Il Vascello delle Stelle Perdute

Posts written by *Morgana

  1. .
    E io sn andata in macchina con mio nipote..x questo ti ho lasciata da sola?!?!ma dai..facciamo gli stessi sogni!!!!!!

    Per mamma...no gemelli in famiglia non ce ne sono, anche io credo si riferisca al segno zodiacale!!forse devo aspettare che il Sole entri in Gemelli...x capire qlcosa in più e x vederla x un tempo un pò più lungo?..mah..speriamo...

    grazie di cuore..:**
  2. .
    Di Emanuela Geraci

    Che significato ha un taglio cesareo per la donna che lo vive ? Come pensare tutte le emozioni che accompagnano in alcune donne le emozioni del taglio ? Perché alcune donne lo vivono in maniera traumatica e altre no ? Perché negli anni settanta veniva vissuto quasi con orgoglio ed oggi come un’esperienza traumatica ?
    Queste sono alcune delle domande che mi sono posta per cominciare ad indagare questo argomento, per me molto affascinante, visto che io stessa sono nata da un taglio cesareo.

    Un taglio, una ferita sulla pelle, una cicatrice, per molti racconta una storia di vita, un’esperienza significativa, “da ricordare”, da raccontare , una caduta da bicicletta, quando abbiamo rubato il coltello dalla cucina…nel nostro corpo si scrivono/inscrivono storie che appartengono al nostro ordine simbolico personale. Sul mio polso sinistro vedo ancora la cicatrice di quando mi sono ferita con un filo spinato, mentre ancora sedicenne, a Festos nell’isola di Creta, facevo l’archeologa. Sulla mia guancia, appena sotto l’occhio per qualche anno è rimasta una cicatrice, ora scomparsa, che mi sono fatta in Australia la prima volta che ho lanciato al galoppo un cavallo nel bush. Sono cicatrici che parlano di avventure, da ricordare con orgoglio, da celebrare, i miei primi tentativi di separarmi dalla famiglia, eppure protetta dalla loro presenza, dalla mia giovane età.

    Poi qualche anno dopo un altro taglio, un episiotomia, a segnare un’altra separazione, da mio figlio non più nel mio ventre, forse dalla mia nascita, forse più tardi da un intero ordine simbolico, quello medico e patriarcale che vede la donna, solo come corpo, su cui parlare, e non con cui parlare, quello che vede nella nascita solo l’ennesima ripetizione di una routine e non un momento sacro. Ma questo è avvenuto più tardi. Al momento in cui è successo, il medico mi ha chiesto il permesso, ed io gliel’ho dato. Il permesso di scrivere sul mio corpo una storia, che troppo tardi mi sono accorta di non volere, una storia che, allo stesso tempo, mi ha aperto i cancelli di una consapevolezza, che spesso, nella storia delle donne, procede per tagli e cicatrici.

    Non avevo visto la sua “barba blu”, avevo creduto ingenuamente, che loro, i medici fossero le persone giuste a cui affidarsi, che il parto fosse più sicuro in ospedale, nonostante tutto quello che avevo letto, nonostante tutto quello che sapevo, mi sono distratta, come Demetra si distrae, quando le rapiscono Persefone, è solo un momento, un momento in cui la nostra “coscienza femminile” si assenta, il nostro intuito, il nostro sapere profondo. Quante volte l’ho sentito: Sapevo che in ospedale succede così, ma non ci ho creduto… e Cappuccetto Rosso si perde nel bosco. Non può essere che succeda davvero, che mi trattino in quel modo, che mi facciano un’operazione inutile, un taglio, che poi per una settimana mi impedirà di sedermi con in braccio mio figlio, e che non serve a niente. Non è possibile, non può essere vero. Perché lo hanno fatto. Perché ho detto di
    si ? L’ingenuità però, per chi si fa toccare da queste domande, dalle emozioni realmente provate, sparisce per sempre.

    E pensate un cesareo…Ai tanti cesarei inutili che non servono a salvare vite, ma solo a dare più soldi agli ospedali, o a permettere ai ginecologi di programmare meglio la loro agenda.

    Ho osservato di frequente quanto le donne cesareizzate si sentano in colpa dopo quello che è successo, si accusano, si torturano, se avessi fatto…se avessi detto…Mi fanno venire in mente un paragone agghiacciante, la donna che dopo essere stata violentata, abusata, molestata, interiorizza le voci che le dicono, se non ti fossi messa la gonna quella sera, se non fossi passata da quel vicolo buio…

    E la violenza degli stupratori rimane intoccata, inattaccabile, sfrontata.

    Poi arriva la rabbia, la voglia di denunciare, di fare qualcosa, di crescere, di imparare. La rabbia ti porta a fare domande, a cercare risposte.

    Perché alcune donne vivono il parto cesareo, come un lavoro incompiuto, oppure come la prova della loro incapacità femminile ? “Vuol dire che non sono abbastanza donna”, mi sono sentita dire una volta. Oppure “ mi è mancato il travaglio”, l’affrontare il dolore, quando poi un parto cesareo è molto più doloroso e più a lungo di un parto naturale. Qualcosa manca, è mancato, a livello fisiologico lo sfogo finale di tutta la tensione accumulata, ma anche a livello psicologico, manca, il ce l’ho fatta ! ci sono riuscita ! Quella sensazione indescrivibile che ci lega subito al neonato: l’ho fatta io, l’ho fatto io ! il suo corpo che scivola dal mio…Una sensazione tutta fisica del creare…l’orgoglio della creatrice, quella sensazione di potere, di meraviglia, di stupore, dell’avere toccato i propri limiti e poterlo raccontare. Oppure un dolore non affrontato, o un femminile non riconosciuto e non integrato.
    Tutto questo in un parto cesareo manca e deve essere cercato, ricostruito, ed anche vissuto, la bambina dentro di noi, deve poter vivere il suo momento di onnipotenza, il momento in cui rivela al mondo, ce l’ho fatta, l’ho fatto io, o anche, ci sono passata, ho attraversato il guado.

    Rimane il taglio, e poi una cicatrice, a raccontare una storia, a ricordare una nascita, ma anche un’assenza, una mancanza. Qualcosa che non è andata come doveva andare, come il bambino o la bambina non hanno attraversato interamente il canale del parto, così per le madri, qualcosa non è stato attraversato. Il passaggio, eppure il passaggio c’è stato, non è stato onorato, della cicatrice ci si vergogna, non la si mostra volentieri, non si scopre la pancia, con tutto il suo vissuto di non detti, di esperienze vissute e poi taciute, una pancia che sa, troppo piena di emozioni, in questo mondo sempre più spaventato dalle emozioni, condanniamo a tacere la nostra cicatrice.

    E per contrasto, mi vengono in mente, le cicatrici rituali, che tanta importanza hanno nelle culture tradizionali, cicatrici che segnano iniziazioni, momenti di passaggio, la nascita, la pubertà, il matrimonio, la morte, tutti i cambiamenti di status, richiedono cerimonie pubbliche che conferiscono sacralità al momento di passaggio, sanciscono il riconoscimento collettivo della nuova posizione sociale acquisita.
    L’iniziato dunque, deve superare tre livelli: quello di separazione, quello di margine, quello di aggregazione.
    La separazione ha la funzione di tagliare i legami con il mondo quotidiano e introdurre in una dimensione diversa, questa dimensione di margine è caratterizzata da prove e torture, dove vengono rivelate credenze sull’uomo e il mondo che fondano il modo di vivere di quella collettività. Momento centrale è il rito di morte e rinascita, l’uccisione simbolica e il ritorno dall’aldilà. La morte iniziatica significa ad un tempo morte dell’infanzia, dell’ignoranza e della condizione profana. Si rinasce quindi ad una condizione adulta, di saggezza e sacralità.

    E’ soprattutto nel momento di separazione, in cui si tagliano i legami con il mondo “come lo conoscevamo”, che si praticano le cicatrici, che si effettuano i tagli.

    La pelle infatti sostiene un confine, separa dall’esterno, protegge e mette in comunicazione con l’interno. Nei, cicatrici, tatuaggi, scarificazioni, rivestono la pelle di un tessuto identitario. Quel taglio, quella cicatrice sono io.
    Tutte le pratiche che incidono il corpo sono funzionali alla regolazione del caos interno ed alla produzione di una memoria tattile della nostra esistenza.

    Nel caso di un taglio cesareo, il caos a cui risponde il bisogno di tagliare, l’esigenza di un taglio, è un caos collettivo che non distingue tra sé e l’altro, tra il vissuto degli operatori sanitari di cui poco sappiamo, del loro, panico, della loro ansia di “liberare” il “bambino”, da un’istituzione che avvilisce non solo la nascita, ma anche la stessa arte medica. Di mettere in salvo, al sicuro il bambino dal terribile drago del materno, di un potere femminile, da sempre incanalato, circoscritto, censurato, tagliato.

    Un taglio operato su di un corpo che appartiene ad un soggetto femminile che si lascia tagliare, come Persefone si lascia rapire, dando luce poi nel ritorno, nell’heuresis, nel ritrovamento di Demetra, ad una coscienza rinnovata.

    E dunque i medici si sono investiti e vengono investiti da un’aspettativa magico-rituale che riguarda la struttura stessa della psiche femminile, integrando le funzioni iniziatiche di chi presiedeva agli antichi riti, senza tuttavia riconoscerle, senza consapevolezza.

    Il parto ospedaliero si configura come un’iniziazione mancata, proprio perché le donne si trovano a scontrarsi con l’evidente sproporzione tra le loro aspettative di accoglienza, conoscenza, emotive e sacrali e le pratiche effettivamente offerte.

    Il taglio che diventa una cicatrice indica un’assenza, un’iniziazione senza iniziazione, ridotta alla sua fenomenologia più esteriore, il “segno” sulla pelle che non dice il suo contenuto fondamentale, il passaggio avvenuto, la maturità conseguita. Diventa, nel vissuto emotivo, un segno senza significato.

