Demetra

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  1. leAlidelDestino
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    Il Mito



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    Antica Dea greca della natura e delle messi, simbolizza l'energia materna archetipica.

    Dea di fertilità, presiede al ciclo naturale di morte e rinascita.

    Figlia di Rea e di Crono, Demetra è descritta nell'inno omerico come sorella maggiore di Zeus, con cui concepì l’adorata figlia Persefone-Kore.

    Ma un giorno Persefone, fresca come un fiore, scomparve e sua madre non riuscì a trovarla da nessuna parte. Piangente, Demetra cercò e ricercò ovunque nelle campagne chiamando a gran voce questa figlia che le era tanto vicina da sembrare quasi un suo doppio, la sua infanzia, la sua giovinezza felice. In preda all’ira Demetra afferrò il suo manto verde-azzurro e quasi senza pensarci lo fece in minuti pezzi e li sparse tra l’erba ovunque come fossero spighe di grano. Ma fiori ed erba appassirono ben presto perché la stessa Demetra era l’origine di ogni crescita e il suo dolore faceva sì che la sua energia abbandonasse le piante, che cominciarono ad avvizzire. Fu così che Chloè (la verde), la gioiosa terra, si trasformò per la prima volta nella Demetra autunnale, dai colori giallo oro.

    La Dea vagò per la terra morente finchè giunse a una città vicina ad Atene. Lì, sotto le sembianze di una vecchia di nome Doso, assunse l’incarico di nutrice preso la regina di Eleusi Metanira, di cui voleva rendere immortale il figlio Trittolemo tenendolo sospeso sulle fiamme del focolare. La regina terrorizzata la scoprì e la Dea in incognito venne riconosciuta. Demetra restò tuttavia a Eleusi dove sedeva tristemente vicino ad un pozzo, piangendo la perdita della figlia adorata. Un giorno la figlia della regina, Baubo, vide la Dea così triste che volle consolarla. Demetra rifiutava qualsiasi parola di conforto e allora Baubo, per strapparle un sorriso mise allo scoperto maliziosamente i propri organi genitali. Sorpresa Demetra ebbe un sogghigno, la prima risata che la terra moribonda udiva dalla Dea dopo mesi e mesi. Poco dopo Persefone venne restituita alla madre e la primavera fiorì nuovamente sulla terra.

    Grata dell’ospitalità ricevuta dagli abitanti di Eleusi, Demetra insegnò l’arte dell’agricoltura al principe Trittolemo e in seguito fece di quella città il centro dei suoi riti misteriosi, i famosi Misteri Eleusini.

    Questa storia greca della grande dea è un’evidente metafora del volger delle stagioni, ma rappresenta anche un tenero archetipo del legame tra madre e figlia. Pur essendo una variante del comune mito mediterraneo che mostra come la terra ami e consumi la sua vegetazione, questa leggenda ha di singolare l’accento posto non sull’amore sessuale tra il figlio che eternamente muore e la madre, ma sul legame familiare tra la materna Demetra e la sua adorata figlia Persefone. Questa figlia, la terra durante la primavera, in realtà era solo un’altra forma della stessa Demetra. In sicilia l’identità tra Demetra e Persefone era canonica: entrambe erano chiamate damatres (madri) e venivano raffigurate in modo indistinguibile. Ma la forma più comune della grande dea era una triade di dee e non una coppia. Molti studiosi hanno setacciato i più famosi miti di demetra sperando di trovare il terzo elemento della triade femminile, la terra invernale, la vecchia carica di età, il seme ibernato.

    In generale la riflessione si è soffermata su Ecate, che certamente sembra essere la più simile a una vecchia ta le possibili figure divine del racconto. In più essa compare nei punti cruciali della storia, per esempio era l’unica testimone della scomparsa di Persefone. Dato che difficilmente l’onnisciente terra, Demetra, poteva ignorare ciò che accadeva sulla superficie, è ragionevole pensare che Ecate fosse un aspetto della stessa Demetra in qualità di madre terra.



    La permanenza a Eleusi

    Fu per ringraziare Celeo della sua ospitalità, che Demetra decise di fargli il dono di trasformare Demofoonte in un dio. Il rituale prevedeva che il bimbo fosse ricoperto ed unto con l’ambrosia, che la dea stringendolo tra le braccia soffiasse dolcemente su di lui e lo rendesse immortale bruciando nottetempo il suo spirito mortale sul focolare di casa. Demetra una notte, senza dire nulla ai suoi genitori, lo mise quindi sul fuoco come fosse un tronco di legno ma non poté completare il rito perché Metanira, entrata nella stanza e visto il figlio sul fuoco, si mise ad urlare di paura e la dea, irritata, dovette rivelarsi lamentandosi di come gli sciocchi mortali non capiscano i rituali degli dei.

