I Tarocchi

Introduzione, tabelle esoteriche e lettere ebraiche

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    Su Mater Terra ho trovato questo bell'articolo che propone alcune teorie sull'origine dei Tarocchi, le famose lame usate per la divinazione:

    "A quel punto, sulla tavola appena sparecchiata, colui che pareva essere il castellano posò un mazzo di carte da gioco. Erano tarocchi più grandi di quelli con cui si gioca in partita o con cui le zingare predicono l'avvenire, e vi si potevano riconoscere a un dipresso le medesime figure, dipinte con gli smalti delle più preziose miniature. Re regine cavalieri e fanti erano giovani vestiti con sfarzo come per una festa principesca; i ventidue Arcani Maggiori parevano arazzi d'un teatro di corte; e coppe denari spade bastoni splendevano come imprese araldiche ornate da cartigli e fregi."

    Italo Calvino - Il castello dei destini incrociati

    La storia dei Tarocchi è una storia antichissima che si perde nei passi dell'uomo, e di cui è arduo e difficile rintracciarne le vie.
    In questo articolo, che si è composto in svariati anni e che in parte è apparso in un altro sito, ho voluto compendiare quelli che sono stati i miei studi a riguardo.
    Le informazioni saranno sicuramente parziali e sommarie , ma tale è la forma di un articolo , quindi non vogliatemene.

    Le origini oscure delle carte da gioco e dei Tarocchi - L' estremo Oriente

    La Cina

    Secondo una fonte, risultata però di dubbia certezza, verso l’anno 1120 un funzionario di corte regalò all'imperatore 32 tavolette d'avorio, con incisioni relative a immagini del cielo, della terra, dell'uomo, e, le più numerose, relative a immagini astratte come la sorte o i doveri del cittadino.

    Il sovrano le avrebbe poi diffuse in tutto l’impero chiamando il gioco Mille volte diecimila.

    Questo gioco presenta in realtà solo 30 carte di cui tre serie di nove carte ciascuna e tre trionfi, che sono chiamate rispettivamente mille volte diecimila, il fiore rosso e il fiore bianco.

    Sulle carte che rappresentano il cosmo sono raffigurati 4 segni di colore rosso che simboleggiano i 4 punti cardinali, mentre su quelle raffiguranti l’uomo sono segnate 4 virtù rapportate ai punti cardinali e ripetute quattro volte.

    Sommando i segni di tutte le lame, si raggiunge poi il numero delle stelle, portando così a ipotizzare che il gioco rappresenti in qualche modo un microcosmo, un enciclopedia in cui è racchiuso tutto lo scibile.

    Inoltre nella Cina del 1200 veniva già usata la carta moneta, queste banconote erano disegnate con le immagini dell’Imperatore e con altri simboli, e questi soldi venivano dunque usati oltre che per la compravendita anche per il gioco.

    Storicamente i reperti più antichi, ritrovati nelle tombe reali, appoggiano l'ipotesi secondo la quale le moderne carte da domino siano derivate da questi antichi reperti usati e poi diffusi largamente in tutto il paese, già dal 1000 dc.

    Un altro gioco molto diffuso e alquanto antico sono le carte cosiddette a semi monetari.

    Di queste carte si ritrova la prima descrizione in un documento del XV secolo, e anche di questo gioco ritroviamo oggi alcune varianti. Infine alcune carte recuperarono gli ideogrammi di un gioco da tavolo nazionale, lo XiangQi, o "scacchi cinesi".

    Questo gioco è probabilmente il meno antico, ma del suddetto si sa poco sia su quando fu ideato sia sul luogo in cui nacquero. Si è quindi ipotizzato tra i moderni studiosi che i Tarocchi e più in generale le carte possano essere state importate e poi modificate dall'oriente, teoria che però ha conosciuto molti oppositori e che tutt'ora non è tra le più sostenute.

    Tra i suoi propugnatori troviamo il ricercatore Albert Rémusat (XVIII sec.).

    L'India

    Alcuni mazzi di carte dell'India settentrionale, denominati mazzi Ganjifa risalgono all'inizio del '500 ma risulta molto probabile, dallo stile di alcune illustrazioni, che queste carte siano antecedenti a questo periodo.

    Il nome di questi mazzi è di origine persiana, e risulta probabile che discendano dalle primitive carte arabe, ma di questo non vi è nessuna certezza, risulta comunque un ipotesi abbastanza probabile. I più prestigiosi tra questi mazzi erano dipinti su gusci di tartaruga o madreperla, le dimensioni variavano di vari centimetri.

    Gli stili e le raffigurazioni erano molto differenti da mazzo a mazzo poichè i soggetti a cui si ispiravano erano diversi, anche i semi variavano e tra i tanti si possono ricordare le varie reincarnazioni del Dio Vishnu, i pianeti, e alcune scene del libro Ramayana.

    Ogni seme contava 12 carte, per cotituire mazzi che raggiungevano le 96 carte, o anche le 108, le 120 e oltre. Ma altrettanto probabile è l'ipotesi di una possibile influenza cinese, riguardo l'origine delle carte indiane, In particolare il gioco Dashavatara è molto simile ai mille volte diecimila cinese, questo gioco comprende 120 carte, diviso in dieci serie di dodici carte, corrispondenti alle dieci incarnazioni o avatar di Visnu.

    Il Giappone

    Il Giappone pur avendo intessuto notevoli rapporti culturali con la Cina già da un'epoca antecedente all'anno 1000d.C. non risultò minimamente influenzato dalle tradizionali carte cinesi.

    L'alta società di questo paese infatti sviluppò un sistema di gioco attorno all'undicesimo secolo basato su una serie di conchiglie di mare dipinte, su cui vi erano incisioni e iscrizioni, il gioco veniva denominato Uta Awase, letteralmente "combinazione di poesie".

