Buddha (Siddartha)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

    Group
    Founder
    Posts
    35,912
    Attendibilità/Fiducia
    +10,802
    Location
    Dalla Nebulosa...

    Status
    Offline
    Storia di Siddartha Gotama

    La letteratura buddista attribuisce la nascita del movimento al principe indiano Siddharta, poi conosciuto col nome di Gotama, che sarebbe vissuto nel VI sec. a.C.

    La religione dominante dell'India del periodo, il Brahmanesimo, subì una crisi: aumentò nettamente l'insoddisfazione per l'ingiusta struttura di casta e per l'arbitrio dei sacerdoti brahmani, il cui potere (quasi assoluto nella vita civile) cominciava ad essere minacciato da dinastie guerriere. Erano quindi le condizioni favorevoli per una nuova dottrina religiosa.

    Siddartha nacque verso il 565 a. C. ed era figlio del governatore di uno dei regni dell'India del nord, tra il Gange e il Nepal della stirpe guerriera degli Sakya ("potenti").
    Non è figlio di re, come le molte leggende lo presentano, ma di un raja, cioè di un capo eletto dai maggiorenti, cui era affidato il potere di governare. Gli viene imposto il nome di Siddharta (Colui che ha raggiunto lo scopo) o di Gautama (l'appartenente al ramo - gotra - dei Shakya), ma in seguito verrà indicato con altri appellativi sui quali emerge quello di Buddha che significa.: l'Illuminato, il Risvegliato.

    Fu allevato in mezzo alle comodità e ad un lusso principesco, si sposò ed ebbe anche un figlio, ma secondo tradizione gli incontri con le miserie umane, (incontrò un vecchio, un malato, un cadavere, un religioso) fecero nascere in lui una grande compassione e il desiderio di trovare la via per la liberazione. Meditò a lungo sulla miseria della condizione umana e sul disgusto che questa deve procurare al saggio e questo lo spinse a cercare di conoscere le cause della miseria presente nel mondo.

    A circa 30 anni abbandonò tutto e tutti per condurre vita eremitica alla ricerca di una soluzione all'enigma della vita. Prese prima la via ascetica ma fu insoddisfatto delle risposte degli altri maestri e dopo digiuni estenuanti, capì che la conoscenza della salvezza poteva trovarla solo nella meditazione personale.

    Abbandonò quindi le mortificazioni eccessive predicando la "Via di mezzo" e a 35 anni, ai piedi di un albero di fico raggiunse l'illuminazione.

    Comprese le Quattro Nobili Verità: sul dolore, sull'origine del dolore, sulla estinzione del dolore, sulla via che porta alla soppressione del dolore.

    Il sentimento di compassione per gli uomini lo spinse a dirigersi verso Benares (Varanasi) seguito da cinque discepoli e percorrere per oltre quarant'anni il Nord dell'India e predicando il suo messaggio di speranza e di felicità.

    Il messaggio originale del Buddha fu che realizzazione dell'umana felicità non è un dono della grazia di Dio, ma è una conquista del proprio intelletto e della propria volontà e quindi è un prodotto dello sforzo umano. Buddha preferì non pronunciarsi riguardo a Dio ma in seguito anche gli dei delle varie Religioni con cui il Buddhismo entrò in contatto entrarono spesso nel pantheon Buddhista, ma anch'essi come sottoposti alla verità del Buddha.

    Secondo la tradizione, Buddha morì all'età di 80 anni, circondato dai suoi seguaci, tra i quali il discepolo prediletto Ananda, al quale lasciò le sue ultime disposizioni. Prima di spirare, rivolgendosi ai discepoli, disse: "Ricordate, o fratelli, queste mie parole: tutte le cose composte sono destinate a disintegrarsi! Attuate con diligenza la vostra propria salvezza! ".


    www.nami.it/Articoli/Religione/Storia%20di%20Siddharta.htm
     
    Top
    .
  2. Neoyogin
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Due storie sul Buddha:

    Si racconta che c'era presso la città di Savatthi un asceta errante. Sua moglie stava per partorire e gli chiese di procurarle un po' d'olio, per rendere più facile la nascita. Il religioso sapeva che nel magazzino del re Pasenadi di Kosala ai preti e asceti si dava dell’olio e del ghee(burro)in base ai loro bisogni, a patto che li consumassero in loco, senza portali via.
    Egli si recò lì e si tracannò litri di olio pensando di vomitarlo poi una volta giunto a casa, e darlo così a sua moglie per il parto. Ma giunto a casa non riuscì a vomitare e fu preso da dolori mostruosi.
    Il Buddha passava di lì e, vedendo questo asceta che si contorceva, disse ai suoi discepoli:
    " La felicità appartiene a colui che non possiede nulla.
    Coloro che sono saggi
    sono persone che non hanno nulla.
    Guarda come soffrono, coloro che possiedono qualcosa,
    persone vincolate
    ad altre persone. ".

    In un'altra occasione un suo discepolo Sangamaji, era giunto a Savatthi per rendere visita al Buddha. Ora, la vecchia moglie di Sangamaji seppe che costui era giunto a Savatthi, così prese suo figlio con lei e si recò a Jetavana. Si recò dal uomo con la loro creatura e in quella circostanza Sangamaji sedeva ai piedi di un albero in meditazione. Gli disse: “Questo, o Samana, è tuo figlio, nutrilo.” , ma l'uomo non la degnò neppure di uno sguardo. Allora depose il pargolo ai suoi piedi e se ne andò. Sangamaji non profferì parola né guardò il bambino.
    Dopo un po' la madre, vendendo che il padre non mosse un dito, tornò indietro, riprese il figlio e se ne andò senza che il marito smettesse di meditare.
    Il Buddha, vedendo tutto ciò, disse:
    “Egli non gioisce al suo arrivo, né si dispera alla sua partenza.
    Questo Sangamaji, senza nessun attaccamento, lo definisco come un vero bramano.”

    Fonte: www.canonepali.net/ud/ud_index.htm


    Buddha non solo in queste due occasioni appare duro e spietato, inoltre nella sua vita non ha mai perdonato nessuno(il perdono è sempre orientato verso il passato e per un Buddha quest’ultimo non esiste quindi non vi è nessuno che ha qualcosa da farsi perdonare) e non ha mai dato sostegno in alcun modo alle speranze e alle consolazioni delle persone. Ovviamente questo atteggiamento sarà frainteso.
    Ma il Buddha sa che ogni consolazione, ogni speranza, ogni credo, ogni attaccamento a persone o cose, è oppio, una prigione che tiene intrappolato l’essere umano e gli impedisce di crescere e di illuminarsi.

    Per questo motivo ho sempre amato il Buddha per il suo amore nella Libertà e nel Individuo.

    Un vero Maestro non ti darà mai qualcosa per consolarti, non ti darà mai nessuna speranza, distruggerà in te qualsiasi credo, dissolverà qualsiasi attaccamento,qualsiasi sogno, qualsiasi illusione, ti annienterà completamente, ti lascerà solo. La vecchia personalità sarà spazzata via a favore di una vera ed autentica individualità.
     
    Top
    .
1 replies since 12/2/2010, 08:59   68 views
  Share  
.