    Eppure il segno parla lo stesso e prova a raccontare la sua storia, di assenze e di mancanze ma anche di spazi che si aprono, fecondi, come per i Tagli del pittore Lucio Fontana, semplici tagli tagli su tela, che aprono spazi imprevisti, impensabili, dallo spazio bidimensionale della superficie, per puntare ad un segno-spazio cosmico, uno spazio che sta al di là di ciò che si percepisce, in relazione con l’assoluto.

    Come la coscienza femminile, segnata dai molti tagli che ha subito nella nostra storia di donne, sempre più vicina allo sguardo, che da quei tagli si lascia guardare.

    Mi piace pensare ad Artemide, la dea greca che per secoli nei suoi Misteri, i Brauronia, ha sorvegliato il passaggio all’età adulta di tante fanciulle, dea del parto, dea violenta dell’arco e della freccia, mi piace pensarla come la dea che oggi sorveglierebbe, onorerebbe e proteggerebbe le donne dal taglio cesareo. Una dea giustamente aggressiva con chi attacca le madri con i loro cuccioli, una dea selvatica e ombrosa, che si rifugia nel folto della foresta, tagliando quando è necessario i legami con il vivere civile, sorvegliando i confini del sacro dentro di noi. Forse ha proprio quelle qualità che si stanno risvegliando in tante donne, e che servono, ora come allora, a proteggere la nostra ritrovata coscienza femminile.
    E infine, una volta che del passaggio si è ritrovata consapevolezza, una volta celebrata l’heuresis, una volta che il dolore ci ha costrette a metterci in cammino a porci domande e a cercare risposte, ecco sprigionarsi nuovamente tutta l’energia incredibile del parto, energia vera, di un parto vero, che incredibilmente, sovvertendo tutte le leggi naturali e innaturali, può liberarsi anche dopo un cesareo, quando la potenza del simbolico, e come sempre, la forza dell’amore possono far si che l’impossibile accada.

    www.ilcerchiodellaluna.it/pag_set_frame.htm?central_femm.htm
  3. .
    a cura di Anna Pirera
    Quando Anna Eszter mi ha scritto chiedendomi informazioni su St. Anna e proponendomi alcune sue riflessioni, sono rimasta così colpita dalla lettura che proponeva e dalla potenza con cui trovava le parole per esprimerla che le ho subito chiesto se aveva voglia di sviluppare il tema per il sito (www.ilcerchiodellaluna.it).
    Ne è uscito un percorso di testi in una scrittura essenziale, improvvisa, senza mediazioni o spiegazioni, personalissima e insieme archetipica, un paesaggio del femminile illuminato da frasi brevi, come lampi e tuoni.
    I testi originali di Anna erano scritti in un italiano bizzarro, non essendo lei di lingua italiana, per cui abbiamo chiesto ad Emanuela Ghidini se poteva esserci d'aiuto nel dare loro una forma adatta e lei ha gentilmente accettato di raccogliere la sfida.
    La scelta è stata quella di rispettare il più possibile il testo originale, lasciandone i salti, le espressioni particolari, la forma che Anna le aveva dato. Vi presentiamo qui quattro testi, che si rincorrono, riprendono l'uno dall'altro, aggiungono, si spostano dall'archetipico al vissuto personale. Come una sinfonia, che abbiamo scelto di non integrare in un unico testo.
    In essi si delineano 4 figure, 4 tempi, 4 movimenti, 4 momenti del femminile quale scorre a noi dalle sacre scritture.
    Anna ne propone così le parole chiave, le coordinate:

    Momento di Anna
    Morbido, caldo. Davanti a sé un lungo cammino. Nel grembo è Maria. Ferma e sempre presente. Nè tempo, nè luogo. Nel passato il futuro. Verde brillante ed accogliente. La promessa dell’umanità sacra.
    Momento di Maddalena
    Forte ponte. Cammino diritto. Veloce, bianca. Guarisce l’anima. Porta la Luce, si affianca, completa, realizza.
    Va, fa, crede, cresce, ama, segue.
    Momento della prostituta (sempre Maddalena)
    Dimenticata, mutilata, negata, scambiata, chiusa. Pietro l’ha decapitata, Paolo l’ha bruciata, il mondo l’ha cacciata.
    Voleva, prendeva, temeva, vendeva. Ma e sopravissuta ed è gloriosa.

    Momento di Maria
    Eterea danza. Lacrime bianche. Bambina, corre, bianca, invisibile. Entusiasmo, purezza. L’infinito. L’ottimismo.
    Nei suoi occhi un futuro buono. Madre celeste, crede in te.
    Nera. Chiusa. Donna pietrificata. Sguardo vuoto, ruolo vuoto, senza scopo. Trova accoglienza in cielo.
    Momento di Lilith
    Il maligno fuoco freddo. Dentro brucia, fuori è nero. Prende, toglie, taglia, succhia, porta via, svuota. Sfugge, torna, attacca, sangue, morte. Un tempo compagna di giochi, poi sola. Vuota. Lontana, isolata. Potente, ma senza valore. Diventa umile e conosce l’amore.

    Pubblichiamo quindi i testi di Anna così come sono, con poche note per specificare alcuni riferimenti che potrebbero non essere conosciuti a tutte/i.

    INCONTRO CON ANNA E MADDALENA, DEE INCARNATE


    La storia comincia con Adamo e Eva. No, la storia comincia con Lilith. No, la storia comincia da molto lontano da un momento sconosciuto quando l’umanità ha cominciato a camminare verso il buio, verso la separazione e il caos. Insomma quando ha cominciato ad allontanarsi dalla Verità.

    Anna
    Camminavamo e camminavamo, allontanandoci sempre di più. . E Lei, la Verità, la Luce, l’Anima del mondo ci guardava, ci guardava mentre noi non la vedevamo, mentre noi non la sentivamo. Ci amava mentre noi ci perdevamo sempre di più, mentre noi camminavamo con la rabbia, l’odio e la paura accanto. Era con noi, quando noi credevamo di essere soli, quando eravamo confusi, accecati e sordi. Era già con noi quando noi la andavamo disperatamente cercando.

    Verso la metà del nostro cammino, ecco una donna si ferma e la sente. Apre i suoi sensi e la sua anima e stabilisce un patto con la Verità. Il patto di costruire la strada del ritorno alla Luce, il cammino dell’umanità sacra.

    Si chiamava Anna, la materia prima, il vuoto sacro, l’immacolata, il punto di partenza, la via di uscita. Tre mariti, tre Marie, 5 apostoli e Gesù. Nella sua discendenza anche Giovanni Battista. Persone potenti, tanta luce, messaggio d’amore(1). Portare la speranza, la nuova consapevolezza, la via di uscita e la grande possibilità.

    Parole, concetti nuovi, miracoli, la Verità di nuovo sulla terra. Lacrime, gioia, vita, amore. Forze che si uniscono, che guariscono, persone luminose, potenti, sane e indipendenti. Il cammino, il destino.

    Anna guarda, Anna piange di gioia. Vede i suoi figli fioriti, luminosi, gioiosi, in pace con se stessi. Anna la vecchia, ha ascoltato e visto la Verità. Anna, la grazia divina, misericordia, pietà per il dolore e la sofferenza. Anna la partenza, l’alfa.

    Il dolore di Anna. Il messaggio non ascoltato, il messaggio crocifisso. Il messaggio negato, il messaggio manipolato. Una figlia addolorata, un nipote ucciso. Figli disperati, confusi. La Verità sepolta.

    Lei, Anna, viene fatta sparire.

    Il sogno di Anna. Una bambina, colei che nasce senza spese karmiche, senza demoni e maledizioni, senza la gabbia dell’oscuro, in perfetto equilibrio di maschile e di femminile. L’inizio del nuovo ciclo, l’era dell’unità delle due colonne(2).


    Maddalena
    Anna, la carne, la materia da cui originano le forme. L’occulto, onnipresente sconosciuto. Maddalena la rosa, la luce, il profumo, il cammino con passo leggero. Il ritorno di Lilith.

    Maddalena, la testa ritrovata, l’intelletto femminile. Unione di femminile e di maschile, l’amore sincero e vero. L’altra metà di Cristo(3).

    Ma Maddalena viene negata, cacciata, eliminata. Così ci ritroviamo al punto di partenza. Donne decapitate. Donne sotto il controllo del maschio, donne demonizzate, le cui emozioni vengono soffocate, nascoste, controllate. Donne con intelletto maschile. Donne rese impotenti. Donne i cui poteri vengono negati.

    “Noli me tangere”: non toccare e non essere toccati. Divieti sessuali e tabù. Desiderare e sognare di essere uniti pelle contro pelle. Vivere senza luce, vivere senza conoscere veramente noi stessi.


    Lilith, colei che si nasconde, colei che distrugge, colei che soffre. Lilith, colei che vorrebbe tornare, colei che vorrebbe amare, che vorrebbe perdonare. Lilith orgogliosa, superba e maledetta. Lilith che conosce l’ineffabile nome. Lilith, l’altra faccia di Maddalena. Sua sorella oscura. La massima potenza sessuale senza l’amore. I cerchi magici, i segni, i rituali, dea dei massoni(4).

    Donne che hanno camminato attraverso il dolore. Che hanno insegnato che in ogni cosa c’è amore. Sapevano vivere il dolore. Sapevano essere qui con noi, con la loro Luce, vivendo il dolore. Dolori diversi, ingiustizie, perdite, delusioni, maledizioni, mutilazioni. Erano dee, ma vivevano con l’umanità per guidarla al regno della Verità.


