernacolo, e nel Santo dei Santi era riposta l'Arca. La caratteristica più famosa dell'Arca era che sul suo coperchio superiore si trovavano due statue realizzate da un'unica fusione d'oro puro, rappresentanti una coppia d'angeli Cherubini. Il simbolismo dell'Arca è quanto mai ricco e vasto, e in questa sede cercheremo di metterne in luce gli aspetti principali. Vediamo com'era costruito nei dettagli. Era composto da due pezzi principali: un parallelepipedo inferiore e un coperchio che lo chiudeva. Si tratta della terra e del cielo. Pur se in natura la forma della terra è sferica (come pure quella di tutti gli altri corpi celesti), e pur se il suo movimento è ellittico (il cerchio è un caso particolare dell'ellisse), secondo la tradizione cabalistica, la forma che meglio la rappresenta a livello spirituale è il cubo. In altri termini, si afferma che l'universo presente è dominato dalle forme sferiche, mentre quello futuro (i "cieli nuovi e la terra nuova") sarà sede soprattutto di forme cubiche. Questa trasformazione contiene il segreto del passaggio da un tempo circolare (che tende a ripetersi secondo il mito dell'Eterno Ritorno) ad un tempo rettilineo, che porta invece verso un traguardo completamente diverso dal punto di partenza. L'aver concepito la storia come una serie d'eventi che porta da uno stato meno perfetto ad uno via via sempre migliore è una delle innovazioni del pensiero ebraico, diventata poi parte integrante della cultura occidentale. Oggi la troviamo sia nel concetto laico e mondano di "progresso", che in quelli più sottili e raffinati di "evoluzione". Dal punto di vista simbolico ciò viene rappresentato trasformando lo spazio fisico da una forma sferica ad una forma cubica.

    Quest'insegnamento ci viene riproposto anche dal Libro della Formazione, il più antico testo di Cabalà, che si occupa tra l'altro delle corrispondenze tra segni zodiacali, pianeti e lettere dell'alfabeto ebraico. In quel testo si parla di un "cubo dello spazio", i cui dodici lati sono i dodici segni zodiacali. Ma l'Arca dell'Alleanza non era cubica, bensì un parallelepipedo. Ciò significa che essa rappresentava i "nuovi Cieli" e la "nuova Terra" in via di formazione, mentre erano ancora in movimento, e non avevano ancora raggiunto uno stato di riposo.
    image




    Il parallelepipedo inferiore era formato (vedi figura) da tre distinte scatole. Le due esterne erano entrambe d'oro, mentre quella mediana era di legno d'acacia. Cosa significa ciò? Secondo La Cabalà., l'anima dei Maestri e degli Illuminati contiene due grandi categorie: avvolgente ed interna, ognuna delle quali è dotata di diversi gradi intermedi. Il contenitore dell'Arca rappresenta l'Anima avvolgente, le Tavole della Torà al suo interno costituiscono invece l'anima interiore. Si tenga presente che l'anima avvolgente è più rara e preziosa di quella interiore, in quanto questa è limitata, mentre la prima si estende all'infinito. I due recipienti d'oro costituiscono il primo e il secondo grado dell'anima avvolgente. Essi sono: Chaià e Yechidà, l'Anima Vivente e l'Anima della Perfetta Unione col Divino. Il legno che le separa fa da isolante elettrico, onde permettere a ciascuna delle due di costituire uno schermo separato. Infatti, uno degli scopi dell'"anima avvolgente" è quello di proteggere l'organismo da attacchi d'entità malvagie, pur presenti nella dimensione spirituale. In termini moderni potremmo comprendere questo particolare dell'Arca come una "doppia schermatura", in grado di isolarla completamente dai campi energetici negativi, e di captare solo quelli positivi. Infatti, il materiale usato era l'oro, che rappresenta il più alto stato della consapevolezza, quello che l'Alchimia chiama l'oro filosofico.

