Menorah - Simbologia accensione e cosmo, pianeti, ecc..

Nella Massoneria: dall'Uno al Molteplice e viceversa

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    L'Accensione della Menorah
    di Enrica Viero

    prodotto per Esonet.it




    La Menorah è il simbolo della luce spirituale e del seme della vita.

    Ricorda il candelabro che Mosè collocò nel tabernacolo; candelabro realizzato seguendo le istruzioni divine impartitegli sul monte Sinai.

    Per il massone tale oggetto è importante, tanto sul lato storico, quanto su quello simbolico.


    Sotto l'aspetto storico, è un arredo necessario nella ricostruzione del tempio salomonico, come lo sono le due colonne, il pavimento a scacchi e così via.

    Sotto l'aspetto simbolico la possiamo vedere come la rappresentazione di una Loggia, in quanto composta di singole candele che, unendosi, formano un unico oggetto.

    In realtà, però, non tutte le obbedienze la usano.

    In Francia la Menorah non è presente: ciò si può giustificare con il carattere spiccatamente laico di questa nazione, che sostituisce anche la Bibbia con un libro bianco.

    In Italia non tutte le Logge usano la Menorah nelle tornate dei primi due gradi, ritenendo che questo oggetto, legato al simbolismo del numero 7, sia attinente alla Camera di Mezzo.

    La sua accensione ha la finalità di potenziare le facoltà dei fratelli.

    L'Ara su cui essa posa indica il centro del mondo, centro spirituale nel quale si incontrano le energie che muovono da Oriente ad Occidente, da Nord a Sud, dallo Zenit al Nadir e viceversa. Essa è un simbolo cosmico per eccellenza: è l'albero della vita presente in molte religioni.

    Non a caso, nelle istruzioni date a Mosè per la sua fabbricazione, si insiste sui particolari “botanici” con riferimento, in particolare, al mandorlo: questo è il primo albero a fiorire in primavera, è il risveglio dopo l'inverno.

    Secondo la tradizione giudaica, attraverso la radice di un mandorlo è possibile penetrare nella città di Luz, la dimora degli immortali.

    Luz, in ebraico, è anche la mandorla, simbolo della spiritualità celata, è il segreto che vive nell'ombra e che si deve scoprire.

    L'accensione e lo spegnimento della Menorah sono due momenti fondamentali nell'apertura e nella chiusura dei lavori. Esistono diverse modalità di accensione e di spegnimento, a seconda della simbologia che si vuole sottolineare. Ne esamineremo due.



    Prima modalità
    Si parte dalla prima candela per continuare, a spirale e in senso orario, con la settima e poi convergere via via verso l'interno.

    Si caricano in tal modo sempre più le energie, fino a culminare con l'accensione della quarta candela: quella centrale.

    In tal caso ci riferiamo al simbolismo cabalistico: percorriamo ogni volta la spirale ascendente dell'albero sefirotico che ci porta alla reintegrazione della molteplicità nell'unita.

    Al contrario, all'atto dello spegnimento, la spirale sarà discendente.

    Si partirà dalla candela centrale e, sempre a spirale ma in senso antiorario, si arriverà alla prima: dall'uno al molteplice.

    Così noi, dopo esserci uniti ai fratelli nei lavori di Loggia ed esserci caricati ognuno delle energie dell'altro, ci separiamo e torniamo ad essere singoli individui nel mondo profano.

    (L'articolo prosegue..... con le Sephirot)




    Seconda modalità

    Questa modalità di accensione è la più usata.

    Si accendono le candele partendo dalla settima, per poi accendere in sequenza: la terza, la sesta, la seconda, la quinta, la prima e finire con la quarta, la centrale.

    Va notato che, tanto nell'accensione a spirale, quanto nell'altra, la candela centrale è sempre l'ultima ad essere accesa: è il culmine, il completamento dell'opera, il punto di equilibrio.

    L'accensione procede alternativamente a destra e a sinistra della candela centrale, con chiaro riferimento al dualismo.

    Anche in questo caso, possiamo dividere in tre gruppi le candele della Menorah.

    Quelle di destra rappresentano l'elemento della polarità positiva, attiva, maschile, creativa; quelle di sinistra l'elemento della polarità negativa, passiva, femminile, conservatrice; la centrale l'elemento di catalizzazione, di equilibrio, di coesione, di realizzazione.

    Questa modalità di accensione si riferisce chiaramente alla simbologia del numero sette, associato da sempre a qualsiasi concetto che implichi uno spazio, fisico o temporale, sacro.