    ANNA, MARIA, MADDALENA, MODELLI CRISTIANI DI MADRE



    Anna, la vecchia Madre, la Grande Madre. Sant’Anna, ma anche Anna, madre del profeta Samuele. Il suo nome dice: vengo da lontano, dai tempi remoti dove le parole erano semplici, chiare, in armonia con i movimenti. Vengo da prima di Babele, quando conoscevamo il segreto della vita. An-na: se mi guardi da davanti o da dietro sempre sono io. Sono la base di ogni forma di vita. Sono il principio, sono il nutrimento, sono colei che ti fa crescere.

    Porta in sè la tradizione di Eva, colei che sta accanto al suo uomo. La donna saggia che va d’accordo con il suo destino. Insegna, protegge, non si lamenta, non si ribella al suo ruolo. Lei è la casa, la sua zuppa riscalda il cuore, il suo biscotto dà coraggio, e la sua bevanda lenisce l’anima. Felici sono i suoi figli, per loro Lei è sempre presente, senza peso. Sempre presente là dove c’è bisogno, ma senza imporsi. Accetta e conosce il futuro dei propri figli. Vive il suo destino e lascia che gli altri vivano il loro. Lei è la Madre che tutti sognamo e che vorremmo diventare. Ma esiste veramente?

    Maria, la Madre ragazzina. La Madre con il destino difficile. Lei serve la Verità che ha dimora in lei, non vive per sè. Non ha niente per se stessa. Accetta le sfide e supera le prove. Dice: “Un angelo mi ha detto questo e io lo seguo.” In cambio lei vive la Verità dentro se stessa in ogni momento. La sua stessa vita è Verità , lei stessa e’ creata come Dea vivente in modo da poter attraversare qualsiasi prova. Insegna la compassione e sa che esiste qualcosa a noi superiore, qualcosa molto più grande di noi. Perde suo figlio, piange sotto la croce, ma piange per suo figlio o piange per l’umanità che ha rifiutato il suo dono e ha scelto invece di continuare a vivere nel dolore e nella sofferenza? Sale in cielo, ma continua a costudirci in sé, non ci abbandona, piange le sue lacrime per noi e per noi spera, continua a sperare.

    Ma è anche la madre che ama morbosamente suo figlio, che con lui vive, che vive attraverso di lui. E il marito? –“Ah lui? si va beh...lasciamo fare” non gli da importanza.. La madre che si vergogna del suo corpo che fa l’amore con la luce spenta perché è una cosa sporca e vi trova poco godimento. Una donna con gli occhi sempre rivolti al cielo, che non conosce la terra. Una donna mutilata, privata di se stessa, del suo corpo e del suo piacere(5).

    Maddalena, la Madre indipendente. Lei si che è in gamba, che ha coscienza del suo valore e che sa dove vuole arrivare. Sicura di sè, accetta e conosce il suo corpo. Cammina sulle proprie gambe, è la donna in carriera, la donna che guida la propria vita, la donna che spesso rimane senza il suo uomo. La donna divorziata, la donna maltratta. Lei che insegna i valori della libertà e della responsabilità ai propri figli: Lei che “i problemi ci sono per essere risolti”, Lei che “la vita è sempre giusta con te; ma bisogna imparare a conoscerla”. Con Lei la vita è gioco e magia. E il suo uomo? Lo aspetta. E spera che un giorno ritornerà a lei dal cielo per volare, amare e costruire insieme il nuovo mondo.



    IL CAMMINO DEL DOLORE

    Anna - la costruttrice
    Gli architetti (esseni(6)-massoni) prima predispongono il progetto (visioni-profetessa-papessa), poi lo realizzano (Tre Marie- apostoli cugini).

    Vedo una donna con un grande sogno: tornare alla Verità. Occorre cominciare a costruire. Costruire il futuro dentro il passato. Preparare i primi passi, mettere la pulce nell’orecchio (chi ha orecchie per intendere, intenda)

    Come sempre, per fare un buon lavoro, si lavora in gruppo. A quell’epoca il progetto finale si chiamava Gesù. E il gruppo si chiamava la Sacra Famiglia.

    Anna è il principio da dove tutto parte, colei che portava in sè l’inizio e la fine. La donna con la saggezza necessaria a saper accettare il proprio destino e quello altrui, ad avviare i figli verso un percorso di sofferenza e di dolore: la morte sulla croce, la figlia addolorata. E dire: “lo faccio, lo firmo, perché so che così deve andare”

    Ma non basta sapere, bisogna anche vivere. E’ questa la grandezza di tutte e tre le donne (Anna, Maria e Maddalena). Sapevano vivere il dolore. Sapevano essere qui con noi, con la loro Luce, vivendo però al contempo il dolore più profondo del mondo. Dolori diversi, ingiustizie, perdite, delusioni, maledizioni, mutilazioni. Erano Dee; vivevano nell’umanità per far tornare l’umanità alla Verità.

    Il dolore di Anna: “ma io potevo fare diversamente, potevo dire no“(libero arbitrio) Quale madre infatti vorrebbe vedere la propria figlia sotto la croce di suo figlio? “Io ho visto, io sapevo! Ho fatto soffrire i miei figli…”

    Anna, la Grande Madre. Nella sofferenza ci dà sostegno, ci calma e rassicura. I piedi ben radicati a terra. Intorno tempeste, follia, ignoranza, odio e rabbia, ma nei suoi occhi brilla la promessa del paradiso terrestre ("e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme".)

    Come sempre quando la gente vive lontana dalla Verità, i suoi messaggeri arrivano. Anna era uno di questi. Insegnava che bisogna accettare, che bisogna credere e costruire in ogni circostanza.

    Anna è sempre con noi, dolce e accogliente, dà forza e fiducia, ci avvia e ci regge con la sua forza, con i piedi ben piantati a terra. La grazia divina, la pietà.

    Pensate a lei, poichè sempre ne avrete bisogno.

    Maria - la compassione
    La fanciulla immacolata. Libera da ogni peccato. Pronta a portare un grande destino. Donare al mondo
    il gioiello più prezioso.

    L’adulta, sola, nera, addolorata. Al collo il gioiello morto, insanguinato, crocifisso.
    Lacrime, disperazione, dolore, pugnalate al cuore.
    Ma Maria non piange per suo figlio. Piange per tutti i figli perduti della terra. Per i figli lontani dalla Verità.
    Per i figli ciechi, ignoranti e superbi. Piange, piange da millenni. Piange per la mancanza di ascolto,
    piange per il rifiuto, piange per la bestemmia, per l’autodistruzione e per l’autopunizione, per i
    peccati inesistenti, per le limitazioni, per la falsità e per la supponente prepotenza del mondo.

    La madre che perde suo figlio. Inverno, rughe, solitudine, passi e mani vuoti, senza abbraccio.

    Ma anche madre sposata con suo figlio. E’ veramente Maria l’altra meta di Cristo?! Attenzione: i ruoli
    sono stati manipolati (Maddalena è stata cancellata, Giuseppe è stato castrato).

    Maria diventa così la madre che vive per suo figlio, che vive attraverso suo figlio. Che caccia via il marito. Giuseppe? Chi era? Una figura vuota, senza un vero ruolo paterno. Spostamenti, manipolazioni: si cancellano un padre (Giuseppe) e una sposa (Maddalena), cosi Maria e Gesù diventano la coppia divina, dando un modello alla società per due millenni a venire. Come possono madre e figlio unire in sé una Divinità femminile e maschile?

    Ecco il modello che viene proposto attraverso la figura di Maria: Una donna asessuata e addolorata. Ma che cosa è la Divinità? E’ gioia e amore. Come può vivere una donna seguendo una divinità mutilata?

    Maria assunta in cielo: diventata celeste, lascia le sue vesti scure. E ritorna sulla terra per insegnare la compassione: comprendere e accogliere l’umanità. Ascoltare le preghiere e compiere miracoli. Non smette mai, per farci ricordare che abbiamo compiuto una scelta che non era necessaria, che ancora abbiamo tempo a disposizione per ascoltarci. Per ascoltarci veramente. Per ricordare la fanciulla che amava l’uomo con cui stava, che amava il suo Dio, che portava nel suo grembo il gioiello più prezioso del mondo. Per far cambiare la storia dando ascolto al gioiello del mondo.


    Maddalena - la consapevolezza

    Luce bianca che scende, che atterra dolcemente, cammina con passo felino, profumo di rose, attrazione. Sguardo solare, spalle leggere, morbido corpo, completa in sé. Maddalena trasforma, lei è la torre (Magdala) è il segreto che si desidera svelare, è la coppa, è la Verità che si fa materia, è l’albero.

    Se Anna è il principio, Maddalena è la materia nuova. La Luce incarnata. Lei è la nuova consapevolezza: colei che sa che la nascita è morte e che la morte è nascita. Prima e dopo esiste solo la Luce. Tra il prima e il dopo c’è un patto: il cammino da percorrere.

    Il percorso di Maddalena, è il percorso verso l’umanità rinnovata, verso Cristo, verso l’equilibrio, verso l’unione, verso la nuova vita. Lei è il nuovo, così come Gesù è il nuovo. Erano i primi, come Adamo ed Eva. Adamo ed Eva, la prima coppia che uscì dall’Eden, Gesù e Maddalena, la prima coppia che portò in sè l’Eden.

    L’Eden nell’inferno. Ecco la compagna di Gesù, l’altra meta di Cristo. Il cammino dell’amore, il cammino della guarigione, il cammino delle promesse, il cammino delle speranze, la via per uscire dalla sofferenza e dal dolore. Il segreto del corpo fisico, il segreto del sesso, il segreto della trasformazione. La Verità, la realtà, la purificazione della mente e del corpo. Essere, vivere e agire in accordo con la propria natura, con la volontà e con il destino.

    Mani che strappano, mani che dividono. Una mente che tradisce. Giuda? No, è Pietro! Due persone strappate, separate, divise, fermate. Buio, vuoto, silenzio, metallo. Potere, regole, corpo soffocato, corpo negato, corpo reso impuro.