    In una tessera venivano scritti i primi versi di una poesia e i rimanenti venivano trovati in una seconda conchiglia. Il gioco consisteva nel combinare le due tessere.

    Nello stesso periodo, inoltre si sviluppo anche il Kai Oi, e anche in questo caso le "carte" erano rappresentate da una serie di conchiglie marine dipinte che dovevano essere combinate in coppie. Da questi giochi si svilupparono poi alcune varianti nei quali venivano modificati i soggetti illustrati nelle tessere. Solo nel sedicesimo secolo il Giappone subì l'influenza di giochi stranieri, cioè quando i portoghesi entrarono in contatto con questo Paese, e vi introdussero i mazzi spagnoli a 48 carte.

    Questi si diffusero e divennero i progenitori di molti mazzi di carte locali, come il gioco Hanafuda, che fù in seguito introdotto anche in Corea dove venne adottato con il nome di Hwatu.

    Le origini oscure delle carte da gioco e dei Tarocchi - Sul Mediterraneo

    Ipotesi egiziana

    Nel 1781 Court de Gebelin pubblica la sua opera il "Mondo Primitivo".

    E tra le pagine di questa opera troviamo tali frasi : "Se si sentisse annunciare che esiste ancora, ai giorni nostri, un'Opera degli antichi egiziani, uno dei loro libri sfuggito alle fiamme che divorarono le loro biblioteche superbe e che contiene la loro dottrina più pura su soggetti interessantissimi, tutti sarebbero indubbiamente ansiosi di conoscere un Libro tanto prezioso, tanto straordinario.

    Se si aggiungesse poi che questo libro è diffuso in gran parte dell'Europa, che da molti secoli è ancora nelle mani di tutti, la sorpresa sarebbe certamente ancora più grande: e non giungerebbe al colmo, se si assicurasse che nessuno ha mai sospettato che quest'opera fosse egiziana, che la si possiede come se non la si possedesse, che nessuno ha mai cercato di decifrarne una pagina: che il frutto d'una saggezza raffinata è considerato come una massa di figure in se stesse insignificanti?

    Non si penserebbe allora che ci si vuole far beffe della credulità degli ascoltatori?

    Eppure è verissimo: questo libro egiziano, il solo che ci rimanga delle loro superbe biblioteche, esiste ancora oggi: è addirittura tanto comune che nessuno scienziato si è degnato di occuparsene; nessuno aveva mai sospettato la sua origine illustre.

    Questo libro è il Gioco dei Tarocchi..."

    Evidentemente questa fu una "rivelazione" di grande effetto che colpi molti dei suoi contemporanei ma a sostegno della sua tesi non riuscì a portare nessuna prova concreta e degna di considerazione.

    La notizia, come detto , ebbe comunque notevole clamore e, in conseguenza di ciò, un parrucchiere, Alliette, conosciuto con il nome di Eteilla, proclamò anch'esso che i Tarocchi erano il più antico libro del mondo, ad opera di Ermete-Thot. Anche Christian, in "Storia della Magia", sostiene caldamente la tesi di un'origine dei Tarocchi che risale all'antico Egitto, e quest'autore, inoltre , fa assistere al lettore, con il suo racconto, una iniziazione ai misteri di Osiride, nella cripte della Grande Piramide di Menfi, in cui colui che veniva iniziato doveva percorrere una galleria, le cui pareti avrebbero dovuto essere suddivise da ventiquattro pilastri in venditue riquadri, riassumendo così la dottrina segreta dei gerofanti, dottrina che si sarebbe poi trasmessa nei Tarocchi creati a somiglianza di quei ventidue riquadri di parete.

    Ma la galleria tanto citata in questa opera è assolutamente ignota all'egittologia.

    Decade quindi miseramente la teoria che i Tarocchi da noi conosciuti siano in qualche modo originari dell'Egitto, anche se ancora oggi vi sono alcune fazioni che sostengono questa tesi, senza prove e totalmente campata in aria.

    Ipotesi araba

    Dopo che i Tarocchi furono introdotti a Viterbo nel 1379 , fatto documentato da un cronista del XV secolo negli Annali di Viterbo, Juzzo de Coveluzzo, che compilò la sua documentazione sulla base di note lasciategli dal nonno, Nicola de Coveluzzo, lo stesso espresse il parere che queste carte provenissero da un gioco Saraceno, conosciuto col nome di Naib.

    Nei suoi scritti infatti si legge :”Anno 1379 fu recato in Viterbo el gioco delli carti, che venne de Saracinia, e chiamasi tra loro naib”. Aggiuntiva notizia che avvallerebbe l’ipotesi di un'origine islamica possiamo arguirla dall' Inventario del duca d'Orléans, nel quale, all'anno 1408, si può leggere: “Ung jeu de quartes serrasines-unes quartes de Lombardie”.

    Inoltre secondo l’abate Rive (1750) e di molti suoi successivi sostenitori, gli arabi portarono le carte prima in Spagna, dove tutt’ora vengono chiamate naipes, e poi da lì queste passarono in Italia mantenendo quel nome di origine araba.

    Non vi è però nessuna notizia di questo gioco di carte tra gli Arabi, oltretutto bisogna ricordare che il Corano proibisce categoricamente tutti i giochi d'azzardo, e infatti così cita : “Ti interrogheranno sul vino e sul gioco d'azzardo; rispondi: Vi è nell'uno e nell'altro un grave peccato e dei vantaggi per gli uomini.

    Ma il peccato supera i vantaggi” (Corano - II, 219).

    E ancora : “Credenti! Le bevande fermentate, il gioco d' azzardo, gli idoli, le frecce divinatorie sono solo una sozzura diabolica.

    Evitateli e sarete felici. Il diavolo desidera unicamente suscitare fra voi, col vino e il gioco d'azzardo, l'inimicizia, l'odio, e distogliervi dal pensare a Dio e alla preghiera” (Corano - V, 90-91).