    Dal punto di vista geometrico sette è la combinazione di triangolo e quadrato, quindi, esotericamente, diviene la pietra cubica; alchemicamente, la pietra filosofale.

    Sotto il profilo matematico 7 è la somma di 3 (pluralità) + 4 (totalità).

    Torniamo sempre al concetto che l'accensione della Menorah mette in moto tutte le energie del cosmo. Non a caso, 7 sono i giorni della creazione (totalità), i pianeti (cielo), i metalli (terra), i chakra (uomo), le note musicali (vibrazioni cosmiche), le arti liberali (attività umane), le fasi del processo alchemico (l'arte della trasmutazione materiale e spirituale che tutto riunifica).

    Esaminando l'accensione, si attribuiranno ad ogni candela tutti questi aspetti.



    La prima candela ad essere accesa è la settima.

    È quella del primo giorno della creazione: la creazione della luce.

    Come associazione tra i pianeti è il Sole, il dispensatore di luce per eccellenza; tra i metalli, l'oro che ne ha lo splendore.

    Tra i chakra è il sesto, posto sulla fronte, tra gli occhi, il chakra della vista. Il suo nome in sanscrito è Ajna (percepire). É il terzo occhio.

    Tra le note Pitagora attribuisce al Sole la nota Mi, baricentro del suo sistema.

    Tra le arti liberali Dante collega al Sole l'aritmetica, che è la chiave di tutte le scienze esatte.

    Sotto il profilo alchemico si può riferire al Sole la calcinazione, l'espulsione dei vapori con il calore, il primo dei procedimenti secondo Paracelso.



    La seconda candela nella sequenza di accensione è la terza.

    Corrisponde al secondo giorno della creazione: la separazione delle acque.

    Legata ad essa è la Luna, che regola le maree e i cicli femminili; tra i metalli il bianco argento; tra i chakra il secondo. Il nome del secondo chakra è Svadhisthana (purezza).

    É collocato nei genitali, legato con la procreazione, la sessualità.

    Alla Luna Pitagora collega il languido La. É la nota su cui ora si accordano gli strumenti, speculare al Mi dell'antichità classica.

    Tra le arti liberali Dante sceglie per la Luna la grammatica, l'aritmetica del linguaggio.

    Nel campo alchemico la seconda fase, secondo Paracelso, è la sublimazione: la purificazione, la separazione del sottile dallo spesso, tipica dei solidi.



    La terza candela ad essere accesa è la sesta.

    È il terzo giorno della creazione: la nascita della vita sulla terra.

    È collegata con la forza vitale di Marte, con il ferro, l'agente del principio attivo che modifica la sostanza inerte (es. aratro, coltello). È il terzo chakra, quello collocato vicino al plesso solare. Il suo nome in sanscrito è Manipura (gemma rilucente). Chakra della volontà, del potere, inteso come aspetto positivo.

    A Marte Pitagora abbina la nota Re, dal timbro impetuoso, che con la sua forza influenza gli animi umani. Per Paracelso la terza fase alchemica è il solvere.

    È il primo termine dell'imperativo alchemico “solve et coagula”.



    Come quarta si accende la seconda candela.

    Il quarto giorno della creazione Dio creò gli astri e regolò il loro alternarsi per segnare il cambiamento delle stagioni. É la creazione di ciò che è in movimento, che muta, di ciò che contiene in sé una duplicità di aspetti: di Mercurio sotto il profilo planetario e metallurgico.

    È il quinto chakra, quello collocato alla gola, Vishuddha (principio ordinatore), che presiede alla comunicazione.

    È tra le arti liberali la dialettica, l'arte di ragionare con metodo, strumento possente nel guidare gli uomini nella via della verità e della giustizia.

    Tra le note Pitagora gli attribuisce il Sol, la nota della chiave di violino.

    Alchemicamente la quarta fase è la putrefazione: la perdita della natura e della forma originarie di una sostanza. La materia diviene mutevole, si decompone e ricompone per dare vita ad una nuova sostanza.



    La quinta candela accesa è la quinta.

    Il quinto giorno Dio creò la vita nel mare e nel cielo: i pesci e gli uccelli.

    È la giornata dell'arricchimento vitale, dell'abbondanza, di Giove dalla cornucopia, del grande benefattore. Tra i minerali Giove è abbinato allo stagno, bianco e duttile, buon saldatore. É il primo chakra, situato alla base della spina dorsale.

