I Toltechi

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  1. Lagertha•
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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    In seguito alla decadenza della città-stato di Teotihuacan, forse dovuta ad invasioni di popoli ostili o per gravissime crisi alimentari, vari genti si contesero il dominio economico e culturale del Mesoamerica. I Toltechi e altri gruppi di colonizzatori chiamati Nonoalchi, si stanziarono in una zona situata circa 65 chilometri a nord di Teotihuacan, dove in seguito fu fondata la città di Tollan Xicocotitlan (Tula o città vicina al monte Xicoco). La zona era già abitata da alcuni gruppi di Otomies, che ancora oggi rappresentano un consistente gruppo indigeno messicano.

    Quando i primi eruditi spagnoli, tra i quali il frate Bernandino de Sahagun, vennero a conoscenza, dagli Aztechi, della antica civiltà dei Toltechi, gli fu descritta come mitica, e ubicata in una valle paradisiaca, dove vi era abbondanza di raccolti e le persone si cibavano di variopinti uccelli tropicali.

    Ecco un passaggio del libro Historia General de las Cosas de la Nueva Espana, chiamato poi Codice Fiorentino (1577), del frate Bernardino de Sahagun:

    Dicono che il loro Dio era Quetzalcoatl (serpente con piume di Quetzal), e che era ricchissimo, e che aveva ogni cosa che si possa desiderare a questo mondo. Dicono che le pannocchie di mais erano enormi e abbondanti, e che si coltivavano grandi zucche, patate e pomodori. Inoltre dicono che c’era abbondanza di cotone con il quale si realizzavano splendidi tessuti.

    I Toltechi adoravano il Dio Quetzalcoatl, il serpente piumato, simbolo quindi dell’inframondo (morte e passato), e del cielo (rinascita, vicinanza al Sole, luminosità, futuro), rappresentante così la continuità della vita sulla Terra e nel Cosmo. Secondo gli Aztechi, al vertice della teocrazia Tolteca vi era il sommo sacerdote, che racchiudeva in sé tutto lo scibile umano e aveva poteri soprannaturali.

    Il personaggio storico più famoso della civilizzazione Tolteca fu Ce Acatl Topiltzin, probabilmente nato nel 947 d.C. in un villaggio chiamato Michatlahco, nell’attuale Stato messicano di Morelos.

    Fu il più importante re dei Toltechi, a partire dal 977 d.C. Vi sono alcune leggende secondo le quali Topiltzin era “diverso”, nel senso che proveniva da molto lontano. Spesso viene indicato come un naufrago vichingo. Dopo essere stato incoronato re fu tentato dal Dio della guerra Tezcatlipoca, motivo per il quale fu espulso dalla città.

    In seguito agli ultimi studi archeologici del sito di Tula, situato nell’attuale Stato messicano di Hidalgo, si è venuti alla conclusione che la società Tolteca era dominata da un’aristocrazia guerriera che effettuò un espansione di tipo militare e culturale fino allo Yucatan, intorno al 1000 d.C.
    Facendo un parallelismo con il Sud America, l’espansione culturale Tolteca sembra assomigliare a quella effettuata dal popolo Wari, che influenzò, con la sua cultura, moltissime etnie del Perù meridionale e centrale pre-incaico.

    Verso il 1200 della nostra era alcune bellicose tribù di Mexicas (che successivamente diedero origine agli Aztechi) e Chichimechi invasero il territorio dei Toltechi e diedero inizio al declino di questa civiltà.

    Lo studio stratigrafico del sito archeologico di Tula, infatti, conferma una sequenza cronologica che va dal 750 d.C. fino al 1200 d.C.
    Si pensa che Tula avesse un’estensione di 11 chilometri quadrati e una popolazione di circa 30.000 persone. Oggigiorno a Tula si possono ammirare le enormi statue degli Atlanti, alte 4,6 metri. Sono rappresentazioni di guerrieri Toltechi. Sembra che la loro costruzione sia stata relazionata con il culto del pianeta Venere, e con la creazione di un calendario sacro di 260 giorni (il tempo della rivoluzione di Venere intorno al Sole).

    Dal punto di vista economico la zona dove sorse la città di Tollan-Xicocotitlan (da non confondere con il luogo mitologico chiamato Tollan), era ricca di ossidiana, pietre semipreziose come il turchese, alabastro e altri minerali con i quali venivano elaborate delle statuine, adorate come totem. Nella vallata vi era inoltre abbondanza di cacao, patate, pomodori, zucche e mais. Questa vantaggiosa situazione economica portò l’aristocrazia dominante a poter espandersi militarmente nell’attuale Messico, e ad avere relazioni commerciali con i Maya e con altri popoli del Centro America, come per esempio Nicoya, nell’attuale Costa Rica, da dove importavano preziose ceramiche.

