La Sacra Sindone

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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    Questi filmati, invece, sono parte di un filmato di History Channel.

    Qui si ipotizza che il volto della Sindone sia quello di Leonardo, il nostro Leonardo.



     
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  4. Ely53
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    Veramente molto, molto, molto belli e interessanti questi video.
    Esaurienti, chiari, utilissimi.
    Una frase mi ha colpita in modo particolare (mi pare nel 2° video) quando si afferma che, al di là della sua vera origine, l'importante è quello che suscita questa immagine nel nostro cuore.
    Grazie Nausicaa.
     
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    Verissimo Ely!!

    Grazie! :wub:
     
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  6. Raggiodiluna
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    Grazie Nausicaa per aver postato questi interessantissimi video! Un grande abbraccio!
     
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  7. leAlidelDestino
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    Introduzione
    La Sindone, il lenzuolo di lino che secondo la tradizione ha avvolto il corpo flagellato di Gesù Cristo, come descritto nel Vangelo, rimane un affascinante mistero: non è bastata, infatti, la radiodatazione al Carbonio 14 per convincerci della "falsità" del telo. La linea di pensiero "scettica", che indica la Sindone come un clamoroso falso medievale non ha convinto i molti scienziati, storici e tecnici che, oggi più che mai, si stanno adoperando per fornire dei seri riscontri al mistero della fede rappresentato dalla Sacra Sindone. Attualmente il telo è conservato in una teca all'interno del duomo di Torino, sotto il palco reale. La Sindone è mantenuta distesa, quindi non piegata o arrotolata come nel passato, in atmosfera inerte ed umidità controllata.

    Descrizione della Sindone
    Le evidenze oggettive riscontrabili sulla Sindone sono di due tipi fondamentali: le tracce ematiche (sangue umano, gruppo AB negativo, DNA maschile) e l'immagine impressa sulla stoffa, detta immagine sindonica. Mentre le tracce di sangue risultano comprensibilmente state assorbite dal telo a contatto con le ferite stesse, la formazione dell'immagine sindonica risulta difficilmente spiegabile. Prossimamente saranno eseguiti dei nuovi esperimenti (ad esempio, l'esame della fluorescenza) proprio per tentare di dare una spiegazione scientifica a questo fenomeno. Una curiosità: l'immagine è un negativo naturale, quindi per osservare il vero volto corrispondente all'immagine Sindonica è necessario produrre un negativo da fotografia (figura 1.b). Non è così, invece, per le tracce ematiche, visibili in "positivo".

    L'esame della Sindone mostra, senza alcun dubbio, la perfetta corrispondenza tra la descrizione delle torture subite da Gesù e le evidenze oggettive riscontabili nel telo: sono ben evidenti, ad esempio, i segni prodotti dalla "corona di spine", la ferita al costato e nei polsi, oltre 120 ferite da flagello sulla schiena, sui glutei e sulle gambe, la posizione sollevata del petto indice di difficoltà respiratoria dovuta alla crocifissione, la particolare posizione dei piedi, tipica dell'inchiodamento. Non solo, molti studiosi concordano sul fatto che le ferite ai polsi sono state inferte su un uomo vivo, mentre la ferita al costato è stata inferta su un cadavere. Questo concorderebbe con il "trattamento" subito da Gesù, come descritto nel Vangelo.

    La ricerca

    La Chiesa, nell'aprile 1988, dispone un importante esame scientifico sulla Sindone, allo scopo di datarne l'origine. Definito il protocollo degli esami, disposti su tre campioni diversi casualmente assegnati ad altrettanti laboratori (Oxford, Zurigo, Boston), viene eseguito il prelievo dei reperti. La datazione al radiocarbonio ha stabilito l'origine della Sindone tra il 1260 e il 1390, ciononostante molti studiosi hanno messo in discussione tale risultato, sollevando forti dubbi sulla validità dell'esame, a mio parere del tutto condivisibili.

    Quali sono le tesi di questi studiosi?
    Innanzi tutto si deve ricordare che il telo subì un grave incendio nel periodo in cui era custodito a Chambery, precisamente nella notte tra il 3 ed il 4 dicembre del 1532. L'incendio potrebbe aver apportato delle modifiche tali da "ringiovanire" il telo alla datazione con C14.

