Qabbalah - cabala ebraica

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    LA CABALA
    Tratto da www.ascensione93.org/Cabala.html
    La cabala o Qabbaláh è parte della tradizione esoterica della mistica ebraica, in particolare il pensiero mistico sviluppatosi in Europa a partire dal VII-VIII secolo EV.

    Nella religione dell'ebraismo, Qabbaláh (ebr. ????) è l'atto di ricevere, la tradizione.

    Base del pensiero cabalistico è la Bibbia ebraica o Tanach (acronimo per "Torah, Profeti, Scritti"). La secolare esegesi del Tanách, già contenuta nella halakháh (esposizione sotto forma narrativa), nella haggadáh (presentazione della casistica giuridica), nei due Talmudím, il babilonese e il gerosolimitano, e nei molti midrashím, aveva ormai da secoli posto l'interpretazione del testo sacro al centro della vita dell'Israelita.

    Il fulcro dell'elaborazione delle dottrine mistiche riguardanti l'aspetto segreto del creato è un'opera composta verosimilmente in Éretz Yisraél nel VI o VII secolo, il Séfer yetziráh (Libro della formazione). Nel Sefer yetzirah, che tratta delle forze segrete del cosmo, si trova la prima menzione di un termine che diventerà centrale nella successiva speculazione: la nozione di sefiráh.

    Letteralmente sefirah (plur. sefirót) significa "calcolo, numerazione". Nel Sefer yetzirah il termine acquista un significato più ampio: le sefirot sono manifestazioni allusive dell'energia divina. Gli autori cabalistici amano paragonare le sefirot a zaffiri. Partendo da un assonanza dei due termini.

    Tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII, fa la sua comparsa una vasta letteratura mistica già ben organizzata sulla dottrina delle sefirot; queste si possono definire i gradi per mezzo dei quali Dio agisce nel creato. Praticamente tutti i mistici affermano che esse sono in numero di dieci.

    I nomi delle sefirot
    Le sefirot hanno anche dei nomi propri: Kéter (corona), la più alta e più vicina a Dio; Bináh (scienza o conoscenza) e Khokhmáh o Hokmah (saggezza) a un livello inferiore; Gevuráh o Geburáh (forza) e Khésed o Hésed (misericordia o pietà) al terzo livello; Tiféret (bellezza) al quarto; Hod (gloria) e Nétzah (eternità o vittoria) al quinto; Yesód (fondamento o fondazione) al sesto; Malkút (regno), la più prossima all'uomo. Questi sono i nomi più frequentemente usati. A volte Gevurah viene chiamata Din (giudizio) o Pachad (paura), Khesed può essere chiamata Gedulláh (grandezza), Tiferet Rakhamím (misericordia).

    Le sefirot vengono rappresentate secondo uno schema detto "Albero della Vita". Inoltre esiste anche una "undicesima" (anche se impropriamente detto) Sephira: Daath che si colloca tra Binah, Hokmah e Hesed e rappresenta il gap, cioè il divario tra l'Uomo e Dio.

    L'albero della vita
    Al centro si trova la colonna dell'equilibrio che da Keter, attraverso Tiferet e Yesod, raggiunge Malkut. A sinistra e destra di Keter si dipartono altre due colonne: quella della Grazia, attraverso Chokhmah, Chesed e Netzah; quella della severità risalendo attraverso Hod, Gevurah e Binah.

    image


    Le XXII vie
    Le 10 Sephiroth sono collegate fra di loro da 22 sentieri, associati alle lettere dell'alfabeto ebraico. In vari autori sono presentate varie maniere di associazione. La più diffusa fa partire la aleph da Kether in direzione di Chockmah e si conclude con la Tau che sta fra Yesod e Malkuth. I 22 sentieri e le dieci Sephiroth insieme formano le 32 vie di cui parla il Séfer yetziráh.

    I quattro mondi
    All'inizio del XIV secolo si cominciarono a distinguere quattro mondi nel creato: la Atzilút (emanazione), la Beriáh (creazione), la Yetziráh (formazione) e la Asiyáh (realizzazione). Con questi nomi si indica il variare del tipo di influsso delle sefirot. Il mondo dell'Atzilut, che è più vicino a Dio, è retto da forze solo immateriali. La componente materiale aumenta man mano che ci si allontana dall'Emanatore.