    Il nome sanscrito è Muladhara (sostegno), sostiene ed equilibra tutto il corpo.

    È il chakra più denso e solido, alla sua base è avvolta, in tre spire e mezza, Kundalini, carica di tutte le sue potenzialità. È il chakra collegato con la nostra parte corporea, con le nostre radici, dalle quali non possiamo prescindere se non vogliamo perdere il nostro equilibrio.

    È di conseguenza abbinato alla nota basilare: il Do.

    Nella tonalità di Do, Mozart scrisse la sua sinfonia n. 41, la Juppiter.

    Dante lo collega con la geometria. È l'arte di misurare, è l'immagine dell'intelligenza universale, la lettera «G» del compagno il cui numero è il 5.

    Il quinto procedimento alchemico è, secondo Paracelso, la distillazione.



    Per sesta si accende la prima candela.

    Il sesto giorno Dio creò gli animali e l'uomo.

    È il giorno di Venere, dell'armonia e dell'amore, dell'attrazione istintiva che spinge animali ed uomini a moltiplicarsi. Il metallo di Venere è il rame, ottimo conduttore di elettricità.

    In egizio il geroglifico del rame è una vulva. Nell'antichità con il rame levigato si fabbricava l'attributo classico di Venere: lo specchio.

    Il chakra di Venere è il quarto: Anahata (non colpito) quello del cuore.

    La sua nota musicale, secondo Pitagora è il voluttuoso Fa.

    Dante attribuisce a Venere la retorica, l'arte di abbellire ed aggraziare il linguaggio.

    In alchimia è la coagulazione, il secondo termine dell'imperativo solve et coagula.

    È la coesione dei composti.



    Settima ed ultima, è la candela centrale.

    È il riposo di Dio, la contemplazione della sua opera e la realizzazione della sua volontà.

    È il compimento e l'utilizzazione dell'opera alchemica.

    È l'astronomia, la scienza che utilizzando aritmetica e geometria si volge dalla terra al cielo.

    “È l'arte di conoscere gli astri e le leggi dei loro movimenti”.

    Quasi tutti i simboli della Massoneria sono stati presi dalla scienza astronomica.

    Così dice il rituale massonico.

    È la nota Si, l'ultima in senso ascendente della scala.

    È il settimo chakra, il chakra della sommità della testa Sahasrara (dai mille petali), il chakra dell'illuminazione, il termine e la meta dell'ascesa di Kundalini.

    Il suo pianeta è Saturno, il pianeta della maturità, della capacità di assumersi le responsabilità, della disciplina e della concentrazione.

    È il pianeta del distacco che ci libera dalla materialità, dal nostro ego e porta al misticismo.

    Piante saturnie sono: l'acacia spinosa e il melograno, tra le gemme il diamante.

    Sono saturnii il carbone ed il petrolio, che possono divampare come il fuoco.

    Il metallo saturnio è il piombo, che secondo Paracelso è “l'acqua di tutti i metalli” e simboleggia la materia impregnata di forza spirituale.

    image



    Con l'accensione della settima candela abbiamo terminato il nostro percorso attraverso i vari aspetti del cosmo, portando in tutti la Luce.

    Nello stesso tempo abbiamo visto come cose apparentemente incompatibili tra loro siano invece legate da un sottile filo. Ci siamo accorti che gli aspetti della vita, della natura, presentano varie angolazioni: sta all'uomo sviscerarle tutte e non fermarsi alle apparenze.

    Noi ci muoviamo in una realtà multiforme che non è altro che parvenza.

    Dietro di essa, dietro il velo di Maya (dal sanscr. “Illusione”), si cela un principio universale unificatore.

    La Menorah, con i suoi bracci, che partono da un unico tronco, simboleggia perfettamente l'unità che si manifesta nella molteplicità.

    Come ogni singola candela, ogni braccio, ogni singola sephira, ogni singolo pianeta, ogni singolo giorno della creazione, ogni singola nota, così ogni aspetto della vita, ci deve spingere a cercare il suo complemento negli altri e, da essi, risalire all'Uno.

    L'Uomo, copia perfetta del macrocosmo, sintetizza in sé la totalità vitale ed ha in sé tutta la totalità vibratoria del cosmo: è una Menorah vivente.

    Suo intento deve essere quello di divenire consapevole di ciò, di sintonizzarsi con l'armonia universale, di accendere tutte le sue candele, sì da essere, consapevolmente, compartecipe del Tutto.


    Estratto visibile su: www.esonet.it/News-file-article-sid-9.html





     
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