    Tutto ciò riguarda il solo recipiente inferiore, la Terra. Invece il coperchio superiore simboleggia il cielo, che viene a completare la terra, a chiudere la sua apertura, a riempire i suoi bisogni. Il coperchio dell'Arca era fatto da un'unica piastra d'oro massiccio.

    Questo suo essere costituito da un unico pezzo, mentre la parte inferiore era composta da tre pezzi distinti, allude all'insieme dello spazio-tempo. La fisica moderna ci insegna che viviamo in un insieme costituito da tre dimensioni spaziali (le coordinate di un determinato punto) e da un'unica dimensione temporale (il tempo in cui un certa realtà esiste). In tutto viviamo dunque in un insieme quadridimensionale. Secondo la sapienza esoterica esiste invece almeno una quinta dimensione, che nell'esempio dell'Arca era rappresentata dalle Tavole della Torà ivi contenute. Si tratta del livello della consapevolezza pura, la "quintessenza", così a lungo ricercata dagli alchimisti.

    Del coperchio superiore dell'Arca facevano parte i Cherubini, anch'essi d'oro purissimo. Dice il versetto dell'Esodo (25, 18-21): "Farai due cherubini d'oro: li farai lavorati al martello sulle due estremità del coperchio. Fa' un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio, alle sue due estremità. I due cherubini avranno le due ali stese di sopra, ricoprendola, e i loro volti saranno rivolti l'uno verso l'altro, e verso il coperchio. E porrai il coperchio sulla parte superiore dell'Arca, e collocherà nell'arca la testimonianza che ti darò."

    La simbologia dei Cherubini è quanto mai vasta ed interessante. Secondo la tradizione ebraica essi avevano due volti infantili. Dai bambini dobbiamo imparare la purezza e la semplicità, la sincerità emotiva, la fiducia in coloro che sono più grandi di noi. In particolare, i volti dei cherubini erano l'uno maschile e l'altro femminile. Questo significa la conjuncto oppositorum, il matrimonio mistico, lo hyeros gamos.

    Nel ricomporsi dell'unità primaria tra i poli opposti, tra il maschile e il femminile, si completa la copertura dell'Arca, si rinsalda la frattura che aveva causato la caduta dei mondi. E' grazie alle ali dei cherubini che si toccano al di sopra del coperchio, cioè alle loro componenti spirituali, che è possibile "volare", cioè esplorare i mondi superiori. Il matrimonio alchemico tra l'adepto e la soror mistica è il motore che fornisce energia al cocchio celeste, sul quale avviene il viaggio verso il Divino. Un'idea del genere è confermata da altri versetti dove vengono menzionati i cherubini, come: "e cavalcava il cherubino e volava" (Salmo 18,11). Tutto ciò sottolinea l'estrema importanza dell'equilibrare le varie componenti in ogni via d'evoluzione spirituale: il secco con l'umido, l'anima col corpo, l'emotivo con l'intellettuale, ecc.

    Infine la forma dei due cherubini e delle loro ali che si toccavano ricorda quella di un portale. Si tratta della "porta del Signore, attraverso la quale entreranno i giusti", la cinquantesima porta dell'Intelligenza.

    In genere l'Arca rappresenta il segreto di come una costruzione umana, se fatta seguendo dei criteri particolari, possa diventare la sede e il ricettacolo degno di contenere la rivelazione di uno stato superiore della consapevolezza, di forze angeliche o anche divine. I criteri di costruzione riguardano innanzitutto le dimensioni, che devono essere proporzionate in modo opportuno, seguendo formule antiche ed esoteriche. Ad esempio, il volume in "tefachim" (circa la lunghezza di un pugno chiuso), un'altra fondamentale misura dell'Antico Testamento, del recipiente centrale di legno era 756 tefachim cubi. Questo è il valore numerico della parola Sefirot, il nome delle dieci costituenti principali dell'Albero della Vita, il riferimento centrale delLa Cabalà.. Ciò indica come all'interno dell'Arca fosse contenuto un intero Albero della Vita. Riducendo 756 si ha 18, che è il numero della vita (Chai, Cheit-Yud). Riducendolo ulteriormente si ha 9, il numero della verità.