    In arabo Naab significa 'profezia' , e questo voleva forse sottolineare che le carte servivano anche a interrogare la sorte.

    Ma in realtà sul significato della parola Naib i pareri sono completamente discordanti.

    Alcuni pensano infatti che il termine Naib possa derivare dal fiammingo "cnaep" che significa fante, come se questa carta avesse dato il nome a tutto il mazzo.
    O ancora vi è chi ipotizza che il termine non derivi dall’arabo ma dallo spagnolo e dalla Spagna dove si suppone possano essere state inventate da un tale, Nicolao Pepin, il cui nome e cognome sembra quindi siano stati contratti e se ne sia ottenuto dunque il termine "naipes".

    L’unica cosa realmente certa di questa teoria è rappresentata dal più vecchio mazzo di carte in nostro possesso, il Mulûk wa-Nuwwâb, che è arabo, ed è conservato al museo di Topkapi, a Istanbul.

    Questo mazzo, risalente al XIII o XIV secolo, era composto da una serie di lamine intarsiate in oro, appartenenti a quattro semi, ognuno dei quali comprendeva 14 pezzi, 10 numerati e 4 figure, per un totale di 56 carte.

    L'antico territorio ebraico

    Nel 1856 Alphonse Louis Constant, occultista noto con lo pseudonimo di Eliphas Levi, pubblicò un volume dal titolo "Dogma e Rituale dell’Alta Magia". In questo e in alcuni altri suoi testi posteriori Levi sosteneva che le carte dei Tarocchi discendessero direttamente dalla sacra scienza ebraica e che dopo la caduta e distruzione del tempio di Gerusalemme i simboli principali di questa "sacra disciplina scientifica" vennero trasmessi ai saggi cabbalisti e da loro si trasmisero sotto forma di lame dei Tarocchi alla cultura medievale.

    Così dice infatti Levi : "Quando il sommo sacerdozio smise di esistere in Israele, quando tutti gli oracoli del mondo tacquero alla presenza del Verso fatto uomo che parlava attraverso la bocca del più popolare e del più dolce dei saggi, quando l'Arca andò perduta, quando il santuario fu profanato e il tempio distrutto, i misteri dell'ephod e dei Theraphim, che non erano più tracciati sull'oro e sulle pietre preziose, furono scritti o più esattamente raffigurati da saggi cabalisti sull'avorio, sulla pergamena, sul cuoio argentato o dorato, e poi finalmente su semplici carte, che furono sempre sospette agli occhi della Chiesa ufficiale, come se racchiudessero una chiave pericolosa dei suoi misteri.

    Da queste carte sono venuti i Tarocchi, la cui antichità, rivelata allo scienziato Court de Gebelin dalla stessa scienza dei geroglifici e dei numeri, ha suscitato più tardi la dubbiosa perspicacia e la tenace indagine di Eteilla." Levi nei suoi trattati assimilò i 22 arcani maggiori con i 22 sentieri dell'albero della Cabala.
    La CABALA, o Kabalah, altro non è che un sistema di classificazione delle enormi forze naturali che dominano, attorniano e distruggono l'uomo riassunte in numeri e simboli, cioè i Sephirot.

    I Sephirot, schematizzati in un diagramma denominato "Albero della vita", sono collegati tra loro da 22 sentieri collegati alle 22 lettere dell'alfabeto ebraico.
    I 10 Sephirot e i 22 sentieri si uniscono a formare 32 vie attraverso le quali la divinità scende sull'uomo e l'uomo ascende fino alla divinità.

    Questa nuova teoria oltre a portare nuova confusione sullo studio delle origini dei Tarocchi, era quanto meno inesatta.

    Tra gli studiosi che confutarono la teoria di Levi ci fu Oswald Wirth che prendendo in analisi i testi di Levi vi trovò alcuni punti a sfavore.
    Ecco riportati due interventi sull'argomenti nell'opera dello studioso: "Sappiamo che i grandi sacerdoti di Gerusalemme interrogavano l'oracolo dell'Urim e del Thumin con l'aiuto dei Theraphim, cioè simboli ideografici o geroglifici.

    Eliphas Levi spiega che le consultazioni avvenivano nel tempio, sulla tavola d'oro dell'Arca santa. Le notizie che possediamo sui Theraphim sono così vaghe che è impossibile trarne qualche conclusione."

    "La cabala era certamente ben nota agli autori dei Tarocchi ma questi artisti - filosofi non potevano appartenere al ceppo semitico che, ben lungi dall'incoraggiare un simbolismo artistico, ha sempre preferito legare le sue speculazioni astratte all'aridità delle lettere, dei numeri e delle figure geometriche."

    Le origini oscure delle carte da gioco e dei Tarocchi - L’Italia

    Come si è precedentemente detto in questo articolo le ipotesi sulla paterni tà dei Tarocchi sono state varie, ma storicamente parlando, l'unica cosa che si puo a buona ragione asserire è che queste carte videro il maggior sviluppo in Italia, sia per il fatto che ne vennero prodotti un maggior numero, sia perchè furono soggetto di molti artisti italiani.

    Ed ecco che sorge un ulteriore ipotesi secondo la quale questi mazzi di carte nacquero proprio nel paese dove ebbero maggiore fioritura, l'Italia.

    Si è quindi pensato che Naibbe potesse quindi provenire da una storpiature di Napoli, città che secondo alcuni diede i natali al gioco (si ricorda poi che attualmente vi è una differenza tra le carte da gioco Napoletane e le carte Italiane in generale, differenza che potrebbe in qualche modo sostenere questa tesi).

    Le carte da qui si sarebbero poi estese al nord italia dove nacquero i veri e propri Tarocchi.

