Il tempo per i Celti

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  1. leAlidelDestino
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    Il tempo per i Celti



    I Celti utilizzavano un calendario lunisolare, che divideva l’anno in dodici mesi, di ventinove o trenta giorni, più un mese intercalare che non aveva fissa dimora perchè a volte era presente dopo il semestre invernale, tra il quinto e il sesto mese e, più spesso, dopo il dodicesimo mese e prima dell’inizio dell’anno, ai primi di novembre.
    Il primo mese era chiamato Samonios, quello che iniziava con la ricorrenza di Sammhain. Come tutti i mesi, iniziava il sesto giorno dopo la Luna nera.
    Il secondo era Anagantios; il terzo Giamonos; il quarto Simivisonnios; il quinto Equos; il sesto Elembivios; il settimo Edrinios, l’ottavo Riuros, il nono Cantios, il decimo Dumannios, l’undicesimo Ogronios e il dodicesimo Cutios.
    Poi vi era Ciallos, il mese intercalare: per colmare la differenza tra ciclo Lunare e ciclo solare i Celti ricorsero ai mesi intercalari, che non avevano importanza e i cui giorni non erano neppure denominati, così in ogni periodo di 5 anni vi erano 3 anni di 12 mesi e 2 di 13.

    Il calendario era sostanzialmente diviso in due grandi stagioni: quella “del buio” e quella “della luce”, che traevano origine da quattro periodi, appunto due di buio e due di luce, che iniziavano sempre con una festa.

    Quella della stagione del buio cominciava con la Festa di Sammhain, il capodanno celtico, e quella della luce cominciava con la Festa di Beltaine, la festa della vittoria della luce sul buio, il passaggio dalla stagione fredda alla mitezza della primavera.

    Le quattro festività, intimamente connesse con il ciclo della natura, erano Sammhain, Imbolc, Beltaine e Lam- mas, alle quali si aggiungevano le quattro ricorrenze degli Equinozi di Primavera e di Autunno e i Solstizi d’Estate e d’Inverno.
    Tutte le feste riguardavano la potenza e il nutrimento della Terra e del regno degli Angeli (o Deva) e degli Elementa-li.
    Erano associate al fuoco come simbolo dell’energia del Sole e della Luce, poiché senza questi non sarebbe possibile la crescita e il fuoco cosmico è la fonte di ogni vita, è l’esperienza percettiva più vicina alla realtà dell’esistenza devica.
    Così come nella quiete di una chiesa, o di un tempio o di un luogo “alto”, una candela è sufficiente per attrarre l’aiuto degli elementali e dei deva, nei campi e nei pascoli i fuochi servono a chiamare e celebrare la cooperazione degli spiriti della crescita.

    Le quattro festività, oggi chiamate “delle mezze stagioni”, si celebravano in date variabili perché erano festeggiate il sesto giorno dopo la Luna nera, cioé quando la Luna è in crescita ma non ha ancora raggiunto il magico momento del quarto. Per questo motivo ogni mese, anno o secolo (che aveva una durata di 30 anni) veniva fatto cominciare il sesto giorno dopo un Novilunio.
    L’anno cominciava all’inizio della stagione buia, come il giorno iniziava al calare del Sole. E con Beltaine iniziava la stagione della luce, che durava fino a Sammhain.
    Le otto feste sono anche chiamate le “otto porte cosmiche”, perché in quei giorni é facilitata la comprensione dei messaggi che giungono dal Cosmo: quindi sono i giorni - e le notti ! - in cui é più facile comunicare con le altre dimensioni.

    L’insieme delle otto feste costituisce l’Anno Magico, che é considerato la vera strada che permette di raggiungere il sapere dei grandi iniziati: celebrando le otto feste si raggiunge la consapevolezza.

    Ogni anno completato, cioé in cui si sono celebrati tutte gli otto momenti cosmici, permette all’iniziato di salire un importante gradino evolutivo della propria vita karmica, perché, durante ognuno di questi festeggiamenti si utilizzano i doni celesti che giungono in Terra.
    Nello stesso modo in cui il ritmico avvicinarsi e allontanarsi del Sole permette di percepire, scandite, le stagioni, le otto porte cosmiche vanno a suddividerle segnando l’inizio e il culmine di ognuna.

    Nei giorni tra la fine di ottobre e i primi di novembre si festeggiava, con Sammhain, l’inizio della stagione invernale, che era nota anche come “Festa del Fuoco della Pace”; essa concludeva la nostra stagione autunnale e l’anno celtico, celebrando, nello stesso tempo l’inizio del nuovo.
    Per noi, è la “Festa dei Santi e dei Morti”. Anticamente era la festa delle più forti forze dell’inverno che, in questo giorno, cominciava, mentre nell’attuale calendario la si trova a mezza via dell’autunno.

    Momento culmine dell’Inverno era Yule, la seconda festa, che corrispondeva al "Solstizio d’Inverno”.
    Per noi, in questo giorno, inizia l’inverno, mentre una volta ci trovavamo a metà di questa stagione. Era anche chiamata festa dei saturnali.
    La terza é la festa di Imbolc, che noi chiamiamo “Candelora” o “Festa di mezz'inverno”. Un tempo segnava l’inizio della primavera esoterica.
    L’Equinozio di Primavera é la quarta festa, la Festa di Ostera, che segnava la metà del periodo primaverile, mentre, per noi, ne é l’inizio.
    La quinta festa, Beltaine, per noi é Calendimaggio, è situata nel bel mezzo della primavera, mentre i Celti la celebravano come inizio dell’estate esoterica e come inizio della stagione della luce.
    Il Solstizio d’Estate, la sesta festa, era dedicato a Litha e era la festa di mezz’estate, mentre per noi é l’inizio.
    E’ sempre stata collegata alla ricorrenza di S. Giovanni.
    Ai primi di agosto si celebrava la settima festa, Lammas o Lugnasad, che noi chiamiamo capodinverno. Per noi è mezza estate, per gli antichi era l’inizio della stagione autunnale. Era la festa del raccolto e segnava l’inizio dell’autunno esoterico.
    Con Mabon, la festa dell’Equinozio d’Autunno, si celebrava la metà della stagione autunnale: per noi inizia l’autunno.
    E’ l’ottava porta, l’ultima.
    Era ricordata anche come la Festa di San Michele.

    www.mednat.org/religione/celti.htm
     
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0 replies since 4/11/2010, 18:03   58 views
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