Giovanni Virginio Schiaparelli

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    Il 4 luglio 1910 Giovanni V. Schiaparelli muore a Milano al termine di una vita dedicata pressoché completamente alla ricerca astronomica, all’Osservatorio di Brera e alla storia dell’astronomia.


    Fin da giovanissimo aveva coltivato la passione per lo studio del cosmo, e, dopo la laurea in ingegneria e architettura a Torino nel 1857, grazie all’appoggio di alcune autorità accademiche e politiche piemontesi, aveva realizzato il suo sogno di specializzarsi in astronomia, prima a Berlino (Germania) e poi a Pulkovo (Russia). Ed è a Pulkovo che lo raggiunge la nomina (rapida) ad astronomo di Brera nel 1859 da parte del governo di Torino, proprio al termine della seconda guerra d’indipendenza, nomina seguita da quella di Direttore dello stesso Osservatorio nel 1862, a soli 27 anni. Grazie all’appoggio delle autorità politiche della neonata nazione italiana e ai finanziamenti per la ricerca, Schiaparelli potrà dotare l’Osservatorio di nuovi strumenti, risollevando l’ente dalla situazione difficile del trentennio precedente l’unità d’Italia.

    Il 29 aprile 1861, usando ancora il vecchio settore equatoriale di Sisson, scopre un nuovo asteroide e non casualmente lo chiama Esperia (o Hesperia), una delle denominazioni dell’Italia usate dagli antichi Greci, così come a Napoli era stato chiamato Ausonia quello scoperto da De Gasparis nel febbraio precedente. Le osservazioni durate alcuni mesi permettono il calcolo dell’orbita del nuovo pianetino, situata tra quelle di Marte e Giove.


    La cometa di Coggia nei disegni di Tempel, astronomo di Brera e collaboratore di Schiaparelli
    Da molti anni gli astronomi europei e americani stavano discutendo su quale fosse l’origine delle piogge periodiche di meteore, e un po’ alla volta vari ricercatori erano arrivati a proporre un possibile legame con le comete. Schiaparelli dimostra in modo irrefutabile l’origine cometaria delle stelle meteoriche, in quanto le orbite descritte nello spazio dagli sciami di stelle cadenti coincidono per tipo, forma e dimensioni con quelle di alcune comete. Inoltre ne fornisce l’interpretazione fisica: sotto l’azione del Sole, una cometa si disgrega progressivamente, e lascia parti di sé lungo tutta la propria orbita. Il fenomeno della pioggia di meteore allora si manifesta quando, periodicamente, la Terra nel suo movimento intorno al Sole interseca l’orbita della cometa.

    Quando nel 1874 entra in funzione a Brera il nuovo telescopio rifrattore equatoriale Merz con un obiettivo di 22 centimetri di diametro, l’ottima qualità dello strumento è messa in evidenza dalle molte misure accurate di stelle doppie effettuate da Schiaparelli. Tali stelle appaiono per lo più singole all’occhio nudo, ma al telescopio si possono vedere separate: infatti sono sistemi formati da due stelle ruotanti una intorno all’altra, con periodi generalmente molto lunghi (molti anni). Dall’analisi di un numero sufficiente di misure accurate si può determinare l’orbita dei due oggetti del sistema, e quindi stimarne le masse.

    Ma la qualità ottica del Merz spinge Schiaparelli a usare lo stesso telescopio per studiare in dettaglio la superficie di Marte, ed eseguire il primo, vero rilievo cartografico accurato del pianeta. L’osservazione utile di Marte può avvenire quando è in opposizione, ovvero ogni due anni circa quando la Terra si trova tra il Sole e il pianeta, e per alcuni mesi Marte risulta quindi ben visibile.

    Il lavoro basato sulle osservazioni effettuate durante l’opposizione del 1877-1878, presentato all’Accademia dei Lincei, suscita enorme impressione. Per la prima volta si vedono dettagli fino ad allora sconosciuti. Si vedono non solo le zone scure chiamate ‘mari’ e le zone più chiare chiamate ‘continenti’, ma anche una rete di linee scure chiamate per comodità ‘canali’.
    A seguito di questi risultati, nel 1878 il Parlamento italiano decide di finanziare l’acquisto di un nuovo telescopio rifrattore con un obiettivo di 49 centimetri di diametro che sarà installato a Brera.
    La descrizione di Marte suscita reazioni contrastanti in tutto il mondo scientifico: alcuni astronomi confermano le osservazioni mentre altri le negano. Un po’ alla volta ci si renderà conto come i minuti dettagli della superficie del pianeta siano solo frutto di illusione ottica. Tuttavia i lavori di Schiaparelli hanno una grande influenza su scienziati e opinione pubblica, e non solo ispireranno i lavori di fantascienza sulla vita e civiltà marziane, ma saranno anche una forte motivazione per i progetti finalizzati all’esplorazione del Sistema Solare mediante sonde interplanetarie alla ricerca di forme di vita extraterrestri.