    E dal nord Italia sempre secondo questa teoria si sarebbero poi sviluppati in tutta Europa dove si sarebbero poi modificati secondo le tradizioni locali.

    Ad esempio in Germania i semi tipicamente italiani vennero sostituiti da cuori, foglie, ghiande e campanelli.

    Alcuni mazzi di Tarocchi della storia

    Tarocco Gringonneur – XIV secolo

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    Imperatore

    Nel XIV secolo il re Carlo VI di Francia, conosciuto anche come le Fou e vissuto dal 1368 al 1422, commissionò a Gringonneur una serie di carte che presero quindi il nome di Tarocchi di Carlo VI o Taroccho Gringonneur, di questo mazzo sappiamo di per certo l’esistenza grazie a Pouparte , tesoriere del re , che ce lo attesta nella sua documentazione.

    Ci viene tramandato che a Parigi alla biblioteca nazionale siano conservate diciassette carte superstiti di questo mazzo (16 Arcani Maggiori e 1 Arcano Minore , più precisamente il Fante di Spade) , ma molti studiosi, come ad esempio J. G. Mandel, hanno confutato che queste carte fossero realmente le carte di Carlo VI.

    Sembra infatti che lo stile delle suddette possa essere più sulla moda del XV secolo.

    Questa non facile identificazione è causata per lo più dal fatto che sulle carte conservate a Parigi non esistono ne cifre, ne numeri, ne nessun tipo di iscrizione.

    Qualunque teoria si è portati a sostenere non si può dubitare della preziosità e della ricchezza di queste carte che è stato, infatti,. interamente dipinto a mano.

    I piccoli Tarocchi di Bologna – XV secolo

    Questo mazzo è composto da 62 carte , delle quali 22 arcani maggiori e soltanto 40 carte numerate , questo perché non esistono il 2,3,4 e 5 di ogni seme (spade , bastoni , coppe e ori).

    Nelle carte non vi sono titoli o nomi ma vengono inseriti nei disegni di queste gli stemmi della famiglia Fibbia.

    È molto probabile che Francesco Fibbia fosse il mandatario di questi tarocchi , ma di questo personaggio , che si ritiene , non senza qualche dubbio, esistito realmente, ci rimane solamente un dipinto nel quale il Fibbia tiene in mano il suo mazzo di tarocchi.

    Il dipinto conservato al Palazzo Felicini a Bologna, contiene un iscrizione che dice: Francesco Antelminelli Castracani Fibbia, principe di Pisa, Montegiori, e Pietra Santa, e Signore di Fusecchio, filio di Giovanni, nato da Castruccio duca di Lucca, Pistoia, Pisa.

    Fugito in Bologna datosi a Bentivogli, fu fatto generalissimo delle arme bolognese, et il primo di questa famiglia che fu detto in Bologna dalle Fibbie, ebbe per moglie Francesca, filia di Giovanni Bentivogli.

    Inventore del gioco del tarocchino di Bologna. Dalli XVI Riformatori della città ebbe il privilegio di porre l’arma Fibbia nella regina di bastoni e quella della di lui moglie nella regina di denari. Nato l’anno 1360 morto l’anno 1419.

    I tarocchi dei Visconti – metà del XV secolo

    image
    Tarocchi dei Visconti

    Estistono svariati mazzi che fanno parte del gruppo dei tarocchi dei Visconti , ne sono stati contati almeno 15, raccolti in musei o collezioni private.

    I più rilevanti però sono tre, i tarocchi Brera-Brambilla , i Cary-Yale e i Pierpont-Morgan. Per tutte e tre le collezioni, create intorno alla metà del XV secolo, si può dire che per alcuni soggetti siano stati ritratti i membri delle famiglie Vistonti o Sforza, sono inoltre inseriti all’interno dei disegni, in svariati casi, gli stemmi delle famiglie, bisogna aggiungere inoltre che le dimensioni di questi mazzi sono davvero notevoli rispetto ai tarocchi moderni.

    I primi , i Brea – Brambilla, chiamati cosi perché conservati alla Galleria d’arte di Brera e perché acquistati da Brambilla attorno al 1900, sono composti da 48 carte (2 trionfi, 7 figure, 39 carte non figurate).

    Lo sfondo di queste carte è argentato per i tarocchi non figurati , mentre per le altre carte lo sfondo è dorato, inoltre questi tarocchi sono leggermente curvati. I Cary-Yale sono un mazzo di cui ci sono rimaste 67 carte (11 trionfi, 17 figure e 39 carte non figurate) e conservato all’universita di Yale.
    Anche per questa collezione lo sfondo è dorato per tutte le carte tranne che per quelle non figurate che sono argentate.
    Dei Pierpont-Morgan ci sono rimaste 74 carte (20 trionfi, 15 figure e 39 carte non figurate), conservate in parte alla biblioteca Pierpont-Morgan di New York (da cui il nome del mazzo) e in parte in altre collezioni.

    Queste carte a differenza delle altre Viscontee hanno le carte non figurate di un colore crema con un motivo floreale mentre trionfi e figure sono anche in questo caso dorate.

    I tarocchi di Marsiglia – fine del XV secolo

    image
    Il Mago

    È questo il tarocco più famoso e conosciuto in assoluto, ed è considerato la versione classica di queste carte, pur non essendo assolutamente il più antico, come è evidente dalla descrizione sommaria fatta dei mazzi conosciuti e precedenti a questo.

    La creazione di queste carte risale infatti alla seconda meta del XV secolo, con ogni probabilità di origine lombarde, e il nome “Tarocco di Marsiglia” deriva dalla definizione fatta di queste carte del francese Grimaud intorno al 1930, mentre in origine il mazzo era conosciuto semplicemente con il nome di “Tarocco Italiano”.
    Ovviamente Marsiglia fu la città dove queste carte ebbero maggior rilievo e maggiore sviluppo e anche da questo fatto che si deve il nome del mazzo, dalla Francia meridionale quest’arte si diffuse quindi nella Francia settentrionale, in Svizzera e in Belgio dove si modificò leggermente.