    Invece di rendere Demofoonte immortale, Demetra decise allora di insegnare a Trittolemo l’arte dell’agricoltura, così il resto della Grecia imparò da lui a piantare e mietere i raccolti. Sotto la protezione di Demetra e Persefone volò per tutta la regione su di un carro alato per compiere la sua missione di insegnare ciò che aveva appreso a tutta la Grecia. Tempo dopo Trittolemo insegnò l’agricoltura anche a Lindo, re della Scizia, ma costui rifiutò di insegnarla a sua volta ai suoi sudditi e tentò di uccidere Trittolemo: Demetra per punirlo lo trasformò allora in una lince.

    Il culto

    Sia come simbolo dell’intera terra, sia come simbolo della vegetazione commestibile, Demetra era adorata con sacrifici in cui si faceva uso del fuoco, poiché era necessario che le offerte fossero presentate così come si trovavano in natura.

    Favi di miele, lana non filata, uva non spremuta, frumento non cotto venivano posti sui suoi altari. Non erano per lei le offerte di vini, dolci e tessuti: Demetra rappresentava il principio dei prodotti naturali, non artificiali.

    Ella donò al genere umano la conoscenza delle tecniche agricole: la semina, l’aratura, la mietitura e le altre correlate. Come tale era particolarmente venerata dagli abitanti delle zone rurali, in parte perché beneficavano direttamente della sua assistenza, in parte perché nelle campagne c’è una maggiore tendenza a mantenere in vita le antiche tradizioni, e Demetra aveva un ruolo centrale nella religiosità Greca delle epoche pre-classiche. Esclusivamente in relazione al suo culto sono state trovate offerte votive, come porcellini di creta, realizzati già nel Neolitico.

    In epoca romana, quando si verificava un lutto in famiglia, c’era l’usanza di sacrificare una scrofa a Demetra per purificare la casa.

    I luoghi principali in cui il culto di Demetra era praticato si trovavano sparsi indifferentemente per tutto il mondo Greco: templi sorgevano ad Eleusi in Sicilia, Ermione, Creta, Megara, Lerna, Egila, Munichia, Corinto, Delo, Piene, Agrigento, Lasos, Pergamo, Selinunte, Tegea, Mesembria, Thorikos, Dion, Licosura, Enna e Samotracia.

    Ma la sua festa più importante, dedicata anche a Persefone Kore, veniva tenuta ad Eleusi dove i greci annualmente celebravano i misteri che mettevano l’iniziato in uno stato di grazia e di gratitudine verso la Madre. Durante le feste che duravano tre giorni i mystai imitavano Demetra nella sua ricerca disperata di Persefone rinnnovando poi il tripudio allorchè ancora una volta ella si riuniva con la figlia. Nella loro pantomima erano dapprima Demetra Erynes (irata), furiosa e triste per la perdita di Persefone, poi assumevano il ruolo felice di Demetra Louisa (amorevole), la madre trasformata dal ritrovamento della figlia. In altri luoghi e in altri tempi, Demetra ha avuto altri attributi: Kidaria (maschera), Chamaine (suolo), e la potente Thesmoforos (legislatrice), ordinatrice non solo delle stagioni, ma anche della vita umana.

    Demetra e Poseidone


    Secondo alcune tradizioni, Poseidone (il cui nome significa "il consorte di colei che distribuisce") una volta inseguì Demetra che aveva assunto il suo antico aspetto di dea-cavallo. Demetra tentò di resistere alla sua aggressione, ma neppure confondendosi tra la mandria di cavalli del re Onkios riuscì a nascondere la propria natura divina; Poseidone si trasformò così anch’egli in uno stallone e si accoppiò con lei. Demetra fu letteralmente furibonda ("Demetra Erinni") per lo stupro subito, ma lavò via la propria ira nel fiume Ladona. Dall’unione nacquero una figlia il cui nome non poteva essere rivelato al di fuori dei Misteri Eleusini, ed un cavallo dalla criniera nera chiamato Arione.

    tratto da: www.ilcerchiodellaluna.it

    Edited by Nausicaa* - 9/1/2010, 17:22
     
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