    Validi esperimenti hanno tentato di riprodurre con una certa fedeltà le condizioni di stress termico al quale fu sottoposta la Sindone nell'incendio di Chambery. Negli esperimenti condotti, ad esempio, dal sindologo italiano Mario Moroni, membro del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino, il risultato è stato un errore di datazione di circa 300 anni. Lo stesso studioso ha ipotizzato la possibilità che la Sindone sia stata esposta ad un irraggiamento da fonte protonica/neutronica. Quest'evenienza, da sola, produrrebbe un errore di datazione di circa 500 anni. Se però una tela, dopo aver subito irraggiamento protonico/neutronico, subisse i danni di un incendio come quello di Chambery, l'errore sarebbe di circa 700 anni (invece di 300). In definitiva l'errore totale sarebbe di 500 + 700 = 1200 anni circa, cioè porterebbe la datazione della Sindone intorno al primo secolo. Ci si può chiedere quale mai sia stato l'evento misterioso che avrebbe determinato l'irraggiamento del lino. Forse l'energia sprigionata dalla resurrezione stessa del Cristo?

    Altri studiosi hanno messo sotto accusa la datazione al C14. Lo scienziato russo Dmitri Kouznetsov, direttore dei E.A. Sedov Biopolymer Research Labotatories di Mosca, nel 1995 dimostrò sperimentalmente che l'incendio del 1532 ha modificato cospicuamente la quantità di carbonio radioattivo presente nella Sindone. Lo scienziato statunitense Leoncio Garza Valdés ha verificato la presenza di un complesso biologico composto da funghi e batteri che ricopre i fili sindonici come una patina e che non è eliminabile con i normali sistemi di pulizia. Anche per questo studioso, tutto ciò permette di ricondurre la datazione della Sindone al primo secolo. Altre pubblicazioni dimostrano una discrepanza di circa 1000 anni tra la datazione al C14 di una mummia egizia (conservata nel Museo di Manchester) e delle bende che la avvolgevano.

    Torniamo sulla formazione dell'immagine Sindonica. Al momento nessuno studioso ha saputo indicare, con certezza scientifica, un metodo conosciuto che possa produrre una figura come quella della Sindone. In base alle analisi compiute, l'immagine non è frutto di dipinto e non si tratta di una stampa (assenza di colori ed inchiostri, come confermato da Alan Adler, professore di chimica della Western Connecticut State University).

    Inoltre non sono stati riscontrati pigmenti, polveri colorate o impasti. Recentemente è stata compiuta una scannerizzazione (importazione in formato immagine elettronico) della superficie posteriore del telo sindonico. Questa parte non è visibile poiché posteriormente il telo è cucito su una fodera (detto telo d'Olanda). La rilevazione ha portato ad una interessante evidenza scientifica: nel lato posteriore non si vede alcuna immagine, ma solo i risvolti di sangue. All'analisi ad "occhio nudo" è stata affiancata una analisi tramite algoritmi matematici, che definitivamente esclude la presenza di una immagine, seppur debole, corrispondente a quella presente nel lato visibile.

    Questo escluderebbe una lunga serie di tecniche di falsificazione, come, ad esempio, quella più volte citata di "strinatura", cioè il contatto del telo con bassorilievo surriscaldato, in modo da produrre l'ingiallimento per bruciatura. Con questa tecnica si sarebbero dovute osservare tracce anche nella superfice posteriore. Inoltre l'immagine ottenuta sarebbe deformata, mentre l'immagine della Sindone sembra prodotta come per proiezione ortogonale. L'analisi comunque non negherebbe, come causa di generazione dell'immagine, l'irraggiamento nucleare (ancora la resurrezione?): questa misteriosa energia spiegherebbe, da sola, sia l'errore alla datazione al C14 che l'enigmatica formazione dell'immagine sul telo.

    Da Gerusalemme a Torino, passando per i Templari

    Vi sono delle prove scientifiche che indicano in Gerusalemme (o comunque la zona nei pressi della Città Santa) il luogo di provenienza del telo della Sindone: la presenza di particolari pollini specifici dell'area Siriana-Palestinese, in particolare la Gundelia Tournefortii. Questo dato è stato recentemente confermato da due ricercatori dell'Hebron University of Gerusalem.

    Alcuni studiosi, già dal 1954, individuarono le tracce di due monete romane applicate sulle orbite oculari del volto della Sindone. Un numismatico riconobbe, nell'impronta, una moneta fatta eseguire da Ponzio Pilato tra il 29 e il 32 d.C. Questa pratica apparentemente bizzarra aveva un fine pratico e di uso comune: non far riaprire gli occhi del cadavere, a causa delle possibili contrazioni nell'immediato periodo che segue il trapasso.