    Inoltre i materiali coi quali viene eretta una particolare costruzione sacra hanno una loro importanza fondamentale. Provenendo dai tre regni inferiori: minerale (metalli e pietre preziose), vegetale (legno o tessuti) e animale (pelli o lana) i materiali rappresentano una sintesi di tutto il meglio che il mondo materiale può dare. Tramite l'opera ingegnosa dell'uomo, tramite la sua sapienza arcana, guidata dallo spirito divino, tutto ciò viene trasformato nel "trono" sul quale si asside un livello super-umano di sapienza e bontà. Si noti come la parola "Arca", che viene dall'indoeuropeo indicante "custodire", è alla radice di "arcano", cioè "esoterico, segreto". Ciò dimostra come la sapienza esoterica nel suo insieme sia l'Arca nella quale sono custoditi gli stessi "cervelli" Divini, cioè la Sapienza e l'Intelligenza, l'emisfero cerebrale destro e quello sinistro. Ecco perché le tavole della Torà riposte nell'Arca erano due, ad indicare la polarità fondamentale presente in ogni processo pensante.

    Le costruzioni degli esseri umani non dovrebbero dunque avere una sola funzione pratica, ma dovrebbero esprimere dei principi superiori, se si vuole che il loro uso diventi un'occasione per la crescita della consapevolezza. Le abitazioni che sono state erette in modo particolare, secondo la sapienza "arcana", hanno un particolare effetto benefico su coloro che vi dimorano, un vero e proprio effetto salvifico.

    Infatti nella Bibbia il primo e più antico prototipo d'ogni contenitore o costruzione sacra è stato l'Arca di Noè, grazie alla quale egli, la sua famiglia e gli animali, sopravvissero al cataclisma del diluvio universale. E si badi bene che non sarebbe bastata una qualunque barca o rifugio. Probabilmente la generazione in cui viveva Noè era in grado di costruire altri tipi d'imbarcazioni. Quella di Noè fu l'unica a sostenere la furia degli elementi scatenati poiché era stata costruita seguendo delle leggi non solo fisiche ma anche metafisiche. Si tratta di un insegnamento che dovremmo tutti tenere presente in un mondo come quello d'oggi, nel quale prevalgono soltanto le considerazioni materiali e contingenti.


    tratto da: www.cabala.org/articoli/arca.shtml
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

    Group
    Founder
    Posts
    35,906
    Attendibilità/Fiducia
    +10,802
    Location
    Dalla Nebulosa...

    Status
    Offline
    Grazie Mar!! L'Arca dell'Alleanza mi ha sempre affascinata!
     
    Top
    .
  3. Adamant66
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Mi chiedo che fine abbia fatto e se è vero ciò che sostengono...che si trovi custodita in Etiopia o Eritrea, non ricordo bene...
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .

    Esploratore Universale Quantico
    ★☆★☆★☆★☆★☆★☆

    Group
    Pirati
    Posts
    15,845
    Attendibilità/Fiducia
    +2,553
    Location
    Liguria e non solo

    Status
    Offline
    Beh, ci sono molte teorie su dove questo potente strumento si trovi:

    da: http://www.repubblica.it/www1/cultura_scie...a/alleanza.html

    Ma l'Arca dell'Allenza
    un giorno ricomparirà

    L'arca di Noè non è l'unico "manufatto" della Bibbia a essere oggetto di appassionate ricerche. L'arca perduta per eccellenza è anzi un'altra, è l'Arca dell'Allenza, la preziosa cassa in legno d'acacia e oro fatta costruire da Mosè per conservarvi le Tavole della Legge dettate da Dio.
    L'Arca dell'Alleanza è l'oggetto più sacro del popolo ebraico, il simbolo concreto del patto tra gli eletti e il loro Creatore. Per secoli e secoli, essa seguì gli ebrei nelle loro peregrinazioni e fu infine collocata nel Tempio di Gerusalemme, da cui scomparve, secondo una tradizione, all'epoca della sua distruzione da parte dei Babilonesi nel 587 a.C.