    Corrispondenze
    Anche se non visibili agli occhi le sefirot sono percepite dal mistico che si eleva dalle inferiori alle superne attraverso la contemplazione e lo studio delle corrispondenze cosmiche: p.es. ad Abramo può essere associata Gedullah, a Isacco Gevurah, a Giacobbe Tiferet. Tutte le componenti del cosmo hanno le loro corrispondenze: Tiferet è il sole, Yesod la luna, Malkut la terra, e così via.

    Anche i XXII sentieri vengono associati alle lettere dell'alfabeto ebraico, ai tarocchi, a segni zodiacali, pianeti e elementi, etc. L'esistenza di queste associazioni risale alla gnosi e a una visione magica dell'universo in cui ogni parte è collegata ad un'altra. Questo insieme di relazioni complesse ricorda moderne teorie scientifiche come quella del caos.

    Ciò che non è conoscibile è quello che sta oltre la sefirah più alta, cioè l'Altissimo che, essendo incommensurabile, non può venir percepito dall'uomo.

    Emanazioni
    Si pone il problema di come possa un ente infinito, quello che per primo Isacco il Cieco chiamò l'En Sof (non-fine), emanare aspetti di sé in un mondo finito.

    Secondo Mosè Cordovano Dio si "contrasse" per poter emanare la sua energia nel mondo finito e "mostrare la Sua gloria alle genti". La contrazione di Dio (tzimtzúm) è al centro della speculazione di Isacco Luria.

    In conseguenza dell'emanazione, secondo Luria, si crearono dei vasi per contenere l'energia divina. I vasi superni, i più forti, resistettero bene alla pressione della luce, ma gli inferiori si ruppero e dispersero l'energia. I frammenti dei vasi rotti contengono ancora particelle di luce: queste sono le qelippót (scorze), le forze del male.

    La qabbalah dei nomi
    La parola ebraica tzeraf indica sia la trasmutazione alchemica sia l'interscambio delle lettere dell'alfabeto. Gli esegeti ebrei erano abituati a permutare le lettere del Tanach per scoprire significati reconditi e più veri.

    La permutazione numerica è detta gimatréyah o gematria. Ogni lettera dell'alfabeto ebraico indica un numero; dunque ciascuna parola della Bibbia ha un proprio valore numerico, somma dei valori numerici delle lettere che la compongono. Una parola si può sostituire con un'altra dello stesso valore numerico.

    L'arte del notariqón permette di scoprire parole nascoste dentro altre parole (le lettere di una parola sono le iniziali di altre parole). L'atbásh consiste nello scambio alfabetico, ad esempio la prima lettera dell'alfabeto con l'ultima, la seconda con la penultima, etc.

    L'alchimia cabalistica
    Già nel duecentesco Séfer ha-Zóhar si trovano spunti alchemici legati al simbolismo delle sefirot e della trasmutazione dei metalli. I sette tipi di oro menzionati nella tradizione diventano una metafora delle sette sefirot inferiori, mentre Binah è chiamata "l'oro superno".

    L'anonimo trattato di alchimia Esh metzaréf (Il fuoco del fonditore) ebbe notevole diffusione, tanto che non ci è giunto nell'originale ebraico ma in traduzioni latine.

    Tradizioni cabalistiche non ebraiche
    Cabala esoterica
    La cabala esoterica esce dai confini principalmente religiosi dell'esperienza ebraica per diventare il punto di incontro principe per tutti i pezzi della tradizione occidentale: magia, gnosi, orfismo, etc. Non si può stabilire un punto di inizio storico per questa forma di misticismo, poiché possiamo rintracciare continui contatti fra il mondo mistico ebraico e le altre culture esoteriche. Scarica lo schema della cabala esoterica.

    Cabala cristiana
    Durante il Rinascimento l'interesse per la Cabala crebbe fra i cristiani, alcuni dei quali pensavano potesse perfettamente inserirsi nel contesto di quella religione. Il risultato differisce in molti punti dalla Qabbaláh ebraica e si avvicina maggiormente all'esoterismo.

    Una introduzione alla moderna cabala cristiana, da un punto di vista mistico, è il libro cabala mistica di Dion Fortune.

    Cabala moderna
    Nei tempi moderni la Cabala esoterica tende a coincidere con la cabala ermetica.