    Si pensa inoltre che fu proprio nella Francia meridionale che le carte acquisirono al loro interno anche il nome della stessa , e la loro catalogazione divenne così in qualche modo ufficiale e riconosciuta per i mazzi successivi a questo.

    Le sue carte sono caratterizzate da colori brillanti e vivaci e da una simbologia che personalmente trovo tra le più rilevanti in questo ambito.
    Una particolarità del mazzo ( quantomeno nelle sue raffigurazioni classiche) è il nome del fante di Denari che è segnato in modo verticale a differenza di tutte le altre carte, il cavallo di Denari inoltre è raffigurato con un bastone in mano.

    Le Minchiate – XVIII secolo

    image
    Ruota della Fortuna

    Le Minchiate , dette anche Minchiate fiorentine per il loro maggior sviluppo in questa città, sono il mazzo di carte più numeroso in assoluto nel mondo occidentale.
    Si contano infatti 41 trionfi e 56 carte di semi.

    La nascita di queste carte sembra risalga intorno al XVI secolo, anche se questa informazione non va presa.

    Questo nome lo troviamo in una scritta dell’Aretino della metà del 1500.

    È molto probabile che le Minchiate presero origine e si trasformarono dalla base dei più conosciuti Tarocchi classici, ipotesi che in parte viene dimostrata da alcune carte in comune tra i trionfi.

    Tratto da: www.materterra.it/Article75.htm


    Edited by Nausicaa* - 2/3/2010, 16:15
     
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  2. leAlidelDestino
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    veramente interessante,anche se alla fine non si capisce bene quale sia stato il primo popolo a utillizzarli.
    CITAZIONE
    Tarocchi erano il più antico libro del mondo, ad opera di Ermete-Thot. Anche Christian, in "Storia della Magia", sostiene caldamente la tesi di un'origine dei Tarocchi che risale all'antico Egitto, e quest'autore, inoltre , fa assistere al lettore, con il suo racconto, una iniziazione ai misteri di Osiride, nella cripte della Grande Piramide di Menfi, in cui colui che veniva iniziato doveva percorrere una galleria, le cui pareti avrebbero dovuto essere suddivise da ventiquattro pilastri in venditue riquadri, riassumendo così la dottrina segreta dei gerofanti, dottrina che si sarebbe poi trasmessa nei Tarocchi creati a somiglianza di quei ventidue riquadri di parete.

    Questo passaggio è molto suggestivo!!

    Per quanto riguarda i Tarocchi di Marsiglia, non sapevo asolutamente fossero itaiani, pensavo appunto fossero francesi :P
     
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    Anche a me piace questa teoria, ma anche che gli arcani maggiori sono 22 come le lettere dell'alfabeto ebraico, da Aleph a Tav, "dall'inizio alla fine".
     
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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    Wow!! Cercherò qualche bella immagine di Tarocchi!!!

    Grazie Mar!

    ^_^
     
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  5. NeoNata
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    Davvero molto interessante, specialmente per me che nell'ultimo tempo mi ritrovo molto affezzionata di loro...
     
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    Ho trovato su www.riflessioni.it/alchimia/arcani-...smo-magia-3.htm le corrispondenze di 4 scuole di pensiero fra Tarocchi. Astrologia, lettere ebraiche e sephirot:


    1) La tabella delle corrispondenze
    tarocchi-corrispondenze

    2) La Posizione degli Arcani:

    La Scuola A: rappresenta il pensiero della Tradizione Magica inglese e della Golden Dawn, per l’esattezza quella di Regardiee del Mazzo Raider Waite (1927). È Loro opinione che la Giustizia debba essere spostata al numero 11 e di conseguenza la forza al numero 8. 1).

    La Scuola B: si identifica con Crowley (ex Golden Dawn, fondatore dell’A. A.), l' O.T.O. , le Scuole Magiche Thelemiche, stregoniche e neognostiche 2).

    La Scuola C: ricalca il pensiero di Eliphas Levi, Papus, delle scuole magiche, massoniche e martiniste soprattutto francesi. Viene riportata una delle tre possibili disposizioni, in quanto non tutte le filiazioni di Levi pongono il Matto al 21 esimo posto, ma lo collocano o prima del Bagatto (I) o dopo il Mondo (XXI) 3). A questo proposito Negrini scrive: « Quando il Matto è collocato al 1° posto viene rispettata la sequenza matematica degli Arcani, quando è collocato al 21° - tra gli Arcani XX e XXI – viene rispettata la sequenza semantica delle lettere (Shin è la 21a lettera), mentre la sua collocazione al 22° posto non rispetta alcuna sequenza. Da questa catena di attribuzioni deriva uno schema d’interpretazione del Libro di Thot che possiamo definire patristico in quanto basato su una interpretazione patriarcale, dualistica e spesso cristianizzata o giudaizzante del simbolo esoterico. Spodestare infatti il Matto dalla sua posizione simbolica primaria e usare come chiave iniziale della sequenza il Bagatto e la lettera Aleph – il cui significante letterale è “toro” e il cui valore jerosofico è quello di Madre di ogni Generazione – significa sostanzialmente proiettare sullo sfondo dell’esperienza iniziatica una costruzione mitica in cui l’adepto maschio (il Bagatto) occupa la posizione di assoluto protagonista in quanto incarna l’attività creatrice primaria di Aleph, mentre la Papessa, in cui sono racchiusi gli Archetipi del Mistero sacro femminile, viene “colorata” dalla lettera Beth, il cui significato letterale è “casa” e il cui valore jerosofico è eminentemente passivo e connesso al concetto di contenimento. 4) »

    La Scuola D: è quella su cui non possiedo altre fonti che un dattiloscritto, fotocopiato riguardante un metodo Cabalistico di lettura basato sul tarocco di Marsiglia che come abbiamo visto fu reinterpretato dal massone Oswald Wirth. Non conosco la fonte originaria del testo in quanto mi è stato regalato, ma vi è riportata una dedica al compianto ed esimio maestro Augusto Pancaldi, autore di un noto libro sull'Alchimia Pratica 5). Si intitola Il tarocco e le 22 Energie ed il Matto viene inserito come 21a carta mentre il Mondo diventa la 22a esattamente come era stato collocato da Eliphas Levi. Lo Zero di conseguenza non viene usato.