    Chi vince è il diavolo. Il tempo dell’uomo sacro ancora non è giunto. E’ il tempo di Pietro(7). Il messaggio viene manipolato. Troppe paure provengono dal proprio sé. E il cammino prosegue. Prosegue verso il buio, verso il mondo di Pietro e Paolo(8). La’ dove comandano le paure, dove non c’è Luce. Sottomettere senza comprendere. Il mondo della Chiesa.

    Lui crocifisso, lei trasformata in una prostituta. Le vecchie abitudini rimangono, le paure s’ingigantiscono, non c’è ascolto, non c’è cambiamento. Il vecchio diventa ancora più forte.

    Lei va, scappa in Francia, il cuore pesante, il dolore immenso. Il cammino prosegue occultato nelle profondità, là dove Pietro è impotente e non può raggiungerla e così Maddalena sopravvive. Maddalena è viva nella leggenda, in forma occulta, nelle profondità dell’anima. Così Sara puo’crescere e diventare invincibile.




    L'INSEGNAMENTO DI LILITH
    Dedico questa scrittura a Martino e a Valentina che mi hanno insegnato che la rabbia è anche amore



    Ascoltami attentamente! Sono io, sono venuta da te per raccontare la mia storia. Sono quella che tu non vuoi diventare, sono quella che ti fa paura, quella di cui dici: “io non potrei mai essere così”. Invece si, tu sei come me. Io vivo dentro di te, sono te, sono la tua sorella perduta, la tua sorella non ascoltata. Mi chiamo Lilith.

    Ci sono cose che non sai, non sai che io ho dovuto andarmene. L’epoca della sorellanza era finita. L’epoca delle emozioni era finita. Solo così poteva cominciare il nuovo ciclo, il ciclo del razionalismo, dell’intelletto, il periodo maschile. Io ero troppo forte e la parte maschile era invece ancora così debole; se fossi rimasta non avrebbe mai potuto svilupparsi fino a scoprire i suoi poteri. Eravamo in un momento di rottura, di distacco. Eravamo all’inizio del percorso di allontanamento dalla Verità.

    Così salii al cielo pronunciando il Suo nome, L’Ineffabile Nome. E per questo fui maledetta? No, no, sorella mia, tu mi hai maledetto. Perché l’intelletto ha paura di ogni incognita, di tutto ciò che arriva all’improvviso, delle emozioni. Ma io sono la furia, la rabbia, sono quello che non prevedi. Ti ho lasciato, sei rimasta senza di me e Adamo ha cominciato a pensare al tuo posto.

    E così vivevi, separata da me, nascondendomi, ma io c’ero, c’ero comunque e tu lo sapevi. Venivo a trovarti di notte, quando facevi l’amore, quando eri disperata, quando eri arrabbiata. Mi portavi dentro di te in silenzio, non raccontando di me a nessuno. Sapevi che gli uomini hanno paura di me e anche tu avevi paura di me. Così mi hai fatto diventare un demone. Hai dimenticato come ero prima, mi soffocavi nell’ombra e così la mia rabbia cresceva, cresceva sempre di più. Avresti voluto ch’io non esistessi, ma quando scoppiavi dalla rabbia ti domandavi perchè. Quando eri infelice ti domandavi perchè. Quando non ti sentivi amata ti domandavi perchè. Ti rispondo io: perchè ti mancavo io, ti mancavo tanto.

    E anche tu mi mancavi, ero arrabbiata con gli uomini, volevo unirmi a loro, ma loro mi avevano tolto il cuore, e così mi rimaneva solo il potere. E così possedevo, attaccavo, succhiavo e portavo via. Vagavo nel mondo furiosamente e quando qualcuno cercava di avvicinarsi a me, fuggivo veloce come il vento. Volevi tenermi nascosta, allora io mi nascondevo. Stando nascosta potevo colpire quando e dove volevo. Perche’ le paure che non guardi in faccia hanno più potere su di te. Mi chiamavano la dea che distrugge.

    Chi nega se stessa, non prova amore per se stessa. Conosce il dolore. Dal dolore nasce la rabbia. MaEva non poteva essere arrabbiata. E Lilith non poteva essere accettata. Così avevi due possibilità: mi tenevi nascosta e soffrivi in silenzio oppure mi riconoscevi e la società rifiutava te. L’uomo aveva paura di te. Voleva conquistarti, controllarti. Cosi tu ti controllavi e mi nascondevi. Così il mio orgoglio cresceva a dismisura, ma non rimaneva niente per me, solo il vuoto potere della sessualità. Alcuni uomini e donne sono venuti da me: io li ho aiutati insegnando loro segreti e riti magici. Così divennero potenti e superbi perché avevano il mio sapere.

    Ma credi veramente di essere stata solo vittima? Oh dolce sorella mia, ma dove ti stai nascondendo, quale maschera stai indossando. Sei la santa? La sempre perfetta? E i tuoi giochetti di potere? Le tue lacrime per piangerti addosso? Le tue moine da gatta morta? Le tue false timidezze? O anche la tua volontà di possedere, il tuo modo di imporre comunque la tua volontà, nascostamente, passivamente? E le tue manipolazioni? Tutti i momenti in cui non sei stata fedele a te stessa e hai incolpato gli uomini del tuo soffrire. Che colpa hanno loro, se il percorso lo hai scelto tu? Tu hai abbandonato te stessa. Ti hanno maltrattato, ti hanno bruciato? E tu? E tu che hai fatto? La tua vita era così piena di sofferenza e di dolore. Abbiamo sofferto, ma abbiamo anche fatto soffrire. Erano tempi difficili. Sono tempi difficili. Ma abbiamo imparato tanto, abbiamo lavorato tanto. Abbiamo sbagliato, siamo cascate diverse volte. Ma ora asciuga le tue lacrime e guarda avanti, urla fuori la tua rabbia e vai! Continua a camminare, anzi a volare. C’è un cammino da percorrere. Io ti aspetto e questa volta cammineremo insieme, fianco a fianco, tornando insieme alla Luce, complete. E’ passato tanto tempo per continuare ancora ad essere in guerra con gli uomini. E’ arrivato il tempo della pace. Il tempo per essere in pace con noi stesse e per perdonarci, per comprendere e per lasciare i nostri pesanti fardelli.

    Ma ora ti racconto una storia: c’era una volta una giovane donna che mi portava in sè. Non voleva riconoscermi, ma sapeva che esistevo. Credeva di essere una santa, una brava ragazza, una con valori e idee ben chiari. Ma non era felice e non conosceva il vero amore. Una parte di lei rimaneva sempre distante, intoccabile. Un giorno conobbe un uomo e quell’uomo era in grado di vedermi. Aveva occhi puri. Mi cercava, mi chiamava, mi voleva. Ma io scappavo, non credevo che mi sarei mai potuta unire a lui.

    Eravamo in tre: lui, la donna ed io. La donna non mi vedeva, ma credeva a quello che lui le diceva. Così incominciò a cercarmi, a chiamarmi. I suoi richiami erano deboli, non era abituata ad usare le sue sensazioni. Mi cercava con i sensi, ma la sua testa rimaneva tra le nuvole. Ma il suo amore era così forte che continuava a chiamarmi, a cercarmi, a provare a sentirmi. E l’amore dell’uomo era così forte che continuava a combattere contro miei poteri.

    Così la donna un giorno riconobbe la sua rabbia. Riconobbe il suo odio. E riconobbe i pensieri che tenevano in gabbia le sue emozioni, le sue sensazioni. E così cominciò a costruire. E cominciò ad amare e ad essere felice. E a capire che essere brava non serve a niente.

    Ma all’improvviso si chiuse, andò lontano, eresse di nuovo un muro. L’uomo la guardò e le domandò, “Ma che fai perché distruggi?” “Distruggo? Io? No.” E l’uomo: “Ma perché non vuoi stare bene, perché vuoi rimanere nella sofferenza?” “Sofferenza, quale sofferenza? Io voglio solo essere felice.” Gli rispose.

    Ormai siamo così lontane da noi stesse che non riconosciamo nemmeno più il nostro soffrire e così ripetiamo il nostro vuoto mantra: “Voglio essere felice.” “Voglio essere felice.” Ma lei non era affatto felice.

    Così la donna cominciò a domandarsi che cosa significa distruggere. Perché quando si trovava così vicina al suo uomo, scattava furiosamente la sua rabbia, cominciava a lamentarsi per ogni banalità e a sentire solo il peso della vita? E così mi vide. Vide quella che era fuggita dall’uomo e che non sapeva più amare. Vide quella che portava con sé solo rabbia. Quella che viveva nell’oscurità creando tempeste. Tempeste di veleno, di dolore e di sofferenza. Allora mi domandò perché la allontanavo dal suo uomo proprio quando si sentiva finalmente amata. Perché le negavo l’orgasmo proprio quando era più vicina a provarlo? Perché si ritrovava sola, spaventata dall’amore?

    Perchè io sono sola, perchè io sono isolata e perchè io sono quella che non è più capace di amare.

    E così andarono le cose: lei costruiva, io distruggevo, lui combatteva, lei combatteva, lei ricostruiva, io distruggevo ancora. Un giorno lei crollò, arrivò all’esaurimento, pregò, mi pregò di farle trovare pace. Non ce la faceva più a portarmi dentro di sè, non voleva più soffrire. Piangeva davanti alla loro casa. L’uomo le si sedette accanto: “Che fai? Perché sei furiosa con me? “ “Non sono io, è lei che parla attraverso di me.” “E che cosa vuole?” domandò l’uomo. “ Vuole te” gli rispose. “Sono qui, la ascolto.” “Vuole il tuo amore e il tuo perdono.”