    Inoltre, a quanti affermano che non vi sono documentazioni storiche sulla esistenza della Sindone nel primo secolo, si deve far notare che i cristiani, vivendo in condizioni di semi clandestinità, subirono certamente tensioni e timori, in particolare i custodi della Sindone, considerata dalla religione ebraica oggetto impuro perché "contaminato ritualmente" dal sangue del condannato.

    Il passaggio da Gerusalemme a Costantinopoli è probabile, mentre quello che la porta da Costantinopoli a Lirey (passando forse per Atene) è ancora oscuro, legato probabilmente ai Templari. Ci sono invece tracce storiche documentate del passaggio da Lirey fino a Torino
    Ipotizziamo, dunque, in Gerusalemme, 30 d.C., le prime coordinate del tragitto compiuto dalla Sindone . Il professor Karl Heinz Dietz, dell'Università di Wurzburg, si sta occupando della ricostruzione del tragitto compiuto dalla Sindone nel primo millennio. Gli studi confermano la presenza della Sindone ad Edessa dal VI al X secolo.

    Gia nel secondo secolo si parla di un Santo Volto di Cristo, su stoffa, venerato ad Edessa, oggi Urfa, in Turchia. Nel 544 è documentata la presenza nella stessa città di un telo raffigurante il volto di Gesù che molti, come anche lo storico Ian Wilson, identificano come la Sindone, piegata in modo da non mostrare il corpo seminudo e martirizzato del condannato. Nei documenti si parla di un'immagine achiròpita, cioè non fatta da mani umane. Questa "Sindone Piegata" viene chiamata Mandylion. Conferme sul fatto che il Mandylion coincide con il telo oggi conservato a Torino, vengono dalla rilettura degli atti di Taddeo, che descrivono interessanti particolari sulla modalità di piegatura del telo, riconoscibili sulla Sindone stessa. Inoltre ci sarebbe identità tra il volto della Sindone e le copie del Mandylion con oltre un centinaio di punti di sovrapponibilità fra le due figure (per il criterio legale americano sono sufficienti 60 punti per affermare che due immagini si riferiscono alla stessa persona). Nel 944 il Mandylion è portato a Costantinopoli, in seguito ad uno stretto assedio dei Bizantini.

    Una interessante osservazione: l'asimmetria degli arti inferiori che si osserva sul lenzuolo torinese (gamba sinistra più flessa) fa nascere, in quel periodo, la leggenda del Cristo zoppo, riprodotta (gia intorno al 1000) dagli artisti con la cosiddetta "curva bizantina" e con il poggiapiedi della croce inclinato. Ci sono poi testimonianze che indicano la venerazione, nel 1147, di Luigi VII, re di Francia, alla Sindone, durante la visita a Costantinopoli. La conquista di Costantinopoli per mano dei crociati nel 1204 (quarta Crociata), fa perdere le tracce della Sindone, che misteriosamente riappare, dopo circa 150 anni, in Europa. Chi portò la Sindone in Europa? Chi altro se non i Cavalieri dell'Ordine militare e religioso più sospettato di tutti i tempi? I Templari naturalmente. Gli elementi, comunque, per credere che siano stati proprio loro, ci sono tutti. Anche il recente film di Pupi Avati, "I Cavalieri che fecero l'impresa" accosta la Sindone ai Templari, anche se in modo non proprio "positivo", come a confermare questo desiderio di tenebrosità che aleggia da 700 anni sull'Ordine crociato del Tempio. La storia, documentata, ci dice che la Sindone ricomparirà a Lirey, in Francia, nel 1353 nelle mani di Goffredo di Charny, che tre anni dopo la affiderà ai canonici di Lirey, presso Troyes, in Francia.

    Non sappiamo ancora quando e come la Sindone sia giunta a Goffredo di Charny, fonti documentate, comunque, indicano la presenza della Sindone ad Atene l'anno successivo al sacco che seguì l'assalto crociato di Costantinopoli. Un crociato potrebbe aver trafugato la reliquia ed averla portata in Grecia. Il fratello di Goffredo ottenne due importanti feudi proprio in Grecia, questo fatto indica il legame stretto tra la famiglia Charny e la Grecia, quindi la certa presenza degli Charny in questa regione. Quali collegamenti ci sono tra i Charny e i Templari? Basta sapere solo che nel 1314 bruciava sul rogo, insieme all'ultimo Gran Maestro dei Templari Giacomo de Molay, un certo Goffredo (I) de Charnay (o Charny?), Comandante Templare di Normandia e (forse) parente avo del Goffredo possessore certo della Sindone nel 1353!

