Ifestus (Vulcano)

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    Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, così pure non vacillano i saggi in mezzo a biasimi e lodi (Buddha)

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    Ifestus è il dio del fuoco, dei vulcani e della metallurgia, padrone di tutti i lavoratori; lui è il più gentile e sereno di tutti gli dei olimpici. E’ il figlio di Era la quale lo concepì senza fecondazione come risposta alla nascita di Atena.

    Poichè era brutto (l’unico dio che era fisicamente brutto), Era lo gettò dal monte Olimpo, nel mare, spezzandogli i piedi (per questo lui è lento); le ninfe lo salvarono e lo portarono nell’isola di Lesvos.

    Quando crebbe, Ifesto in preda alla vendetta per l’atto di sua madre, le fece una sedia dorata; quando Era si sedette divenne prigioniera della sedia. Gli altri dei chiamarono Ifesto per liberare Era, ma lui non voleva. Solo quando Zeus gli diede Afrodite, per la gioia liberò sua madre. Visto che lui era il miglior lavoratore, Ifesto costruì bellissimi oggetti per gli dei aiutato dai Ciclopi che erano i suoi aiutanti.

    Alcune delle sue opere furono i fulmini e lo scettro di Zeus, lo scudo di Atena, le saette di Eros, il carro dorato del dio del sole Elios e l’invincibile armatura dell’eroe Achille. Aiutò anche a creare la prima donna Pandora (tutti i doni), un regalo di Zeus contro Prometeo (solo per la sua stirpe, includendo il genere maschile) la quale riversò da un vaso soprannaturale tutto il male del mondo sull’umanità.

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    La Fucina di Vulcano di Diego Valasquez

    Per gli antichi Romani:

    Vulcano (divinità)

    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    Vulcano (latino Vulcanus, Volcanus o arcaico Volkanus) è il dio romano del fuoco terrestre e distruttore. Appartiene alla fase più antica della religione romana; infatti Varrone riferisce, citando gli annales pontificum, che re Tito Tazio aveva dedicato altari ad una serie di divinità tra le quali era anche Vulcano.

    Natura del dio

    A Creta era venerato Velkhanos, un dio della natura e degli Inferi e in passato si è ipotizzato che Vulcano provenisse dal Mediterraneo orientale tramite l'Etruria.

    Secondo Georges Dumézil, la reale natura di Vulcano si spiega con la teoria dei tre fuochi vedici. Secondo questa teoria per celebrare un sacrificio si devono accendere sul terreno tre fuochi: il primo, chiamato "fuoco del padrone di casa", rappresenta il sacrificante stesso e serve ad accendere gli altri, il secondo, "fuoco delle offerte", porta il sacrificio agli dèi per mezzo del fumo, il terzo, "fuoco di destra o del sud", è situato al limite dell'area sacrificale e serve da sentinella contro l'attacco degli spiriti maligni. Questa teoria si sarebbe conservata anche a Roma, dove i primi due fuochi sono rappresentati da Vesta mentre il terzo è Vulcano. Il dio è quindi il fuoco che divora e distrugge, rivolto verso le potenze ostili e questo spiega ciò che si era chiesto anche Plutarco, cioè perché i suoi templi dovevano essere costruiti fuori o al limite esterno delle mura, come già il Volcanal alle origini di Roma. Questo spiega anche perché a Vulcano si consegnassero bruciandole per annientarle le armi e le spoglie del nemico prese sul campo di battaglia, come anche le armi del sopravvissuto alla devotio.

    Vulcano nella tradizione latina e romana [modifica]
    A Vulcano viene attribuita la paternità di alcuni personaggi della tradizione romana e latina: Ceculo, il fondatore di Preneste, Caco, un essere primordiale e mostruoso che abitava nel sito di Roma e Servio Tullio, il penultimo re di Roma.

    Catone nelle Origini dice che alcune vergini andate ad attingere acqua trovarono Ceculo in mezzo al fuoco e perciò si pensò che egli fosse figlio di Vulcano[15]. Anche Virgilio ricorda nell'Eneide la discendenza da Vulcano di Ceculo[16] e di Caco[17]. Ovidio racconta nei Fasti che Servio Tullio era stato concepito dalla schiava Ocresia sedutasi sopra un fallo eretto apparso nel focolare; la divina paternità fu riconosciuta quando un fuoco circondò la testa del piccolo senza procurargli danno[18]. Anche Plinio il vecchio racconta la medesima storia, ma attribuisce la paternità al Lar familiaris, piuttosto che a Vulcano[19].

    Jacqueline Champeaux[20] e Attilio Mastrocinque[21] hanno avanzato l'ipotesi che sia identificabile con Vulcano il dio ignoto che nella più antica mitologia latina avrebbe fecondato una dea vergine e madre corrispondente alla Rea greca (la dea Fortuna a Praeneste e Feronia ad Anxur). In tal caso Vulcano sarebbe stato il padre di Giove.

    Vulcano come fuoco terrestre e distruttoreConfrontando i diversi racconti mitologici, l'archeologo Andrea Carandini ritiene che Caco e Caca fossero figli di Vulcano e di una divinità o di una vergine locale così come lo è Ceculo; Caco e Caca rappresenterebbero l'uno il fuoco metallurgico e l'altra il fuoco domestico, proiezioni di Vulcano e Vesta. Questi racconti mitologici risalirebbero al periodo pre-urbano del Lazio e il loro significato appare abbastanza chiaro: sul piano divino Vulcano feconda una dea vergine e genera Giove, il sovrano divino; sul piano umano Vulcano feconda una vergine locale (probabilmente una "principessa") e genera un capo[22]. La prima attestazione di un'associazione rituale fra Vulcano e Vesta risale al lettisternio del 217 a.C.[23]. Altri indizi che sembrano confermare questo legame sembrano essere la vicinanza tra i due santuari e l'affermazione fatta da Dionigi di Alicarnasso, secondo il quale entrambi i culti sarebbero stati introdotti a Roma da Tito Tazio per esaudire un voto fatto in battaglia[24].

    A Vulcano sono collegate due divinità femminili ugualmente antiche, Stata Mater, che è probabilmente la dea che ferma gli incendi, e Maia, il cui nome secondo H. J. Rose deriva dalla radice MAG, per cui va interpretata come la dea che presiede alla crescita, forse a quella dei raccolti. Macrobio riferisce l'opinione di Cincio secondo il quale la compagna di Vulcano sarebbe Maia, giustificando questa affermazione con il fatto che il flamine di Vulcano sacrificava a questa dea alle calende di maggio, mentre secondo Pisone la compagna del dio sarebbe Maiesta. Anche secondo Gellio Maia era associata a Vulcano, citando i libri di preghiere in uso ai suoi tempi. Il dio è il patrono dei mestieri legati ai forni (cuochi, fornai, pasticceri) e se ne trova attestazione in Plauto, Apuleio (dove fa il cuoco alle nozze di Amore e Psiche) e nel poemetto di Vespa contenuto nell'Anthologia Latina e incentrato sulla contesa tra un fornaio e un cuoco.

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    Vulcano forgia le folgori per Giove di Rubens (XVII secolo)
     
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