    E quell’uomo allora mi disse “Si”. Io divenni una cavalla impazzita, vidi tutto rosso, il cielo addensato di nubi, scappai, fuggii terrorizzata. Poi tornai. “Mi perdoni?” gli domandai. “Si, ti perdono.” E io piansi e caddi in ginocchio. Lo ringraziai. E per la prima volta mi sentii molto umile. Lui mi guardò, io ricambiai lo sguardo e per la prima volta mi sentii accettata. Lei sospirò, sorrise e il suo cuore si aprì a una danza.

    Ti stai chiedendo quando mi neghi? Quando ti irrigidisci e dai una risposta educata, appresa da qualcun’altro. Quando segui la tua testa e le tue regole invece delle tue emozioni. Quando ti lamenti che il tuo uomo non ti ama. Quando gli dici che cosa deve fare e ti lamenti delle cose che non fa per te . Quando non segui i tuoi desideri erotici. Quando non ti tocchi. Quando non senti l’entusiasmo e l’euforia del vivere e dell’essere viva. Quando non senti che ogni momento è un forte orgasmo. Quando ti lasci andare solo alla sofferenza.

    Ti stai chiedendo come agisce la mia forza di distruzione? Io porto disarmonia nel tuo rapporto e disarmonia nel tuo cuore quando non ti muovi in accordo con il tuo destino, allora la tua testa fischia e non capisci più niente e senti solo che vuoi rompere tutti piatti del mondo. O quando preferisci scappare da te stessa facendo l’amore senza godere, allora io vengo a chiudere i tuoi sensi. Allora fai l’amore, ma in realtà il tuo è solo desiderio di possesso, per soddisfare la tua incessante richiesta di attenzione, per cercare conferma della tua bellezza. Oppure non fai l’amore perché ti senti brutta, perché immagini che a lui non piaccia il tuo corpo. Ecco il sesso che soddisfa solo il tuo ego. Io distruggo ogni volta che ti lasci andare alla sofferenza, ogni volta che ti allontani dalla tua Anima e ti poni da sola dei limiti. Io distruggo quando non riesci a lasciare le tue vecchie abitudini, l’invidia, la gelosia, la superbia, l’egocentrismo. Io distruggo quando in te, donna e mamma insostituibile, prevale il desiderio di controllare tutto. Io distruggo quando è la tua mente che prevale su tutto il resto, arrivando prima dell’amore, dei sentimenti e della tua capacità di ascolto. Io distruggo quando non sei disposta a tuffarti nell’ignoto delle acque più profonde per giungere così a me.

    E ancora ti stai chiedendo quando mi nascondi? Quando hai paura dalla tua stessa rabbia, quando non hai il coraggio di urlare. O quando urli, ma senza ragione. Quando neghi di essere furiosa. Prima di risponderti: “Ma no, io ho fatto pace con me stessa”, guarda bene nel tuo cuore e chiamami a voce alta!

    Ah e come è finita la storia dell’ uomo e della donna? Stanno costruendo. Ogni giorno, ogni minuto è impegnato nella costruzione e verrà il tempo in cui anch’io mi unirò a loro.

    Intanto ricorda: io sono te e tu sei me. Sono tornata, sono venuta di nuovo da te, per essere in te ed unirmi con l’uomo. Perché il ciclo è finito è cominciato il ciclo dell’equilibrio. La Regina del mezzogiorno è tornata.



    www.ilcerchiodellaluna.it/pag_set_frame.htm?central_femm.htm
  4. .
    Scoperti due nuovi disegni a Nazca

    29/04/2011
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    Due scienziati giapponesi della Yamagata University in Giappone hanno comunicato di aver trovato due nuovi disegni a Nazca nel Perù.
    I nuovi geroglifici raffigurano una testa umana e una figura di animale che i ricercatori devono ancora individuare.
    Il responsabile della facoltà di archeologia a Yamagata, Yoichi Watanabe, dice che il disegno della testa umana è di 4,2 metri di lunghezza e 3,1 m di larghezza ed i geroglifici non sono stati individuati nelle indagini aeree precedenti a causa delle piccole dimensioni.

    I ricercatori presenteranno una relazione finale al Ministero della Cultura del Perù, illustrando sinteticamente i risultati, Americo Baiocchi, il direttore regionale del dipartimento di Ica della cultura, ha detto:
    sono ancora in fase di studio, probabilmente ancora è presto per dare un risultato ufficiale. Hanno ancora bisogno di determinare il periodo dei geoglifi. Il team di ricerca, guidato da Masato Sakai, ha anche trovato nei pressi un centinaio di altri geoglifi nel 2006, linee e triangoli intagliati nel deserto.

    I vari disegni sono vicino alle linee di Nazca, una delle attrazioni del Perù, dove gli aerei turistici sorvolano i disegni antichi di scimmie, colibrì e ragni, inoltre le linee sono un patrimonio mondiale dell’UNESCO, creati tra il 500 aC e il 500 dC, e sono tra i più grandi enigmi archeologici del mondo.

    www.esoterya.com/scoperti-due-nuovi-disegni-a-nazca/13679/
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    Il momento

    Rodmas - Beltane è un momento in cui le energie della luce e della vita si manifestano nel loro aspetto più gioioso e trionfale.
    Questo è un tempo in cui celebriamo il ritorno dell'estate e della fertilità, periodo di scampagnate e feste all'aperto.
    E' un periodo dell'anno in cui di solito ci sentiamo fisicamente bene, in cui i nostri bioritmi si sono adattati alle accresciute ore di luce e ci siamo lasciati alle spalle i momenti critici della fine dell'inverno e dell'inizio della primavera.
    Quindi è il momento adatto per operare, per condurre a realizzazione le cose che ci siamo prefissati di compiere.
    Anche psicologicamente i nostri pensieri si volgono all'esterno, per fare e operare.
    Questa estroversione stagionale fa sì che questa sia un'epoca propizia ai nuovi amori e alle nuove amicizie, come anche al rafforzamento delle relazioni già esistenti.
    E' il momento di passare più tempo con gli altri. E' anche tempo di stimolare la nostra creatività e la nostra fertilità interiore.

    Origini e significati
    Beltane (fuoco luminoso) o Primomaggio è il giorno con cui incomincia la fase estiva delle attività legate alla terra e una volta era il momento in cui il bestiame veniva portato ai pascoli dopo lo svernamento e la benedizione dei falò accesi a Beltane, appunto i fuochi di Beltane – ricorda la Rede:

    "Quando la Ruota incomincia a girare
    comincino i fuochi di Beltain a bruciare.”

    Tradizionalmente si saltava attraverso i falò di Beltane per predire l’altezza del raccolto dai salti effettuati.

    Beltane celebra l’amore, l’attrazione, il corteggiamento, l’unione, e tutti quei piccoli e grandi desideri istintivi che chiamiamo “febbri” o “amori” primaverili.
    Molto prima che fossero inventate le elezioni di miss “quellochevolete” o, specialmente in USA, a fine corso venissero incoronati la reginetta ed il re del Liceo (o simili), i villaggi eleggevano una bella giovane coppia per rappresentare il re e la regina di Maggio, che nei paesi anglosassoni venivano chiamati John Thomas e Lady Jane. Comunque alla festa di Beltane il popolo danzava intorno al palo piantato al centro dello spiazzo dove si teneva la festa, un palo ben piantato a terra che si innalzava verso il cielo, un palo simbolo di vitalità; e non serve che vi illumini su che simbologia traspare in un palo piantato nel ventre di Madre Terra. Poi si raccoglievano i fiori e si passavano notti insieme sotto le stelle nel bosco.

    Beltane è il tempo del latte e del miele, il periodo che più degli altri i Pagani dedicano al piacere. Dopo il risveglio primaverile i corpi sono pieni di energia. Adesso siamo nelle ore piene del mattino immaginario della Ruota dell’Anno. Il tempo migliore per sbocciare e fiorire, desiderio e soddisfazione.


    Beltane è una delle feste principali nel calendario popolare ed è celebrato con miele, focacce di farina d’avena e formaggi. Il motivo di questo è ovvio. Cercando simboli per l’altare di Beltane, ricordate che la mucca e l’ape saranno le immagini della Dea; loro creano il miracolo del latte e del miele.

    Celebrazioni

    Possiamo celebrare questa festa in vari modi. Seguendo le tradizioni possiamo piantare un palo di maggio in un prato e danzare con i nostri amici. Oppure possiamo mettere ghirlande di fiori attorno ad un albero.
    Un'altra tradizionale attività di Rodmas è attaccare nastri rossi (colore della passione) a cespugli di biancospino per propiziare amore, fortuna o guarigione.
    Si possono accendere due piccoli fuochi e passare in mezzo ad essi per purificarci, sentendo la loro energia riempire i nostri corpi quando attraversiamo il loro spazio.
    Se vogliamo si può celebrare questa data in modo più rituale:
    La vigilia del primo maggio accendiamo un piccolo fuoco all'aperto o (se desideriamo restare in casa o non abbiamo la possibilità di trovare uno spazio adatto) una candela rossa dicendo:
    "Signore del Bosco porta i tuoi doni di fecondità perche' la terra si desti dal suo sonno".
    Poi si accendiamo un secondo fuoco a sinistra del primo (o una candela color verde) dicendo:
    "Bella Signora della Terra, gioisci. Il Grande Cervo viene a cercare la sua sposa perche' l'estate è arrivata".
    Poi passiamo in mezzo ai due fuochi per tre volte, salutando l'estate che è arrivata e gridando "Bel!".
    Si medita sui misteri della fertilità, con riferimento sia al fiorire della Natura, sia alla nostra fertilità interiore.
    Possiamo infine consumare ritualmente vino e dolci (lasciandone sempre una parte per la Madre Terra e le sue creature).
    Questo è un rituale che sarebbe preferibile celebrare con altre persone o ancor meglio, col proprio partner. In quest'ultimo caso il rito può terminare nel modo in cui terminavano i festeggiamenti intorno ai fuochi di Rodmas o al palo di Maggio: con un bel "matrimonio" silvestre nel nome di Robin Hood e di Lady Marian (e non è necessario procreare un "figlio di maggio"!)...