    Ma dove si trova adesso? Le teorie sono molte, quasi tutte legate all'ipotesi che l'Arca sia stata allontanata da Gerusalemme prima dell'arrivo di Nabucodonosor per difenderla o dagli invasori o addirittura dalle apostasie del popolo ebraico. Una tesi afferma che l'Arca non è mai andata perduta, ma si trova da sempre in una chiesa di Axum, in Etiopia. Altri indicano una caverna che si troverebbe dalle parti del mar Morto, su una delle due rive del Giordano. Tuttavia, i molti scavi effettuati nella zona, grazie ai quali sono stati scoperti i famosi manoscritti del mar Morto, non hanno trovato tracce dell'Arca.

    C'è poi chi dice che la preziosa reliquia sia rimasta a Gerusalemme fino all'arrivo di Tito, nel 70 d.C., quando il Tempio, ricostruito al ritorno dall'esilio, fu distrutto per la seconda volta. L'imperatore romano avrebbe sottratto numerosi tesori, portandoli a Roma. Ma la teoria più popolare dice che la prodigiosa cassa è tuttora a Gerusalemme, in una grotta scavata a grande profondità nella roccia del monte su cui sorgeva il Tempio. Lì, dentro una camera segreta, costruita secondo alcuni addirittura da re Salomone, l'Arca dell'Alleanza riposerebbe ancora oggi, integra e indisturbata.

    A questa tesi aderiscono molti dei gruppi ebrei ortodossi che caldeggiano la costruzione del Terzo Tempio. Nel 1981, indagini clandestine sotto la montagna avrebbero portato alla luce un dedalo di tunnel ed ambienti scavati nella roccia. Le ricerche furono interrotte dal governo israeliano, in seguito alle pressioni politiche del mondo islamico, che non vede di buon occhio l'eventuale ritrovamento dell'Arca. La complessa situazione politica e religiosa di Gerusalemme per adesso rende impossibile proseguire gli scavi e l'Arca dell'Alleanza potrebbe rimanere indisturbata ancora per lunghi anni. Ma non per sempre: secondo la Bibbia, infatti, un giorno l'Arca sarà ritrovata. E quando ricomparirà, secondo le parole di Giovanni, allora vi saranno "lampi e voci e tuoni e un terremoto e una forte grandinata". (c.d.g.)

    (22 novembre 1997)
     
    Top
    .
  5. Adamant66
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ah, quindi sarebbe, secondo una teoria ad Axum e quindi in Etiopia...interessante...mah...chissà se un giorno sapremo cosa le è accaduto e qual'è la verità!

    -_-
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .

    Esploratore Universale Quantico
    ★☆★☆★☆★☆★☆★☆

    Group
    Pirati
    Posts
    15,845
    Attendibilità/Fiducia
    +2,553
    Location
    Liguria e non solo

    Status
    Offline

    Altre teorie e letture varie sull'Arca e la sua pericolosità!!

    da: www.acam.it/alleanza.htm

    La terribile arma di Mosè. Un propiziatorio per parlare con Dio. L'arca nascosta in Etiopia. Tre italiani la trovano ad Axum. Ricomparirà nel giorno del giudizio.

    La scena si svolge su un monte sacro dell'antico Egitto, nella penisola del Sinai, lungo un sentiero il cui passaggio è proibito alla gente comune. Inginocchiato davanti ad un roveto ardente, il profeta Mosè sta ascoltando gli ordini del Dio di Israele. "Farai un'arca di legno d'acacia e la rivestirai di oro puro. E dentro vi porrai la Testimonianza che io ti darò", comanda il Signore Jahweh.