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    Mappa di Marte disegnata da Schiaparelli nel 1890

    Schiaparelli (14 marzo 1835 – 4 luglio 1910), appassionato delle antichità archeologiche, è ricordato oggi anche per la ricostruzione accurata delle conoscenze di astronomia nel passato, in particolare per la spiegazione delle famose sfere omocentriche di Eudosso, matematico greco del IV secolo a.C. che aveva introdotto tale modello per descrivere il moto dei pianeti. In questi lavori Schiaparelli dimostra grande capacità di analisi filologica, perché conosce le lingue classiche, antiche e orientali, come l’ebraico e l’accadico. Il suo desiderio è di scrivere una storia dell’astronomia antica, un’opera alla quale lavora indefessamente fino all’ultimo ma che non riuscirà a completare. Sarà pubblicata in forma di abbozzo in tre volumi diversi anni dopo la sua morte, ed è ancora oggi un riferimento per chi si interessa di storia dell’astronomia.



    Modello originale in legno dell'Osservatorio Astronomico di Brera fatto costruire da Boscovich nel 1764
    Nel 1961 il Museo ospitò nel più prestigioso dei suoi spazi, la ex biblioteca del vecchio monastero olivetano oggi nota come Sala delle Colonne, uno storico convegno di Astronomia organizzato per ricordare il 250° anniversario della nascita di Ruggero Giuseppe Boscovich. Padre gesuita di origine dalmata che operò per molta parte della sua vita in Italia, Boscovich fu professore di matematica all’università di Pavia e tra i fondatori, nel 1764, dell’Osservatorio Astronomico di Brera.
    In occasione di quell’importante evento giunsero al Museo alcuni degli strumenti più antichi e preziosi del patrimonio storico dell’Osservatorio, strumenti che, in seguito, andarono a costituire il nucleo fondante della nascente sezione Astronomia. Data l’importanza e l’omogeneità di tale patrimonio, il progetto museologico della sezione venne sviluppato non solo con l’intento di illustrare e spiegare ai visitatori nozioni astronomiche di base ma anche con il desiderio di celebrare la storia del più antico istituto scientifico della città e di ricordare la lunga e proficua attività di ricerca compiuta dagli astronomi milanesi.


    Fra gli strumenti più importanti che giunsero al Museo in quegli anni vi furono il settore equatoriale di Sisson del 1774, il quadrante murale di Ramsden del 1789 e il quadrante mobile di Megele anch’esso della fine del XVIII secolo. Alcuni di questi strumenti erano ancora in funzione quando Schiaparelli arrivò all’Osservatorio di Brera e sono strettamente collegati alla sua attività scientifica. Il settore equatoriale, ad esempio, fu da lui utilizzato per lo studio delle stelle doppie e per misure di astrometria. Con esso Schiaparelli scoprì nel 1861 il pianetino Esperia e successivamente osservò la cometa denominata “1862 II” grazie alla quale poté sviluppare la sua interpretazione sulla natura e sull’origine delle stelle cadenti poi rivelatasi corretta e, ancora oggi, valida.



    Ancora più significativo è però il telescopio rifrattore Merz del 1865 che, dopo essere stato esposto al Museo per più di trent’anni, con un’interessante operazione “filologica” è stato qualche anno fa ricollocato nella sua cupola originaria sopra i tetti di Brera e restaurato conservativamente e funzionalmente dall’Università degli Studi di Milano.
    Fatto costruire da Schiaparelli dietro precise indicazioni tecniche possiede una duplice valenza storico-scientifica.
    È infatti il primo strumento scientifico “nazionale”, essendo stato il primo ad essere finanziato dall’appena costituito governo italiano, ma soprattutto è il telescopio con il quale Schiaparelli iniziò la serie di osservazioni del pianeta Marte che rivoluzionarono la planetologia, la branca dell’astronomia che si occupa dello studio dei pianeti. Queste osservazioni collocarono Schiaparelli tra i grandi nomi della storia dell’astronomia e, grazie alla “scoperta” dei canali marziani, sollevarono grande interesse anche presso l’opinione pubblica.