    Cammino esoterico
    Abbiamo visto come Samhain e Yule avessero soprattutto delle finalità materiali e servissero a soddisfare dei bisogni primari come il denaro, il lavoro, la sfera della materialità in genere. Dal lato spirituale la loro funzione è stata quella di rendere meno duro ed arroccato l'accesso all'Inconscio lunare onde poterlo, in seguito, purificare: gli ermetisti chiamavano questa azione l'unione dell'acqua con il fuoco, del fisso con il volatile, dell'Aquila con il Serpente.
    In questi due Festival l'infinito spirituale è stato solo intravisto, intuito potremmo dire, mentre la prima vera opera di purificazione e di elevazione è avvenuta con Imbolc (La Candelora).
    L'azione di Imbolc è stata infatti quella di rimuovere dall'Inconscio lunare gran parte della componente dolorosa, legata ai ricordi e spesso totalmente inconscia, capace però di scatenare quegli schemi comportamentali di difesa, di chiusura o di aggressione.
    Grazie all'azione catartica di Imbolc l'Io ha potuto, guidato da una volontà più forte e liberato dalla schiavitù del dolore, provare nuove esperienze, materiali e spirituali, onde crearsi nuovi schemi di comportamento, e questa è l'azione principe del Festival di Equinox che abbraccia un intero Anno a partire dalla sua esecuzione. All'Equinozio, inoltre, viene posta una particolare attenzione alla realizzazione personale nella sfera affettiva, poiché, come si è detto, la certezza di non essere soli e di essere importanti per almeno un'altra persona è un'altra premessa indispensabile per poter proseguire con serenità il cammino intrapreso.
    Con Equinox termina la cosiddetta fase solve, la quale ha lo scopo di fornire una maggiore "fluidità" al nostro essere e di sciogliere i nodi dolorosi dell'inconscio lunare, in modo da rendere la persona di nuovo disponibile alle nuove esperienze, rinnovando tutte le energie e le potenzialità.
    A Beltane (Calendimaggio) inizia la seconda parte del cammino, quella che gli antichi chiamavano fase coagula, cioè dopo aver rese fluide, rinnovate, disponibili le nostre potenzialità ed essersi cimentati in nuovi cammini, ora si tratta di consolidare i risultati raggiunti, onde poter ambire a più elevati traguardi sia nell'ambito spirituale che in quello materiale.


    Testi tratti da:
    ddrwydd
    http://wicca.blog.excite.it/
    e:
    www.umkc.edu/imc/mayday.htm
    www.owlsdottir.com/calendar/festivals/beltane.htm
    http://web.tiscali.it/aaab_it/altri.htm
    www.ancientegypt.co.uk/menu.html
    http://members.internorth.com/~wiccan/seasons/beltane.htm
    http://web.tiscali.it/apicolturalazio/idromiele.htm
    www.cybercomm.net/~grandpa/animals.html#B
    http://wicca.blog.excite.it/permalink/123126
    http://digilander.iol.it/grayelf/home.htm
    http://digilander.iol.it/grayelf/home.htm.
    www.trigono.it/calendario_celtico/Festival/Beltane/index.htm
    www.aostanet.com/occhiodiodino/Riti.htm

    www.ilcerchiodellaluna.it/central_calend_beltane.htm
  6. .
    Posto alcuni sogni che ho fatto stanotte:

    1) Ero tornata a casa di mamma..varco la soglia del salone e la trovo seduta sulla sedia vicino al tavolo...girata verso il divano che parlava serenamente cn papà. Vestita di nero...bianca rispetto al colorito della sua pelle..e poi aveva i capelli scuri.Appena l'ho vista..lei ha iniziato a svanire e io mi sn sentita male, sono svenuta..forse l'emozione..qndo mi sn ripresa lei non c'era più e allora ho detto a mio padre: papà che ti ha detto??????e lui: ha parlato dei gemini...ha detto che saprai ancora tante cose su di loro e poi.....mi ha detto altro, che x il momento non ti è dato sapere!!!

    Io nel sogno, qndo sn svenuta, ho sentito tutto il dolore fisico..sn stata male davvero!!!e poi il suo svanire...come se lei non dovesse farsi vedere da me, come se fossi arrivata inaspettata!!! :(

    2) Ero in una stanza/casa sconosciuta con mia cugina Silvia...io cercavo in un armadio il mio jeans preferito che le avevo dato da custodire..cercavo senza trovare nulla. Ad un certo punto le dico: Silvia ma dv'è il mio jeans?lei risponde vaga e mi dice che sarebbe andata a prenderlo...e si avvia. Io resto ad aspettare ma lei non arriva..e piango, provo dispiacere perchè mi sento mancare di rispetto, perchè lei mi ha lasciata da sola e nn torna. Poi mi ritrovo in un altro luogo...una stanza con 2 letti nella quale lei finalmente mi dà il jeans..io scendo in strada e mi accorgo di aver dimenticato la borsa..torno indietro ma faccio una fatica immensa..le gambe mi fanno male, una forza mi respinge....

    Io davvero ce l'ho un jeans preferito..nel sogno era quello..con un turchese (falso ovviamente) come bottone!!

    3)Ero in una stradina in discesa...guidavo la macchina e accanto a me c'era Ciccio (mio nipote di 13 anni)..parlavamo del più e del meno..e nel farlo ci alternavamo alla guida..in alcuni momenti io non riuscivo e lo faceva lui e viceversa. Fin quando non ci troviamo in una curva e allora lui mi dice:ora guida tu, zia...io ancora non sono capace di prendere le curve in discesa. Alla fine parcheggiamo e lui mi dice: si, continuiamo a piedi!!Io gli rispondo: si, ok..avvisiamo tua mamma che tra un pò arriviamo!!

    Le strade erano quelle del centro storico..con i ciottoli e non l'asfalto...



    Stamattina mi sento distrutta...tra svenimenti e pianti.....ho dormito malissimo!!!
  7. .
    di Cinzia de Bartolo




    Qual è il più profondo significato di “Femminile”?
    Quali esempi, quali miti, quali archetipi lo rappresentano?

    E’ appena il caso di ricordare che gli archetipi, nella psicologia analitica junghiana, rappresentano immagini di esperienze primordiali comuni alla specie umana contenute nell’inconscio collettivo, i simboli li evidenziano visivamente mentre i miti rappresentano dinamicamente tali contenuti psichici mettendoli, per così dire, “ in scena”.

    Riprendendo quanto aveva annunciato la nota scrittrice Virginia Woolf, l’identità della Donna si configura in “uno spazio tutto per sé” [1]. In inglese, il titolo del suo saggio è, infatti, A room of one’s own dove il termine room può essere inteso sia come “stanza” sia come “spazio”.
    E quale percorso interiore dobbiamo seguire per arrivare alla ricerca di tale spazio?
    Esso, erroneamente, viene ricercato troppe volte all'esterno ed inteso puramente in termini materiali.
    In realtà lo “spazio tutto per sé” va ricercato all'interno delle donne stesse, perché - come afferma la poetessa Patrizia Vicinelli [2] - “…non si può mai giungere ad una ricerca consapevole dell'identità se all'interno dei corpi femminili sono presenti ancora i fantasmi delle menti del passato”.
    Ma, in fondo, cos’è il “Femminile” ? Come si manifesta?

    Per meglio anticipare quanto andrò a dire, ricorrerò al mito… al mito di Arianna.
    Figlia del re Minosse, era quindi sorella di Asterius, il Minotauro metà uomo e metà bestia. Esso venne rinchiuso al centro di un labirinto, appositamente costruito da Dedalo e, annualmente, occorreva tributargli sacrifici umani. Teseo, allora, decise di penetrare nel labirinto per sconfiggere il mostro e Arianna, innamoratasi di lui, lo aiutò a orientarsi nel dedalo fornendogli il proverbiale gomitolo di filo. Compiuta l’impresa, Teseo portò con sé Arianna, ma - secondo alcune fonti - la abbandonò sull’isola di Nasso lasciandola lì a struggersi di dolore.

    Mai come in questo caso, il mito ci illumina sul rapporto fra l’elemento maschile e quello femminile: Teseo compie un pericoloso viaggio nei paurosi recessi del labirinto-inconscio e, dopo essersi confrontato con gli umani istinti bestiali, si affida ad Arianna - l’elemento femminile - che lo guida verso la luce della coscienza. Ma Teseo la abbandona ….

    Ma facciamo un passo indietro e analizziamo il significato di “Labirinto”.

    Originariamente, il Labirinto non era ciò a cui oggi si pensa; con tale termine, si denominavano le miniere di minerali o ferro e, più in generale, i cunicoli e le grotte sotterranee.
    Qui, sovente, si officiavano riti sacri in onore delle antiche divinità ctonie, cioè espressione della più profonda energia della Terra.
    Il primitivo significato del Labirinto (che aveva uno sviluppo “verticale” e non “orizzontale”) è di certo più aderente alla metafora delle profondità interiori.
    Il Labirinto, per come lo conosciamo adesso, altro non è che la schematizzazione architettonica della selva in cui è facile perdersi, la “selva oscura” di dantesca memoria.
    Lo ritroviamo in molte cattedrali gotiche, anche in Italia (a Ravenna, nella basilica di San Vitale, per esempio).
    Ma fra tutte, quella che ha fatto versare fiumi di inchiostro è la Cattedrale di Chartres.
    Il Labirinto posto al centro di questa mirabile opera architettonica costituisce un sentiero simbolico che conduce l’uomo dalla terra verso Dio, un pellegrinaggio spirituale che porta alla Luce, ma non attraverso una strada privilegiata e diretta, ma tortuosa e difficoltosa, come appunto è il sentiero della vita.
    Per quello che noi chiamiamo “labirinto”, la lingua inglese propone due termini, labyrinth e maze che indicano due concetti diversi: nel maze il sentiero si divide e presenta numerosi vicoli ciechi; il labirinth è un singolo percorso che si avvita su se stesso, ma che ha un inizio ed una fine, un’entrata ed un centro. Esso non presenta vicoli ciechi, ma una strada che porta a calpestare ogni pietra fino a raggiungere il centro che, con il suo cerchio ed i sei lobi (antico simbolo di Afrodite), somiglia ad un fiore stilizzato completo di petali. Proprio in questo punto, nella cattedrale di Chartres, prima della Rivoluzione francese del 1789, era posta una grande placca in bronzo che rappresentava la lotta di Teseo, l’eroe solare che - come dicevamo prima - riesce ad acquisire il controllo degli istinti e delle forze dell’inconscio profondo rappresentate dal Minotauro.
    Il fedele percorre il Labirinto e, nel momento stesso in cui si aggira nei suoi meandri, ritrova altri fedeli che, a loro volta, percorrono un’altra strada, magari in direzione opposta, per arrivare sempre però al centro quasi a simboleggiare la tolleranza nelle altrui scelte del proprio personale percorso per giungere alla Luce di Dio.