    E Mosè obbedisce. Aiutato dal fido Bezaleel, e seguendo alla lettera le indicazioni del suo Dio, il patriarca ebraico costruisce una cassa di 125 centimetri di lunghezza per 75 di altezza e larghezza e la riveste di oro purissimo, sia internamente che esternamente. Quindi la copre con un coperchio dorato, chiamato propiziatorio. Sopra di esso colloca poi due piccole statuine, raffiguranti dei cherubini. E ai lati della cassa incastra quattro anelli in modo che questa possa essere trasportata più agevolmente, senza toccarla, inserendovi due pali.

    All'interno dell'arca della testimonianza, l'oggetto più sacro della tradizione religiosa ebraica, il profeta depone un po' della manna raccolta durante la traversata del deserto, la magica verga con cui erano state scatenate le piaghe contro l'Egitto e separate le acque del Mar Rosso, ma soprattutto le Tavole dei Dieci Comandamenti, il segno tangibile dell’alleanza con Dio.


    UNA TERRIBILE ARMA DA GUERRA

    Proseguendo nella lettura del libro biblico dell’Esodo, scopriamo poi che, da quel momento, Mosè impone al suo popolo, per la custodia del sacro oggetto, tutta una serie di disposizioni tanto precise ed insidacabili quanto incomprensibili. Dell’arca si occuperanno i figli di Aronne ed i leviti non vi si potranno avvicinare se non dopo che questa sia stata coperta dai sacerdoti; durante l’esodo la cassa sarà collocata all'interno della Tenda del Signore (una specie di tempio smontabile) nelle soste e portata alla testa del popolo durante le marce; nessuno dovrà mai toccarla. E soprattutto, in particolari momenti spetterà solo a Mosè servirsene per lasciarvi comparire Dio in trono nello spazio fra i due cherubini.

    Le disposizioni di Mosè vennero seguite alla lettera sino alla scomparsa dell’arca, avvenuta probabilmente nel 587 a.C. In quell’anno, infatti, le armate babilonesi sconfissero gli ebrei e li depredarono di ogni bene. Prima di quella data, una volta raggiunta la Terra Promessa, i leviti collocarono l’arca nel sancta sanctorum, una segretissima cella sotterranea di venti cubiti per venti nel Tempio di Gerusalemme.

    A nessuno era concesso di accedervi e l’arca stessa veniva mostrata in pubblico solo in casi eccezionali.

    Ed il motivo di tanta segretezza era legato alla pericolosa ed incontrollabile potenza attribuito a questo oggetto.

    Si diceva che l’arca, in particolari momenti, si aureolasse di luce e fosse in grado di scatenare la potenza divina, annientando migliaia di persone. In che modo questo avvenisse non è chiaro. Ma è certo, se prestiamo fede alle antiche cronache bibliche, che con l’arca alla loro testa gli ebrei riuscirono ad annientare le decine di tribù ostili incontrate durante l’esodo nel deserto del Sinai. Il resoconto biblico al riguardo ci presenta un vero e proprio bollettino di guerra: le folgori dell’arca avrebbero distrutto le armate degli etei e dei gergesei, dei gebusei e degli evei e di un’altra decina di popolazioni che vivevano nella fascia di Canaan nel XIIIº a.C.

    Che cosa fossero queste folgori divine non è chiaro. In alcuni passi la Bibbia sottintende la presenza di un non meglio identificato angelo sterminatore, mentre in vari versetti dell’Esodo e nel Secondo libro di Samuele si dice chiaramente che chiunque toccava l’arca moriva percosso da Dio. Come accadde ai figli di Aronne, sebbene fossero proprio loro gli esperti custodi della reliquia, e ad un certo Oza che, volendo impedire che l’arca si rovesciasse durante un trasporto, la afferrò con le mani e morì all’istante, tra la costernazione generale.

    Ma la più grande vittoria dell’arca resta la distruzione della città di Gerico. Riguardo questo episodio il Libro di Giosuè è molto chiaro. Per ordine di Dio per sei giorni le armate di Israele, guidate da sette sacerdoti che recavano sette trombe di corno d'ariete e l’arca dell’alleanza, girarono attorno ai bastioni ciclopici. "E al settimo giorno, sonate le trombe, le mura crollarono", afferma la Bibbia.