    3) La Numerazione degli ArcaniNel mazzo Visconti (1450) non c’è numerazione 6). Il Tarocco di Marsiglia del 1751 ha la numerazione romana. La numerazione è segnata con numeri indoeuropei nel mazzo di Etteilla (1778) ed in quello egizianeggiante di Papus (1989-1909). Questa resta Romana nel mazzo Wirth (1889) che si rifà a quello di Marsiglia, dove però si trova scritto IIII al posto di IV. Restano le cifre romane anche nel mazzo Raider Waite (1927) ed in quello di Crowley (1944). Giò Tavaglione (1970 - 90) usa ora l’una ora l’altra. Il numero 0 compare nel Matto di Etteilla (1778), prima la carta non aveva numero.

    4) I Tarocchi come strumento Magico operativo ed iniziatico delle scuole esoteriche cabalistiche.

    Chiunque avesse abbastanza spirito studiando semplicemente la natura umana indovinerebbe tutta la storia passata e tutta la storia futura, senza avere mai inteso parlare di nessun avvenimento.

    Bernard le bovier de la Fontenelle, (1657- 1767), Oeuvres, ed. Bastien, 1766, vol. V, pp. 431-432

    Se un prigioniero senza libri possedesse il Tarocco e sapesse servirsene potrebbe in pochi anni acquistare una scienza universale e parlare di ogni cosa con inesauribile eloquenza.

    Eliphas Levi, (1810 - 1875) , Rituale dell’Alta Magia, 1854



    Attraverso l'opera delle scuole Occultistiche del XIX – XX secolo, il tarocco divenne: da una parte un teatro della Memoria Magico operativa per Esoteristi, dove ogni lama finiva per avere le potenzialità di un talismano 7), dall'altra, una moderna reinterpretazione dei percorsi gnostico-iniziatico-planetari 8), collocando gli Arcani sui sentieri dell'Albero della Vita, che già di per sé era un antico strumento evolutivo Ebraico. Per Regardie l’Otz Chiim 9) era, infatti, « […] il gioiello più prezioso che sia mai stato prodotto dal pensiero umano sistema atto […] alla classificazione dei fenomeni dell’Universo e dell’individuazione delle loro reciproche relazioni». Una volta, quindi, uniti insieme lo schema iniziatico dell'albero con i Tarocchi, si otteneva un potente sistema di archetipi con cui esplorare « […] problemi cruciali e di enorme portata quali quelli dell’origine e della natura della vita, dell’Evoluzione dell’Uomo e dell’Universo 10) ». Più che un gioco, un vero e proprio sincretismo di conoscenze magiche, alchemiche, filosofiche, astrologiche e mistiche, in continua espansione perché per sua natura universalizzabile 11). Dion Fortune analizzando i legami tra la divinazione e l’albero Cabalistico scrisse che « […] nell’Albero, ogni cosa porta all’altra, la spiegazione di cause nascoste» scaturiscono «dalle proporzioni e relazioni dei vari simboli individuali che compongono questo potente glifo sintetico. Ciascun simbolo, inoltre, lascia adito all’interpretazione su piani differenti, e tramite le sue associazioni astrologiche può essere riferito agli Dei di qualsiasi Pantheon, aprendo così vasti nuovi campi di implicazione nei quali la mente indugia interminabilmente, poiché un simbolo porta all’altro in una ininterrotta catena di associazioni. […] Il simbolo dell’Albero è per la Mente Universale ciò che il sogno è per l’ego individuale: esso è un glifo sintetizzato dal subconscio per rappresentare le forze nascoste. […] L’Albero però non si applica soltanto al Macrocosmo ma anche al Microcosmo che, come gli Occultisti sanno è una replica in miniatura di quello. Questa è la ragione per cui è possibile la divinazione. Quest’Arte poco compresa e molto calunniata ha come propria base filosofica il Sistema delle Corrispondenze rappresentato dai simboli. Le corrispondenze tra l’anima dell’uomo e l’universo non sono arbitrarie, ma scaturiscono da identità evolutive. […] Ciascun simbolo dell’albero rappresenta una forza o fattore cosmico. Quando la mente si concentra su esso, entra in contatto con quella forza; in altre parole, un canale superficiale, un canale nella consapevolezza, è stato creato tra la mente conscia dell’individuo e un particolare fattore nella mente-mondo, e attraverso questo canale le acque dell’Oceano si riversano nella laguna 12). » Non deve quindi stupire se il calcolo logico combinatorio universale di Leibniz, (il cui fine era quello di risolvere qualsiasi problema, come era anche nei desideri di Raimondo Lullo), l’Arte della Memoria, l’Arte della Cabala e la Magia Naturale si unirono spontaneamente, trovando prima nel rinascimento poi nell’occultismo di fine ottocento, la loro logica continuazione. Il filosofo Paolo Aldo Rossi ritenendo questa unione “utopica” e con essa anche le credenze dei maghi rinascimentali, in realtà spiega perfettamente la visione e le ambizioni dei ricercatori contemporanei, quando dice che « […] l'ascesi e il ritorno all'Uno-Tutto […] » è « [...] il punto d'arrivo di una ricerca che vuole al fine ascoltare la voce della divinità attraverso messaggi criptati, nascosti, occulti, che vuole assistere all'epifania del soprannaturale attraverso le visioni, i sogni, gli oracoli. L'unico principio metodologico edepistemologico che guida il lavoro del naturalista, vuoi cultore di scienze occulte vuoi cultore di Magia naturale, è l'analogia come libera associazione d'idee […] L'analogia non richiede un metodo i quanto essa stessa è metodo che si fonda sulla rottura di ogni schema, ribellione al pensiero disciplinato, libero ed incontrollato fluire della metafora: il gioco del significato che ripercorre se stesso e sul proprio cammino si ricrea in un caleidoscopio di strutture analoghe, univoche ed equivoche che tra di loro si richiamano, si elidono e si rafforzano 13).»