    Aleister Crowley diede la seguente definizione di Cabala:



    « La Cabala è:

    Un linguaggio atto a descrivere certe categorie di fenomeni, e a esprimere certi tipi di idee che sfuggono alla normale fraseologia. Puoi paragonarla alla terminologia scientifica della chimica.
    Una terminologia multiforme ed elastica mediante la quale e possibile mettere a confronto processi mentali che appaiono diversi a causa delle costrizioni imposte dalle peculiarità delle varie espressioni letterarie. Puoi paragonarla a un lessico, o ad un trattato di religione comparata.
    Un simbolismo che consente a chi pensa di formulare le proprie idee con assoluta precisione, e uno strumento per interpretare simboli il cui significato è divenuto oscuro, è stato dimenticato, o è mal compreso, stabilendo le necessarie connessioni fra l'essenza delle forme, i suoni, le idee semplici (come i numeri) ed i loro equivalenti spirituali, morali o intellettuali. Puoi paragonarla alla interpretazione delle arti antiche mediante considerazioni estetiche determinate da fatti fisiologici.
    Un sistema di classificazione di idee multiformi che rende in grado la mente di aumentare il suo vocabolario di pensieri e di fatti mediante la loro organizzazione e correlazione. Puoi paragonarla alla tavola pitagorica.
    Un sistema per procedere dal noto all'ignoto mediante principi simili a quelli della matematica. Puoi paragonarla all'uso della radice quadrata di meno uno, o del numero « e », eccetera.
    Un criterio sistematico mediante il quale l'esattezza delle corrispondenze può essere verificata grazie all'esame delle scoperte nuove alla luce della loro coerenza con l'intero corpo della dottrina. Puoi paragonarla all'esame del carattere e della posizione di un individuo in base alle convenzioni educative e sociali ».
    L'interesse odierno per la Cabala è causato dai suoi sottili riferimenti psicologici che, secondo gli appassionati, ne fanno un ottimo strumento di riflessione e indagine dell'animo umano, addirittura paragonato per potenza alla Mitologia greca.

    tratto da www.viveremeglio.org/cabala/0_cabala.htm
     
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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    Bello!! Da tempo avrei voluto postare qualcosa sulla Cabala!!

    Grazie Mar!!! :wub:
     
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    Che cos'è la Tfilà (Preghiera) nella Kabbalah?
    di Laitman Dott. Michael

    Nella Kabbalah, la preghiera è diretta espressione delle emozioni divine che albergano nel cuore dell'uomo... e rappresenta una misura del suo rapporto con il Creatore stesso.

    Tfilà vuol dire il rapporto verso il Creatore. E' ciò che in questo momento l’uomo sente verso la Forza Superiore che lo conduce. L’uomo, volente o nolente, si rapporta sempre al Creatore dal punto più interiore del cuore. Anche se non crede all’esistenza del Creatore, e non Lo percepisce, il cuore di ogni creatura riceve i riempimenti che sente esclusivamente dalla sorgente. Il che equivale a dire, che l’uomo sente sempre il Creatore.

    Perché il rapporto verso il Creatore si chiama Tfilà?

    Tutte le emozioni che l’uomo sente nel cuore, sorgono dal Creatore, e perciò la sensazione che egli ha nel cuore non viene considerata una preghiera. La Tfilà è l’appello dell’uomo al Creatore, e infatti la parola ebraica “Tfilà” viene dalla radice “palal” che significa “incolparsi”, cioè giudicare me stesso rispetto al tipo di connessione che ho con la sorgente delle mie sensazioni - il Creatore. E dato che l’origine delle sensazioni dell’uomo è il "Buono e benefattore" (Tov umeitiv), ecco che nella preghiera l’uomo esprimerà la differenza tra la propria sensazione e il "Buono e benefattore". Così l’uomo scopre quanto è guasto il suo cuore. La preghiera è la percezione della differenza tra l’uomo e il Creatore.

    In altre parole, se l’uomo misurasse la differenza tra ciò che il Creatore influenza nel cuore, e ciò che il cuore sente, e come poi egli reagisca, (l'uomo) si accorgerebbe quanto è degradato. Poiché se l’uomo fosse corretto al cento per cento, percepirebbe il "Buono e benefattore" al cento per cento. E più la sua sensazione sarà opposta a ciò, più testimonierà la misura della sua degradazione.