    UNA PILA DI LEYDA?

    Ammettendo la veridicità di questi episodi, che tipo di spiegazione possiamo dare, al di là della facile supposizione dell’intervento di Dio?

    Secondo lo scrittore francese Robert Charroux "l’arca non era nulla di più che un’impressionante arma capace di sviluppare energia elettrica. Non dobbiamo dimenticare che Mosè, quando ancora veniva istruito come futuro faraone, aveva ricevuto dai sacerdoti egizi profonde nozioni alchemico-esoteriche di chimica, fisica e meteorologia tali da dare ragione di alcuni dei prodigi attribuitigli. L’arca dell’alleanza poteva essere una specie di forziere elettrico capace di produrre forti scariche dell'ordine dei 5-700 volt..."

    "L’arca era fatta di legno d'acacia - scrive il ricercatore - e rivestita di oro all'interno e all'esterno. Con questo stesso principio si costruiscono i condensatori elettrici, separati da un isolante che in quel caso era il legno. L’arca veniva posta in una zona secca, dove il campo magnetico naturale raggiunge normalmente i 600 volt per metro verticale, e si caricava. La sua stessa ghirlanda forse serviva a caricare il condensatore. Per spostarla i leviti passavano due stanghe dorate negli anelli, tanto che dalla ghirlanda al suolo la conduzione avveniva per presa di terra naturale, scaricandosi senza pericolo. Isolata, l'arca talvolta si aureolava di raggi di fuoco, di lampeggi, e, se toccata, dava scosse terribili. In pratica si comportava esattamente come una pila di Leyda...".

    CERCANDO LA RADIO DI DIO

    Secondo Charroux, dunque, l’arca altro non era che un’arma elettrica costruita sulla scorta di antiche conoscenze perdute e custodite solo dagli Iniziati egizi. Sempre grazie a queste conoscenze, che per il divulgatore svizzero Erich Von Daeniken erano invece di origine extraterrestre, Mosè avrebbe costruito un propiziatorio che funzionava come una radio a transistor. Solo in questo modo si spiegherebbe, per lo scrittore, il fatto che Mosè potesse parlare come ad un amico con il Signore Iddio.

    Queste incredibili prestazioni potrebbero allora spiegare il manifesto interesse delle altre popolazioni verso l’arca santa.

    Il tempio di Gerusalemme, ove veniva custodita la sacra reliquia, venne saccheggiato ripetutamente: nel 925 a.C. dagli egiziani del faraone Soshenq Iº, nel 797 da Gioas re d'Israele, nel 621 dalle armate caldee e babilonesi.

    Quando l’oggetto scomparve non è sicuro. Certamente quando nel 516 a.C. il prefetto Zorobabel ricostruì il Tempio di Gerusalemme, l’arca non c’era più.

    O almeno, non in maniera evidente, secondo il rabbino israeliano Shlomo Goren, convinto che l'arca si trovi attualmente ancora nel sancta sanctorum, sfuggito alle razzie degli invasori.

    "Basterebbe scavare in corrispondenza della sua antica collocazione. - dichiara Goren -Purtroppo però adesso in quella zona sorge la spianata delle moschee islamiche di Gerusalemme e le autorità religiose preferiscono evitare qualsiasi scavo archeologico per evitare attriti con i musulmani..."

    TRA I FALASCIA’ DI RE SALOMONE

    Secondo un’altra versione, raccontata nella cronaca etiope trecentesca Kebra Nagast o Gloria dei re, l’arca dell’alleanza si troverebbe ad Axum, in Etiopia. A portarcela sarebbe stato un certo Menelik, che la tradizione vuole nato dal matrimonio di re Salomone con Makeda, la regina di Saba. Il figlio della giovane ed avvenente etiope, d’accordo con un pugno di ebrei ribelli, avrebbe rubato l’arca trasportandola segretamente ad Axum. E grazie ai poteri della stessa, i falascià di Menelik, cioè gli ebrei etiopi, avrebbero sollevato senza sforzo le centinaia di tonnellate dei giganteschi obelischi eretti ad Axum.