    5) Gli Alfabeti Planetari

    I) L’Alfabeto Ebraico
    La formulazione della teoria delle corrispondenze tra Arcani Maggiori e Alfabeto Ebraico proposta da Levi, aveva avuto i suoi pionieri nella Tradizione Cabalistica Cristiana e nell’opera di Agrippa. Già nel rinascimento, Pico della Mirandola e Reuchlin 14), avevano eletto l’Ebraico a lingua superiore a tutte le altre in quanto:«lingua flessibile, pura, santa, concisa e vigorosa, che Dio adoperò per parlare agli uomini e che gli Angeli ascoltano direttamente faccia a faccia, senza intermediari, come un amico parla a un amico». In effetti, in assenza di una scrittura pittografico-ideogrammatica 15), come quella che gli Egiziani avevano sviluppato nel corso dei secoli, gli Ebrei, furono uno dei pochi popoli che nell'adottare l'Alfabeto Fenicio non solo lo riadattarono alle loro esigenze fonetiche, ma lo trasformarono anche in una scrittura ieratico-simbolica con la quale creare «uno strumento di controllo della fenomenologia universale e un mezzo per intervenirvi 16)». Lo stesso fecero i Celti con le loro Rune Magiche, ma l'Alfabeto che si diffuse in Europa a opera della Romanizzazione fu quello Latino, che insieme all'imporsi della religione Cristiana derivata dall'Ebraismo comportò il prevalere, in Occidente, della simbologia Esoterico-Astrologica Greco-Romana. Agrippa, quindi, creò una tabella di corrispondenze Alfabetico Planetarie 17), ispirandosi al Sefer Yetzirà, con il quale era possibile collegare le 22 lettere ebraiche (divise in 3 Madri, 7 Lettere Doppie e 12 Lettere Semplici) con gli altri alfabeti, (compreso quello latino), i 4 elementi 18), la Quintessenza Alchimistica, i 7 pianeti e i 12 segni della Tradizione Astrologica Occidentale 19). Nonostante «lo schema kabbalistico di relazioni fra Lettere, Elementi e Costellazioni Zodiacali tracciato nel Sepher Yetzirah» sia stato «generalmente rispettato dagli Esoteristi più scrupolosi» le successive scuole occultiste a indirizzo Magico–Cabalistico, non si trovarono d'accordo sulla corretta sequenza di corrispondenze, proprio a causa di una diversa simbologia esoterica che contemplava anche elementi Magici e Alchimistici estranei alla Qabbalah. Ogni Tradizione utilizza a tutt'oggi uno schema lievemente diverso, a seconda del suo punto di vista dottrinale, perché, come scrive Negrini, non solo « [...] le connessioni delle 7 Lettere Doppie con i 7 Pianeti hanno subito innumerevoli varianti più o meno arbitrarie», ma anche « [...] alcune versioni dello stesso testo Ebraico non concordano su questo punto 20). »

    La Scuola A: Lettere dell’Alfabeto Ebraico non compiono nel mazzo Golden Dawn di Arthur Edward Waite (1927). La lista si rifà allo schema di Regardie che si trova suo Il giardino dei Melograni, dalla Cabala alla Magia. Questa scuola invece di spostare la lettere, preferisce invertire i Tarocchi stessi (la forza messa al posto della giustizia).

    La Scuola B: Crowley nel suo mazzo preferisce alterare l’ordine alfabetico delle lettere invece di cambiare la disposizione tradizionale dei Tarocchi, invertendo le lettere associate alla Giustizia ed alla Forza, ovvero pone la Tet al posto della Lamed e viceversa. Sposta anche la Tzaddy, associandola all’Imperatore, per collegarla al segno zodiacale dell’Ariete e di conseguenza attribuisce la He alla carta delle Stelle per associarla all’Acquario.

    La Scuola C/D: Levi sovrappose semplicemente la sequenza alfabetica delle lettere ebraiche alla sequenza numerica dei Tarocchi posizionando l’Arcano Zero, cioè il Matto al 21° posto e collegandolo alla Shin, la 21a lettera dell’Alfabeto 21). Questa disposizione non fu mantenuta da tutti i suoi successori come si vede nella lista della scuola C che posiziona il matto al numero 0 ma mantenendo la Shin. Nella Scuola D, invece si mantiene la disposizione originale di Levi.

    6) Traslitterazione e Valore Numerico dell’Alfabeto Ebraico.
    La lingua Ebraica non ha un sistema numerico distinto da quello alfabetico. Tale particolarità fa si che a ogni parola corrisponda un insieme di numeri e viceversa a ogni numero corrisponda una lettera. Questo fatto ha avuto come conseguenza lo svilupparsi di una scuola interpretativa Cabalistica che ricerca messaggi materiali e spirituali all’interno dei testi sacri o al contrario si occupa della creazione di parole magiche e di potere come nel famoso caso dei Nomi dei 72 Angeli della Cabala, tratti da tre versetti del XIV capitolo dell’Esodo (il 19° - 20° e 21°) che si compongono ciascuno di 72 lettere ebraiche 22). Questa parte della Cabala prende il nome di Cabala letterale 23).

    cabala-letterale

    Per la traslitterazione e per il valore numerico dell’Alfabeto Ebraico vedasi anche lo schema utilizzato da Sir Mac Gregor Mathers 24) presente nel suo Magia della Cabala, ricordando che l’Ebraico, come l’egiziano antico e l’arabo, non usa lettere per le vocali, che sono comunque espresse nella lingua parlata.

