La Strega

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    La Strega: etimologia, archetipo

    Questa parola nell’immaginario collettivo ha uno
    straordinario potere evocativo, suscita fantasie e timori,
    ripugnanza e curiosità; è anzitutto nella sua immagine
    primigena, un simbolo in cui è confluito l’aspetto negativo,
    oscuro, perinicioso e castrante che l’uomo ha attribuito e
    attribuisce all’archetipo femminile.
    Il termine deriva dal latino “Strix” che significa
    uccello del malaugurio, barbagianni . Dal nome latino di
    questa creatura orrenda deriva il vocabolo medievale
    stria.
    Nel passato indicava anche uccello notturno,
    ovvero la civetta che veniva rappresentata come il
    simbolo della saggezza; con il tempo assunse il significato
    di maga incantatrice. In inglese è definita “Witch” da wit –
    conoscere, oppure secondo un’altra etimologia da wicca
    (in alto germanico wizago), termine druidico con cui si
    designano i saggi.
    Dal greco aix origina il termine tedesco Hexe, che
    significa spirito dei boschi o apparizione di fantasm.
    L’archetipo della strega può essere individuato
    nella civiltà greco-romana in Circe la maga per
    antonomasia, “la dea delle lunghe trecce” chiamata da
    Omero Polifarmakos, mentre nel poema di Appolonio da
    Rodi Gli Argonauti, in Medea, sorella di Circe.
    Nella Roma imperiale, spiccano altri prototipi di
    streghe descritti da poeti di grande fama, ossia Canidia
    personaggio di Epodi e Satira di Orazio, considerata la
    capostipite della strega vecchia e laida, inoltre Panfila
    dell’Asino d’oro di Apuleio
    Accanto a quest'immagine malevola ne esiste
    un’altra, la cui origine si perde nei miti delle civiltà
    nordiche e si colloca nell’ambito di un culto pre-cristiano,
    che si suppone essere matriarcale, i cui riti si sarebbero
    riversati nella religione celtica. Tali miti collegano le
    streghe alla società di Diana che deriverebbe dalla “old
    religion” (antiche religione) al cui centro stava la grande
    Madre.
    Diana presidiava ai riti di fertilità alla magia delle
    fate e degli elfi e spesso fu collegata con la omonima Dea
    pagana e con il Dio Cornuto (Giano bifronte) che venne
    confuso con il diavolo. La società di Diana fu all’origine
    una società segreta di bonae foeminae che
    praticavano una magia rituale e si riunivano la notte nei
    boschi per celebrare le loro cerimonie.
    Era credenza che le bonae foeminae si
    introducessero nelle case e, se accolte con musiche e
    danze, ricambiassero gli ospiti proteggendone la salute e
    la prosperità.
    Nella mitologia nord europea era considerata una
    strega buona, conoscitrice d’infusi
    guaritori, quindi una rivalutazione di questa figura
    tanto temuta nei bambini. Era la guaritrice, la vecchia
    saggia che aveva un rimedio ed un consiglio per tutti.
    Le streghe (cattive) delle fiabe classiche sono
    quella di Hansel e Graetel (antropofoga); quella di
    Biancaneve, bellissima ma che prende le sembianze di
    un’orrida vecchia; quella della bella addormentata
    (malefica).
    In contrapposizione vi erano le streghe buone, le
    fate, come quella di Pinocchio, di Perrault ecc.
    Nella letteratura la strega comprende le figure più
    varie: erboriste, ostetriche, ragazze ribelli, vecchie
    eccentriche, vittime di vendette personali o del caso,
    disturbate psichiche, poverette improvvisatesi
    fattucchiere per racimolare soldi.
    D. Maraini nella sua opera teatrale (2003) “Zena –
    processo ad una strega” ambientata a Valdonnola nel
    1512, racconta le vicende di questa nota erborista,
    guaritrice ed ostetrica. …. “Lei aveva un rimedio per ogni
    male..”
    La stregoneria e suoi significati
    La stregoneria racchiudeva in se un duplice significato:

     la pratica della magia nera che consiste
    nell’esercitare dei malefici per provocare
    malattie o disastri naturali. La forma più nota di
    stregoneria consiste nel "gettare il malocchio" su
    qualcuno, espressa anche dai termini sinonimi di
    sortilegio e maleficio. Il termine italiano "fattura"
    (da "fare"), così come il corrispondente spagnolo
    hechiceria (da hacer, fare), connotano
    chiaramente le intenzioni maligne

     la pratica della magia bianca (mediante arti
    divinatorie) consta nel predire il futuro o nel
    ricorrere ad atti magici di guarigione. Le guaritrici
    esperte nell'arte della magia bianca erano le
    Bonae Foeminae"
    Nell'antica Grecia si distinguevano tre diversi tipi
    di magia: pharmakéia, la maghéia e la goetéia. Questa
    impostazione sarà continuata in pieno Quattrocento dai
    filosofi naturalisti come Cardano, Della Porta,
    Campanella. Anch'essi, come gli antichi Greci, vedevano
    nella pharmakéia la pratica magica legata alla
    conoscenza delle erbe e dei loro principi medicamentosi,
    la maghéia la pratica di derivazione ermetica, orientale,
    cabalistica, attraverso la quale l'uomo colto si avvicina ai
    misteri divini, alla ricerca della conoscenza e della
    perfezione, la goetéia era invece la cosiddetta magia
    nera, in nome della quale si compivano i crimini più
    nefandi. Un preconcetto nei confronti delle donne voleva
    che queste fossero le più capaci di possedere l'arte della
    goetéia, un pregiudizio che si manterrà vivo in tutto il
    Medioevo cristiano e nei tribunali dell'Inquisizione.

    Tratto da: www.ostetrichesiryo.com/allegati/52.pdf
     
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