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    Annotazione originale di una delle più dettagliate osservazioni di Marte effettuate da Schiaparelli

    Un altro aspetto forse meno noto dell’attività di Schiaparelli è quello legato alla meteorologia. Nella sua autorevole veste di direttore dell’Osservatorio decise di proseguire nella raccolta dei dati meteorologici che l’Osservatorio aveva iniziato a ottenere già dal 1763, anche se avrebbe preferito la creazione di un istituto apposito per lo studio della Fisica terrestre (meteorologia, magnetismo). Quelle osservazioni meteorologiche costituiscono oggi la più estesa banca dati relativa al clima della nostra regione nonché una delle più importanti serie storiche mondiali. Oggi questi dati sono fondamentali per lo studio dei cambiamenti climatici e i barometri della collezione del museo, anch’essi provenienti da Brera, testimoniano questa importante attività in cui era impegnato l’Osservatorio.



    Schiaparelli è stato uno dei primi storici dell’astronomia inteso in senso moderno. Negli ultimi anni della sua vita dedicò gran parte del proprio tempo allo studio di questa antica disciplina pubblicando opere di grande rilevanza che ancora oggi trovano la loro giusta collocazione nella letteratura di settore. Questo suo interesse si rivolse anche all’ingente patrimonio strumentale dell’Osservatorio – oltre che a quello archivistico e bibliotecario - che contribuì a conservare dimostrando una sensibilità molto vicina a quella degli attuali storici e conservatori museali.
    Durante gli anni della sua direzione dell’Osservatorio, Schiaparelli lasciò anche un piccolo segno sull’architettura del centro di Milano decidendo di apportare importanti modifiche all’edificio originario, modifiche resesi necessarie per adeguarlo ai nuovi strumenti che si andavano via via avvicendando e facendo più moderni.



    La specola originaria progettata e costruita da Boscovich venne ampiamente ristrutturata per poter ospitare il telescopio rifrattore Merz-Repsold di 49 centimetri di diametro; per fortuna, il modello originario della fine del XVIII secolo si è perfettamente conservato ed è oggi esposto nella Sezione Astronomia del Museo.

    Guardandolo è possibile figurarsi quale potesse essere l’aspetto iniziale dell’Osservatorio Astronomico di Brera, il luogo in cui nacque l’astronomia milanese, e ripercorrere il lungo cammino di ricerca compiuto dai suoi astronomi nel corso di ben 250 anni.

    www.museoscienza.org/approfondimenti/documenti/schiaparelli/

    Schiaparelli (e Marte) cento anni dopo

    PIERO BIANUCCI
    Sono passati cento anni dalla morte di Giovanni Schiaparelli, l’astronomo famoso nel mondo per la controversa scoperta dei canali di Marte. In realtà nella storia dell’astronomia i (presunti) canali furono un incidente di percorso, e certamente l’eredità meno rilevante che ci ha lasciato il più illustre astronomo italiano dopo Galileo e Cassini.

    Nato a Savigliano il 14 marzo 1835, Schiaparelli scoprì il pianetino 69 Hesperia ( 138 km di diametro), individuò l’origine degli sciami di meteore nei detriti che le comete disperdono nello spazio, eseguì undicimila misure di stelle doppie, fu un attento storico dell’astronomia antica e un elegante divulgatore di quella moderna. Senatore del Regno d’Italia, morì a Milano il 4 luglio 1910 dopo aver diretto l’Osservatorio di Brera dal 1862 al 1900, quando gli subentrò il fedele collaboratore Giovanni Celoria, originario di Casale Monferrato.

    Sono tornato a Savigliano sulle tracce di Schiaparelli. Il pellegrinaggio ha la sua partenza naturale nella chiesa di Santa Maria della Pieve, dove il parroco padre Paolo Dovo contribuì alla nascita della sua vocazione astronomica. Una lapide accanto alla facciata lo ricorda: “Qui / all’amorevole disciplina educato / di un modesto virtuoso sacerdote / Giovanni Schiaparelli / l’anima adolescente / dischiuse ed iniziò / allo studio misterioso del firmamento / acquistando / nella scienza sublime degli astri / gloria universale / I concittadini auspice il Municipio / ne eternano la memoria / 2 giugno 1912”.