    Non sono ancora chiare le vere cause della persecuzione subita dai Templari che portarono al rogo del 1314. Molti "templaristi" sostengono che la Sindone era già da diverso tempo in mano ai Templari e che Charnay fu torturato per fargli confessare il segreto su di un particolare tesoro: proprio il Sacro Lino. Forse i Charny, custodi della Sindone, portarono la stessa in Francia, insieme a tante altre reliquie, dopo la sconfitta Crociata. Qui avrebbero tenuto nascosto, e venerato in segretezza, il telo ai primi indizi di pericolo che incombevano sull'Ordine. Tra l'altro una delle accuse, formulate dagli inquisitori ai Templari, era quella di culto segreto ad un "Volto", che sembra riprodotto dalla immagine della Sindone. In Inghilterra, nel castello di Temple Combe appartenuto ai Templari, è stato trovato un dipinto raffigurante il volto di un uomo del tutto simile a quello della Sindone. Questo quadro nasconde una serratura che permette l'accesso ad una piccola nicchia ove, per gli storici più "arditi" potrebbe essere stata conservata, per qualche tempo, la preziosa reliquia. Tornando agli spostamenti documentati, nel 1453 Margherita di Charny, discendente di Goffredo, cede il Lenzuolo ad Anna di Lusignano, moglie del duca Ludovico di Savoia, che lo custodirà a Chambéry, teatro del tragico incendio del 1536. Infine, Emanuele Filiberto, il 14 settembre del 1578, trasferisce la Sindone a Torino, per abbreviare il viaggio a S. Carlo Borromeo che vuole venerarla per sciogliere un voto, ma la Sindone non sarà più riportata a Chambéry.

    Altre ipotesi e teorie, più o meno fantasiose quanto improbabili, sull'intervento Templare nelle vicende che segnano la storia della Sindone, sono numerose. Alcune di esse indicherebbero che il vero uomo corrispondente alla immagine impressa sul telo è l'ultimo Gran Maestro, Giacomo de Molay (figura 3), proprio colui che fu arso sul rogo insieme a Goffredo de Charnay.

    Tra fede, storia e scienza, il mistero proposto dalla Sindone è vivo e acceso più che mai. Non ci resta che cercare di "comprendere", per quanto possibile, questa testimonianza unica al mondo.

    Il Papa stesso, all'indomani dell'ostensione del 1997 dopo la nuova collocazione, in un discorso pubblico, esorta lo studio della Sindone senza posizioni precostituite "che non diano per scontati risultati che non lo sono...".

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    Tutto molto interessante...mi pare di capire che ci sarano nuovi test....Pensare che l'ho vista tanti anni fa quando siamo andati a Ttorino con la scuola..peccato che non fossi ancora pronta, o forse avevo altro per la testa, per capire o sentire qualcosa davanti a questo famoso telo...
     
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    di Piana Alessandro

    Gli esami radiocarbonici collocano l'origine della Sindone tra il 1260 e il 1390 d.C. eppure ricerche storiche ed iconografiche confermano la presenza del Sacro Telo in epoche antecedenti.

    Secondo la tradizione, la Sindone oggi conservata nel duomo di Torino non è altro che il lenzuolo nel quale fu avvolto Gesù dopo la morte in croce. Dal XIV secolo, quando il Sacro Telo compare nel villaggio francese di Lirey, non esistono lacune storiche riguardo alle vicende a cui è andata incontro la Sacra Sindone. Non possiamo affermare la stessa cosa riguardo al periodo precedente, anche se è possibile ricostruire con buona approssimazione ciò che è accaduto al Sacro Lenzuolo sulla base dei risultati concordanti delle ricerche storiche, numismatiche, archeologiche e iconografiche.

    Queste ricerche, unitamente alle indagini scientifiche, ci consentono di ipotizzare, con un alto grado di probabilità, che la Sindone di Torino abbia un’origine più antica che quella risultante dai tanto contestati esami radiocarbonici, che collocano il Lenzuolo tra il 1260 e il 1390 d.C. Nel ricostruire una cronistoria delle vicende terrene del Lenzuolo di Cristo la ricerca ha sempre dovuto affrontare una questione assai spinosa. Si tratta di un vuoto di quasi centocinquanta anni, compreso tra l’assedio di Costantinopoli del 1204 e la ricomparsa a Lirey intorno alla metà del XIV secolo, durante i quali se ne perdono completamente le tracce. Dove si trova la Sacra Sindone in questo periodo?