    Nell’architettura Tolteca si riscontrano alcune similarità con la cultura Maya: la piramide di Tlahuizcalpantecuhtli a Tula somiglia molto al tempio dei guerrieri di Chichén Itzá, nello Yucatan. Le affinità tra i due popoli si notano anche nella mitologia, e nello sciamanesimo esoterico.

    Al vertice delle credenze religiose Tolteche vi era Tloque Nahuaque, il Creatore Supremo o Assoluto. Vi era poi una Divinità creatrice dei cieli e della Terra, Ometecuhtli. Quindi vi erano vari Dei che venivano adorati e ai quali si offrivano dei sacrifici per ottenere migliori raccolti o scacciare le forze del male.

    Uno dei più importanti era, come già accennato, Quetzalcoatl, il serpente piumato. Non solo era il simbolo dell’inframondo e del cielo allo stesso tempo (il diavolo e l’Onnipotente nella simbologia cattolica), ma rappresentava anche la cultura, la filosofia, la fertilità. Secondo la leggenda Quetzalcoatl era il re della leggendaria Tollan nelle epoche arcaiche. Un altro degli Dei mitologici Toltechi era il già citato Tezcatlipoca, il Dio della guerra (Marte nella cultura dei Greci). Poi vi era Tlaloc, Dio della pioggia, Centeotl, Dio del mais, Itzlacoliuhque (a volte visto come un semplice aspetto caratteriale di Quetzalcoatl), considerato come Dio dell’oscurità e degli eventi violenti come terremoti, inondazioni, nubifragi.

    In seguito alle cronache scritte dai primi eruditi spagnoli che giunsero in Messico nel XVI secolo, si evince che i Toltechi davano un’enorme importanza alla figura dello sciamano, uomo in grado di comunicare con gli spiriti, in modo da risolvere dispute, curare infermità ed in ultima analisi relazionare le persone con la Divinità. Da notare che la parola “sciamano” derivante dal sanscrito “shramana”, non ha origine dalle lingue americane.

    Lo sciamanesimo, utilizzato ancor oggi in moltissimi gruppi d’indigeni del Sud America, è un tipo di religione esoterica, riservata cioè a pochi. Solo lo sciamano infatti ha accesso alla conoscenza e può comunicare con gli spiriti, siano essi benigni o maligni. Inoltre pratica sacrifici per compiacere gli Dei, conserva le tradizioni orali del suo popolo e attua come guida spirituale.

    Secondo le tradizioni sciamaniche Tolteche, che furono poi ereditate dal popolo dei Mexica o Aztechi, ogni individuo alla nascita viene accompagnato dallo spirito di un animale, che lo proteggerà e lo guiderà durante tutta la sua vita. Questi spiriti venivano chiamati nahuales. Alcuni animali come per esempio l’anatra e alcuni grandi vegetali come gli alberi d’alto fusto erano considerati sacri nella cultura Tolteca. L’anatra è capace di camminare, nuotare (ed immergersi), e volare ed è pertanto il simbolo della perfezione nel mondo animale; l’albero d’alto fusto rappresenta i tre mondi possibili: l’inframondo con le radici, ben aggrappate alla Terra, e alla sua materialità, il tronco che raffigura la superficie terrestre o mondo di mezzo, abitato dagli umani e in bilico tra materialità e spiritualità, e la chioma, simbolo della vicinanza a Dio, al cielo, alla luminosità e regno della spiritualità.

    Gli sciamani Toltechi erano in grado di comunicare con gli spiriti in seguito al raggiungimento di uno stato di trance (o alterazione della coscienza), che raggiungevano sia con metodi di autoipnosi, sia attraverso la musica, il canto e il ballo, sia assumendo sostanze allucinogene come per esempio il peyote (Lophophora williamsii).

    Oggigiorno in Messico vi sono alcune comunità di Neo-Toltechi, che seguono la filosofia di vita dei loro antichi progenitori e credono che gli antichi Mesoamericani fossero portatori di un'unica cultura chiamata Toltecayotl. Alla base della filosofia dei Neo-Toltechi vi è la convinzione che è possibile avere uno stile di vita rispettoso della natura e degli altri esseri viventi in modo da raggiungere l’armonia, che si è perduta nei secoli passati.

    YURI LEVERATTO

    E’ possibile riprodurre questo articolo indicando chiaramente il nome dell’autore e la fonte www.yurileveratto.com
     
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