    Prima di affrontare ed approfondire il discorso sul Femminile (meglio, forse, “Femminino”): occorre, però, comprendere che, con tale termine, deve intendersi una “categoria”, un universo concettuale e non il frutto di una semplice distinzione sessuale tra uomo e donna.

    Facciamo un preambolo di carattere storico e sociologico.
    Dura da millenni l’egemonia della cultura patriarcale, ma, volgendo gli occhi al passato, ritroviamo altre esperienze, altre strutture sociali.
    Nell’Europa neolitica di 6000 anni fa, prima delle invasioni delle popolazioni guerriere Arie, esisteva una civiltà basata sull’agricoltura di tipo “matriarcale” fondata sulla matrilinearietà (cioè erano le madri a riconoscere i figli), sull’uguaglianza fra i sessi e dei ruoli, sulla pace (la sola garanzia della sopravvivenza di una società di questo tipo) basata sull’amore per la terra - unica sostentatrice - vista come una madre, una Dea, dove la donna condivideva con la Terra il misterioso e magico ruolo di madre.
    Tali valori sono comuni a tutte le prime società agricole neolitiche del pianeta, nonostante la successiva società patriarcale di stampo guerriero abbia tentato in tutti i modi di cancellarli senza mai riuscirci completamente.
    Sovente, la Dea paleolitica era raffigurata come “Dea Uccello”, corpo di donna con testa di uccello,
    legata alla fertilità ed all’unione degli umani con il mondo animale. Una serie di simboli rappresentavano il potere della Dea di generare la vita (il “triangolo”), il ciclo della vita-morte-rinascita (la “linea tripla”, triplice fonte di energia) e ancora la forza generatrice legata all’acqua (le “linee ondulate” come spire di serpente, animale sacro alla Dea in quanto simbolo di fecondità e di sapienza intuitiva, fin da allora legato indissolubilmente al concetto di Donna, nel bene e - poi - nel male!).

    Uno dei più comuni archetipi presenti in molte culture è quello della “Grande Dea”, espressione dell’energia femminile universale.
    Spesso questa immagine è rappresentata da una trinità di figure femminili che rappresentavano le tre fasi del ciclo vitale della donna: la Vergine, la Madre, la Vecchia o - se volete - Persefone, Demetra ed Ecate.
    La Vergine era ritratta come energica e dinamica, la fanciulla innocente che rifletteva la luce della Luna crescente; la Madre raffigurava la fertile nutrice, la regina che rifletteva la luce radiosa della Luna piena; la Vecchia (trasformata, poi, in “Strega”) era la detentrice della saggezza che rifletteva l’oscurità crescente della Luna calante, capace di riconoscere il proprio potere creativo, associata alla magia, all’ispirazione, alla preziosa qualità di comunicazione con il mondo spirituale.
    Nel ciclo vitale della donna è presente anche l’aspetto nascosto della Dea, il “doppio” del trio luminoso: la madre oscura o terribile, che prima dissolve e poi ricompone (la Kalì indiana), colma di energie di trasformazione che non può non operare attraverso la fase della distruzione/morte per conseguire il rinnovamento così come fa Madre Terra che, dopo aver generato, riassorbe il tutto in sé consumandolo per poi restituirlo ri-generato.

    E’ di grande importanza approfondire il confronto tra una società antica, strutturata sul culto della fertilità e fecondità, che ha una visione dell’universo come una madre omnidispensatrice, dal cui grembo ha origine ogni forma di vita, e nel cui grembo tutto ritorna per poi rinascere, e una società centrata invece sulle qualità combattive - coraggio fisico, disprezzo della morte e quindi della vita - basata sul culto della spada e del suo potere di togliere la vita per istituire e rafforzare il dominio.
    Una società, quest’ultima, che si è sempre più separata da componenti come sensibilità, intuizione, compassione, dolcezza, spontaneità, inclinazione all’amore per lasciar spazio alle qualità necessarie a diventare un “guerriero”, un leader senza paura.
    Pace e guerra, femminile e maschile a confronto, ma non necessariamente conflitto sessuale uomo-donna, dato che il Femminile, nella sua dimensione creativa, nella sua capacità di accogliere gli eventi e la loro possibilità trasformativa, fa parte delle potenzialità sia dell’uomo che della donna, sessualmente e biologicamente intesi. Ma non possiamo negare che è proprio nella donna che il Femminile trova la maggiore possibilità di manifestarsi più pienamente.

    Le donne hanno lottato e stanno lottando per conquistare e salvaguardare i loro diritti rispetto all’uomo ma, troppo concentrate su questo fine, hanno smarrito quell’universo fatto di comprensione, umanità, intuitività, capacità intrinseca di sentire e amare, di cogliere il segreto più riposto di ogni manifestazione del reale.

    Tali qualità hanno la possibilità di manifestarsi, se non in una società matriarcale, almeno in un contesto che sia capace di accogliere nel suo seno il Femminile, che contempli la capacità di cogliere il lato magico dell’esistenza, che veneri la forza plasmante dell’amore e del sentimento, dei misteri delle selve e delle notti stellate, che segua il culto della Grande Madre Natura concepita come contenitore di realtà spirituali.
    Una società così non c’è più, ma è pur esistita!

    Dopo un anni ed anni di ordine patriarcale, le donna si ritrova alla ricerca di una propria identità, è protesa a risvegliare la propria coscienza.
    Per fare questo, deve ascoltare la propria voce interiore, il tesoro al centro del suo essere, l’energia femminile primaria dalla quale è stata separate per così lungo tempo.
    Clarissa Pinkola Estés, psicoanalista ed autrice del famoso bestseller “Donne che corrono con i lupi” individua tali caratteristiche nell’archetipo della “Donna selvaggia”, l’Io istintuale innato che, spesso, si manifesta con l’esperienza della maternità [3].
    “Non si tratta di ritornare al passato - ci dice la psicoterapeuta Vicki Noble - ma di risvegliare la Dea che c’è in noi. Si tratta di rivolgere la propria attenzione dentro di sé, per acquisire una graduale e profonda conoscenza di sé stesse…” [4].

    Gabriele La Porta, storico della filosofia, scrittore e direttore di Rai Notte, ci offre una poetica definizione del femminile quando scrive: “Il Femminile è la capacità di abbandono e di tenerezza, l’accettazione del diverso, del debole, dello straniero. È l’energia che guida il mondo. È il sentimento dolce e rutilante, (….) che sussurra alle creature il mistero della vita. È la Luna, è Artemide, è Persefone, Iside, Ishtar, è la madre che osserva, riflette, ama e non giudica. È la nostra capacità di intendere e di comprendere, priva di pregiudizi e di rancori. È l’energia raggiante che si dispiega benevola sulle creature. È la pace della mente e del corpo. È la follia, la conoscenza, è contemporaneamente luce e buio, notte e giorno. È la possibilità di un mondo privo di lotte e di odio” [5].

    “Femminile” - proseguo io - è Gea, è Hera… è il potere creativo che si esprime nella capacità di aprirsi al nuovo, di accogliere gli elementi trasformativi, di attendere che i semi percorrano il loro cammino fino alla loro realizzazione. E’ la promessa della primavera e del ritorno ciclico della Dea Persefone alla madre Demetra.

    Ricongiungersi con il proprio divino femminile vuol dire dunque recuperare quelle parti della sfera emotiva e intuitiva, rifiutate dalla cultura patriarcale in quanto considerate illogiche, irrazionali e non degne di esistere. Vuol dire riappropriarsi di quelle radici perdute, offuscate, sotterrate dall’elemento mascolino che ha avuto il sopravvento per motivi storici, ideologici e sociologici allorquando la donna-sapiente, custode dei segreti della Natura, divenne eretica e “strega”.
    Vuol dire recuperare quella sapienza istintiva, che le appartiene per diritto ereditario biologico, per realizzare e vivere pienamente la sua essenza e divenire capace di aiutare il mondo con efficacia.
    Ed infatti, un elemento strettamente legato all’esperienza del percorso nel Femminile è l’immaginazione, che porta con sé anche la capacità di immedesimazione nell’altro, nella com-passione.
    E, citando Joseph Campbell, scrittore e psicoanalista junghiano, : “…la principale virtù della donna è la compassione: l’assenza di ogni isolamento egoistico, l’apertura e la partecipazione… Riconoscere questo sentimento spontaneo, abbracciarlo e manifestarlo nell’azione costituisce il potere della donna” [6].
    E’ un’esperienza che ha a che fare con lo stupore e il risveglio in cammino “nell’universo vivente”.
    Si riaccende così - quasi per “magia” - l’attenzione al proprio sé ed alla naturale carica rigenerativa, alla capacità di ascolto dell’altro.
    È come avere un’amnesia e non ricordare... Si tratta allora di risvegliarsi, di compiere un’opera di maieutica socratica del ri-membrare, per tornare finalmente a casa.