    Per cercare di rispondere a quest'interrogativo occorre partire da un’ipotesi che è quella che attualmente trova maggiore riscontro tra i sindonologi, poiché risulta essere la più ricca di testimonianze documentarie. Secondo questa interpretazione,la Sindone che compare in Francia intorno alla metà del XIV secolo, nelle mani del nobile cavaliere Geoffroi I de Charny, è la stessa conservata a Costantinopoli e trafugata durante il sacco dei crociati del 1204. Numerose sono, infatti, le testimonianze di comuni viaggiatori e illustri sovrani, risalenti ai secoli XI e XII, che segnalano la presenza della Sacra Sindone a Costantinopoli. Nella capitale dell’impero Bizantino, il Sacro Lenzuolo, rimane fino ai primi anni del XIV secolo, quando sulla città si abbatte l’impeto dei crociati.

    Tra i cronisti che narrano gli eventi della quarta crociata, vi è il cavaliere Robert de Clary. Egli nelle sue memorie, descrive i numerosi “tesori” di Costantinopoli: "Tra le meraviglie che sono là c’era un’altra chiesa chiamata Santa Maria delle Blacherne dove c’era la sindone in cui Nostro Signore era stato deposto e che ogni Venerdì Santo veniva alzata verticalmente affinché si potesse vedere bene la figura di Nostro Signore."

    In seguito alla conquista della città insieme alla caccia alle ricchezze, scatta anche quella alle reliquie. Cosa ne è della Sindone? La risposta, quanto mai oscura, ci è fornita sempre dal de Clary: "Nessuno, né greco né latino, conosce cosa avvenne della Sindone dopo il saccheggio della città."

    Possiamo affermare, con relativa certezza, che la Sindone scompare da Costantinopoli nel periodo di tempo compreso tra il mese di aprile del 1204 e l’agosto del 1205. L’aiuto per limitare all’agosto del 1205 il periodo in questione ci arriva da una lettera; facente parte del Chartularium Culisanense, un documento risalente all’inizio del XIII secolo. In questa lettera è segnalata la presenza del Sacro Lino ad Atene. Inoltre, altre due testimonianze, di Benedetto di Santa Susanna e Nicola d’Otranto, confermano la presenza del Lenzuolo nella città ellenica.

    Al fine di scoprire il percorso effettuato dalla Sacra Sindone nel passaggio da Atene a Lirey occorre indagare da vicino su un personaggio che partecipò attivamente al saccheggio di Costantinopoli: Othon de La Roche. Costui riveste il ruolo di consigliere di Bonifacio del Monferrato, comandante in capo della quarta crociata. Visto l’importante apporto fornito nel corso della spedizione, rispettando pienamente gli accordi intercorsi prima dell’assedio del 1204, Bonifacio nomina Othon Signore d'Atene. È dunque nelle mani di questo nobile francese che si trova la Sindone.

    Per quanto riguarda la modalità con cui il Lenzuolo è finito nelle mani di Othon de La Roche, l’ipotesi più probabile è che al momento della spartizione del bottino, i capi della crociata abbiano deciso di ricompensare Othon con una delle reliquie più preziose, la Sindone appunto. Le prove a nostra disposizione confermano la presenza ad Atene di Othon de La Roche fino al febbraio del 1225. Dopo questa data il Signore d'Atene ritorna in Francia, nel suo possedimento di Ray-sur-Saône, in compagnia del Lenzuolo.

    Due nuovi elementi ci consentono di affermarlo con certezza. Nella chiesa di Seveux, un villaggio nelle vicinanze di Ray-sur-Saône, possiamo trovare la lastra tombale di Othon. Lastra riprodotta anche nel castello di famiglia. L’esistenza della tomba dimostra inequivocabilmente il ritorno in Francia del nobile crociato. In aggiunta a ciò, nello stesso castello è conservato un semplice cofanetto di legno finemente decorato che, stando a quanto riportato nelle memorie di famiglia, ha conservato il prezioso Lenzuolo al momento del suo ritorno in Francia. Le dimensioni interne del cofanetto, simili a quelle di altri contenitori che nel corso dei secoli hanno ospitato la Sindone, si adattano alla piegatura del Lenzuolo in 96 parti.

    Queste nuove prove suggeriscono che la Sindone rimane conservata per diversi anni nel castello di Ray-sur-Saône, prima di passare al signore di Lirey: Geoffroi I de Charny, imparentato alla quinta generazione con il de La Roche. I risultati di questa ricerca rappresentano un nuovo passo in avanti per poter collocare storicamente ancora più indietro nel tempo l’origine della Sacra Sindone, in netto contrasto con i risultati di una datazione sperimentale tutt’altro che affidabile.

    http://www.nonsoloanima.tv/index.php?contr...&article_id=269
     
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