la costellazione dei Gemelli nel mito

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  1. virginella
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    Gemelli




    Il termine italiano “gemello” deriva dal latino gemellus, diminutivo di geminus che significa duplice, doppio. Da qui subito un riferimento alla fecondità, alla vitalità, all’abbondanza (due è quantitativamente più di uno); e presso molti popoli la nascita di gemelli è segno e garanzia di tutti questi benefici.
    La dualità, peraltro, è anche divisione e opposizione, scissione interna ed esteriore, squilibrio. Si ricordi, a questo proposito, come in molte tradizioni si narri di coppie gemellari in lite tra loro. Non ultimo il caso di Romolo e Remo. Qui si potrebbe rinvenire un motivo sacrificale: è necessaria, cioè, la morte della parte negativa, “scura” della coppia, perché si possa tornare all’unità. In altri termini, a fini di realizzazione, bisogna soffocare senza pietà le proprie tendenze negative, e finché ciò non sarà avvenuto, permarrà la tensione. Ma percorriamo, ora, le vie del mito…

    Pallidissima Leda, la principessa etolica, è in attesa del parto imminente. Le doglie non sono troppo dolorose e il frutto, un uovo, scivola giù senza sforzo, spezzandosi in due. Sì, perché Leda, oltre che da suo marito Tindaro, è stata posseduta dal grande Zeus, sceso su di lei sotto forma di bianco cigno. E dall’uovo – ecco – balzan fuori vitalissimi due gemelli ridenti. Crescono i due fanciulli: Castore (castoro), laborioso e domatore di cavalli; e Polluce (lo splendente), pugile e lottatore. Crescono i Dioscuri (Dios-kouroi, cioè figli di Zeus, di Dio) e s’azzuffano con altri gemelli, Ida e Linceo, per questioni di bottino e di donne. Castore, non immortale come il fratello (forse perché scaturito dal solo seme di Tindaro), resta ucciso. Piange Polluce e prega il padre divino: - Fa’ che possa condividere il destino del mio caro fratello. Toglimi l’immortalità! – E concede Zeus che i due trascorrano a turno un giorno nel cielo e un giorno sotto terra; e pone la loro immagine nel cielo, come costellazione dei Gemelli, a memoria perenne del loro fraterno amore.

    Cavalieri i Dioscuri (spesso su un solo cavallo, come i Templari) e cavalieri i loro corrispondenti indù, i gemelli Ashvins (da ashva, sanscrito = cavallo), protettori della casta degli kshatriya, i guerrieri. Ed a Roma eccoli, Castore e Polluce, patroni dell’ordine equestre. E ancora sono favorevoli ai marinai: infuria la tempesta e non può partire la nave Argo (anche i Dioscuri sono con Giasone alla conquista del vello d’oro). Invocano, i due gemelli, Poseidone e la procella si placa; ed ecco due fuochi misteriosi si posano sul loro capo. Come non ricordare i “fuochi di Sant’Elmo”, che colorano d’un bluastro alone gli alberi della nave durante le tempeste e sono felice presagio per i naviganti? Detti anche, i fuochi, “di sant’Elena”. E – caso singolare – è sorella dei Dioscuri Elena la bella, uscita da un altr’uovo di Leda con la gemella Clitennestra. Né meno singolare è che, sotto il segno dei Gemelli, cada la Pentecoste, che ricorda la discesa dello Spirito Santo, sotto forma di fiamma, sul capo degli apostoli. Di più: è da quel momento che gli apostoli stessi acquistano il “dono delle lingue”. Ed è proprio Mercurio, signore dei Gemelli, che governa il parlare, la favella.
    Pure guaritori sono, poi, Ashvins e Dioscuri, coppie risananti e guerriere insieme. C’è da meravigliarsi se i santi Cosma e Damiano, patroni di medici e farmacisti, vengono a volte raffigurati con in mano l’arma di Castore e Polluce, simile di fulmine: la lancia? Antonino Anzaldi

    www.goleminformazione.it/astrologia...ml#.V_fVcXRoahA

    Edited by virginella - 8/10/2016, 12:27
     
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