    7) I Sentieri e Corrispondenze Astrologico Planetarie

    La Scuola A: Per la scuola della Golden Dawn, non è stato usato lo schema di Mathers, ma quello di Regardie riportato nel suo Il giardino dei Melograni, dalla Cabala alla Magia, sia per quanto riguarda i riferimenti astrologici sia per la loro corrispondenza con i sentieri 25). L’unica inversione è lo scambio tra gli Arcani VIII e XI.

    La Scuola B: l’Ariete e l’Acquario sono circondati in rosso, perché nel Libro di Thot, l’Imperatore risulta associato alla lettera Tzaddy ed al Segno dell’Acquario, mentre la Stella viene posta in relazione alla lettera Hé ed all’Ariete. Forse si tratta di un errore di stampa, perché sia nello schema riportato in Magick, che nel libro di Negrini, come anche nel mazzo dei Tarocchi di Crowley, è l'Ariete ad essere associato alla lettera Tzaddy 26). La vera differenza con le altre scuole, si trova comunque nell'inversione delle due lettere Lamed e Samech rispetto alla Forza ed alla Gustizia. Inversioni che si ritrasmettono, ovviamente, anche nelle sequenze dei valori numerici e sull’attribuzione del sentiero.

    La Scuola C: Le corrispondenze sono come quelle della Golden Dawn con però l'attribuzione della lettera Shin al Matto. Non possiedo attualmente le corrispondenze dei sentieri.

    La Scuola D: Ho ricavato le corrispondenze planetarie, astrologiche ed anche delle lettere ebraiche, basandomi sulle indicazioni per trovare il giorno della settimana ed il mese dell’anno durante una divinazione. Ci sono delle differenze per quanto riguarda i pianeti e le corrispondenze dei sentieri non sono riportate.

    Edited by mar-landy - 11/8/2011, 22:54
     
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  7. NeoNata
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    Stupendo, Mar! Neanche trovo le parole per esprimermi l'ammirazione... Proprio ierisera ho constatato che i miei tarocchi sono numerotati in modo diverso dai quelli delle mie amiche italiane, cioe` il mio Arcano maggiore VIII era la Forza ed il loro la Giustizia. Ero perplessa perche` due tra i miei tre mazzi di tarocco manifestavano la stessa anomalia, due essendo di Rider ed il terzo di Marsiglia. Ecco che mi dai tu la spiegazione. Grazie :wub:

    Edited by NeoNata - 22/3/2010, 17:13
     
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    Sono contenta di essere stata d'aiuto in qualche maniera, Nata!!..Ora, se possibile, mi piacerebbe sapere quei simboli,i triangoli che appaiono nelle corrispondenze astrologiche, a quali pianeti si riferiscano...immagino siano i tre pianeti più lenti...ma non so quale sia quale..

     
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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    Ciao Mar,

    Ti riferisci ai triangoli nella tabella per simboli astrologici? Cioè a cosa corrispondono quei triangoli?

     
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    Sì Nausicaa,

    proprio quelli. Magari sono i tre pianeti; Nettuno, Urano e Plutone, con simboli differenti!!
     
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  11. NeoNata
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    Avevo la intenzione di aprire una nuova discussione sul libro si Samael Aun Weor "Tarocchi e Kabala", ma poi, ricordando questo post, ho pensato che e` perfetto per continuarci le riflessioni.
    Due settimane fa`, entrando in una libreria per vedere se ci sono dei libri nuovi, ho scoperto questo libro, affrettandomi nel comprarlo. Arrivata a casa, ho capito che il libro senza tarocchi non mi serve a niente. Da brava Ariete, me ne sono arrabbiata e... ho scritta una e-mail non proprio amichevole all'AGEAC Romania, convinta essendo che nessuno si disturbera' leggere la mia e-mail, ma.... grande sorpresa, infatti. Cioe`, io spedivo la e-mail domenica e lunedi avevo gia` la risposta e l'invito di andar all'AGEAC di Brasov per avere i tarocchi. OK! Adesso ho il libro ed i tarocchi... Tra tempo ho fatto anche un sogno che mi ha diterminata riflettere di piu' e capire che niente e` successo per caso. Tornero'con detagli supllementari, se vi pare interessante l'argomento. Ah, che volevo completare, sui tarocchi comprati scrive "Tarocchi egiziani"...
     
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    Ciao Nata e ben ritrovata image

    Sì un segno quello che ti è successo con i tarocchi, se vuoi puoi postare in questo topic o aprirne un altro con il titolo "Tarocchi e cabala" e aggiungere le cose che ti sembrano interessanti, che per noi e i visitatori lo sono di sicuro!

    Sull'Egitto e di conseguenza i Tarocchi egiziani, come riportato nei post sopra, c'è una teoria per quanto riguarda le origini delle lame!

    ciao!
     
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    Io li so leggere..almeno così dicono le mie amiche..si è sempre avverato tutto. Però ci vuole molta serenità d'animo che ora, a causa della morte di mamma, non ho...

    Se li leggessi verrebbe fuori un responso sfalsato..loro "sentono" la cartomante..si è e si diventa un tutt'uno!!
     
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  14. sillotti
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    E' vero la mia fatina è bravissima nella lettura!!!!
    Un abbraccio :wub:
     
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