    Sulla parete sud della chiesa nel 1855, quando aveva venti anni, Giovanni Schiaparelli dipinse una meridiana con accanto la curva lemniscata per la correzione oraria stagionale: si può ammirarla grazie al restauro compiuto nel 1988 (foto). Il motto prescelto si ispira a un’etica laica: “Quelli che escludono l’amicizia dalla vita sembrano escludere il Sole dal mondo” (Solem e mundo tollere videntur / qui amicitiam e vita tollunt).

    Vicino alla stazione c’è poi il monumento in bronzo che nel 1925 Savigliano gli ha dedicato: uno Schiaparelli con l’occhio puntato all’infinito accanto a una prosperosa e discinta Urania, musa dell’Astronomia. Sul retro è inciso un efficace riassunto in lingua latina della sua opera scientifica: “Caelum exploravit qua Terram mente Columbus – et nova cum causis repperit astra novis Hesperiam invenit sulcosque in Marte retexit – et qua per spatium lumina lege cadant”. Altrettanto sintetica e più completa sarà la lapide posta sulla tomba nel cimitero monumentale di Milano: “Giovanni Schiaparelli – Astronomo – Indagando tutto il cielo / rinnovò la fisica dei pianeti e delle comete / fissò il corso e l’origine delle stelle cadenti / ricostruì il pensiero astronomico degli antichi”.

    Nella lettera che scrisse a Onorato Roux il 29 aprile 1907, Schiaparelli ricorda che a iniziarlo all'astronomia furono prima la visione di una luminosa meteora e poi lo spettacolo di una eclisse totale di Sole. L’osservazione della meteora avvenne quando aveva quattro anni, mentre stava rientrando a casa in compagnia del padre. La seconda osservazione poté farla grazie alla sollecitudine di sua madre, che all'alba dell'8 luglio 1842 lo svegliò e gli fece ammirare quello straordinario fenomeno. Ho provato a ricostruire al computer le circostanze di quell'eclisse: la totalità si ebbe intorno alle 5 e 40 (a Savigliano allora le mamme allora si alzavano presto!), e il Sole, che si proiettava nella costellazione dei Gemelli, aveva da un lato Mercurio e dall'altro Marte. E' possibile, quindi, che nei 2 minuti e mezzo di oscuramento totale, il ragazzino Schiaparelli, oltre a Castore e Polluce, abbia visto Marte per la prima volta: quasi un segno del destino. Possibile ma non probabile, perché Marte in quel giorno, essendo quasi alla massima distanza dalla Terra, appariva di magnitudine 1,6, cioè aveva una luminosità modesta, intermedia tra una stella di prima e di seconda grandezza.

    Un operaio di nome Miglietti che lavorava nella fornace del padre del futuro astronomo e il parroco Paolo Dovo furono poi gli altri iniziatori all’astronomia del ragazzo Schiaparelli a Savigliano.

    Naturalmente sono soltanto miti o superstizioni gli influssi attribuiti alle comete, ma se guardiamo alla vita di Schiaparelli possiamo cogliere qualche altra coincidenza singolare. L'astronomo saviglianese nasce nel 1835, mentre la cometa di Halley passava nelle vicinanze della Terra. E muore nel 1910, quando la stessa cometa, compiuta la sua orbita nei canonici 76 anni, tornava a suscitare curiosità, interessi scientifici e infondati timori. Non solo: è proprio un lavoro su di una cometa, quella apparsa nel 1856, a segnalare Schiaparelli nel mondo astronomico italiano, avviando la sua brillante carriera, e sarà ancora legata alla fisica delle comete una delle sue scoperte più importanti, e cioè quella dell'origine delle meteore.

    A mostrare gratitudine nei suoi scritti alla cometa del 1856 è lo stesso Schiaparelli: dopo averne calcolato l'orbita, infatti, il ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Lanza si interessò a lui e gli fece avere una borsa di studio perché potesse andare a perfezionarsi in Germania, con l'obiettivo di consentirgli, al ritorno, di succedere a Giovanni Plana nella direzione dell'Osservatorio di Pino Torinese. Quest'ultimo progetto non si realizzò, perché Schiaparelli si dirottò sull'Osservatorio milanese di Brera (e fu una grave perdita per quello di Torino, dove bisognerà aspettare decenni prima di ritrovare una guida scientifica prestigiosa come quella del Plana), ma ciò che importa è che nel febbraio 1857 Schiaparelli arrivava a Berlino per mettersi al passo, in due anni di duro lavoro, con la ricerca astronomica più avanzata.

    http://www3.lastampa.it/scienza/sezioni/il...lo/lstp/294812/
     
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