    Questa vicenda ha affascinato le decine di ricercatori che si sono messi sulle tracce dell’arca, dall’archeologo ebreo Vendil Indiana Jones, ispiratore dell’omonimo personaggio televisivo,

    allo studioso inglese Graham Hancock, un esperto di storia templare convinto che il sacro cofano sia custodito in una cappella nel lago Tana in Etiopia.

    Sfortunatamente, ognuna delle circa ventimila chiese copte dell’Etiopia custodisce una copia dell’arca. Trovare quella autentica è dunque come cercare un ago in un pagliaio.

    TRE ITALIANI

    Ma forse tre italiani sono riusciti in questa impresa disperata.

    Si tratta dei professori Vincenzo Francaviglia, direttore del CNR per le tecnologie applicate ai Beni culturali, Giuseppe Infranca dell’Università di Reggio Calabria e dell'architetto Paolo Alberto Rossi del Politecnico di Milano.

    "Nel 1990 ci trovavamo ad Axum per un invito ufficiale del governo etiopico - ha raccontato il professor Francaviglia alla stampa - e, dopo una serie di cerimonie, venne organizzato un incontro con l'abuna, la massima autorità religiosa. Questi ci ricevette con i paramenti solenni e ci condusse a visitare la vecchia chiesa cristiana S.Maria di Sion ad Axum, una chiesa costruita nel Seicento dall'imperatore Fasiladas...Dietro l'altare maggiore, protetta da un baldacchino di velluto rosso con ricami, c’era l'arca. L'abuna non voleva affatto mostrarcela. Ma un giovane chierico aprì la tenda e noi potemmo vedere una cassa di legno scuro, lunga un metro e alta sessanta centimetri, con il tetto a doppio spiovente. Non c’erano più le lamine d'oro e la superficie stessa appariva deteriorata. Appena l'abuna si accorse che stavano osservando l’arca, rimproverò aspramente il chierico, ordinandogli di abbassare immediatamente la tenda..."

    Secondo la religione copta, difatti, non è concesso a nessuno di vedere l’arca. Si dice che persino al negus Hailè Selassiè, che ne aveva espresso il desiderio, venne opposto un secco rifiuto. E si dice che l’accesso alla stanza dell’arca sia consentito ad un solo abuna per generazione...

    MESSAGGERA DELLA FINE DEI TEMPI


    Curiosamente tutti queste narrazioni sembrano dimenticare quanto scrive la Bibbia nel Secondo libro dei Maccabei, allorché viene raccontato dettagliatamente di come il profeta Geremia, salito sul monte Nebo, abbia deciso di nascondere l'arca "in un antro" poi murato, probabilmente per sottrarre il prezioso reperto alla furia delle armate del sovrano babilonese Nabucodonosor, che cingevano d'assedio Gerusalemme nel 587 a.C. Lo stesso Geremia, forse pentitosi della sua decisione, non sarebbe stato poi più in grado di ritrovare il punto esatto ove l’arca era stata occultata.

    La storia della sacra reliquia, quindi, nasce e muore all’interno della Bibbia stessa, senza alcun appello per le tesi appassionate dei cacciatori dell’arca perduta. Ma non è il caso di perdere le speranze. Sempre nel testo biblico, nell’Apocalisse, è scritto che l’arca riapparirà nei giorni del giudizio universale. In quel tempo "si riaprirà il tempio Dio in cielo e l’arca dell’alleanza apparirà fra le nubi". Ma forse, per l’epoca, la caccia all’arca perderà d’importanza...

    da OLTRE LA CONOSCENZA
     
    Top
    .
5 replies since 23/5/2010, 11:25   370 views
  Share  
.