L'orsa minore e il suo mito

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  1. biancajana
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    L'ORSA MINORE E IL SUO MITO





    NOME LATINO: Ursa Minor ABBREVIAZIONE: UMi


    DESCRIZIONE.



    Questa costellazione circumpolare è la più conosciuta presso i popoli dell'emisfero boreale, e a buona ragione visto che la sua stella più luminosa (Alfa UMi) è oggi imperniata quasi esattamente sul Polo Nord Celeste di cui ne indica la posizione.

    La sua forma è simile a quella dell'Orsa Maggiore anche se più piccola e con stelle meno brillanti. E' per questa ragione che viene chiamata anche Piccolo Carro. Gli anglosassoni la chiamano The Little Dipper, ossia il piccolo mestolo, mentre gli arabi vi identificavano la bara di un guerriero, con la coda dell'orsa che costituiva una fila di persone piangenti dietro il feretro.

    Le sette stelle principali hanno una magnitudine decrescente dalla 2.0 alla 5.0 e si rivelano molto utili a definire la qualità del cielo.

    Culmina in meridiano intorno alle ore 22 del 13 giugno, ma data la sua posizione privilegiata sul Polo Nord celeste, è praticamente visibile tutto l'anno. E' anche molto antica, si pensa sia stata introdotta in Grecia da Talete nel 600 a.C. circa.


    POSIZIONE.



    E' molto semplice individuare questa costellazione trovandosi esattamente nella zona del Polo Nord Celeste, con declinazione massima di 90°.

    Per individuare la sua stella principale che è la importantissima stella Polare, bisogna prolungare per cinque volte la linea immaginaria che lega Merak e Dubhe verso Dubhe, due stelle della costellazione dell'Orsa Maggiore.

    Confina con il Dragone, Cefeo e la Giraffa, tutte costellazioni che si collocano intorno al Polo Nord Celeste.


    MITO.



    Una prima interpretazione ci è stata tramandata da Arato: secondo il mitografo greco, l'orsa rappresenterebbe Ida, che insieme ad Adastrea (rappresentata dall'Orsa Maggiore) furono le nutrici di Zeus. In quel tempo circolava la leggenda che Crono, il massimo dio di allora, avrebbe perso il suo trono per mano di suo figlio. Perciò lo stesso Crono ingoiò tutti i suoi figli per paura che la leggenda si avverasse.

    Rea, decisa a sottrarre suo figlio Zeus, ancora bimbo, dal padre Crono, lo nascose in una grotta del monte Ditte a Creta (realmente esistente), affidandolo alle cure di Adrastea, Ida ed Amaltea (vedi Auriga), la capra che lo allattava.

    Di guardia alla grotta erano i Cureti, pronti a fare baccano con spade e scudi per coprire il pianto del bambino. Zeus crebbe, spodestò il padre e ricompensò le tre che si presero cura di lui immortalandole nel cielo, anche se non si capisce perché avrebbe trasformato Ida ed Adrastea in orse.

    Rappresentano un piccolo mistero le dimensioni smodate della coda, normalmente corta per un orso: Thomas Hood, non trovando altra giustificazione, suggerì che Zeus, nel lanciare l'orsa in cielo, la prese per la coda, che per lo strattone si allungò.

    Un altro mito greco, che è il più popolare, coinvolge in questa storia anche L'Orsa Maggiore identificata con Callisto, una ninfa dei boschi. Un giorno mentre riposava sdraiata sul suo arco in un bosco, fu scorta da Giove che decise di possederla. Il potente dio si trasformò così in Artemide per poter avvicinare Callisto, poiché lei fuggiva da tutti gli uomini, la ninfa allora l'accolse dandogli un bacio, ma in quel momento Giove rivelò la sua vera identità e la sedusse. Da quella unione nacque un figlio, Arcade.

    Questa storia giunse però alle orecchie di Giunone che decise di vendicarsi trasformando la povera Callisto in orsa. Arcade ormai quindicenne e ignaro della sorte della madre, mentre un giorno andava a caccia incontrò sua madre sotto le vesti di orsa, ed ella, avendolo riconosciuto, gli si avvicinò per manifestargli il suo affetto.

    Ma Arcade, impaurito, stava per trafiggerla con una freccia, quando Giove impietosito dalla scena, trasformò in orsa anche suo figlio, e dato che li amava entrambi, li pose in cielo in forma di stelle.

    Così il grande Ovidio narra la trasformazione di Callisto in orsa e l'incontro di Arcade con sua madre:

    Supplice l'altra le tende le braccia:
    le braccia di nero pelame si fanno ispide,
    le mani s'incurvano crescendo con unghie adunche
    e mutandosi in piedi; e la bocca lodata un tempo da Giove
    si sforma in fauci belluine;
    e perchè nessuno commuova con preghiere e suppliche
    Giunone vieta che possa parlare. La voce rabbiosa
    Risuona e minacciosa e iraconda incute paura
    .........
    Arcade arretrò spaventato da quegli occhi
    Che immobili lo fissavano senza fine;
    e quando ella accennò ad avvicinarsi
    si preparò a trapassarle il petto con dardo mortale.
    Impedì l'Onnipotente il delitto e, sollevatili in aria
    Con vento veloce, li pose nel cielo
    Dove Callisto e il figlio divennero stelle vicine.


    E Giacomo Leopardi ne "Le Ricordanze":

    Vaghe stelle Dell'Orsa, io non credea
    Tornare ancor per uso a contemplarvi
    Sul paterno giardino scintillanti.
    Quante immagini un tempo, e quante fole
    Creommi nel pensier l'aspetto vostro
    E delle luci a voi compagne!






    baci
     
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