    Queste sono le caratteristiche del femminile come categoria, che possono sublimarsi ed emergere, come dicevo, in entrambi i sessi.

    L’umanità, oggi, riscopre finalmente la visione femminile del mondo ridimensionando l’importanza di concetti maschili, come forza, potere e dominazione.
    Il recupero degli aspetti femminili dell’anima umana, infatti, costituisce oggi il più importante fenomeno psichico della nostra epoca. Da due generazioni è in atto una profonda trasformazione, che alcuni hanno chiamato la “femminizzazione del mondo”.

    Dando uno sguardo alle conoscenze spirituali delle diverse culture, ci rendiamo conto che il punto di arrivo della Sapienza è l’armonizzazione in un costrutto simbolico unitario qualsiasi dualismo strutturale. Si tratta, ora, di riconoscere, in una tale visione dualistica, le categorie apparentemente antitetiche del maschile e del femminile, del Sole e della Luna, dello Yang e dello Yin, dell’Attivo e del Passivo, dello Zolfo e del Sale, per poi superarle nel quadro di una superiore Conoscenza che le armonizzi in una entità simbolica ove convivano in maniera armonica entrambe le nature.
    Il simbolo che esprime la sintesi fra il Maschile ed il Femminile è l’ ”androgino” (da andròs: uomo e gyné: donna) in cui convivono armonicamente le due nature maschile/attiva/solare e femminile/passiva/lunare; il perfetto equilibrio tra conscio ed inconscio, tra istinto e razionalità. Maschile e Femminile, dunque, come modi solo apparentemente antitetici di vedere la realtà, poiché l’unico modo di vederla e percepirla è - come insegna Plotino - concepirla come l’ “Uno”.
    E, per comprendere meglio il significato più profondo di questo simbolo, ricorriamo a Platone che, nel Simposio, ci parla proprio dell’Androgino, un essere sferico, maschio e femmina, orgoglioso della sua perfezione e completezza. Allora Zeus, geloso (e forse timoroso) del loro potere ed irritato per la loro arroganza nei confronti degli Dei, li separò in due parti, maschio e femmina, diminuendo così le loro potenzialità. Tali parti, inseguendo la nostalgia dell’antica unità, da allora furono destinate per l’eternità a ricercarsi per completarsi nuovamente.
    E così, leggendo e rileggendo le pagine sul Femminile, sempre più forte diventa la convinzione chesi può costruire un mondo migliore se abbiamo la volontà di giungere alla conciliazione tra le due polarità di cui ognuno di noi è composto, poiché credo che la strada che porta ad alienare l’aggressività passa necessariamente per l’integrazione del Maschile e del Femminile che sono in ognuno di noi, conciliando tali elementi non più visti in opposizione fra essi ma intesi come complementari.
    Non più due elementi separati ma integrati in uno solo: è il perfetto equilibrio tra Maschile e Femminile, non più intesi come categorie, ma come aspetti di una stessa personalità non più separate.E adesso ritorniamo alla nostra Arianna… che ha consentito a Teseo di guadagnare l’uscita dal Labirinto per farsi, poi, abbandonare in lacrime su di un’isola!
    Oggi, però, l’eroe maschile è vinto dalla solitudine e dal rimorso struggendosi nel rimpianto…
    Alla luce di quanto detto finora, Arianna, infine, ha vinto… ma, simbolicamente, da vera eroina del Femminile, perdona Teseo e lo chiama nuovamente vicino a sé!

    E vengono così in mente le parole di Jacques Attali: “L’idea del Labirinto non è estranea al primo percorso dell’uomo al termine del quale egli diventa persona: quello che lo fa fuoriuscire dal ventre materno: la donna è il primo Labirinto dell’uomo” [7].

    Bibliografia:
    1. V. Woolf A Room of One’s Own
    2. P. Vicinelli Non sempre Ricordano
    3. C. P. Estés Donne che corrono con i Lupi
    4. V. Noble Il Risveglio della Dea
    5. G. La Porta Il Ritorno della Grande Madre
    6. J. Campbell Riflessioni sull’Arte di Vivere
    7. J. Attali , The labyrinth in culture and society: pathways to wisdom


    Articolo scritto da Cinzia de Bartolo
    inserito nel sito www.ilcerchiodellaluna.it
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    Emperor Penguins

    Edited by _FataBenedetta - 2/5/2011, 07:04
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    Meno male..almeno non fanno la fine di Carlo e Diana..
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    Benvenuta lunetta!!!:) e buona navigazione qui con noi...
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    Out on a Limb
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    Come nei cartoni animati: sul canale YouTube della Provincia autonoma di Trento è stato pubblicato il video ripreso in notturno dell'orso che si struscia a un albero

    http://tv.repubblica.it/copertina/trentino...eo=&ref=HRESS-8


    hahahahhahaha..troppo carinoooooooooo!!
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    Fino alle scuole elementari qualcosa si usa ancora...poi la ricerca, lo sai...avanza e "migliora" le cose...

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    Colori e profumi per l'amicizia tra i popoli

    Una festa di colori e di profumi, tante meraviglie vegetali da ammirare e da scoprire, le ultime novità per abbellire le nostre case, le terrazze e i giardini: tutto questo e molto di più è a disposizione degli appassionati di piante e fiori, in un appuntamento che si rinnova ogni cinque anni: siamo alla Fiera di Genova in occasione di Euroflora 2011, manifestazione internazionale giunta alla sua decima edizione, che prosegue nella Città della Lanterna fino a domenica 1° maggio.
    Corolle, petali e piante sono non solo l'occasione per conoscere quanto di meglio e di più nuovo c'è nel pianeta verde, ma anche un invito a riscoprire le ragioni di una pacifica convivenza tra uomini, il rispetto per le diversità delle culture, in cerca dei valori che uniscono i popoli. In primo luogo, ovviamente, c'è il rispettoso stupore per la bellezza della natura di cui fiori e piante sono simbolo.

    Chi visita i padiglioni della Fiera genovese si trova immerso in un grande caleidoscopio di sfumature e di fragranze, che presenta il meglio della produzione florivivaistica internazionale. Secondo un'analisi Ismea, la spesa della famiglie italiane per l’acquisto di fiori e piante nel 2010 è stata pari a circa a 2,17 miliardi di euro, con una contrazione del 2% su base annua. Un andamento che, seppure negativo, appare comunque in ripresa rispetto a quello del 2009 (-4%). L’acquirente tipo è soprattutto di sesso femminile. I fiori si comprano soprattutto in occasione di una ricorrenza, ma non solo. Le specie preferite sono sempre le rose, tra i fiori recisi, seguite dai crisantemi: meno richiesti i bouquet di fiori, le orchidee, i garofani, le gerbere e i gladioli, stabili lilium, fresie e tulipani, mentre aumentano le preferenze per calle e anthurium. Tra le piante fiorite in testa alla classifica si confermano ciclamini (in aumento) e gerani (in calo), mentre tra le verdi piacciono soprattutto le grasse e le aromatiche.

    Tra le novità più interessanti da ammirare visitando Euroflora, spicca una gigantesca composizione con oltre 1800 piante di gerani, da ammirare in balconata al padiglione B: il Piemonte propone una selezione imponente di camelie, mentre l'azienda Biancheri Creation ha portato la curiosa varietà di Ranuncolo pon pon, un fiore dallo stelo robusto e da una fioritura di grande dimensione che resta fresca anche tre settimane e che richiama alla memoria i divertenti pon pon di lana. Il fiore è dedicato ai bambini dell'Ospedale Gaslini di Genova.

    FOTO UFFICIO STAMPA
    Molto divertente è anche l'IPot, sistema modulare ideato da Alessandro Grassi e Alessandro Ferratini, per ricreare un piccolo giardino in casa: tutto parte da un kit che contiene una struttura, un vaso in tela, gel impermeabilizzante e semi di piante varie.

    Per quanto riguarda i trend verdi più significativi, spicca quello dei cosiddetti giardini verticali, o pareti vegetali, veri e propri quadri verdi costituiti da decine di piante differenti con un sistema auto irrigante e capaci di coniugare estetica e benessere in casa, in ufficio e anche in esterno: la fotosintesi attuata dalle piante, dona infatti all'ambiente un’ossigenazione molto più elevata. Le pareti vegetali sono "nate" in Francia, ma sono ormai la tendenza più evidente dell'arredo vegetale e permettono di avere uno spazio verde anche di dimensione importante pur avendo a disposizione poco spazio. Il muro vegetale verticale, sospeso, inclinato, in piano o scultoreo, consente applicazioni ambientali, architettoniche ed artistiche che possono cambiare il volto dello spazio in cui viviamo, garantendo grandi risultati con una manutenzione piuttosto contenuta.

    Infine, i fiori più particolari sono dedicati alle spose: il Maestro Fiorista Chicco Pastorino segnala che i fiori più attuali per i bouquet nuziali sono calle, peonie, mughetto e rose. Il bouquet più nuovo è quello "strutturale", ossia composto tenendo esclusivamente conto del taglio e della forma dell’abito e degli accessori.

    In coincidenza con Euroflora, Genova ospita numerose iniziative a tema floreale: con mostre, giardini aperti e attività per i bambini presso le strutture di Acquario di Genova, Città dei Bambini e Galata Museo del mare. Ad esempio, l'Acquario propone animazioni e laboratori sul tema della biodiversità; si gioca tra animazioni scientifiche sul tema dei giardini anche a Città dei Bambini, mentre Galata propone il laboratorio didattico "Le piante del mare". Tutte le informazioni per visitare Euroflora e i pacchetti di sconti per le strutture di Acquario Village sono disponibili sui siti Web www.euroflora2011.it

    http://www.tgcom.mediaset.it/perlei/artico...-in-fiore.shtml
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    Praying Mantis, Panama
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