    E non è solo su questo che ciò testimonia, ma anche sulla posizione dell’uomo. Dal momento che il Creatore "Buono e benefattore" dona all’uomo in tutti i 620 canali, l’uomo sa in quali dei canali percepisce di più o di meno, e in quali sente bene o male.
    Se l'uomo ha un quadro generale dell'anima, vede e percepisce tutto. A ogni gradino egli sa dove si trovi e quale sia il quadro dello stato finale, che gli mostra la differenza tra il suo stato corretto e il suo stato attuale.
    Tutte le cose sulla cui base l'uomo giudica il suo rapporto verso il Creatore - il loro completo insieme si chiama "Tfilà - Preghiera".

    La Tfilà erompe dal cuore dell'uomo come conseguenza delle sue sensazioni. La Tfilà deve erompere dalla profondità del cuore prima ancora che l’uomo cominci a controllare con la mente la sensazione del cuore - prima ancora che egli cominci a comprenderla e a pensarvi.
    E' la sensazione latente nel cuore, prima ancora che l’uomo provi a controllarla, che si chiama "Tfilà".

    Ma se la preghiera anticipa il controllo dell’uomo, come mai all’uomo è stato detto di pregare, di raggiungere lo stato di "Tfilà", come se la preghiera dipendesse dai suoi sforzi o dalla sua libera scelta?

    La risposta è che l’uomo deve raggiungere il desiderio che si chiama Tfilà tramite vari tipi di azioni e mezzi che conducono al desiderio giusto. La preghiera è il riassunto, è il risultato, oramai esistente, delle preparazioni che l'uomo ha svolto. E allora, ogni volta che prega, quando sente nel cuore una certa relazione con il Creatore, allora la sua preghiera al Creatore è sempre nuova.

    Quali elementi della preghiera possono essere sotto il controllo dell'uomo?

    E' scritto: “Iagati umatzati” (Faticavo e avevo trovato). Lo sforzo è sotto il controllo dell’uomo, mentre il risultato non lo è. Come mai? Perché noi svolgiamo il lavoro sulla nostra anima anche quando non ne conosciamo la struttura e le vie di sviluppo. L’uomo deve solamente fare del suo meglio e sforzarsi, dedicandosi sia in quantità che in qualità rispetto allo sforzo; e non preoccupandosi dei risultati, della strada e delle situazioni che dovrebbe attraversare, né del ritmo del suo progresso e né della sua forma finale. Poiché non solo l’uomo non può conoscere la propria forma finale, ma anche ad ogni innalzamento in uno stato nuovo, egli non sa dove finirà. Questo avviene perché all’uomo si rivela ogni volta una parte nuova della propria anima, che prima invece gli era nascosta. Perciò, nell’elevazione spirituale lo sforzo deve essere diretto oltre la ragione, cioè all’opposto della nostra ragione nel suo stato attuale - all’opposto di ciò che pensiamo e comprendiamo.

    Che cos’é la "Tfilà totale"?

    L'uomo arriva allo stato di "Tfilà totale", se il suo cuore è in assoluto accordo con il Creatore, e allora tra lui e il Creatore non c'è alcuna cosa che degradi la percezione del "Buono e benefattore". Ne consegue, che la sua preghiera sarà identica a quella scritta nel "Sidur" (il libro delle preghiere), o con ciò che è scritto nella parte dodicesima dello "Studio dei Dieci Sfirot".

    http://www.nonsoloanima.tv/index.php?contr...article_id=1153
     
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  4. Francesca3
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    Ho appena comprato "Lezioni di Cabala" di Giuliana Ghiandelli... So che La Cabala è molto complessa e che non si apprende con la lettura di un libro o in pochi giorni... Tuttavia credo che questo manuale possa essere buono per iniziare.. dato che è una specie di riassunto pur essendo un bel malloppo ... ed è scritto in modo semplice....almeno così dice la Giuliana.... vedremo, vi dirò se ho fatto un buon acquisto o meno...
     
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    Sì, grazie Francesca, facci sapere che ne pensi...in effetti la cabala ebraica è molto complessa e alcuni sostengono che quasi non basti una vita per poterla studiare, e ci vorrebbe anche una buona conoscenza della lingua e della gematria ebraica.
     
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4 replies since 9/3/2010, 14:20   821 views
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